sabato 10 aprile 2010

Come alterare autocontrollo e moralità? Con un campo magnetico


Due "inquietanti" studi indipendenti dimostrano come l'applicazione di un campo elettromagnetico ad alcune zone del cervello possa modificare l'autocontrollo e il senso della moralità degli individui. E se qualcuno iniziasse a "telecomandarci" con una grossa calamita?
(7 aprile 2010)


A pranzo scegli una dietetica insalata o ti lasci tentare da un triplo cheeseburger? Durante il weekend ti alzi presto per una corsa nel parco o preferisci poltrire sul divano davanti alla TV? Dipende tutto dal livello di sviluppo della corteccia laterale prefrontale sinistra, una zona del cervello che si trova appena al di sopra dell’orecchio. Lo ha scoperto
Bernd Figner della Columbia University di New York nel corso di uno studio sui disordini psichiatrici come il gioco d’azzardo compulsivo, il consumo di droghe e l’alcolismo. «La corteccia prefrontale sinistra è una delle zone del cervello che maturano più tardi: è quella che controlla i meccanismi della ricompensa e ci permette di resistere alle tentazioni» spiega Figner. Ecco perché bambini e adolescenti sono molto più impulsivi degli adulti e difficilmente riescono a resistere al richiamo di una tavoletta di cioccolato o di una "ronfata".

Meglio pochi e subito
Il ricercatore ha testato la validità della sua teoria su 52 volontari: ha inibito temporaneamente, mediante un impulso elettromagnetico, il funzionamento di alcune zone del loro cervello e ha poi chiesto loro se preferivano ricevere 20 dollari subito o 30 tra due settimane. La quasi totalità di coloro ai quali era stata inibita la corteccia prefrontale sinistra ha dichiarato di preferire la ricompensa immediata.

Morale o amorale? Basta una calamita
Figner non è però il solo ad essersi dilettato con l’elettromagnetismo e i cervelli delle cavie umane: Liane Young, una ricercatrice del MIT, ha dimostrato come un campo magnetico può alterare la percezione del concetto di moralità in un individuo. La Young e i suoi colleghi hanno identificato, mediante risonanza magnetica funzionale, la congiunzione temporo-parietale destra come zona del cervello dove viene elaborato il concetto di moralità. Ha poi alterato la capacità di trasmissione dell’impulso elettrico in quest’area applicando alla testa dei volontari un tenue campo magnetico. Ha quindi chiesto loro di esprimere un giudizio su alcune situazioni: per esempio un teppista che spinge una vecchietta intenzionalmente a terra provocandole la rottura del femore, contrapponendola a quella di chi causa lo stesso incidente, ma per distrazione. Il campo magnetico ha reso molto più difficile ai soggetti coinvolti nel test esprimere un chiaro giudizio di moralità nei due diversi casi.

Colpevole o innocente?
Lo studio della Young ha sollevato le preoccupazioni di molti avvocati e giudici. Ogni giorno migliaia di giurie sono chiamate a decidere sulla moralità di azioni e comportamenti:
possono quindi essere manipolate così facilmente? «No», afferma la Young, «perché questo tipo di stimolazione influenza la capacità di giudizio sul risultato di un’azione (il femore rotto) e non sull’intenzione».



Telecom, Tronchetti accusa Colao - Peter Gomez



10 aprile 2010
Alla fine Marco Tronchetti Provera ha chiuso la questione con un'accusa feroce al numero uno di Vodafone, Vittorio Colao, fino al 2006 amministratore delegato di Rcs Mediagrup, la società editrice del Corriere della Sera. Secondo il vice presidente di Mediobanca ed ex proprietario di Telecom quando Colao nel 2004 scoprì che il suo computer e quello di un giornalista, impegnato a preparare un articolo proprio sui conti Pirelli-Telecom, era stato violato dagli hacker, gli avrebbe immediatamente dovuto dire che sospettava degli uomini della compagnia telefonica. Non averlo fatto per lui "è una cosa grave" ed è ancora più grave che quella voce fosse stata "fatta circolare " in Rcs, visto che era "lesiva per l'interesse di Telecom Italia".

