sabato 30 ottobre 2021

Globalizzazione e conflitti di interesse. - di UDN comedonchisciotte.org

 

Come il mercato delle multinazionali sta logorando le libertà e le democrazie.


Questo articolo intende affrontare la delicata situazione legata alle misure poste in essere per affrontare la pandemia da un punto di vista politico (prima ancora che economico) e non sanitario.

Nel capitolo non del suo nuovo libro, “La lotta di classe nel XXI secolo”, l’economista Lidia Undiemi affronta il tema della globalizzazione.

In questo capitolo l’autrice constata come l’espansione su larga scala delle multinazionali  non sia stata controbilanciata da una coscienza politica in grado di comprenderla e assicurare un adeguato livello di lotta sindacale tesa ad assicurare una più equa redistribuzione della ricchezza.

La Conferenza delle Nazioni Unite definisce “multinazionale” ogni impresa che abbia almeno una filiale all’estero di cui detiene almeno il 10% del capitale e sulla quale esercita il controllo.

L’affermarsi di questa “entità” ha cambiato l’assetto del mercato, permettendo una organizzazione unitaria dell’attività d’impresa “che si sgancia dal territorio, diviene autonoma rispetto ad esso. Questo attraverso una “politica aziendale che viene disegnata nell’ottica di un aggregazione virtuale di luoghi e di funzioni”.

Concretamente significa che sempre più spesso il processo produttivo viene diviso in fasi attribuite a singole imprese controllate, che si trovano quindi a entrare in rapporti di mercato con altre imprese legate dalla circostanza di fare riferimento ad un’unica controllante, nei cui interessi si trovano a lavorare.

Ne consegue che spesso le teorie economiche prendono in considerazione definizioni ideali di mercato che sono ormai anacronistiche: se le operazioni commerciali avvengono tra imprese che di fatto appartengono allo stesso gruppo si avrà logicamente una stortura di mercato.

Se teniamo conto che circa il 43% del commercio totale degli Stati Uniti si riferisce a scambi che avvengono all’interno della stessa impresa di gruppo, che il 47% del totale degni scambia tra Usa e UE avvengono tra società affiliate residenti nelle due parti dell’Atlantico, possiamo farci un’idea dell’entità del fenomeno.

La Undiemi costata dunque che “il concetto di mercato assunto come paradigmatico dalla scienza economica non è in grado di cogliere l’essenza del nuovo metodo di sviluppo della produzione globale, poiché si fonda sull’idea astratta e indifferenziata di impresa, tale per cui vengono posti sullo stesso piano gli scambi realizzati tra imprese indipendenti e gli scambi realizzati tra società appartenenti alla stessa impresa multinazionale”.

L’autrice quindi, descrivendo la “teoria dell’economia apparente a contraente unico”, rileva come le singole entità legali appartenenti al medesimo gruppo vengano “preposte all’esecuzione di segmenti del medesimo processo produttivo, il cui scopo ultimo è quello di creare beni e servizi rivolti ai consumatori finali. Gli investimenti in tecnologie, know how e altri elementi utili a incrementare  il valore dei singoli segmenti produttivi sono distribuiti nelle singole società in modo tale da garantire la massimizzazione del profitto al cervello collettivo dell’impresa di gruppo, in genere la holding, anche a costo di sacrificare l’interesse delle singole società controllate. (…) Non vi è naturalmente alcun interesse ad aumentare la redditività delle società che gestiscono la manodopera. (…) Si ha pertanto una falsificazione del concetto di produttività del lavoro. In questi casi, il corrispettivo della fornitura di manodopera tende a coincidere con il costo del lavoro”.

Per questo motivo, dal lato della battaglia sindacale, “ i lavoratori assunti dalle società controllate ad alta intensità di lavoro sono destinati a subire pressioni al ribasso dei salari senza limiti. (…) Non essendoci competizione tra imprese, ma una società controllata che subisce la direzione e le esigenze di profitto do una società controllante, una volta esaurito lo spazio di contrattazione della manodopera, arrivano le pressioni ai governi affinchè siano cambiate le leggi in favore del capitale, per consentire un ulteriore taglio dei salari in nome della salvaguardia dei posti di lavoro”.

