venerdì 11 novembre 2011

Grandi manovre nei ministeri, via vai di scatoloni. Sono iniziati i traslochi.



A differenza dei suoi colleghi, il dicastero guidato da Giulio Tremonti non ha ancora preparato l'occorrente per svuotare la sede del ministero. Mentre nella Capitale impazza il toto-ministri, nelle sedi istituzionali bisogna fare spazio ai nuovi che verranno.



Libri, penne e documenti in un cassetto, anzi in uno scatolone. E’ l’imperativo che regna negli uffici dei ministeri a Roma, mentre i titolari dei dicasteri continuano a programmare le attività fino all’ultimo: “Anche questa mattina riunione alle nove del mattino, come sempre in questi tre anni e mezzo – dicono dal ministero della Pubblica Amministrazione – e Brunetta ha definito il briefing, l’ultimo della settimana”. Intanto  a  Palazzo Baracchini, sede del ministero della Difesa, è iniziato il trasferimento di libri, discorsi e oggetti personali del ministro Ignazio La Russa e del suo staff. Stesso discorso al Viminale, dove le attività sono partite già ieri: documenti personali, volumi, ricordi di tre anni e mezzo di governo seguiranno il ministro dell’Interno Roberto Maroni e il suo entourage. Le attività di trasloco sono iniziate anche nei ministeri senza portafoglio: scatoloni sia nelle stanze negli uffici delle Pari Opporunità che in quelle del ministero della Gioventù.

Più lenti i lavori nelle stanze del ministero dell’Istruzione. Al dicastero di Viale Trastevere il clima è tranquillo, anche se è già arrivata l’indicazione di smobilitare o di preparare i “bagagli”. Imballaggi in stand-by invece al ministero della Giustizia: i pacchi non sono stati ancora preparati “e del resto -spiegano a via Arenula- non ci sarebbero neanche molte cose da portare via, considerando che il ministro Francesco Nitto Palma guida il dicastero da poche settimane”. Il Guardasigilli, in uno scatto di orgoglio, ssmentisce i suoi e dice: “Con riferimento a talune agenzie di stampa, mi preme assicurare che gli scatoloni contenenti le poche cose di mia antica proprietà sono già pronti ed entro domenica raggiungeranno la mia abitazione. Non sono mai rimasto un minuto di più negli uffici da cui mi sono allontanato”. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti invece non ha alcune fretta: in via XX Settembre gli scatoloni non sono stati ancora preparati “ma da questa mattina è iniziata l’opera di classificazione del materiale”, assicurano dal ministero. Mentre nella Capitale impazza il toto-ministri, bisogna fare spazio ai nuovi che verranno. E chissà se saranno davvero nuovi.

Il re dei farmaci a cena col premier per avere una legge


Alberto Aleotti sospettato di aver provocato un danno al sistema sanitario nazionale di 860 milioni di euro.

Alberto Aleotti, patron dell'industria farmaceutica Menarini (Ansa)         
Alberto Aleotti, patron dell'industria farmaceutica Menarini (Ansa)


