sabato 18 maggio 2013

Una triade di tutto rispetto.



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Il melograno è veleno per i tumori.


Il melograno è una ricca fonte di acido ellagico, una sostanza recentemente portata alla luce dalla ricerca e contenuta anche nei lamponi, nelle fragole e nelle noci. Ed è proprio questo acido che indurrebbe la morte delle cellule cancerose
La Punica è un genere di pianta della famiglia delle Punicaceae (o Lythraceae secondo la classificazione AGP).
Comprende due specie di arbusti, originari di una regione che va dall'Iran alla zona himalayana dell'India settentrionale, e diffusi sin dall'antichità nell'intera zona mediterranea e nel Caucaso.
Punica granatum è il comune melograno, pianta a portamento cespuglioso, alta fino a 2-4 m, foglie caduche lanceolate non molto grandi di colore verde lucente, fiori solitari grandi o riuniti in mazzetti all'estremità dei rami, di colore rosso vivace. Il frutto, dall'inconfondibile sapore agrodolce, è comunemente noto con il nome di «melagrana».
Una ricerca di qualche anno fa condotta in Israele da Michael Aviram, biochimico, ha scoperto che questo frutto possiede proprietà non solo terapeutiche, ma addirittura antitumorali, essendo estremamente ricco in flavonoidi, potenti antiossidanti che proteggono il cuore e le arterie.
Il succo di melograno, secondo la ricerca, è praticamente tossico nei confronti delle cellule cancerose.
Il melograno è infatti una ricca fonte di acido ellagico, una sostanza recentemente portata alla luce dalla ricerca e contenuta anche nei lamponi, nelle fragole e nelle noci.
Ed è proprio questo acido che indurrebbe la morte delle cellule cancerose.
Conferma in tal senso arriverebbe proprio in questi giorni dal sito britannico «Dailymail.co.uk» dove si legge che alcune componenti del succo in questione inibirebbero il moto delle cellule tumorali oltre ad azzerare la loro diffusione.
La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori della University of California che hanno presentato i risultati del loro studio all'American Society for Cell Biology di Philadelphia.
Ecco qui di seguito elencati i benefici del frutto relativi a:
- tumore alla prostata: il succo di melograno rallenta la progressione del cancro suddetto. Inoltre, il suo regolare consumo aumenta nelle persone operate e sottoposte a radioterapia gli effetti benefici della cura ed abbrevia sensibilmente i tempi di recupero;
- tumore ai polmoni: bere succo di melograno può aiutare a ridurre lo sviluppo delle cellule del cancro ai polmoni e risulta un valido aiuto per la prevenzione;
- tumore alla mammella: inibizione della proliferazione delle cellule cancerogene del seno.
Di nuovo è la natura a venire incontro all'uomo.
E di solito non avviene quasi mai il contrario.

Io non sono un lemming e non voglio suicidarmi. Ecco un buon motivo per non votare PD. - Sergio Di Cori Modigliani