Il processo descritto, oltre a minare le capacità di lotta sindacale, rappresenta un elemento politicamente destabilizzante.

Infatti attraverso la proprietà di quote azionarie, questo sistema di scatole “cinesi”, fa sì che alcune imprese abbiano il controllo di realtà che possono in concreto creare un conflitto di interesse, per quanto riguarda il benessere collettivo: come ad esempio il caso, non tanto ipotetico, di un colosso finanziario che possegga anche media, social network, istituzione bancarie, finanziarie e istituti di ricerca. Questa ipotetica società sarebbe in grado di orientare l’opinione pubblica nella direzione di proprio interesse. Tramite l’opinione pubblica ( e abbiamo visto in un articolo precedente , https://comedonchisciotte.org/i-data-sono-la-nostra-forza-lavoro/, come il controllo dei social network sia inteso a modificare il comportamento delle masse) e tramite le istituzioni finanziarie potrebbe fare pressioni sui governi. Tramite l’influenza politica potrebbe nominare i componenti dei governi tecnici e delle commissioni, i quali, grazie ai poteri straordinari concessi in  situazioni di emergenza (propagandate dagli stessi media controllati), avrebbero l’autorità di portare cambiamenti normativi, istituzionali e sistemici in favore del colosso stesso e a scapito della collettività.

E’ evidente la dimensione politica del problema, testimoniata dal fatto che nessun giornale, mai, va a collegare imprese controllate e controllanti, e anzi tende a riproporre la narrativa dei grandi imprenditori dal volto rassicurante, del capitale con preoccupazioni etiche, come se le imprese fossero unicamente dei loro fondatori. 

Questa premessa serve perché descrive parte del problema che incide in Italia e nel mondo, e influenza le misure “sanitarie” adottate come la narrazione che i media, in modo quasi assoluto, propongono.

Infatti, andando a fare una veloce ricerca si può apprendere che tutte le case farmaceutiche che stanno elaborando i vaccini diffusi in Europa, sono direttamente controllate da due sole società che ne detengono la maggioranza delle partecipazioni azionarie: la Vanguard e la Blackrock. 

Nello specifico: per quanto riguarda Pfizer e Johnson and Johnson la Vanguard è primo azionista e Black rock secondo. Inoltre entrambe controllano direttamente altri fondi di investimento che hanno la terza, la quarta e la quinta posizione.

Per quanto riguarda Moderna hanno la terza, la quarta posizione e controllano fondi che hanno le prime 10 posizioni.

Per quanto riguarda Astrazeneca, si collocano nelle prime 10 posizioni, ma se si fa ricerca sulle prime 5 posizioni, si scopre facilmente che appartengono a fondi direttamente controllati da Blacrock e Vanguard, che ne sono i maggiori azionisti.

Ora, se si pensa al fatto che questi fondi, Blackrock e Vanguard, hanno rispettivamente anche la prima e la seconda posizione (e controllano i fondi che hanno le prime 10 posizioni) di: Facebook (e, quindi, anche Whatsapp e Instagram, fra le altre),  Alphabet (e quindi Google, fra le altre), Amazon, Ebay e Netflix.

Inoltre controllano direttamente (prima e seconda posizione) e indirettamente tramite altri fondi di cui sono maggiori azionisti, Microsoft, che è proprietaria di Skype.

Controllano direttamente (sempre prima e seconda posizione) e indirettamente Alibaba Express.

Controllano direttamente (sempre prima e seconda posizione) e indirettamente Apple.

Controllano direttamente (seconda e terza posizione, più la prima tramite Morgan Stanley di cui sono tra i maggiori azionisti) e indirettamente Zoom Video Communications.

In breve, la Vanguard e la Blackrock controllano direttamente e indirettamente  tutte le aziende che impattano maggiormente il quotidiano della popolazione mondiale, popolazione da cui estraggono i dati da usare nei loro preziosi algoritmi (al fine di controllarne e influenzarne il comportamento).

Queste, fra le altre cose, sono tra le aziende che nella pandemia sono cresciute di più, facendo ulteriormente arricchire i propri azionisti.