FIRENZE - Dai documenti e dalle intercettazioni salta fuori un quadro inquietante del business di Alberto Sergio Aleotti, patron del gruppo farmaceutico Menarini, sospettato di aver provocato un danno al sistema sanitario nazionale di 860 milioni di euro. Nell'avviso di conclusione delle indagini i pm Giuseppina Mione, Ettore Squillace e Luca Turco, documentano «artifici e raggiri» messi in atto per determinare «un aumento del prezzo dei farmaci». Quindici in tutto gli indagati e tra questi anche i figli di Aleotti, Giovanni e Lucia, e un politico: il senatore del Pdl Cesare Cursi. 
Dalle carte sembra proprio la politica la chiave di volta per capire la genesi di questa presunta colossale truffa ai danni dello Stato, con accuse di corruzione, riciclaggio ed evasione fiscale e un sospetto ingente finanziamento ai partiti. Nelle migliaia di pagine, zeppe di intercettazioni, si fanno nomi di politici illustri (nessuno di loro inquisito), ministri e del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, ipotizzano i magistrati, sarebbe intervenuto per l'approvazione di un disegno di legge favorevole al gruppo Menarini. Decisiva sarebbe stata una cena il 6 maggio del 2009 a villa Madama alla quale Aleotti sarebbe stato invitato. A raccontarlo, otto giorni dopo, è lo stesso patron di Menarini in una conversazione con Maria Angiolillo, la regina dei salotti romani e vedova del fondatore de Il Tempo, Renato Angiolillo, scomparsa due anni fa.
«Il presidente mi ha voluto vicino... E a un certo punto ho avuto il coraggio di dire "immagino signor presidente che lei abbia anche influito per quella questione...". E lui mi ha detto: "Aleotti! C'abbiamo avuto addirittura un incontro a tre"». Più avanti Aleotti fa anche i nomi: «Gianni Letta e il ministro dello Sviluppo (al tempo Claudio Scajola, ndr)». Lo stesso giorno della conversazione intercettata il disegno di legge viene approvato al Senato e passa alla Camera, annotano i pm. 
Aleotti avrebbe avuto un'attrazione «fatale» verso i politici. La Procura gli contesta anche di essere intervenuto presso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. In una relazione agli atti dell'inchiesta i carabinieri del Nas di Firenze parlano infine di «una scientifica distribuzione del denaro (ai partiti)» documentata da «una serie di erogazioni nel 2001, eseguite da società non direttamente riconducibili al gruppo Menarini, in favore di partiti politici, non ancora individuati, in vista delle elezioni politiche 2001». I Nas citano anche il nome del governatore della Toscana, Enrico Rossi all'epoca dei fatti coordinatore degli assessori alla sanità regionali. Rossi, secondo la Procura completamente estraneo ai fatti, avrebbe inviato lettere al governo da lui firmate e redatte sulla base di bozze degli Aleotti.

Laboccetta, il giallo del computer I pm pronti a chiederlo alla Camera





La procura di Milano sta valutando passi ufficiali per ottenere il "portatile" sottratto dal parlamentare Amedeo Laboccetta (Pdl) durante le perquisizioni romane negli uffici di Bplus di Piazza di Spagna. La procura: "Un fatto senza precedenti"


MILANO - I sostituti procuratori Mauro Clerici e Roberto Pellicano stanno valutando l'eventualità di chiedere alla Camera l'autorizzazione per sequestrare il computer portatile che il parlamentare del Pdl Amedeo Laboccetta ha sottratto durante le perquisizioni 1condotte nell'ambito dell'inchiesta sulla Bpm, che vedono coinvolto l'ex presidente Massimo Ponzellini. 2

Quando le Fiamme Gialle hanno perquisito a Roma un ufficio in Piazza di Spagna nella disponibilità di Francesco Corallo 3, a cui è riconducibile la società Bplus (ex Atlantis) attiva nel gioco d'azzardo, Laboccetta è intervenuto di persona portando via un pc portatile di cui rivendicava la proprietà. Fino a quel momento, nel tentativo di evitarne il sequestro, Corallo aveva detto invece che il pc apparteneva a una donna sudamericana presente nell'appartamento al momento dell'arrivo dei finanzieri. Di fatto, il computer è stato sottratto all'autorità giudiziaria che ora sta valutando l'opportunità di chiedere attraverso la Camera dei deputati di poterne entrare in possesso.

In Procura si sottolinea come l'episodio che ha avuto protagonista Laboccetta rappresenti un "caso mai visto prima" e quindi le eventuali iniziative da prendere vengono studiate con cautela. In linea teorica, il deputato del Pdl rischia le accuse di favoreggiamento, resistenza e minacce alla polizia giudiziaria e sottrazione di corpo di reato. Nelle prossime ore i finanzieri esporranno ai magistrati gli esiti delle perquisizioni mirate soprattutto a verificare una delle ipotesi accusatorie, cioè che Massimo Ponzellini, indagato per ostacolo alle autorità di Vigilanza e associazione a delinquere, abbia tratto guadagni illeciti in cambio dei finanziamenti "anomali" concessi da Bpm al Gruppo Atlantis.

