lunedì 25 giugno 2018

I deputati del Pd ci sono costati quasi 14 milioni di euro, il treno di Renzi 130mila.

I deputati del Pd ci sono costati quasi 14 milioni di euro, il treno di Renzi 130mila

Risultati immagini per partito democratico caricatura

Il Partito Democratico ha speso nel 2017 circa 10 milioni di euro per il personale. Lo si evince nell'ultimo bilancio approvato dai revisori: tra le spese 158mila euro per telefonate, 373mila euro per sondaggi e 633mila euro per campagne comunicazione.


I deputati del Pd ci sono costati quasi 14 milioni di euro, il treno di Renzi 130mila

Nel 2017 il gruppo del Partito Democratico ha ricevuto dalla Camera, in base al regolamento di Montecitorio, quasi 14 milioni di euro: 13.702.968 euro per la precisione. Nel rendiconto di fine anno, approvato dai revisori alcune settimana fa, risulta un avanzo di 397.202 euro. Una chiusura in attivo, insomma.

Ma come ha speso il Pd il contributo della Camera? 

Andando alle spese, emerge che la voce di gran lunga più consistente è quella dei costi del personale: 10.592.918 euro."Le spese sostenute per il personale dipendente assorbono l'80% del contributo erogato dalla Camera dei deputati", si legge nel rendiconto.
Al 31 dicembre 2017 i dipendenti erano 143, più 8 distaccati dal partito. Di questi, molti non hanno visto confermato il contratto di lavoro per via della significativa riduzione del numero dei parlamentari dopo la sconfitta del 4 marzo. Ora i deputati Pd sono 111. A fine 2017 erano 282. E fino all'anno precedente erano ben 301, prima che in 9 lasciassero il gruppo ovvero Pier Luigi Bersani e gli altri confluiti in Mdp.
Il resto del contributo Camera è stato speso in vari modi, ma la maggior parte dei costi rientra nella categoria 'servizi': 1.991.120 euro. Qui rientrano le diverse attività del gruppo dall'organizzazione di convegni alla pubblicazione di materiale, gli stand alla Festa de L'Unità. C'è anche un contributo per il treno di Matteo Renzi: 130.133 euro. Una 'miseria' rispetto al contributo che diede il gruppo Pd l'anno precedente per il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016: quasi un milione e mezzo di euro, 1.416.384 per la precisione.
La campagna informativa nazionale, in collaborazione con il gruppo parlamentare Pd del Senato, sulla attività parlamentare svolta da deputati e senatori nei quattro anni di legislatura trascorsi, partecipando all'evento organizzato dal Pd denominato 'Treno Destinazione Italia'. L'onere complessivo riguardante la locazione di uno spazio apposito in una carrozza del treno, la stampa e la distribuzione del materiale di comunicazione è stato di 130.133 euro".
Nel 2017, poi, il gruppo dem di Montecitorio ha speso 373.320 euro nel capitolo 'studio' per "indagini demoscopiche commissionate a due società specializzate per rilevare informazioni e pareri dell'opinione pubblica su argomenti e materie trattate dal gruppo nelle commissioni permanenti e in aula".
Per quanto riguarda il capitolo 'editoria', il gruppo ha speso 107.216 euro per "l'acquisto di quotidiani e riviste per la presidenza del gruppo" e abbonamenti ad agenzie di stampa, a riviste specializzate. Tra queste ultime figurano pubblicazioni sul mondo del lavoro come 'Plus plus lavoro' del Sole24Ore, la 'Notizie Agenzia Agricoltura' di Agricolae e 'Ristretti Orizzonti' di Granello di Senape, associazione di volontariato che si occupa del mondo carcerario.
La voce di rendiconto oneri della 'comunicazione', pari a 1.203.744 euro, "si riferisce principalmente alle attività svolte per favorire e divulgare il lavoro prodotto dal Gruppo (...) Tra le principali iniziative -si legge nel rendiconto- ricordiamo: la creazione della campagne di comunicazione e informazione tv e radio locali e sui social network (633.197 euro); la partecipazione, con un proprio stand istituzionale, alla Festa nazione de L'Unità a Imola (129.588 euro)".
"Quindi altri 16.615 euro per altre iniziative come Scuola Dem e 65.951 per "opuscoli, manifesti e locandine su 'La verità sulla morte di Aldo Moro'".
Poi 26.241 euro per "attività di divulgazione del lavoro parlamentare sul territorio". E ancora i rimborsi delle spese sostenute dai deputati in rappresentanza del gruppo: 8.584 per attività svolte all'estero e 19.649 in Italia. Per il sito, l'app del tablet e i telefoni cellulari sono stati spesi 55.864 euro. La voce di rendiconto oneri 'altri servizi' riguarda l'ammontare di tutte le spese di gestione del gruppo ovvero 301.840. Di questi, 158.282 euro sono andati in spese telefoniche.

