Tiziano Renzi, il padre del presidente del Consiglio, è indagato a Genova. L’accusa per lui è quella di bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta (seguita dal pm Marco Ayroldi e dall’aggiunto Nicola Piacente) sul fallimento della società di distribuzione Chil Post, avvenuta nel 2013. "Non sono preoccupato, anzi, sono molto preoccupato. Così preoccupato che non ho ancora nominato un avvocato" dice Renzi senior.
È una richiesta di proroga indagini presentata al giudice per le indagini preliminari di Genova che fa scoppiare l’ultima bufera giudiziaria sul Pd. Anche se l’indagato non è un deputato o un candidato alle primarie, ma il padre del presidente del Consiglio. Tiziano Renzi è iscritto nel registro degli indagati per bancarotta fraudolenta. Un’indagine nata, dopo la dichiarazione di fallimento della società Chil Post srl il 7 novembre 2013, e seguita dal pm Marco Ayroldi e dall’aggiunto Nicola Piacente. L’impresa occupava si distribuzione di giornali e volantini. Secondo quanto riportato da La Repubblica e Il Secolo XIX, il curatore avrebbe rilevato passaggi sospetti dei rami d’impresa, e comunque delle uscite di denaro non giustificate e per questa ha trasmesso la relazione alla Procura della Repubblica. L’accusa nei confronti di Tiziano Renzi è la stessa rivolta contro altri due amministratori Antonello Gabelli e Gian Franco Massone. È a quest’ultimo, 75 anni, in passato proprietario di una piccola impresa che si occupava di commercio ambulante, che Renzi senior cede la società. Chil srl però non paga i creditori, anche se si tratta di poche migliaia di euro.
Renzi senior ha ricevuto l’avviso di garanzia dei pm genovesi tre giorni fa nel momento in cui è stata chiesta la proroga delle indagini al gip lunedì 15 settembre, un giorno prima della presentazione del premier alla Camera del piano Millegiorni durante la quale ha sferrato un vero e proprio attacco alla magistratura. ”Chiamatela svolta per un Paese civile, ma noi non permettiamo a un avviso di garanzia citofonato sui giornali o a uno scoop di cambiare la politica industriale nazionale. L’avviso di garanzia non sia un vulnus della carriera politica”, le parole del presidente del Consiglio poi duramente criticate dall’Anm. Quando quindi il primo ministro attacca i pm, con il plauso del centrodestra, probabilmente già sapeva che il padre era indagato.
“Sono un indagato, non posso parlare” dice Tiziano Renzi rispondendo al telefono. È preoccupato? “No – ha risposto dopo una breve risata – anzi, sono molto preoccupato. Così preoccupato che non ho ancora nominato un avvocato”. Poi arriva una nota: “Alla veneranda età di 63 anni e dopo 45 anni di attività professionale ricevo per la prima volta nella mia vita un avviso di garanzia. I fatti si riferiscono al fallimento nel novembre 2013 di una azienda che io ho venduto nell’ottobre 2010. Sono certo che le indagini faranno chiarezza ed esprimo il mio rispetto non formale per la magistratura inquirente ma nel dubbio, per evitare facili strumentalizzazioni, ho rassegnato le dimissioni da segretario del circolo del Pd di Rignano sull’Arno”.
Prima di diventare Chil Post la società si chiamava Chil e il Fatto Quotidiano ne aveva scritto per le polemiche che avevano coinvolto l’allora sindaco di Firenze. Il futuro candidato alle primarie risultava assunto come dirigente dalla società di famiglia, la Chil Srl appunto, undici giorni prima che l’Ulivo lo candidasse a presidente della Provincia di Firenze nel 2004. Grazie a quella assunzione da dirigente (messo in aspettativa dopo l’elezione) i contributi della pensione del dirigente-sindaco venivano versati, di fatto, dalla collettività. La Chil era stata creata da papà Tiziano. Dal 1999 al 2004 era stata intestata a Matteo e alla sorella, poi subentra il genitore. Nel 2006 Renzi senior vende il suo 50 per cento alle figlie Matilde e Benedetta. Chil arriva a fatturare 7 milioni di euro nel 2007. Poi cambia nome in Chil Post Srl e nell’ottobre del 2010 cede il suo ramo d’azienda a un’altra società creata dalla famiglia: la Eventi 6 Srl. La vecchia Chil, ormai svuotata, finisce a un imprenditore genovese e fallisce. Mentre la Eventi 6 decolla dai 2,7 milioni di fatturato del 2009 ai 4 milioni di euro del 2011. Dopo il suo collocamento in aspettativa, il dirigente Matteo Renzi segue il destino del ramo d’azienda.
Allo stato gli iscritti nel registro degli indagati sono tre, ma il numero potrebbe salire. “Le indagini – ha detto il procuratore capo di Genova, Michele di Lecce – sono ancora in corso. Tant’è vero che è stata chiesta una proroga. Non è escluso che in futuro ci possano essere altri indagati“.