giovedì 21 gennaio 2016

Tasse e accise sui carburanti influiscono pesantemente sulla gestione dei nostri veicoli. - Girolamo Simonato


Quanto incidono le accise su un litro di benzina? Ecco una panoramica che cambierà per sempre il nostro concetto di fare il pieno all’automobile.

Quante volte vi siete chiesti perché la benzina è sempre più cara, conoscendo che il prezzo del petrolio scende ?
La risposta è senza trascurare il fattore della propensione del consumatore rispetto alla domanda che il prezzo della benzina non si limita al costo del combustibile guadagno del gestore della pompa incluso, oltre a questo sono comprese Iva e accise.
Le accise sono tributi indiretti sotto forma di imposta sui consumi, sono calcolate in rapporto alla quantità e non del valore come accade per l’Iva. Riguardano principalmente carburanti, gas, energia elettrica, alcolici e tabacchi e sono per lo più imposte di scopo, cioè introdotte per raggiungere un certo scopo.
Quello che forse non sappiamo molto bene è che sul prezzo in Italia pesano “tasse misteriose” che resistono da oltre 70 anni e che il nostro caro Paese continua a farci pagare.
Il prezzo complessivo è composto da varie voci, quali il costo del prodotto raffinato, il trasporto primario, il costo di stoccaggio, le varie spese di ufficio e punto vendita, fino al margine per il gestore. Sembrerebbero molte, ma tutte queste voci che contemplano spese e guadagni per diversi soggetti ammontano solo al 30% del costo del carburante.
La verità di questo eccessivo aumento deriva dalle famose accise che pesano per il 52% sul costo totale.
Forse non tutti sapranno che il prezzo medio annuo della benzina nel 2012 è stato di 1,787 € facendo registrare il più alto valore corrente di sempre. Il record a prezzi attualizzati resta quello del 1977 quando un litro di verde si pagava 1,9€, mentre il gasolio “vince tutto” con il suo prezzo medi di 1,705 € al litro. Aumenti di prezzi che hanno costretto molti automobilisti a lasciare, in sempre più occasioni, l’auto in garage e a servirsi di strumenti per risparmiare qualche centesimo alla pompa.
Un’ascesa del prezzo dei carburanti dovuta essenzialmente alla crescente pressione fiscale, che per la prima volta nella storia ha superato la soglia di 1€ per litro. Mentre il prezzo medio industriale della verde ha subito un rincaro del 9%, nel 2012 è stato di 0,759€/l, le accise e l’IVA hanno goduto di un incremento del 20%.
Pensate, che la prima accise fù introdotta da Mussolini nel lontano 1935, pari a 1,90 lire al litro sulla benzina per finanziare la guerra di conquista dell’Abissinia. Poi nel corso degli anni ogni Governo ha deciso di imporre “balzelli” per ogni emergenza: dalla crisi di Suez (1956), al disastro del Vajont (1963), fino alle guerre in Libano e Bosnia.
E’ proprio grazie a queste accise che parte delle entrate vengono sostenute.
Dovremmo pagare un litro di verde 0.76 euro al litro, ma così non è per via della pressione fiscale (le accise benzina) che continua ad aumentare.
Ecco quindi l’elenco delle accise che quotidianamente paghiamo al distributore:
0,000981 euro: finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936;
0,00723 euro: finanziamento della crisi di Suez del 1956;
0,00516 euro: ricostruzione post disastro del Vajont del 1963;
0,00516 euro: ricostruzione post alluvione di Firenze del 1966;
0,00516 euro: ricostruzione post terremoto del Belice del 1968;
0,0511 euro: ricostruzione post terremoto del Friuli del 1976;
0,0387 euro: ricostruzione post terremoto dell’Irpinia del 1980;
0,106 euro: finanziamento della guerra del Libano del 1983;
0,0114 euro: finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
0,02 euro: rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
0,005 euro: acquisto di autobus ecologici nel 2005;
0,0051 euro: terremoto dell’Aquila del 2009;
da 0,0071 a 0,0055 euro: finanziamento alla cultura (ma molti parlarono di “cinema di quarta categoria…”) nel 2011;
0,04 euro: arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
0,0089 euro: alluvione in Liguria e Toscana nel novembre 2011;
0,082 euro (0,113 sul diesel): decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011;
0,02 euro: terremoti dell’Emilia del 2012;
In poche parole, sono 0.5 euro (IVA inclusa) di accise, sì perché anche l’IVA del 22% si paga. Inoltre dal 1999, le regioni possono imporre un’ulteriore accisa sulla benzina. Da ora in poi, vedrete diversamente il modo di fare il pieno.
Quindi le nostre auto sono dei gioielli, basti pensare che tra manutenzione, assicurazione, parcheggi, pedaggi e carburante, un’auto di media cilindrata “consuma” ogni anno oltre 4.500 euro. In pratica per le quattro ruote private se ne va circa il 13% del reddito complessivo delle famiglie italiane: soltanto per avere un tetto e per alimentarci spendiamo di più. Se si aggiungono circa 750 euro l’anno di costi sociali indiretti, ossia quelli derivanti dagli incidenti stradali o dall’inquinamento, il peso dell’auto sui bilanci diviene paradossale: per ogni tre euro spesi per alimentarci, ne spendiamo altri due per l’auto.
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LA BELLISSIMA TRADIZIONE DELLE SCATOLE DI CARTONE DONATE AI NEONATI IN FINLANDIA. - Francesca Biagioli

