domenica 25 novembre 2018

Veneto, sequestrate 2 cave con 280mila tonnellate di rifiuti: “Erano contaminati, li miscelavano per fare lavori stradali”. - Giuseppe Pietrobelli

Veneto, sequestrate 2 cave con 280mila tonnellate di rifiuti: “Erano contaminati, li miscelavano per fare lavori stradali”

Secondo la Dda di Venezia, dopo anni di indagini condotte dalla Guardia di finanza e dai carabinieri forestali, le società che gestivano i siti 'depuravano' l'immondizia contaminata da metalli pesanti e amianto grazie alla miscelazione con altri rifiuti. E invece di smaltirla, la utilizzavano poi nell'edilizia o nelle grandi opere stradali. L'accusa è traffico illecito di rifiuti.

Non è facile immaginare 280mila tonnellate di materiale. E neppure diecimila tir, allineati uno dietro all’altro, necessari per trasportare montagne di rifiuti. La Direzione distrettuale antimafia di Venezia, dopo due anni di indagini coordinate dal pubblico ministero Giorgio Gava e condotte dalla Guardia di finanza e dai carabinieri forestali, ha chiesto e ottenuto il sequestro di due cave, riempite di immondizia. Si trovano a Noale, in provincia di Venezia, e a Paese, in provincia di Treviso.
In quest’ultima località il territorio comunale è stato trasformato in un autentico gruviera dallo scavo di cave nel corso dei decenni. Una di queste ospita una delle due discariche finite sotto sequestro perché il materiale contaminato da metalli pesanti e da amianto, sarebbe stato utilizzato per sottofondi stradali. Una procedura che avrebbe dovuto prevedere la pulizia. Invece, grazie alla miscelazione con altri rifiuti provenienti dal Veneto e dalle regioni vicine, vi sarebbe stato l’utilizzo per lavori stradali.
La competenza della procura distrettuale è scattata a causa dei reati ambientali connessi al traffico illecito di rifiuti. Le due discariche sono utilizzate dalla società Cosmo Ambiente di Noale, che è specializzata nel recupero e nello smaltimento di rifiuti speciali pericolosi nonché nella realizzazione di discariche e manufatti in calcestruzzo. I responsabili della società risultano indagati da un anno. A suo tempo vennero effettuate perquisizioni che sono servite ad acquisire i documenti riguardanti la movimentazione dei rifiuti e il loro eventuale utilizzo per lavori stradali.
Sono poi stati eseguiti campionamenti e verifiche sulla composizione dei rifiuti. E così si è chiuso il cerchio attorno a un impianto di trattamento a Noale, dove sono stoccate circa 80mila tonnellate, e alla cava Campagnole in località Padernello di Paese, dove si trova il quantitativo più imponente, circa 200mila tonnellate. Questa cava è di proprietà della ditta Canzian, ma è stata data in concessione alla Cosmo. Sono centinaia le aziende del Nord Est – e non solo – che vi trasportano rifiuti inquinati e contaminati.
Secondo gli investigatori – hanno operato anche i tecnici dell’Arpav – non sarebbe stato rispettato l’obbligo di trattare i rifiuti, eliminando amianto e metalli pesanti come rame, nichel, piombo e selenio. Vi sarebbe stata una semplice miscelazione con altri rifiuti, meno inquinati, così da ridurre la percentuale di contaminazione. Sarebbero stati poi aggiunti calce e cemento per produrre un amalgama da utilizzare nell’edilizia o nelle grandi opere stradali. Il provvedimento di sequestro è stato firmato dal gip Luca Marini. Le inchieste proseguono per verificare quale sia stato e dove sia avvenuto l’utilizzo del materiale.
Il gruppo Cosmo è il frutto dell’evoluzione di un’impresa familiare fondata più di cinquant’anni fa da Gino Cosmo. Oltre a Cosmo Ambiente, comprende Cosmo Scavi e Cosmo Servizi Ambientali. Tra i lavori effettuati, vi sono il Passante di Mestre, il casello autostradale di Noventa di Piave, l’aeroporto Marco Polo di Venezia e il parco San Giuliano di Mestre.
Mentre la sede centrale è a Noale, la discarica di Paese si trova in provincia di Treviso. Quest’ultima località conta la bellezza di 29 cave, che ne fanno il Comune più scavato della Marca. In una decina di casi le cave sarebbero a diretto contatto con la falda, in una zona ambientale particolarmente sensibile, perché a pochi chilometri vi sono le sorgenti del fiume Sile, costituite da risorgive, in un’area di grande bellezza naturalistica.
Fonte: ilfattoquotidiano del 23 novembre 2018

Perchè ci sanzionano?

