lunedì 11 gennaio 2021

Recovery plan, ok di Renzi dopo la spinta del Colle: “Approviamo questo benedetto piano, ma spendiamo bene i soldi”.

 

L'ex premier, intervenuto a Rtl, non smentisce la telefonata del capo dello Stato, ma continua a minacciare la crisi: prima dice che la maggioranza deve "correre" su fondi Ue e ristori, poi insiste: "Non si buttino via i soldi che non torneranno mai più. O li spendiamo bene o spendeteli senza di noi". Orlando accoglie le sue parole come un via libera al Piano di ripresa. Gelo di Rosato: "Da quando il vice di Zingaretti è il nostro portavoce?"

Alla vigilia del decisivo Consiglio dei ministri sul Recovery plan, durante il quale Italia viva dovrebbe sciogliere le riserve sulla ventilata crisi di governo, Matteo Renzi sembra voler accogliere gli appelli arrivati da più parti per non mettere a rischio i 209 miliardi di fondi Ue destinati all’Italia. “Approviamo questo benedetto Recovery. Ma mettiamo questi soldi per le cose utili”, ha dichiarato in mattinata in un’intervista a Rtl. “A Conte diciamo: ‘Corri, presenta il Recovery, presenta i ristori“. Parole che suonano come un passo avanti nelle trattative con la maggioranza, o comunque come un congelamento della crisi per poter approvare in tempo il Piano di ripresa – che deve arrivare entro fine mese a Bruxelles – lo scostamento di bilancio e il nuovo decreto per gli indennizzi alle partite iva chiuse causa Covid. Cosa è cambiato nelle ultime 24 ore? Come riportano diversi quotidiani, tra cui RepubblicaCorriere e La Stampa, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha esercitato ancora una volta la sua moral suasion sui leader dei partiti. La spinta del Colle, ragiona il quirinalista di via Solferino, non va nella direzione di interferire nelle dinamiche politiche (anche perché non è tra le sue prerogative), ma nel dare precedenza alle vere priorità del Paese, spostando un po’ più in là l’eventuale caduta dell’esecutivo.

Renzi, interpellato sul punto, non smentisce la telefonata ricevuta dal capo dello Stato. Anzi: “Il presidente della Repubblica ha detto parole che condividiamo”, dice. Poi però rimarca l’indipendenza delle sue scelte: Mattarella “non va tirato per la giacchetta: in Italia il presidente è un arbitro, non dice a un dirigente politico quello che deve fare“. Il fondatore di Iv ribadisce quindi di non essere interessato alle “poltrone“: per lui l’importante è che “non si buttino via i soldi che non torneranno mai più. O li spendiamo bene o spendeteli senza di noi. Io voglio avere la coscienza a posto”. In sostanza tira un colpo al cerchio e uno alla botte, non escludendo fino all’ultimo l’opzione di far saltare il banco. “Una cosa sono i post, i tweet e le storie su Instagram”, dice, riferendosi al post pubblicato su Facebook dal presidente Conte nella serata di sabato. “Una cosa sono i documenti. Io non so dire se ci hanno dato ragione, lo saprò quando ci daranno i documenti“. Infine l’ennesimo attacco al portavoce del premier: “L’idea di essere “asfaltato” da Rocco Casalino era una cosa che non avevo considerato quando ho cominciato a fare politica, non mi preoccupa né mi esalta come prospettiva”, conclude, citando le parole che Repubblica ha attribuito allo stesso Casalino in un retroscena. “Smentisco categoricamente i virgolettati e le ricostruzioni che mi vengono attribuiti oggi in un articolo”, la reazione del portavoce.

Il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, venuto a sapere delle dichiarazioni di Renzi mentre è in diretta televisiva su Rai3, sembra leggerle come un primo via libera: “Sul Recovery siamo contenti che sia passata la nostra linea. Non è una cosa di questo governo e di questa maggioranza, è fondamentale che si metta in sicurezza e che non si intralci il percorso per portarlo in Parlamento”. L’ex ministro però avverte: “L’accordo in generale non lo darei per fatto, ci sono molte questioni aperte”. L’appuntamento decisivo è fissato per martedì, ma già in serata i partiti che sostengono il governo riceveranno il testo completo del Recovery plan, modificato secondo le loro stesse indicazioni. Già prima del Cdm, quindi, i renziani potrebbero far sapere quale sarà il loro orientamento. E che tutto sia ancora in forse lo sottolinea il presidente di Iv Ettore Rosato, che a sua volta replica piccato al vicesegretario dem: “Orlando è diventato il portavoce di Italia Viva? Ci faccia sapere quando gli dobbiamo dare la nostra tessera“.