scatola neonati finlandia c

In Finlandia, nazione che non a caso si è meritata il primo posto nella classifica dei paesi dove è meglio fare figli, c’è una tradizione molto interessante che riguarda i nuovi nati. A ciascuno dei piccoli cittadini venuti al mondo lo stato invia una scatola di cartone, ma cosa c’è dentro e a cosa serve? 
Si tratta di una consuetudine che va avanti da quasi 80 anni che fornisce non solo un benvenuto ai neonati ma anche un concreto aiuto ai neo genitori. La scatola, infatti, oltre a poter essere utilizzata per dormire i primissimi mesi (visto che è resistente e sufficientemente capiente), contiene tutto l'occorrente per i primi mesi di vita del neonato: materasso, coprimaterasso, lenzuola, piumino, copripiumino, coperta, asciugamano, calze e guanti, cappello, tute e tutine, libri, giocattoli per la dentizione e tanto altro.
scatola neonati finlandia2
Da notare la presenza poi di oggetti interessanti per la mamma: coppette lavabili per il reggiseno (si promuove in questo modo anche se in maniera indiretta l’allattamento al seno, tra l’altro nella scatola non sono presenti neanche ciucci e biberon) e preservativi (per evitare una imminente nuova gravidanza, ovviamente se indesiderata!).
Un occhio di riguardo anche per l’ambiente: nel kit sono inseriti infatti anche dei pannolini ma non gli usa e getta, bensì i lavabili, che anche noi vi consigliamo di sperimentare.
Un vero e proprio corredino per il nuovo nato, quello che generalmente sono i genitori stessi a preparare o gli amici e parenti che vogliono contribuire alla gioia della nascita con dei regali utili.
scatola neonati finlandia
C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare relativo a questa tradizione e riguarda l’abbattimento della mortalità infantile. Sembra infatti che i bimbi, oltre al fatto di apprezzare i sonni fatti all’interno dell’originale ma semplice culla, siano anche al sicuro. Da quando è nata l’iniziativa (nel lontano 1938) in Finlandia il tasso di mortalità è sceso ed è attualmente uno dei più bassi al mondo. Ciò sicuramente è dovuto, più che alla scatola in sè, al fatto che ogni neomamma che vuole riceverla in dono per il proprio bimbo deve obbligatoriamente sottoporsi ad almeno una visita medica prenatale. Gli esperti sostengono che iniziative come queste potrebbero aiutare a contrastare la mortalità infantile in diverse parti del mondo.
mortalita infantile finland
Questo utilissimo 'starter kit' per i genitori, conosciuto e ammirato in tutto il mondo, in realtà non ha ad oggi ottenuto un degno seguito in altri paesi. Sembra però che a breve lo riceveranno in dono anche le neomamme di Alberta, in Canada. In questo modo il governo locale spera di aumentare il benessere delle famiglie, fornendo almeno inizialmente generi di prima necessità per il bambino nell’ambito di un più ampio piano statale a sostegno delle famiglie.
Avere iniziative del genere in Italia è purtroppo ancora utopia. Ma non perdiamo la speranza di vedere anche da noi nei prossimi anni qualche nuova idea per sostenere concretamente le famiglie.