Ci sanzionano perchè non mettiamo in pratica le imposizioni stabilite da chi regola l'economia nel mondo? Qui non si tratta di perdere la sovranità, si tratta di perdere la dignità.


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La donna.



















In ogni angolo del mondo la donna viene sottovalutata, usata, a volte malmenata, da sempre. 
Eppure, la donna è la custode della vita umana.
Dovremmo riservarle rispetto e riconoscenza per quello che fa; e se l'uomo si comporta male con lei è solo perchè non accetta la sua superiorità.
Sopra c'è un esempio dello sfruttamento al quale venivano e vengono sottoposte le donne rispetto all'uomo.

Cetta. 

I "piccioli" dei boss di Brancaccio Ecco la mappa degli investimenti. - Riccardo Lo Verso

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Da sinistra Antonino Lupo, Cesare Lupo, Salvatore Gambino

Coop per la gestione dei rifiuti, macellerie, pizzerie e società di catering affidate a prestanome.
PALERMO - Il 25 novembre 2011 l'avvocato Tommaso Scanio si presenta all'agenzia 18 di Banca Nuova, a Palermo. Porta all'incasso un assegno estero da 2 milioni di dollari americani. È stato emesso dalla Hsbc Bank Usa ed è tratto da un tale Michale Smith. Scanio chiede che l'assegno venga versato sul conto che quella stessa mattina vuole aprire in filiale. Un gesto fatale e forse anche disperato, dettato dalla necessità di fare soldi.
All'istituto di credito qualcuno si insospettisce e chiede informazioni ai colleghi americani. Risposta: l'assegno non risulta emesso. Da qui l'esposto alla Procura della Repubblica presentato dal dirigente della Direzione Legali affari generali di Banca Nuova.
Il mensile S in edicola dedica uno speciale, con nomi e intercettazioni finora inedite, all'inchiesta dei finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria che ha messo nei guai Scanio, ex vice procuratore onorario, e che ha portato ad un nuovo ordine di arresto per i fratelli Cesare e Antonino Lupo di Brancaccio e di Salvatore Gambino di Borgo Nuovo. Cersare Lupo sta scontando 28 anni per essere stato uno dei triumviri al potere nel feudo dei fratelli Graviano. Il fratello Antonino è stato condannato per mafia con sentenza definitiva e in primo grado per traffico di droga.
Il 9 giugno 2011 Scanio ci riprova: consegna in banca la copia di un messaggio con cui Hsbc Bank di Los Angeles attesta la regolarità dell'assegno. Chi è Scanio? Risulta titolare di uno studio legale con domicilio fiscale a Campofelice di Roccella e luogo di esercizio in viale Francia a Palermo. Dal 2005 al 2007 è stato consulente dell'Amia. Dall'ex municipalizzata dei rifiuti ha ricevuto parcelle per 80 mila euro. Una consulenza che gli è costata un processo per la stagione delle “spese pazze” dell'Amia nel quale è stato assolto con formula piena. In più è socio amministratore e legale rappresentante della “Fenice società cooperativa” con sede in via Celona, a Brancaccio. La coop all'inizio ha 35 dipendenti, ma a fine 2010 sono diventati 447, tra cui i fratelli Lupo.
C'è di più perché Scanio è stato presidente del Consiglio di amministrazione della “Sviluppo ambiente territorio”, una srl con sede in corso Domenico Scinà al Borgo Vecchio. Tra i soci c'è anche Maria Benedetta Lupo, figlia di Antonino. Ce n'è abbastanza per avviare l'indagine che viene però trasmessa a Caltanissetta, la cui Procura è competente quando ci sono di mezzo magistrati o giudici onorari, nel caso di Scanio, che lavorano a Palermo.
Nella coop Fenice sarebbe finiti 40 mila euro dei Lupo. Era Scanio nel 2013 a dire: “Il discorso dei soldi ora ci arriviamo al discorso dei soldi... perché il Lupo mi deve spiegare come... chi duemila chi tremila tutte queste cose comunque”.
L'elenco delle attività in cui sarebbero stati investivi i soldi della mafia prosegue con la “Recupero rottami” di via Pecoraino, intestata a Vito Ferrante, e con una macelleria in via dell'Orsa maggiore, ufficialmente di proprietà della moglie di Salvatore Alvares. Non sono gli unici affari ricostruiti dagli investigatori. Imprese edili, pizzerie e pollerie, una società di catering sono state intestate a presunti prestanome. Continua a leggere sul mensile S in edicola.
Fonte: livesicilia del 24 nov. 2018