Il bilancio 2017 del Partito Democratico

Il bilancio del Partito democratico per il 2017 si è chiuso con un avanzo di 555.329 euro, un passo in avanti rispetto al buco da 9.465.745 euro registrato solo un anno fa. Un risultato, come si legge nella nota integrativa, "principalmente dovuto a tre fattori": le somme derivanti dal 2xmille, "l'intensa azione di recupero delle quote dovute dai parlamentari morosi" e la "riorganizzazione del partito avviata nel corso del 2017".
Le cifre del 2xmille sono da record, il Pd è stato il partito più 'gettonato' in assoluto in Italia con 7.999.885 euro di donazioni. Per quel che riguarda invece il recupero delle somme dovute da deputati e senatori dem, la vicenda per il Nazareno è stata più rocambolesca. il tesoriere Francesco Bonifazi ne ha fatto una vera e propria crociata, lavorando su due fronti con una sorta di 'Equitalia interna' sui parlamentari del Pd e rivolgendosi alla magistratura per gli ex.

60 decreti ingiuntivi contro gli ex a partire da Grasso

Alla voce "contributi provenienti da parlamentari" il Pd ha potuto così annotare la somma di 9.099.749 euro e Bonifazi, nella sua relazione al bilancio, sottolinea che questa somma comprende "l'importo di euro 1.667.640 relativo a crediti vantati dal Partito non ancora incassati alla data di chiusura dell'esercizio 2017 e per i quali è stata promossa relativa azione di recupero". Si tratta di circa 60 decreti ingiuntivi nei confronti di diversi ex come Pietro Grasso (il Nazareno vanta un credito di 80mila euro nei suoi confronti), Simone Valiante (50mila), Gugliemo Vaccaro (43mila), Marco Meloni (10mila), tra i tanti.
L'altra iniziativa determinante per il salvataggio dei conti dem è stato il taglio delle spese. La nota integrativa promette una "ulteriore razionalizzazione dei costi di struttura, attraverso una riorganizzazione del Partito e connessa riduzione dei costi". L'intervento chiave in questo caso è stata la cassa integrazione per i dipendenti. Scrive ancora Bonifazi nella sua relazione: "Al fine di tutelare i lavoratori, il Partito chiederà una proroga della Cigs per ulteriori 12 mesi e costituirà un ufficio ad hoc al fine di facilitare la ricollocazione dei dipendenti".

Il partito resta in Cassa Integrazione

A bilancio, il Pd dichiara alla voce "costi per il personale dipendente" (150 persone) la somma di 6.724.225 euro. Tra le altre uscite, i dem hanno dichiarato come 'spese collaboratori e consulenze' 633.318 euro; come 'spese elettorali (propaganda, organizzazione eventi, sondaggi)' 2.576.621 euro; come spese 'per godimento beni di terzi afferenti le sedi operative' 712.170 euro; come spese 'per manifestazioni, eventi e servizi elettorali in genere' 282.522 euro.
Per il futuro dei conti del Nazareno, la nota integrativa sottolinea: "E' stato predisposto un Piano di risanamento per il biennio 2018-2019, il quale prevede di conseguire negli anni di piano dei risultati economici in avanzo tali da ricostituire il Patrimonio netto del partito, assicurando allo stesso la capacità di continuare ad operare come una entità in funzionamento".


http://www.today.it/politica/bilancio-pd-2017.html

I media (omertosi) si rassegnino: l’Italia cambierà l’Europa.