Per fare solo un esempio, Amazon nel 2020 ha triplicato il proprio utile netto rispetto all’anno precedente (fonte: https://www.ilpost.it/2020/11/30/amazon-pandemia-tasse/). Jeff  Bezos ha aumentato il suo patrimonio di 64 miliardi di dollari in un anno (https://forbes.it/2021/04/06/forbes-billionaires-list-2021-ricchi-mondo/).

Facebook ha visto un incremento di utilizzo superiore al 50%  e le sue azioni, sempre secondo Forbes sono salite dell’80% nell’ultimo anno.

Ma anche, Blackrock e Vanguard, attraverso il controllo di CIR, detengono circa il 45% di Gedi, gruppo editoriale che fra le altre testate possiede La Stampa, Repubblica ( e L’Espresso), Huffington Post, Radio Deejae e Radio Capital. 

Si tenga a mente che il controllo dei due gruppi è molto più esteso di così: ad esempio sono i maggiori azionsiti di Deutche Bank, Intesa San Paolo, Unicredit, Mediobanca, che garantiscono un controllo su Banca di Italia e Deutche Bank  che sono tra i maggiori soci della BCE, nonché Moodys e Standard and Poor…. 

Non si può non vedere un problema politico e non solo economico, dal momento che nel migliore dei casi, ci troviamo davanti ad un gigantesco conflitto di interessi.

Per questo sarebbe necessario che la politica ripensasse il mercato e riformulasse normative atte a limitare questo tipo di conflitti di interesse e a controbilanciare lo strapotere delle multinazionale con le istanze dell’interesse collettivo.

Lo stesso discorso vale per la ricerca scientifica e la tecnologia.

In un prossimo articolo affronterò proprio il tema della non-neutralità della scienza (e della tecnologia).

Tuttavia il problema è che gli Stati (e la loro classe politica) dipendono da questi colossi, dalle loro istituzioni finanziarie e dalla loro tecnologia. Quando avranno il coraggio di alzare la testa?

La speranza è che l’umanità sviluppi una maturata “coscienza di classe” e che così, unita, rivendichi il rispetto per la propria dignità, per il proprio benessere e per la propria libertà. 

di UDN, comedonchisciotte.org

*i dati relativi alle percentuali delle partecipazioni azionarie sono risalenti al momento della stesura dell’articolo (settembre 2021) e sono pertanto soggetti a cambiamento nel tempo.

bibliografia:

“La lotta di classe nel XXI secolo”, di Lidia Undiemi


https://comedonchisciotte.org/globalizzazione-e-conflitti-di-interesse/

Le 300 Mummie di Xiaohe: il “Piccolo Cimitero sul Fiume” dell’età del Bronzo.

 

Una delle mummie naturali trovate nel cimitero cinese di Xiaohe (fonte: Wenying Li, Xinjiang Institute of Cultural Relics and Archaeology)

Qui l'articolo:

https://www.vanillamagazine.it/le-300-mummie-di-xiaohe-il-piccolo-cimitero-sul-fiume-dell-eta-del-bronzo/

LA REALTA' CAPOVOLTA. - Orso Grigio

 