Sullo sfondo restano le trattative sotterranee portate avanti da pezzi del Pd per ricucire lo strappo. Tra i principali registi c’è sempre il braccio destro di Zingaretti Goffredo Bettini, a cui lo stesso Renzi il giorno dell’Epifania ha mandato una nota in 30 punti sulle “questioni politiche aperte” in maggioranza. In un’intervista rilasciata oggi al Corriere, l’esponente dem ribadisce che “si deve andare presto al sodo: decidere, lavorare, rinunciare alle ripicche e alle tattiche estenuanti. Si deve dare una guida serena e solida agli italiani”. Per Bettini “si sono compiuti passi in avanti decisivi sul Recovery plan. Approvato questo provvedimento importantissimo per la vita degli italiani, si tratta di stabilire un accordo solenne, vincolante e chiaro circa le priorità di un programma di fine legislaturaAltro che rimpastino. Stiamo parlando di cose da fare, non di qualche ministero da distribuire”. Argomento che comunque resta sul tavolo. E Bettini, che nel settembre 2019 ha contribuito alla nascita dell’esecutivo giallorosso, indica ancora una volta qual è la strada da seguire: “Un governo più politico è una garanzia per la stabilità dello stesso Conte”, dice, riferendosi alla possibilità che i leader di partito entrino a far parte della squadra di governo.

Alcuni big dei 5 stelle, escluso il reggente Vito Crimi, hanno già ruoli di peso, come Luigi Di Maio alla casella degli Esteri e Alfonso Bonafede alla giustizia. Stessa cosa per la sinistra, dal momento che Roberto Speranza è saldamente alla guida del ministero della Salute. Per i renziani si ventila l’ipotesi che lo stesso Renzi o il suo braccio destro Maria Elena Boschi possano strappare un ministero. Poi c’è il Pd: tra i suoi capi-corrente l’esecutivo può contare solo su Dario Franceschini, che è anche capodelegazione del partito a Palazzo Chigi. Lo scenario di un ingresso di Nicola Zingaretti sembra escluso, visto che in tal caso dovrebbe lasciare la guida della Regione Lazio, mentre resta in piedi l’opzione Orlando. Il diretto interessato, posto di fronte alla questione ad Agorà su Rai3, risponde sibillino: “Secondo gli accordi iniziali io nel Governo in carica dovevo fare il ministro degli Esteri. Se dico se sto bene dove sto potreste crederci…”, dice, escludendo l’ipotesi. Poi però aggiunge: “Ne discuteremo, ma la mia propensione è questa”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/11/recovery-plan-dopo-il-pressing-del-quirinale-renzi-dice-si-approviamo-questo-benedetto-piano-ma-spendiamo-bene-i-soldi/6061488/

Recovery, Ponte, Mes e Servizi: ogni giorno un penultimatum di Iv. - Giacomo Salvini

 

Telenovela - È dall’8 dicembre che l’ex premier minaccia di far cadere il governo con vari pretesti: dal Cashback al Covid, dal turismo a Barr, alla “visione”.

All’inizio il problema erano la governance e la task force del Recovery Fund. Poi i soldi da spendere su Sanità e Turismo, le chiusure per le feste e perfino il cashback. E ancora, alla vigilia di Natale, il Mes, a Capodanno il ponte sullo Stretto di Messina, la mancanza di “visione” del governo e la legge di Bilancio approvata in quattro e quattr’otto da una sola Camera.

Il 2021 ha portato il sereno? Macché, giù di nuovo missili: la campagna vaccinale in ritardo, gli insegnanti da vaccinare in una settimana, la delega ai servizi segreti da cedere e poi di nuovo il Mes. Queste, a prima vista, sembrerebbero le critiche di un partito di opposizione al governo Conte. Invece no: sono i tantissimi fronti aperti, nell’ultimo mese, da Matteo Renzi e dal suo partito Italia Viva che ha deciso di aprire (quasi) la crisi di governo. Dall’8 dicembre a oggi il partito renziano ogni giorno ha incalzato il premier Conte con un nuovo motivo di dissenso, sempre condito dalle minacce di ritirare le due ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti e aprire formalmente la crisi. “La nostra è una battaglia di idee e non di contenuti” continua a ripetere Renzi, ma nel frattempo proseguono le trattative sotterranee per ottenere qualche ministero e, se possibile, far uscire Conte da Palazzo Chigi.