Risultati immagini per italia emarginata dalla UE
Come vi vuole vedere la UE

L’Italia è come un enorme Colosseo, bombardato da “naumachie” tra pro e contro «qualsiasi cosa faccia, dica e pensi il ministro Salvini, a tutte le ore del giorno, a reti unificate». Un continuo derby tra tifoserie rivali, scrive “Scenari Economici”, condito con la messa in ombra degli esponenti del Movimento 5 Stelle, «nel bislacco tentativo di insinuare motivi di disgreagazione di una solida maggioranza», la quale «non ha solo il merito di aver trovato “i numeri” in Parlamento, ma ha costruito un’infrastruttura politica che mancava da anni al paese». 
Cosa sta succedendo tra le righe di questa deprecabile manipolazione mediatica, ormai ai suoi massimi storici? A bordo campo, segnala il newsmagazine diretto da Antonio Maria Rinaldi, si stanno giocando infatti le partite che contano, «sulle quali regna un religioso silenzio». La prima? L’asse di Salvini con Austria (quindi un’area politica tedesca) e paesi dell’area Visegrad (Est Europa) sul tema immigrazione. Conseguenza: nuova centralità del tema sui tavoli dell’Ue e dei paesi membri. Tutto questo, «mentre sui giornali si strombazza di un asse franco-tedesco che ha appena preso la rivoluzionaria decisione di continuare con la linea attuale, ma ascoltando le esigenze dell’Italia: cioè una supercazzola».
Di fatto – seconda notizia – la presa di posizione dell’Italia sul tema immigrazione ha messo a nudo quella che è stata fino ad ora la politica europea in merito, ovvero “continuiamo finchè l’Italia non si rompe le scatole”, che poi è la linea adottata più o Giuseppe Contemeno su tutto il resto. Poi ci sono i conti economici, il Def: il Parlamento ha appena approvato il documento del precedente governo, tra non poche critiche. Nella certezza che il Def 2019 sarà molto diverso, non sono mancate anche importanti osservazioni da parte di alcuni senatori, come Alberto Bagnai e Claudio Borghi, che hanno evidenziato l’assenza di una vera programmazione economica, in un documento che è più un “aggiornamento/previsione dei fondamentali macro-economici”. Altra notizia ignorata dai media mainstream: il “no” del governo Conte alla ratifica del Ceta, cioè il trattato “gemello” del famigerato Ttip, che permette appunto di aggirare la bocciatura del Ttip collocando in Canada le sedi delle multinazionali super-protette dal trattato neoliberista euro-americano.
Nel frattempo è completamente cambiata la percezione dell’Italia all’estero, aggiunge “Scenari Economici”: il nostro paese è al centro del dibattito per il suo cambio di passo politico, e alcune forze anti-sistema ne stanno traendo una sponda indiretta. In alcuni casi, come quello tedesco, questo ha generato crisi di governo. «Ma in Italia la comunicazione di massa dei media convenzionali presenta un altro scenario: quello di un’Italia che si sta isolando rispetto alla linea degli paesi europei, e che “fa vergognare” agli occhi dei nostri partner» perché “ha preferito l’odio all’amore (ma in realtà «ha preferito l’amore per gli italiani a quello per i franco-tedeschi»). Attenzione: «Nessuno si chiede perché nonostante Monti, il Pd, una decina di trimestri consecuivi di recessione, l’Ue, l’euro e le politiche anti-italiane, l’Italia sia ancora la settima economia al mondo. Perché siamo invitati al G7 se contiamo un cetriolo, come ci raccontano? Cosa sta sfuggendo ai narratori?». Un dettaglio decisivo, secondo “Scenari Economici”: lo stesso che ha reso possibile l’esistenza di un governo del cambiamento. Ovvero: «La consapevolezza che molti italiani hanno su quanto sopra». E’ un fatto: «Il dibattito si è arricchito di nuove chiavi di lettura e di strumenti di difesa intellettuale, e dal basso. Il tutto condito con il consenso, un’arma sottovalutata ma potentissima».