Eccolo qui il baco nella linea difensiva di Tronchetti, il proprietario di Pirelli, già condottiero di Telecom negli anni bui delle schedature di massa da parte degli uomini della security, capitanata da
Giuliano Tavaroli. Ed un baco rappresentato dai casi di spionaggio contro Colao e il vicedirettore ad personam del CorriereMassimo Mucchetti. Colao e Mucchetti nell'autunno del 2004 sono stati tra i destinatari di un virus informatico inviato (un trojan) dagli uomini di Telecom per carpire tutte le informazioni contenute nei loro computer. Il giornalista a partire da metà ottobre si stava occupando degli affari della Pirelli con Telecom e per questo aveva incontrato l'ufficio stampa dell'azienda. All'improvviso, come ha raccontato il capo degli hacker della compagnia dei telefoni, Fabio Ghioni, giunse l'ordine di bucare il suo computer. E poco dopo, risulta dagli atti, prese il via l'operazione "Mucca pazza" con investigatori privati che lo pedinavano di continuo e signorine a pagamento che lo attendevano nei bar vicini al Corriere nella speranza (delusa) di poterlo abbordare. Davvero si può sostenere che anche quello spionaggio - senza precedenti nella storia del giornalismo italiano - avvenne per iniziativa di Tavaroli e che Tronchetti non ne seppe mai nulla? Il proprietario di Pirelli dice di sì, ma la domanda è ormai sospesa da un mese nell'aula del tribunale di Milano dove il gipMariolina Pasaniti sta presiedendo l'udienza preliminare contro gli imputati del più grave caso di schedature di massa da parte di un'azienda privata a partire dagli anni Settanta (schedature Fiat). Ed è una domanda pesante perchè si va aggiungere a molte altre accuse mosse da altri imputati. Non che Tronchetti, dal punto di vista penale, rischi nulla, sia chiaro. La procura di Milano lo ha sempre considerato - e lo considera - un semplice testimone. Dal punto di vista civile, e da quello di un'eventuale azione di responsabilità da parte della nuova Telecom di Franco Bernabè, le cose sono però molto più complicate. L'udienza preliminare infatti non sta andando bene per Tronchetti. Il proprietario della Pirelli, che in marzo era già stato sottoposto per tre giorni al fuoco di fila degli avvocati di parte civile e del giudice Panasiti, quasi ogni giorno si trova a dover fronteggiare nuovi sospetti. Anche ieri l'investigatore privato fiorentino Emanuele Cipriani, storico collaboratore della security, con una lunga dichiarazione spontanea ha definito "lacunose" le dichiarazioni del vicepresidente dell'istituto di piazzetta Cuccia e ha messo in fila una serie di casi di spionaggio industriale ai danni di concorrenti di Pirelli che, a suo avviso, dimostrano come Tronchetti avesse un interesse diretto nelle attività di Tavaroli.

Tronchetti smentisce anche se in altri interrogatori è emerso come i vertici di Telecom - ma non direttamente lui - fossero perfettamente al corrente di quanto faceva la sicurezza anche con modalità illegali . Poi c'è la spinosa questione Colao- Mucchetti. Tronchetti l'affronta la prima volta il 16 marzo e ne riparla il 29. Così, deposizione dopo deposizione, incrociando le domande degli avvocati, con le risposte, salta fuori questa storia. A fine estate, come racconta Ghioni, c'è una riunione di tutti i vertici della sicurezza a cui partecipa, non si capisce bene a che titolo, anche Patrizio Mapelli, un manager di Value Partner, società consulente di Telecom. Quel giorno Tavaroli dice i computer di Colao e di tutta un'altra serie di manager
Rcs, devono essere bucati. Il perchè non è chiaro. Forse, ma è solo un'ipotesi, il problema sta nel nuovo contratto di forniture telefoniche che Rcs deve stipulare. Vale molti milioni di euro e Colao ha stabilito di fare una gara. Telecom insomma rischia di perdere un bel business. Fatto sta però che all'elenco delle persone da spiare a metà ottobre si aggiunge anche il nome di Mucchetti. Il giornalista, inviso a Tronchetti, sta preparando un servizio che riguarda i conti di Pirelli e come sempre si avvale della consulenza dell'analista Rosalba Casiraghi(anche lei spiata). Subito dopo il suo primo incontro con i responsabili delle comunicazioni esterne di Telecom e Pirelli scatta l'operazione. Mucchetti nella notte tra il 4 e il 5 novembre riceve una mail che contiene il virus. Non la apre e visto che non sa che cosa sia avverte i tecnici del Corriere. Il tentativo dihackeraggio viene così scoperto e subito scattano i sospetti su Telecom. Intorno al 20 novembre infatti è proprio la security Telecom a presentarsi al Corriere dicendo di aver scoperto autonomanente che nella rete del quotidiano c'erano delle falle. "La prima gallina che canta ha fatto l'uovo" pensano giustamente in Rcs. Poi dopo qualche giorno il presidente del Corriere Piergaetano Marchetti, parla informalmente a Tronchetti dei sospetti che circolano. Tronchetti discute così la cosa con Tavaroli, mentre la security di Telecom distrugge le macchine utilizzate per l'intrusione. E l'inchiesta sull'hackeraggio nata da una denuncia presentata in procura si arena per mesi. Oggi davanti a tutto questo, Trochetti che assicura di essere sempre stato all'oscuro, attacca Colao. Secondo lui l'avrebbe dovuto avvertirlo subito. Uno degli avvocati in aula commenta: "Beh, se le verifiche le fate così, chiedendo al lupo dove è finito l'agnello, forse hanno fatto bene a tacere" .

da Il Fatto Quotidiano del 10 aprile 2010



'Guai a Santoro e a Travaglio se toccano ancora Dell'Utri' - Enrico Fierro


10 aprile 2010

Le elezioni del 2008 e le minacce di Aldo Micciché, socio del senatore e "consigliori" della 'ndrangheta: "Se mi rompono..."