L'#UnitàStrafallita

boschiunita.jpg
immagine: fotomontaggio del ministro Boschi che mostra l'unico modo possibile per leggere l'Unità
L'Unità è tornata in edicola dopo aver campato dal 1990 con 152.000.000 di euro di finanziamenti di Stato e dopo che i suoi debiti sono stati pagati con i nostri soldi: 107 milioni di euro pubblici. Anche la nuova gestione si sta rivelando fallimentare, nessuno compra la propaganda Pd, neppure gli stessi piddini: meno di 9.000 copie al giorno secondo le indiscrezioni. Una macchinetta del fango agli ordini del Bomba non può durare. I nuovi proprietari vogliono già venderla: troppi debiti. Pagheranno di nuovo i cittadini per la propaganda di regime?
"Non c'è pace per la nuova Unità rilanciata dal segretario del Pd e premier. Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci è tornato nelle edicole a giugno, diretto da Erasmo D'Angelis (ex Sottosegretario di Stato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sotto Enrico Letta, ndr)
Ma nelle ultime settimane il problema dei debiti della vecchia gestione ha messo in agitazione i nuovi proprietari: la nuova società Unità Srl, controllata all'80% da Pessina Costruzioni e al 19,05% dalla Fondazione Eyu del Partito democratico, non vorrebbe sobbarcarseli. O almeno non per intero.
Nelle ultime settimane Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd, si sarebbe attivato per individuare un nuovo socio che sostenga l'operazione anche se, secondo il quotidiano Milano finanza, i rapporti tra lo stesso Bonifazi e i Pessina non sarebbero dei migliori. 
Il 18 dicembre scorso è stato chiuso il concordato preventivo messo a punto a settembre dai liquidatori della Nie, la vecchia società editrice, guidata dall’amministratore delegato Fabrizio Meli. I debiti erano pari a 32 milioni di euro, si è trovata la quadra per coprire una percentuale del 21% dell'ammontare complessivo, un buon risultato per un concordato. [...]
La situazione ora è bloccata e trovare un nuovo socio che si sobbarchi i debiti del passato e i costi per lo sviluppo futuro de l'Unità potrebbe risultare difficile. Anche perché dati ufficiali sulle vendite del quotidiano non ce ne sono, visto che la testata non è iscritta all'Ads.
Indiscrezioni raccontano che la diffusione sarebbe ben al di sotto delle 10 mila copie al giorno, un numero molto lontano dalle 20 mila che dovrebbero portare al break even nel giro di quattro anni.
Non solo. La raccolta pubblicitaria non decolla. E i costi di gestione, circa 30 giornalisti, compresi quelli della sede, sono onerosi." 

Stephen Hawking: "L'umanità rischia un letale autogol". L'allarme lanciato dallo scienziato.

HAWKING

La guerra nucleare, il riscaldamento globale. 
Stephen Hawking non ha dubbi: l’umanità è a rischio per colpa di una serie di pericoli che abbiamo creato noi stessi.
I progressi nella scienza e nella tecnologia, dice il professore, non sono sempre traguardi da festeggiare quando non si è in grado di gestirli e di capire quale limite non deve essere oltrepassato, perché è certo che sarà l'umanità stessa a creare nuovi presupposti affinché "le cose vadano male”.
“Anche se la probabilità di un disastro per il pianeta Terra in un dato anno può essere molto basso, diventa quasi una certezza nei prossimi mille o diecimila anni", ha detto Hawking alla Bbc, "A quel punto dovremmo aver colonizzato altri posti nello spazio, cosicché un disastro sulla Terra non significherebbe la fine della razza umana. Tuttavia prima dei prossimi cento anni non riusciremo mai a insediarci in luoghi sufficienti, quindi dobbiamo stare molto attenti in questo periodo”.
Da uno scienziato del calibro di Hawking non ci si aspetterebbe un freno sui progressi tecnologici, eppure già in precedenti occasioni aveva messo in allerta sui rischi dell’intelligenza artificiale, in grado di provocare l’estinzione della razza umana.
Le sue allerte il professore le rivolge soprattutto ai nuovi scienziati, ai quali al tempo stesso consiglia di mantenersi entusiasti per le meraviglie dell’Universo: “Non abbiamo intenzione di smettere di fare progressi. Dobbiamo riconoscere i pericoli e controllarli. Io sono un ottimista, credo che siamo in grado di farlo”.

Nuovi indizi sul nono pianeta, ai confini del Sistema Solare.

Rappresentazione artistica dell'ipotetico Pianeta Nove ai confini del Sistema Soalre (fonte: Caltech/R. Hurt)


La sua esistenza è indicata da calcoli, ma non è stato visto.


Ai confini del Sistema solare, avvolto nell'oscurità e troppo lontano per riflettere la luce del sole, si nasconderebbe il 'Pianeta Nove': lo indicano i calcoli pubblicati sull'Astronomical Journal da due 'cacciatori di pianeti', Michael Brown e Konstantin Batygin, entrambi dell'Istituto Californiano di Tecnologia (Caltech). Al momento ci sono soltanto i calcoli a indicare la presenza di un pianeta delle dimensioni di Nettuno, giudicati comunque solidi dalla comunità scientifica, ma il pianeta non è stato visto.