Dagli accertamenti in corso da parte della procura di Milano, intanto, è emerso che Bplus ha chiesto un altro finanziamento alla Banca Popolare di Milano e che la pratica è ancora pendente. La richiesta è arrivata all'istituto quando alla presidenza c'era ancora Ponzellini. I magistrati di Milano stanno anche valutando i rapporti con la Sisal, in quanto dalle indagini sarebbe emerso che Antonio Cannarile, possibile terminale di tornaconti economici insieme con Ponzellini, se ne sarebbe occupato in prima persona.



http://www.repubblica.it/economia/finanza/2011/11/11/news/laboccetta_il_giallo_del_computer_i_pm_pronti_a_chiederlo_alla_camera-24859277/?ref=HREC1-9

Anche Ignazio ha le sue amazzoni. - di Gianluca Di Feo

Lavinia Prono
Lavinia Prono

Trenta tra consiglieri e comunicatori. Ecco lo staff ristretto del ministro. Inclusa la pattuglia di giovani pr "da invitare senza consorte".



Più che uno staff sembra un battaglione, così nutrito da provocare la ressa per trovare posto sui palchi d'onore. Ben trenta persone: tante ne conta il gabinetto "ristretto" di Ignazio La Russa. Con una guardia del corpo femminile che fa invidia alla scorta di amazzoni del fu Gheddafi: sette giovani dottoresse per proteggerne l'immagine.


La lista ufficiale con tanto di "ordine di precedenza interno" mostra una quantità di consiglieri, generali e comunicatori che in altri Paesi basterebbe e avanzerebbe per un intero governo. Ci sono consiglieri per qualunque esigenza, come se l'Italia fosse una potenza militare mondiale: ben 15, con incarichi che suonano come doppioni. C'è un onorevole per "gli affari internazionali" e un ambasciatore per le questioni diplomatiche; un esperto di moda per i "Grandi eventi" e il patron del festival di Sanremo per "la comunicazione delle celebrazioni del 150 anniversario dell'Unità d'Italia" senza contare quello per la "comunicazione informatica"; uno per "la riconversione del settore produttivo della Difesa" e uno per "la politica industriale"; un membro del Consiglio di Stato come consulente militare e un generale "per l'elaborazione di uno studio comparativo sulle strutture militari degli altri Paesi". E poiché si guarda al futuro, ecco anche il consigliere "per le attività aerospaziali". A questi vanno aggiunti sei tra generali e ammiragli e prefetti, allineati dietro ai senatori Pierfrancesco Gamba e Antonino Caruso. Quanti di loro saliranno sulle 19 lussuose Maserati blindate ordinate dalla Difesa?


Bisogna sottolineare come Ignazio La Russa sia molto riconoscente verso i suoi collaboratori, a cui ha agevolato carriere importanti. L'ultima polemica riguarda il capo di gabinetto, il generale Claudio Graziano, appena nominato al vertice dell'Esercito scavalcando con balzo d'alpino uno schieramento di colleghi più anziani. Ma altre poltrone rendono lo staff molto simile a un piccolo comitato d'affari. 


Il capo segreteria Roberto Petri, dirigente in aspettativa di una cassa rurale romagnola, si è insediato nel cda dell'Eni, il top delle ex Partecipazioni statali. L'ingegnere Marco Airaghi è nel vertice dell'Agenzia Spaziale Asi. Il giovane Giovanni Bozzetti è stato assessore alla Moda della giunta Moratti: ora ha ottenuto la vicepresidenza di Difesa Servizi Spa, il nuovissimo ramo business del ministero, e la presidenza di Infrastrutture Lombarde Spa, società chiave per gli affari dell'Expo: la figura perfetta a cui affidare la comunicazione. Che dire di Gianmarco Mazzi, che dopo avere affiancato Tony Renis, Panariello e Bonolis adesso ha conquistato la direzione del Festival della canzone: quale migliore regia per le costose fanfare dei 150 anni del Tricolore?


Tra i politici sorprende la riconferma di Alessandro Ruben, che i cablo di WikiLeaks hanno svelato attivissimo nei rapporti con l'ambasciata Usa, nonostante la sua adesione al partito finiano. Ma molti dei tecnici in divisa sono quelli che scelse Arturo Parisi, esperti di cui La Russa ha imparato a fidarsi come il generale dei carabinieri Tullio Del Sette. Ognuno riceve emolumenti extra significativi: in media 57 mila euro l'anno. E alcuni, come il responsabile Web Antonio Giordano, hanno lo stesso ruolo anche nel Pdl e nella fondazione aennina Italia Protagonista.


