mercoledì 26 agosto 2015

Matteo Renzi, il premier che gettò la maschera. - Saverio Lodato


Detesta la magistratura. Detesta il controllo di legalità. Detesta le inchieste. Mal sopporta Procure e investigatori. Non ritiene che il Paese abbia bisogno di grandi verità sul passato recente e remoto. 
Non gliene frega niente di stragi, grandi delitti e mandanti esterni. Una volta a Firenze, a una giornalista che gli chiese che ne pensasse della strage di via dei Georgofili, rispose infastidito: "chieda alla mia segretaria". Elegante, non c’è che dire. E soprattutto rispettoso del dolore dei parenti delle vittime.
Detesta il confronto. Detesta la dialettica parlamentare. Gli piace la Cavalcata delle Valchirie, ma a colpi di voti di fiducia.
Non capisce perché lo Stato debba reggersi sull’equilibrio di tre poteri, quando ne basterebbe uno solo, il suo. Odia i giornali e i giornalisti, quelle rare volte che lo mettono in cattiva luce. Gli va il sangue al cervello, e metterebbe, metaforicamente, s’intende, la mano alla fondina, al solo sentir parlare di intercettazioni telefoniche, soprattutto se è anche lui a finirci dentro, come è accaduto quando anticipava che avrebbe licenziato Letta senza preavviso.
Non pronuncerà mai, né l’ha mai pronunciata, la parola "valori". Lo stesso dicasi per la "questione morale" che sembra diventata in Italia, da quando c’è lui, parola ricoperta dalla muffa della Crusca. Se scoppiano scandali che denotano un tasso di corruzione che ha fatto ormai dell’Italia una nazione irrecuperabile, fa finta di reagire con “gli strumenti della politica", nominando "consulenti" e "commissari", pretendendo la verità senza la quale "chi ha sbagliato pagherà". Tutto il mondo ha capito come Roma sia diventata negli anni la capitale dello Stato-Mafia. 
Ma consulenti e commissari, servizievoli al suo dettato, trovano il modo di non scioglierne il consiglio comunale, quando al Sud, per un decimo di quanto è accaduto a Roma, ne sono stati sciolti a bizzeffe.
Non lo sentirete mai pronunciare il nome di Nino Di Matteo, il pubblico ministero palermitano che rischia la vita. Non hai mai fatto riferimento, né lo farà mai, al processo sulla Trattativa Stato-Mafia che, fosse per lui, andrebbe spianato da una ruspa.
E’ solito abbracciarsi agli "impresentabili" in campagna elettorale, per l’immancabile foto ricordo.
E’ solito bistrattare i suoi stessi compagni di partito, pensiamo alla Bindi, o allo stesso Orfini, quando si sono permessi in alcune occasioni, anche se magari solo a parole, di alzare la cresta innalzando l’asticella della legalità.
Quando poi la temperatura sale eccessivamente, la contesa si fa rovente, i problemi esplodono, è lo specialista della fuga. Fughe intercontinentali, fughe a lunga percorrenza, da un continente all’altro.
Fugge all’estero, America o Israele non fa differenza, perché aspetta che la situazione interna si calmi e giornali e televisioni abbiano ormai altro a cui pensare.
E lui, che non solo è il premier, ma il segretario del PD, pretende una sua "presenza blindata" alla Festa nazionale dell’Unità. 
Come se Papa Francesco, per affacciarsi in piazza San Pietro, pretendesse fucili mitragliatori che fanno capolino dalle persiane. Ma c’è di più, e di peggio, come si sarebbe detto una volta. Alla fine, alla Festa dell’Unità non c’è neanche andato, accontentandosi di incontrare, in un’improvvisata, i cuochi che se lo son visti catapultare in mezzo a pentole e padelle. Temeva un fitto lancio di uova e pomodori di stagione.  
Direte che è arrogante.
Che è un cialtrone, un cialtroncello o un cialtronaccio, a usare i diminutivi e i peggiorativi della parola "cialtrone" riportati dal dizionario Treccani. E sbagliereste di grosso. Direte che è un superficiale, un approssimativo, un giovane Narciso dirottato da palazzo Pitti a Palazzo Chigi.
Direte che a suo tempo, uno dei suoi primi gesti mediatici fu rendere omaggio a Silvio Berlusconi nella sua dimora. Questo è vero. Ma può bastare quest’indizio, piatto forte per i "colpevolisti", per spiegare chi è oggi l’uomo che ha definitivamente gettato la maschera? Noi pensiamo di no.
Per giustificare il salvataggio del senatore Azzollini, con intercettazioni a suo carico che chiuderebbero qualsiasi udienza processuale cinque minuti dopo, ha avuto il coraggio, o la faccia tosta, se preferite, di complimentarsi con i senatori che avevano riscontrato il "fumus persecutionis" dei magistrati non accettando di far da "passacarte delle Procure". E le sue ministre ebetine, ma anche qualche suo ministro particolarmente signorsì, annuirono. Come d’abitudine.
Cosa vi aspettate di diverso da un premier così?
Da un premier che è amico di famiglia, essendone amico anche il suo papà, di un tal Verdini per quattro volte rinviato a giudizio?
O vi aspettavate che Matteo Renzi, perché è di questo signore che fino a ora abbiamo parlato, fosse un "passacarte delle Procure"?
No, no. Non lo capite? Questo premier sta cambiando l’Italia.
In che modo lo stia facendo, giudicatelo da soli.