Aldo Miccichè, il faccendiere calabrese riparato in Venezuela, amico e socio di Marcello Dell’Utri in business petroliferi e in commercio di medicinali, era ossessionato dai giornali e dai giornalisti. Soprattutto da chi scriveva contro il "suo senatore", Dell’Utri, ovviamente. "Travaglio, quello di Annozero. Guarda che se mi rompe i coglioni sul senatore, veramente gli faccio s... un petardo nel culo". Miccichè è al telefono – un'ossessione pure quella, assieme al computer e Internet, il suo contatto fisso con l’Italia – e parla con Massimo De Caro, amico pure lui di Dell’Utri e interessato al business del petrolio e del gas in Venezuela. Parlano di Marco Travaglio e dei suoi libri su Berlusconi & soci. Pagine evidentemente sgradite al mondo che circonda Miccichè. De Caro lo tranquillizza. "È tanto che non ne parla più (di Dell’Utri, evidentemente, ndr)". Miccichè: "Ah, e già, lo hai capito, no? Io gliel’ho detto al senatore oggi, non mi deve rompere i coglioni, gli ho mandato un messaggio, non a lui, al suo capo. Che non rompa le palle...cercherà soldi, dai, te lo dico io". Massimo De Caro: "Quel libro che ha fatto è veramente assurdo". Ma non era solo Travaglio a disturbare i sonni dell’uomo che aveva contatti quotidiani con la famiglia Arcidiaco, Lorenzo, il padre, e Gioacchino, suoi soci in affari, e imparentati con i Piromalli, una delle cosche più ricche e potenti della Piana di Gioia Tauro.

C’è posto anche per Michele Santoro e Annozero. Primo giorno dell’anno del 2008, Marcello Dell’Utri chiama Miccichè. Si fanno gli auguri. Ma Miccichè ha la testa rivolta agli affari e alla politica: "Questo, caro Marcello, deve essere il tuo anno. L’ho fatto sapere anche a un mio nobile amico di Annozero (Santoro, annotano i poliziotti che trascrivono l’intercettazione telefonica, ndr)". I due amiconi ridono. Miccichè, però, diventa serio e continua il discorso sul giornalista tv: "Gli ho detto che non deve rompere le palle, gli ho mandato un messaggio al quale non può dire di no". Il senatore, notano i poliziotti trascrittori, "acconsente a tutto quello che dice Aldo". "Guarda che ce li ho veramente sulle palle quei due diAnnozero, guarda che io ho mandato una nota che non mi rompano i coglioni con Marcello Dell’Utri, gliel’ho mandata direttamente a chi di dovere, proprio ai suoi personalmente...hai capito, no?". Dell'Utri: "Sì, sì, il giornalista”. Miccichè: "Quello mi ha rotto i coglioni, gli faccio succedere qualcosa di brutto, io sono buono e caro, però non mi toccano le cose mie e io non tocco loro, a me non interessa come si guadagnano da vivere, basta che non rompano i coglioni a me. Quindi gliel’ho detto chiaro, vedi che è difficile che Annozero ripeta il tuo nome...se no vedrai che gli succede...".

Il senatore, notano i poliziotti che trascrivono le registrazioni telefoniche, annuisce. E come può fare diversamente? Il rapporto tra Dell’Utri e il faccendiere calabrese è strettissimo. Di affari per sé e per uno dei suoi figli, e politico, per i voti in Venezuela, nel collegio di Milano e tra Calabria e Sicilia, Miccichè e le sue relazioni mafiose potevano muovere. E’ prodigo di attenzioni il caro Miccichè quando parla del futuro del suo senatore. Parlando con Dell'Utri il 2 dicembre 2007, esprime tutto il suo dissapore per l’atteggiamento di
Berlusconi. Marcello ha i suoi guai giudiziari e al faccendiere calabrese l'atteggiamento di Forza Italia sembra tiepido. “Non hanno capito le dimensioni tue e vanno dietro a quello che vanno dicendo questi uomini di merda, la magistratura, le cose ecc. È chiaro? Ricordati che l’amicizia è la vera sincerità. A te non si può negare una certa crescita e questo lo deve capire soprattutto Silvio, parliamoci chiaro... a me non è piaciuto l’atteggiamento di Berlusconi nei tuoi confronti". Dell’Utri è quasi commosso: “Sì, ma non lo so, io non lo vedo, è più facile che la vedano dall’esterno. Però la politica è così".

Da
il Fatto Quotidiano del 10 aprile

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2470317&title=2470317