Per questo, e per i continui rilanci dell’ex premier su argomenti diversi, in molti ormai ritengono le critiche di IV solo strumentali. Obiettivo: voler aprire una crisi a tutti i costi. Tutto era iniziato l’8 dicembre quando, in un’intervista a Repubblica, l’ex premier aveva anticipato qualche dettaglio del suo discorso in Senato durante il dibattito sul Mes: “Serve un governo che funzioni, non 300 consulenti” diceva riferendosi alla task force, chiesta dall’Ue, per supervisionare la gestione dei 209 miliardi del Recovery Fund. Il giorno dopo, lo show a Palazzo Madama in cui Renzi aveva aggiunto critiche sul piano: “Nove miliardi per la Sanità sono troppo pochi, ce ne vuole il quadruplo. Vi sembra normale che ci siano 3 miliardi sul turismo?”. Poi era arrivato il primo penultimatum sulle dimissioni delle ministre: “Noi non vogliamo qualche poltrona, se vuole ce ne sono tre a sua disposizione in più”. E giù applausi dal centrodestra.

Il 15 dicembre nella sua e-news Renzi attaccava la maggioranza per la presunta contraddizione tra il cashback (invogliando agli acquisti natalizi) e le chiusure sotto le feste parlando di “indecisione costante” del governo: “Bisogna avere una posizione e mantenerla, non cambiarla ogni tre giorni” scriveva il senatore di Scandicci. Poi, prima il 21 dicembre con un video su Facebook e il 23 a L’Aria che Tira, Renzi rilanciava sul Mes, sapendo di spaccare la maggioranza perché il M5S è da sempre contrario: “Bisogna prendere il Mes, sono 36 miliardi per i nostri ospedali – diceva l’ex premier – Il M5S dice no perché sono populisti antieuropei”. Peccato che un anno fa, durante la ratifica del trattato Mes, Renzi disertò il vertice di maggioranza perché “se la vedessero loro” (Pd e M5S). Non solo, Renzi all’epoca criticava quel trattato: “Aiuta le banche tedesche”. Oggi invece vuole farvi ricorso a tutti i costi.

A ridosso di Capodanno poi, durante la conferenza stampa per presentare il suo piano Ciao, l’ex premier ritirava fuori dal cilindro il ponte sullo Stretto di Messina (“va fatto”) anche se non si può finanziare coi soldi del Recovery – rilanciato venerdì sera da Davide Faraone – ma anche la mancanza di “anima” del piano del governo. Nel discorso di due giorni dopo in Senato Renzi denunciava lo “svuotamento del Parlamento” perché la legge di bilancio approvata dalla Camera era arrivata in Senato già bloccata. Lui che nel 2016 voleva abolire il bicameralismo perfetto.

Il 2021 non ha portato un rasserenamento degli animi tra i giallorosa, anzi. Il 2 gennaio sul Corriere l’ex premier attaccava sul ritardo del governo sulla campagna vaccinale (“Bisogna correre”), poi giovedì scorso, il giorno dopo i fatti di Capitol Hill, coglieva l’occasione per chiedere al premier di cedere la delega sui servizi segreti: “È una questione di sicurezza nazionale” prima di ripescare il “caso Barr”, in cui non c’è alcuna prova del coinvolgimento del governo italiano nel Russiagate. Nelle ultime ore il muro alzato dall’ex premier è il Mes: “Senza di quello non c’è accordo”. Sono finiti gli argomenti possibili, si ricomincia da capo. La chiusura la lasciamo alle parole dello stesso Renzi ieri alla Stampa: “Ora basta con questa telenovela”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/11/recovery-ponte-mes-e-servizi-ogni-giorno-un-penultimatum-di-iv/6061417/

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Lo stratega. “Gli ultrà di Trump accusano l’Italia: ‘Avete rubato le elezioni a Donald’. Per i complottisti l’incontro Obama-Renzi del 2016 servì a preparare il piano. Complici in ambasciata e satelliti Leonardo per assegnare il voto a Biden” (Stampa, 10.1). Tranquilli, ragazzi: quello non riesce nemmeno a far prendere il 2% a Scalfarotto in Puglia.

Lo sciamano. “Salvini grida: ‘Ora basta, andiamo in piazza’” (Libero, 7.1). Avete visto qualcuno?

Congiuntivite. “Conte nel pallone. Da una parte, pensa che sia l’uomo della Provvidenza. Dall’altra, ha paura che lo fottono” (Dagospia, 10.1). Fantocci, batti lei.

Censura buona. “Twitter silenzia Donald: non chiamatela censura” (Gianni Riotta, Stampa,10.1). Giusto: chiamatela Johnny.