Mascia Garigliano A fare la guardia all'immagine provvede un plotone tutto femminile, guidato dal portavoce Emiliano Arrigo e dalla segretaria particolare Stefania Chiavelli. Spicca Rita Fantozzi, un tempo ombra di Fini oggi inserita nel Pdl. E una schiera di trentenni, spesso protagoniste delle notti capitoline, come Anna Selene Della Notte e Valeria Venuto. O la bionda milanese Lavinia Prono, leader della Giovane Italia, e la mora romana Mascia Garigliano, autrice di articoli sulle "nozze ideali". Le gratifiche non sono esaltanti: la media è di circa 20 mila euro annuali. E per tutte le Ignazio Girls il cerimoniale prevede una nota assai singolare: "da invitare senza consorte".


Mascia Garigliano
Mascia Garigliano


http://espresso.repubblica.it/dettaglio/anche-ignazio-ha-le-sue-amazzoni/2166169/24

La vera storia di Marina Berlusconi, erede al trono pronta alla politica per salvare gli affari di famiglia.




Sono rifatte, ma ha due palle più grosse di quelle del padre le mette in mostra e si depila perfettamente il petto.
Marina è la consigliera preferita dal padre, d’altronde lei è nata e cresciuta nel mondo ambiguo ed oscuro che ha formato la fortuna economica della famiglia, nel senso siciliano mafioso della parola.
Purtroppo la memoria degli italiani, quelli dalla sua parte, è totalmente assente, o complice, nessuno ricorda che è sceso in campo con 7.000 miliardi di lire di debiti e con un piede in galera.
Fonte Fedele Confalonieri e se mettiamo in discussione anche l’amico e socio di una vita non c’è più religione.
Geniale è geniale impossibile negarlo, è riuscito a sfuggire alla giustizia senza darsi alla latitanza, senza nemmeno nascondersi in qualche bunker nelle sue ville e per rendersi invisibile è ricorso alla sovraesposizione mediatica, come quei caroselli che a forza di vederli non li ricordi nemmeno.
Ha fatto eleggere, nel suo partito personale, la schiera di suoi avvocati e molti dei suoi complici o subalterni garantendosi uno zoccolo duro che gli ha permesso di dominare per 18 anni.
Al resto ci hanno pensato le sue televisioni, le varie D’Urso, Zanicchi, De Filippi, Marcuzzi, che hanno inciso con l’oppio della televisione molto più di Emilio e di tutti i direttori dei suoi telegiornali di regime.
Ho sempre considerato la De Filippi la vera corazzata dei berlusconiani inconsapevoli, a induzione, risucchiati dal vortice della stupidità sino al coinvolgimento inconsapevole ed esagerato grazie all’azzeramento totale della cultura, di un minimo di riflessione.
Non per niente le truppe all’esterno del Tribunale di Milano erano sempre le sue e, se consideriamo che la maggioranza erano donne anche se stagionate, se ne ricava che lo spirito critico ed il rispetto per la donna è stato azzerato del tutto da uomini e donne, c’è posta per te ed il  ballo dell’ultimo miglio. Alludo a quella pagliacciata di pensionati over 70, ed oltre, che giocano a fare i galletti con tanto di fiore alla giacca e scenate di gelosia.
Un doloroso esempio di come ci si possa ridurre andando avanti negli anni, dovrò dire a mio figlio che se mi vedesse ridotto in quelle condizioni di chiedere il mio ricovero per incapacità di intendere e di volere.
Tutte le elezioni dal 1992 ad oggi si sono risolte con una differenza di voti, tra uno schieramento e l’altro, inferiore ai due milioni e le corazzate dell’oppio guidate dal generale De Filippi ne coinvolgono molti di più.
Infatti la sua fine, ammesso che sia al capolinea, arriva per motivi economici e per l’impresentabilità ormai accertata in campo internazionale, lo molla persino la Confindustria , la Borsa e gli investitori, ogni giorno in più che passa  al potere costa miliardi di euro.
Il problema vero, che dilata a dismisura questa agonia, è lo stesso che lo ha spinto a scendere in campo il 26 gennaio del 1994, i suoi interessi economici ed il mettersi al riparo dalla Giustizia, dobbiamo fargli i complimenti è riuscito ad azzerare 7.000 miliardi di lire di debiti e diventare uno degli uomini più ricchi, e potenti, del mondo occidentale. Si è fatto depenalizzare il falso in bilancio, come primo ministro si è permesso di elogiare, giustificare, l’evasione fiscale garantendogli l’amicizia eterna di banditi come lui. Ha fatto condoni di tutti i tipi, dal fisco all’edilizia abusiva e ne vediamo i risultati ogni volta che piove.
Non gli è riuscito il condono, una amnistia, per gli amici mafiosi ma sul 41 bis qualcosa è riuscito a fare, pentiti a parte ai quali è stata tolta la protezione così imparano a non comportarsi da eroi come Mangano.
Non so se siamo all’ultimo miglio, la consigliera prediletta lo incita a resistere con una certa insistenza, ha già cominciato la campagna di propaganda del vittimismo di famiglia e di lesa maestà dei traditori e, soprattutto, non dimentichiamo che eticamente e moralmente è peggio di lui. Del resto Marina Berlusconi prova orrore per Roberto Saviano: si, avete capito bene, non prova orrore per la mafia, ma per Roberto Saviano.
Sembra impossibile ma, quello che ha dichiarato sulla sentenza che condanna al risarcimento per la vicenda  della Mondadori è la prova più evidente che Berlusconi non rappresenta il peggio della sua famiglia, la figlia prediletta lo supera, è ancora più spudorata di lui.
Staremo a vedere ma ricordiamoci una cosa, come la morte del duce non ha determinato la fine del fascismo, così la fine di Berlusconi non sarà la fine del berlusconismo e dobbiamo stare vigili che non scenda in campo a prendere il testimone la peggiore di tutti, la figlia Marina.
Non sottovalutiamo questa possibilità.
Abbiamo poche certezze, la prima è che l’Italia ne uscirà con la schiena rotta, massacrata moralmente ed economicamente dai decenni di berlusconismo e al seconda, un po’ più positiva per la famiglia Berlusconi, è che noi siamo democratici non sarà giustiziato e non sarà sepolto in un luogo segreto. Quando verrà il suo momento inaugureremo il mausoleo di Arcore e Marina non avrà bisogno di consegnarsi alla Corte dell’Aja. La Resistenza ci ha regalato la democrazia e la Costituzione, quelle che suo padre ha tentato di demolire per oltre 18 anni.