"Questi nuovi calcoli sono più solidi rispetto a quelli fatti in passato", ha detto all'ANSA Alessandro Morbidelli, dell'Osservatorio della Costa Azzurra, a Nizza. Per l'astrofisico Gianluca Masi, del Virtual Telescope, è "un risultato interessante e suggestivo, ma la risposta definitiva potrà darla soltanto la scoperta".

I calcoli di Brown e Batygin riguardano le orbite, stranamente allineate, di sei piccoli corpi celesti che si trovano oltre l'orbita di Nettuno, nella fascia di Kuiper. E' la stessa area in cui si trova Plutone, nono pianeta del Sistema Solare fino all'agosto 2006 e declassato a pianeta nano. Una bocciatura del quale era stato responsabile lo stesso Brown, dopo aver scoperto un altro pianeta nano dalla massa superiore a quella di Plutone, Eris.


I calcoli hanno escluso che il raggruppamento delle orbite potesse essere casuale: la probabilità che fosse così era di appena lo 0,007%, o 1 su 15.000. La simulazione suggerisce invece la presenza di un grande corpo celeste, delle dimensioni di Nettuno e con una massa pari a dieci volte quella della Terra, distante dal Sole fra 200 e mille Unità Astronomiche (vale a dire fra 200 e mille volte la distanza che separa Terra e Sole, pari a circa 150 milioni di chilometri). Se il Pianeta Nove esistesse davvero, quindi, sarebbe un mondo ghiacciato e lontanissimo, che si sposta lentamente lungo un'orbita ellittica che lo tiene per la maggior parte del tempo molto distante dalla sua stella. A spingerlo tanto lontano sarebbero stati gli altri pianeti durante la loro formazione, avvenuta circa 4,5 miliardi di anni fa.

Gli stessi autori dei nuovi calcoli sono consapevoli che la loro non è ancora una scoperta: "Finchè non ci sarà un'individuazione diretta - ha detto Brown alla rivista Science - la nostra resta un'ipotesi, anche se un'ipotesi potenzialmente buona". .

http://www.ansa.it/scienza/notizie/rubriche/spazioastro/2016/01/20/nuovi-indizi-sul-nono-pianeta-ai-confini-del-sistema-solare_abe85f8b-4ad2-4913-aaed-b416c3dba283.html

Enpa, 1.200 uccelli esotici morti per campionato mondiale.

 © ANSA
Foto Ansa

Durante il trasporto dall'Italia al Portogallo.


Circa 1.200 uccelli esotici sono morti durante il trasferimento dall'Italia al Portogallo, dove erano attesi per partecipare al campionato mondiale di ornitologia. Lo riferisce l'Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa) riportando una notizia della Federazione ornicoltori italiani e annunciando che potrebbe presentare una denuncia relativa all'accaduto. L'ufficio legale dell'associazione sta infatti esaminando la vicenda e "qualora dovessero emergere fatti di rilevanza penale, l'associazione è pronta a prendere tutti gli opportuni provvedimenti di natura legale".

"Quel che appare fuori di dubbio è la responsabilità morale degli organizzatori - commenta la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi -. Se nessuno avesse avuto la 'geniale' idea di impacchettare e spedire migliaia di poveri uccellini a duemila chilometri di distanza dal nostro Paese, adesso non ci troveremmo a piangere questo evento triste e sconfortante. Gli uccelli esotici, come tante altre creature, sono oggi purtroppo allevati e cresciuti per essere commercializzati, detenuti in gabbie o per partecipare a rassegne quali i campionati mondiali".

Il problema, prosegue Rocchi, "riguarda non tanto e non solo il rispetto di norme e procedure relative al trasporto di animali. La vera questione, infatti, è quella legata all'utilizzo di animali in sagre, palii, manifestazioni, eventi e iniziative di vario genere, che nulla hanno a che vedere con le loro caratteristiche etologiche e che, anzi, sono per loro causa di sofferenza fisica e psicologia".

"Troppi animali sono morti o hanno patito le pene dell'inferno per soddisfare un vezzo della nostra vanità o per meri interessi economici - conclude la presidente di Enpa -.

Tutto ciò non ha nulla a che vedere con l'amore, come sostengono gli allevatori: è ora di voltare pagina, in Italia come nel resto d'Europa".

Papaia formosa.




Non li avevo mai visti così grandi. 

Ricca in vitamine e minerali. La papaya formosa a differenza della papaya carica ha dimensioni maggiori, è meno dolce e sapore meno accentuato, ottima per dolci e conserve. 
Abbondante fonte di Papaina. 
Almeno cinquanta i vantaggi alla salute. Nobile Antiossidante. 

Photo: Francesco de Agazio ₢ - Brazil


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https://www.cibocrudo.com/articolo-cibo-crudo/199/papaya-formosa.html