Chi è stato il primo popolo a colonizzare le Americhe? Fino a pochissimi anni fa, si riteneva che la prima cultura americana sia stata quella dei Clovis, gli antenati dei Nativi del Nord America. Inoltre, si pensava che gli umani fossero arrivati in quel continente non prima di 14.000 anni fa circa. Quindi, in questa “ricostruzione” della storia, le prime civiltà sarebbero state quelle NordAmericane, mentre Aztechi, Maya e Incas sarebbero venuti molto tempo dopo.…
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 10 maggio 2023
I NAVIGATORI DI 30.000 ANNI FA. -
Michela Murgia come affrontare un cancro. - Professor X - G. Middei
«Il cancro non è una cosa che ho; è una cosa che sono. Me l’ha spiegato bene il medico che mi segue, un genio. Gli organismi monocellulari non hanno neoplasie; ma non scrivono romanzi, non imparano le lingue, non studiano il coreano. Il cancro è un complice della mia complessità, non un nemico da distruggere.»
Cosa rispondere alle parole di una donna che con tanta fierezza e semplicità affronta un momento tanto difficile? A una donna che ha accettato la sua malattia e ha capito che la «morte è parte della vita stessa?» In questo momento mi sento in grande difficoltà. Una riflessione va fatta, so che sarà impopolare, ma bisogna farla.
È vero, i tumori sono sempre esistiti. Vi sono casi documentati che risalgono all’Antica Roma, perfino all’Antico Egitto. Però oggi i casi di tumore sono tanti, troppi. E sì la scienza ci dice che la colpa è del fumo, dei cibi industriali e di tutte quelle sostanze che mangiano, beviamo, respiriamo, ma allora se le cose stanno così, se questa vita moderna che «mette il guadagno delle industrie prima della salute», che pensa al profitto dei pochi ma non alla vita dei molti, forse questo sistema in cui viviamo andrebbe messo in discussione. E vorrei che la gente queste cose se le chiedesse. Perché quando una donna, quando dieci, cento, mille, migliaia di donne e di uomini e di bambini si ammalano tanto gravemente, non dovremmo limitarci a dargli una pacca sulla spalla e ad augurare loro «buon viaggio».
Certo, i media e i giornali ci fanno vedere che i malati sono sempre coraggiosi. Affrontano la malattia con serenità e con un sorriso sulle labbra. E non è sbagliato, non è assolutamente sbagliato. Però non possiamo raccontare soltanto queste storie. Sì, perché vorrei dire alla gente che soffre che anche essere arrabbiati, anche essere tristi, anche quei giorni in cui «non riesci proprio ad alzarti dal letto», anche attraversare momenti di scoramento e di sconforto, e poi vincerli, senza negare la tristezza, senza fingere che non esista, anche questo va bene! Rispetto e ammiro chi sorride e affronta con coraggio il suo dolore, ma rispetto anche chi piange, chi ha il coraggio di farsi vedere mentre piange.
G.Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X
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