Ponziellini finanzia i Corallo.Report - Milena Gabanelli.




L'impero dei Corallo filmato qualche mese fa da Sigfrido Ranucci in esclusiva per Report e il ruolo di Laboccetta - Milena Gabanelli






Ieri gli investigatori del nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano hanno condotto una serie di perquisizioni tra Roma Milano e Bologna. Gli investigatori indagano sul finanziamento di 140 milioni che Bpm ha concesso nel 2009 ad Atlantis-Bplus, la più importante concessionaria dello Stato per le slot machine che fa capo a Francesco Corallo figlio di Tano noto per essere stato socio in affari con il Boss Nitto Santapaola. Nel procedimento sono indagati l’ex presidente di Bpm e attuale presidente di Impregilo, Massimo Ponzellini e il suo uomo di fiducia Antonio Cannarile, in stretti rapporti con Marco Milanese , l’ex braccio destro di Tremonti. La guardia di Finanza ha perquisito anche lo studio Rubbi- Ponzellini di Bologna in via Torreggiani , dove lavora il cugino dell’ex banchiere di Bpm. Gli investigatori secondo indiscrezioni avrebbero trovato documenti rilevanti che riguardano versamenti che alcune concessionarie dei giochi, beneficiarie dei finanziamenti da parte di Bpm, avrebbero effettuato in favore della Gm762 una società riconducibile direttamente a Massimo Ponzellini. Altri documenti importanti sarebbero stati trovati poi anche in una delle sedi di Atlantis –Bplus. La Guardia di Finanza è piombata nello studio che si trova a Roma in piazza San Lorenzo in Lucina, dove da pochi giorni quelli della Bplus, forse confidando di avvalersi dell’immunità diplomatica avevano sostituito la targa riportante il nome della società di giochi con quella della sede permanente dell’ambasciata della Repubblica di Dominica, sperduta isola caraibica. Proprio nei Caraibi, nelle Antille olandesi, c’è l’impero economico di Francesco Corallo.
Il ruolo dell’on. Amedeo Laboccetta nella società di Corallo
Sigfrido Ranucci
E’ normale che un deputato che è un pure componente della commissione antimafia sottragga il suo pc alla perquisizione della guardia di finanza ? Ci pare di no, eppure è quello che ha fatto il parlamentare del Pdl Amedeo Laboccetta durante la perquisizione nella sede di Atlantis –Bplus. Amedeo Laboccetta è stato rappresentante legale per l’Italia di Atlantis fino al 2007. Quale è stato il suo ruolo e la sua attività per le società di Corallo ne avevamo parlato nella puntata di Report dell’8 maggio 2011 dal titolo "I Biscazzieri"