E’ questa la sensazione che molti di noi provano nel vedere quello che succede. Di un mondo al contrario, perché se fosse appena normale l’idea di berlusconi al Quirinale non sarebbe venuta nemmeno al Nocciolo in piena trance alcolica, come quando vinse il campionato di bestemmie e lo applaudì anche il prete.
E invece se ne parla.
Non succederà, perché c’è un limite perfino all’assurdo, ma se ne parla.
E il problema, per l’appunto, è proprio questo: che se ne parla.
La memoria, cazzo, la memoria!
Ma cosa avete nel cervello? La ceralacca, il pongo, la biada?
Trent’anni di berlusconismo passati a demolire diritti, etica, morale, a ridicolizzare il paese, a trasmetterne un’immagine totalmente sputtanata, a frantumarne la storia e la cultura, a seminare via via germi di un nuovo fascismo ancora peggiore dell’altro.
Trent’anni che sembrano adesso essere passati invano, giusto per l’anima del cazzo.
Siamo tornati d’un tratto a quella benevolenza con la quale l’illustre opinionista zanicchi invitava tutti a lasciarlo provare perché visto che era già ricco avrebbe fatto solo i nostri interessi.
Una profezia che rende Fassino il nuovo Nostradamus.
Sarà che pare disinnescato perché è vecchio, non abbastanza per essere accolto fra le braccia misericordiose del signorino ma è vecchio, sarà che pare inoffensivo in quel suo intercedere sghembo e in quel ciancicare malamente parole scontate, ma un bruco delinquente non può diventare leggiadra farfalla, e una volta finito il bunga bunga solo per esaurimento scorte non si diventa padri spirituali e fonti di equilibrio.
La vecchiaia non ci cambia. Ognuno rimane quello che è.
E’ lui è sempre lui, cazzo! E’ lo stesso che si è portato in parlamento tutto il suo studio legale perché gli risolvesse le beghe a suon di leggi ad hoc e di prescrizioni, è quello che insieme a tutta la sua claque adorante, meloni compresa, ci ha preso tutti per il culo con Ruby nipote di mubarak, è quello che ha eletto la corruzione, il clientelismo e la diseguaglianza a nuovo ordine sociale. E' quello dei ricchi premi e cotillons alle amanti compiacenti in cerca di carriera, quello che si ammala ogni volta che viene convocato in tribunale, quello al quale paghiamo, oltre agli avvocati, anche le "assistenti sentimentali", compresa l’attuale fidanzata deputato, quasi mai presente in aula per poterlo trastullare a casa sua.
Ma nonostante tutto questo elenco di schifezze, in questa pania buonista e putrida, questo giglio incatramato di beatitudine vola leggiadro fra peana trasversali di statismo e saggezza.
Perché? Siamo marci dentro, stupidi, ingenui, masochisti, fessi, ignoranti, egoisti, complici, o, più realisticamente, tutto questo insieme?
Quando da questa piccola trincea mi incazzai perché i 5S entrarono in questo governo ero certo che loro sarebbero morti e con loro sarebbe evaporata quella stagione di speranza, ma a certi putridi rigurgiti non ci sarei arrivato nemmeno io.
E sì che nel mio pessimismo cosmico so vedere lontano.
La maggioranza uscita l’altro ieri dal voto segreto dimostra che quella che sembrava una previsione che nessuno scrittore avrebbe potuto immaginare nemmeno nelle sue visioni più distopiche è invece possibile. Ma del resto dalla penna di nessuno scrittore sarebbe mai potuto uscire un personaggio devastante come renzi, il peggior politico mai apparso sulla terra dai tempi di Caino e Abele, al quale però elettori in preda a chissà quali sostanze psicotrope hanno permesso di portarsi in Parlamento tutti i suoi uomini, e perfino di prenderne una parte e farsi il proprio partito lasciando gli altri pretoriani dentro il pd per renderlo manovrabile ai suo comandi.
Una specie di infezione che rende quel partito inutilizzabile, un morto che cammina.
E Letta non è certo il condottiero lancia in resta che sarebbe servito per rianimarlo.
Un’ultima cosa, in questo mio scritto forse scontato e anche un po’ confusionario, ma quello che succede è davvero grave e anche la mia lucidità ne risente.
Una cosa che però non dovrete fraintendere e che cercherò di scrivere bene.
Molti dei nostri politici le piazze non le hanno mai viste ne’ conosciute. E nemmeno temute.
Parlo di quelle vere, piene di numeri, passione e di cuori che battono insieme. Parlo della protesta forte, disarmata ma senza cedimenti, fino alla fine e costi quel che costi.
Sono politici fortunati, al sicuro da qualsiasi rischio, abituati ad avere a che fare da troppo tempo con una massa informe e scollegata di individualismi che in quelle piazze magari ci scende anche ma lo fa solo per egoismo e per corporativismo, mai unita per i bisogni veri, quelli delle persone che lavorano per vivere.
Per i loro diritti, per il futuro dei loro figli.
Ecco, sarebbe ora che questa classe politica, la peggiore, con distacco incolmabile, che questo paese abbia mai avuto, venisse svegliata da quel torpore di bambagia e privilegi e facesse la conoscenza di quelle piazze.
Giusto per sentire un po’ di pepe al culo.
E la rifacessimo anche noi, la conoscenza di quelle piazze, giusto per sentirci ancora vivi.

Orso Grigio (Fb)