lemmings


Non è facile partecipare alla battaglia elettorale a Roma, essendo cittadino di un paese malato di Alzheimer sociale. Sembra di assistere alla rincorsa dei lemmings, quella specie particolare di topi che abitano nelle regioni dell’Europa settentrionale, dotata di un particolare dispositivo bio-genetico per cui, quando raggiungono un certo numero X, si uccidono da soli, in massa, per garantire la sopravvivenza della specie. Si radunano su delle alture prospicienti l’oceano e poi si gettano nel vuoto. I miei connazionali romani mi ricordano i lemmings. E’ come essere testimoni di un suicidio collettivo che si consuma, quotidianamente, nella indifferenza complice di chi non vuole vedere, non vuole ascoltare, non vuole partecipare, non vuole credere alla realtà, e insiste nel coltivare delle illusioni, con l’aggravante di essere consapevoli che tali sono. Negli ultimi due anni, chi vive ed è attivo a Roma sa che l’intera sinistra (parlo del PD alleato a Sel e anche rifondazione comunista) ha portato avanti una permanente campagna elettorale sostenendo il proprio candidato, Zingaretti, presentandolo come la faccia bella, buona e onesta, ma soprattutto evoluta, dotato di una nuova modalità collettiva di interpretazione del bene comune che preludeva a una saggia, democratica, civile gestione della cosa pubblica. Se lo palleggiavano da una parte all’altra e avevano fatto addirittura circolare la voce che si trattava di una personalità di tale spessore che perfino ampi strati della destra lo appoggiavano sostenendolo per via della sua indubitabile novità di persona onesta, saggia, al di sopra delle parti. Ha preso anche molti voti, alle regionali, da parte di decine di migliaia di elettori che hanno scelto il M5s alle politiche ma hanno preferito lui alle regionali, pensando che –con questo voto disgiunto- si dava un serio contributo a un cambiamento immediato del quadro politico generale.  Zingaretti era un uomo molto competente (così si diceva), davvero di impeccabile reputazione (così si scriveva) in grado di comprendere le necessità dei laziali (così si comiziava) ma soprattutto un grande uomo di comunicazione capace di “sentire” il polso della cittadinanza e far suo l’umore del popolo. Non appena eletto, ha eliminato per una questione di principio qualsivoglia incontro di carattere politico con i consiglieri regionali eletti nelle file del M5s; ha negato loro qualunque carica rappresentativa all’interno del consiglio regionale, scegliendo di promuovere soltanto e soprattutto elementi provenienti dalla destra di Francesco Storace, già presidente della Regione Lazio, noto a tutti come uno dei più grossi responsabili della catastrofe finanziaria di questo territorio, oltre che suo ex avversario in campagna elettorale. Lo ha eletto  vice-presidente e ha affidato ai suoi uomini le più importanti commissioni regionali, ricostruendo una geografia del consiglio regionale che è ESATTAMENTE la stessa che c’era prima, motivo per cui l’assemblea era stata sciolta. Racconto oggi questi fatti scontati e noti a chiunque legga –anche soltanto una volta la settimana- i giornali locali o abbia visto un telegiornale regionale una volta negli ultimi due mesi. Ragioniamo sulla base di dati oggettivi e non soltanto faziosità, vecchie ideologie e clientele. Zingaretti, eletto il 25 febbraio scorso, attuale presidente della regione Lazio ed esponente di punta del PD, la settimana scorsa ha nominato i nuovi dirigenti della regione: ha scelto tutti gli uomini della Polverini sistemandoli nei posti chiave. E oggi, 16 maggio 2013, ha bocciato un emendamento presentato dal M5s che chiedeva l’abolizione del vitalizio a Fiorito per indegnità civica. Zingaretti ha bocciato l’emendamento per rispetto, così ha detto, del suo vice-presidente del Consiglio, Francesco Storace.  Adesso, chi vive nel Lazio deve essere anche testimone del fatto che le cifre versate all’erario contribuiscono a mantenere per il resto della sua vita un individuo come Fiorito. Questo è “il governo del cambiamento” che il PD offre a chi lo vota. Questi, sono i fatti oggettivi da registrare, incorporare, archiviare nella propria memoria sociale collettiva. Questo è l’uomo del cambiamento proposto dal PD e appoggiato da Vendola e da tutta la sinistra laziale. Ha lanciato un modello di consociativismo e di ferrea alleanza con la parte più conservatrice e reazionaria dello schieramento politico, quello che in campagna elettorale lui aveva definito “il nemico storico da battere che ha affossato la regione”: li ha promossi tutti mettendoseli al fianco.
Cominciate a dirvi, al mattino, quando vi fate la barba o vi mettete il rossetto “io non sono un lemming”. E’ un buon consiglio. Non vi suicidate. Ragionate, controllate i dati, le cifre, gli eventi, ma soprattutto andate a informarvi su ciò che Zingaretti ha fatto in poco più di due mesi, facendo regredire il dibattito politico a un livello (e già era bassino) mai visto né sentito prima. Si erge, oggi, 16 maggio 2013, come un cultore dei diritti civili ed è diventato il difensore del diritto di Fiorito ad avere una pensione per il resto della sua vita pagata dai contribuenti (sì quello, proprio quello, esattamente “quel” Fiorito!) il quale ha avuto l’arroganza e la faccia tosta di presentare la domanda, pensando che sarebbe passata in cavalleria, dato che è consapevole di aver a che fare con dei lemmings. E invece il gruppo consiliare del M5s ha presentato una mozione per annullargli il vitalizio, nel nome di un ritrovato codice etico, di una nuova moralità pubblica. Zingaretti ha negato la validità di questo diritto.
La notizia, dunque, è la seguente: “Il PD e la sinistra laziale, compatta e unanime, ritiene che Fiorito sia meritevole di avere un vitalizio per il resto della sua vita come premio delle sue nobili azioni”.
Minipost che nasce da un accoramento indicibile.
Non fate i lemmings.
Ricordatevi come stanno governando.
Con quest’atto, il PD romano ha inteso, grazie al suo eccezionale comunicatore, di farci sapere che cosa vuole la popolazione di Roma. Grazie per l’annuncio. Bravissimi davvero.
Tutto qui