http://www.corriere.it/inchieste/reportime/economia/ponzellini-finanzia-corallo/2ec438b8-0c6e-11e1-bdbd-5a54de000101.shtml

Giovanardi minaccia dimissioni di massa di deputati dal parlamento per protesta contro golpe governo tecnico.







Ma secondo voi questi Giovanardi, La Russa, Gelmini, Carfagna, Meloni, questi ministri che hanno condotto l'Italia in questi ultimi anni verso il baratro, avranno mai più nella vita qualche incarico più prestigioso dell'amministrazione del loro condominio??
Ecco perchè sono rimasti gli ultimi "giapponesi" impegnati nella difesa del bunker da cui anche Berlusconi sembra essersi tirato fuori: per lui  infatti c'è sempre la megavilla nel paradiso fiscale di Antigua dove troverà il latitante Walter Lavitola ad accoglierlo con l'arrivo per l'occasione di voli charter di prostitute (con la fine di Berlusconi, anche le escort tornano a chiamarsi con il loro vecchio nome).
Ma quei "ministri per caso" non hanno futuro e sono pronti, come ammette stamane Giovanardi, anche a gesti e azioni molto pesanti.
Si dimetteranno per protesta dal parlamento!!!!!!!!!!!! ahahahaha...questa è bella, altrochè le barzellette del Cavaliere.
Aspettiamo fiduciosi questi gesti impavidi.


GIOVANARDI, COLLEGHI PDL PRONTI A LASCIARE PARLAMENTO = PATRIA NON SI SALVA SE L'ESERCITO È SPACCATO, PER ALCUNI TECNICO È COLPO DI STATO Roma, 10 nov. (Adnkronos) - «Ci sono parlamentari che oggi faranno gesti e azioni molto pesanti, che lascio fare a loro, perchè ritengono che il governo tecnico sia un colpo di Stato». Questa la dichiarazione del sottosegretario Carlo Giovanardi che, ai microfoni di '24 Mattinò su Radio 24, non ha però voluto fare nomi. «Qualcuno probabilmente - ha annunciato - oggi si dimetterà dal Parlamento per protesta. Chi lo farà? Quando e se accadranno in giornata queste cose le vedrete». Sull'ipotesi governo tecnico o elezioni Giovanardi ha aggiunto: «La prima cosa da avere in mente in queste ore è la salvezza della Patria. Parafrasando Raimondo Montecuccoli, che scrisse il libro sugli aforismi militari, la prima preoccupazione di un comandante deve essere la salvezza dell'esercito, senza il quale non si salva la Patria. Penso al Pdl. Qualsiasi soluzione, compreso un governo tecnico, funziona se ha una base parlamentare larga. Dunque auspico un Pdl unito che decida una delle due posizioni. Perchè se il governo tecnico ha una Lega all'opposizione, Di Pietro e l'Idv all'opposizione, la sinistra estrema che fa opposizione sociale in Paese e un Pdl spaccato e diviso sarebbe un governo tecnico che ci porta poco lontano», ha riflettuto. Per il sottosegretario il governo tecnico è «un commissariamento della politica. Ma se fallisce? - chiede - Il problema non è convincere Berlusconi ma il Pdl». Infine un giudizio su chi nel Pdl non ha votato il Rendiconto dello Stato. «Non dò del traditore a nessuno - ha detto Giovanardi - ma quegli irresponsabili che hanno sottratto al governo la maggioranza dei voti ma hanno dimostrato che l'Italia non ha un'alternativa hanno causato un incendio di dimensioni pazzesche. Hanno tentato di spegnere l'incendio buttandoci sopra benzina».



http://isegretidellacasta.blogspot.com/2011/11/giovanardi-minaccia-dimissioni-di-massa.html