L’amico dei clochard. “Mi autodenuncio. Se la scelta del governo sarà che il giorno di Natale non si può neanche portare una coperta o un piatto caldo a chi dorme in strada e ha freddo, io lo farò lo stesso, come da anni sono abituato a fare: portare dei doni ai bambini, pranzare insieme ai clochard. Non potete chiudere in casa il cuore degli italiani” (Matteo Salvini, Lega, Facebook, 25. 12). “Alessandra Locatelli, salviniana di ferro, è il nuovo assessore lombardo alle Politiche sociali. Nota per le posizioni intransigenti contro migranti e senzatetto, fece parlare di sé per l’ordinanza che proibiva di dar da mangiare ai clochard” (Fanpage, 8.1). È la volta buona che Salvini finisce dentro.

Record cioè flop. “Un Arcuri è per sempre.Il super commissario all’emergenza infinita che riesce a sempre a evitare ogni responsabilità dei flop” (Domani, 10.1). Tipo il flop dell’Italia al primo posto in Europa per le vaccinazioni.

Senza parole. “Arcuri ha commissariato il deep state americano. La spiegazione del golpe” (Fabio Vassallo, autore, Domani, 8.1). Questi non stanno per niente bene.

Compagni che inciuciano. “Il centrodestra disposto a un ‘esecutivo di scopo’” (Giornale, 10.1). “Pisapia: ‘Un governo di scopo con un presidente del Consiglio diverso. Così si può uscire dalla crisi. Ci sono molte persone che possono avere la fiducia di una maggioranza molto più ampia’” (Corriere della sera, 19.1). Riuscirà il compagno Pisapia a riportare al governo B. e Salvini? Vai, Giuliano, sei tutti loro!

Il poliglotta. “Boris è fuori dall’Europa: ‘Salutame a soreta’” (Pietro Senaldi, Libero, 2.1). Mi sa che Senaldi è madrelingua.

Paesi normali. “Christine Aschbacher, ministra austriaca del Lavoro, si è dimessa: è accusata di avere copiato parti della sua tesi di master e di quella di dottorato” (Corriere della sera, 10.1). Mica si chiama Marianna Madia.

I morti a galla. “Il premier ha tardato ad agire, se avesse assunto l’iniziativa quando noi lo chiedemmo e quando Iv non aveva posto questioni, i problemi avrebbero potuto essere risolti in modo meno traumatico” (Andrea Orlando, vicesegretario Pd,Stampa, 10.1). È un peccato che Conte non abbia l’argento vivo e lo sfrenato dinamismo di un Orlando.

Chi conosce i fatti. “Alla storia della cosiddetta Trattativa non crede nessuno e nessuno che conosce i fatti può credervi. Si era incaricato di smentirla Giovanni Falcone” (Alfonso Giordano, giudice del maxiprocesso,Riformista, 9.1). Diavolo d’un Falcone: la trattativa Stato-mafia partì subito dopo la strage di Capaci, ma lui riuscì a smentirla anche da morto: forse apparendo in sogno al collega Giordano, forse in una seduta spiritica.

Giorgio Covid. “Bergamo, inchiesta Covid. Il sindaco Gori: ‘Il Comune è parte civile’” (Giornale, 29.12). Si chiede i danni da solo.

Il virus dei Pollari/1. “Merkel ha parlato alla nazione. Giuseppi molto cauto: perché?” (Claudia Fusani, Riformista, 8.1). Chiedilo a Pio Pompa.

Il virus dei Pollari/2. “Dopo aver perso la sponda degli Usa il premier saluta l’ombrello tedesco” (Claudio Antonelli, Verità, 9.1). Te l’ha detto Pio Pompa?

Il virus dei Pollari/3. “Adesso il Russiagate rischia di mettere Conte nei guai” (Luca Fazzo, Giornale, 8.1). L’hai saputo da Pio Pompa?

Nostalgia canaglia. “Trump, ecco cosa succede quando si uccidono i partiti” (Fabrizio Cicchitto, Riformista, 8.1). E ci si iscrive alla P2.

Paga Pantalone. “Intanto le mie offese non sono gratuite: mi pagano per farle” (F.F. a Rocco Casalino, Libero, 7.1). Trattandosi di Libero, le pagano i contribuenti, soprattutto quelli che non leggono Libero.

Formidabili quei danni. “Ufficiale, Davigo fuori dal Csm. Ora va a fare danni sul ‘Fatto’” (Verità, 8.1). Paura, eh?

Il titolo della settimana/1. “Per usare i fondi Ue il governo ricicla i piani di Monti” (Roberto Formigoni, pregiudicato per corruzione, Libero, 3.1). Invece di darli direttamente a lui.

Il titolo della settimana/2. “Muccioli dava fastidio a due chiese: quella cattolica e quella comunista” (Red Ronnie, Verità, 9.1). Alle porcilaie e alle macellerie, invece, un po’ meno.

Il titolo della settimana/3. “Renzi: ‘Basta con questa telenovela’” (Stampa, 10.1). Lo dice lui a noi.

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