I buchi neri non sono neri come il pensiero, dice Stephen Hawking A New Theory. - Jonathan O'Callaghan

Stephen Hawking


Stephen Hawking dice che potrebbe aver risolto un problema che ha afflitto l'astrofisica per 40 anni: la perdita di informazioni paradosso.
Per decenni, gli scienziati hanno discusso su ciò che accade per le informazioni relative alla morte di una stella che forma un buco nero. E 'noto che nulla, nemmeno la luce, può sfuggire da un buco nero a causa della sua intensa attrazione gravitazionale. La meccanica quantistica, però, dice che l'informazione non può essere distrutta; relatività generale dice che deve essere. Quindi, il paradosso perdita di informazioni.
Nel 1970, Hawking ha detto che i buchi neri potrebbero emettere "fotoni di informazione-less" attraverso fluttuazioni quantistiche - piccole perturbazioni nello spazio-tempo - chiamata radiazione di Hawking, ma nel 2004 ha prodotto una nuova teoria che sosteneva informazioni potrebbe effettivamente uscire da un buco nero. Come che si verificherebbe non era chiaro, ma ora dice di avere una risposta.
"Propongo che l'informazione non viene memorizzata all'interno del buco nero come ci si potrebbe aspettare, ma il suo confine, l'orizzonte degli eventi", ha detto oggi al KTH Reale Institute of Technology di Stoccolma, in Svezia. In particolare, si dice "super Traduzione" si svolge, che è essenzialmente un ologramma delle informazioni. Ciò significa che le informazioni possono sopravvivere e fuggire da un buco nero all'orizzonte degli eventi, il confine a cui nulla si dice che sia in grado di liberarsi. 
Hanno la chiave per questa teoria è Hawking radiazioni. Hawking dice che può "raccogliere" informazioni e spostare oltre l'orizzonte degli eventi. Ma non è tutto una buona notizia; l'informazione è sostanzialmente inutile. "Le informazioni sulle particelle dosi aggiunte viene restituito, ma in una forma caotica e inutile", ha detto Hawking. "Il risultato paradosso informazioni. Per tutti gli scopi pratici, l'informazione viene persa. "
L'orizzonte degli eventi è il confine oltre il quale nulla, nemmeno la luce, può sfuggire. NASA / JPL-Caltech.
Hawking ha lavorato sull'idea di fisici teorici Malcom Perry presso l'Università di Cambridge e Andrew Strominger presso la Harvard University. Insieme con una schiera di fisici teorici a Stoccolma, si discuterà la ricerca per tutta questa settimana prima di presentare i loro pensieri conclusivi questo Sabato. 
"Il messaggio di questa conferenza è che i buchi neri non è così nero come sono dipinte", Hawking ha detto ieri. "Non sono le prigioni eterne che una volta si pensava. Le cose possono uscire da un buco nero sia all'esterno ed eventualmente uscire in un altro universo. "
Ha elaborato che, se un buco nero era abbastanza grande e la rotazione, si potrebbe avere un passaggio verso un universo parallelo. «Ma non si poteva tornare al nostro universo," ha detto. "Quindi, anche se io sono appassionato di volo spaziale, io non ho intenzione di provarci."
http://www.iflscience.com/space/black-holes-arent-black-thought-says-stephen-hawking-new-theory

Leggi anche:
http://www.washingtonpost.com/news/speaking-of-science/wp/2015/08/25/stephen-hawking-believes-hes-solved-a-huge-mystery-about-black-holes/

E anche: 

Stephen Hawking: "Sui buchi neri avevo torto"


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Il celebre fisico ingelese ha presentato una nuova teoria che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dei buchi neri. O la nostra incomprensione?

Stephen Hawking: "Sui buchi neri avevo torto"
Il celebre fisico ingelese ha presentato una nuova teoria che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dei buchi neri. O la nostra incomprensione?         Un'illustrazione di un buco nero, invisibile al centro di un vorticoso gorgo di gas incandescente. © A. Hobart/CXC.

Mercoledì scorso, nel corso di una conferenza a Dublino (Irlanda), il celebre fisico teorico Stephen Hawking ha presentato una nuova teoria che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dei buchi neri, corpi celesti così densi che nemmeno la luce può sfuggire alla loro attrazione gravitazionale.
Divoratori cosmici. Hawking, che è oggi titolare della prestigiosa cattedra Lucasiana di matematica dell'Università di Cambridge (UK), divenne famoso negli anni '70 proprio per i suoi studi su questi oggetti che divorano tutto ciò che si trovi nelle loro vicinanze, all'interno di una regione detta “orizzonte degli eventi”. Fin da allora, in realtà, fu evidente che questa proprietà portava a un paradosso. Se i buchi neri inghiottono tutto, infatti, allora devono distruggere anche l'informazione: in pratica, di ciò che è inghiottito si perderebbe qualsiasi traccia. Secondo un'altra importante teoria fisica, la meccanica quantistica, però, l'informazione contenuta nella materia non può andare persa del tutto.
Scommessa da pagare. Nel 1975, Hawking affermò che i buchi neri erano un'eccezione alla regola, perché potevano distruggere l'informazione di ciò che inghiottivano e, forse, farla riapparire in un altro universo. Insieme al fisico teorico Kip Thorne, scommise un'enciclopedia sul baseball con John Preskill, un fisico del Californian Institute of Technology che invece sosteneva il contrario.
Scienziati spiazzati. Nel suo intervento a Dublino, parlando con una voce sintetizzata al computer, Hawking ha ammesso dopo trent'anni di aver avuto torto. Lo scienziato, che è costretto alla sedia a rotelle dalla sclerosi laterale amiotrofica, ha motivato la sua nuova posizione sulla base di una teoria che ha colto impreparati gli altri scienziati. Preskill stesso si è dichiarato soddisfatto, ma ha ammesso di non avere ben compreso gli aspetti teorici. La comunità scientifica, dunque, attende ora la pubblicazione che, stando alle aspettative, sarà presentata tra circa un mese. http://www.focus.it/scienza/spazio/stephen-hawking-sui-buchi-neri-avevo-torto