Crisi: piu' disuguaglianza, 47% ricchezza a 10% famiglie.


  


Fisac Cgil, compenso manager 163 volte quello dipendente.

ROMA - Cresce e si divarica sempre piu' la forbice delle disuguaglianze sociali. Il 10% delle famiglie italiane detiene poco meno della meta' (47%) della ricchezza totale. Il resto (53%) e' suddiviso tra il 90% delle famiglie. Lo segnala la Fisac Cgil, sulla base di uno studio sui salari nel 2012. Una differenza che diventa macroscopica mettendo a confronto il compenso medio di un lavoratore dipendente e quello di un top manager: nel 2012 il rapporto e' stato di 1 a 64 nel settore del credito, di 1 a 163 nel resto del campo economico. Nel 1970, sempre secondo lo studio del sindacato del credito della Cgil, tale rapporto era di 1 a 20. ''Qui c'e' la vera ingiustizia'' commenta il segretario generale della Fisac Agostino Megale. In pratica, in 4 anni, dal 2009 al 2012, un lavoratore in media ha percepito 104 mila euro di salario lordi. Un amministratore delegato (dati riferiti ai primi 10 gruppi per capitalizzazione a piazza Affari), nella media dei 4 anni, ha accumulato invece 17 milioni 304 mila euro, con una differenza a favore di quest'ultimi di 17.200.000. Il rapporto calcola in 26mila euro lordi il salario medio di un dipendente, a fronte dei 4 milioni 326mila euro del compenso medio per un top manager. Per Megale, i numeri del rapporto sottendono ''un distacco enorme che richiede subito una legge che imponga un tetto alle retribuzione dei top manager''.
Infatti, prosegue, ''in questi sei anni di crisi il potere d'acquisto dei salari e delle pensioni si e' piu' che dimezzato mentre non hanno subito alcuna flessione i compensi dei top manager, cosi' come nessuna incidenza ha subito quel 10% di famiglie piu' ricche, incrementando la forbice delle diseguaglianze''. La proposta della Fisac e' quindi quella di un'imposta patrimoniale per le famiglie che possono contare su una ricchezza complessiva oltre gli 800mila euro, pari a 1 milione 208.000 famiglie, in pratica la meta' del gruppo delle piu' ricche (2 milioni 400 mila, che possiedono mediamente circa 1.600 mila euro). Nel 2012 il salario netto mensile percepito da un lavoratore standard e' stato pari a 1.333 euro che cala del 12% se si tratta di una dipendente donna, e del 27% se e' giovane (973 euro). Per i giovani poi la retribuzione in 10 anni non si e' mai accresciuta: mille euro mensili circa in busta paga, immutata dal 2003.

Borsellino, Sky mostra un’agenda rossa accanto al corpo del magistrato.



In un video realizzato dai vigili del fuoco, e mostrato da SkyTg24, subito dopo la strage di via d’Amelio a Palermo, si vedrebbe un’agenda rossa accanto al corpo di Paolo Borsellino. Agenda poi mai ritrovata. “Se fosse vero sarebbe pazzesco”, dice il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/05/18/borsellino-sky-mostra-immagini-dellagenda-rossa-del-magistrato-in-via-damelio/232985/

I ladri dell'agenda rossa di Borsellino.


L'ultimo mistero sulla famosa agenda scomparsa che il procuratore teneva sempre con sé, si nasconde forse un video inedito, fatto di frammenti messi insieme incastrando riprese di operatori televisivi

di Attilio Bolzoni e Salvo Palazzolo

Parole scrociate.



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