domenica 20 febbraio 2022

Cari elettori...- Vincenzo Garofalo

 

...molti politici non si rendono conto cosa significa avere il frigo vuoto. Guardare la propria auto ferma lì, allo stesso posto, allettata perché non puoi fare benzina.
Non sanno cosa significa non riuscire a dare ai propri figli la merenda desiderata a scuola. E comprare loro vestiti e scarpe perché crescono. Molti politici non sanno del tremolio di quel pollice impaurito che espone la mano di una mamma quando tocca la punta delle scarpe, per sentire se c'è ancora dello spazio, per sentire se il piedino può ancora arrangiarsi, prima dell'inevitabile restringimento.

Non sanno cosa significa avere le bollette accumulate sul comodino, e decidere, ogni volta, quella a cui devi dar priorità. Le date di scadenza non le guardi più: servirebbero solo a sentenziare il grado di colpevolezza di un'impotenza ingiusta.

Molti politici non sanno cosa significa scegliere se e come curarsi: il SSN, ormai, lo hanno smantellato. Non sanno che il ricorso agli esosi privati e il prezzo di certi farmaci faranno acquisire solo il coraggio di dire ai propri cari e agli amici intimi che è tutto a posto, quando invece non lo è. Un peso che poi devi scaricare, e lo confessi al primo interlocutore passante dagli occhi buoni che incontri.

Molti politici non sanno cosa significa andare a letto con la paura di essere sfrattati e non sapere dove andare a dormire: la dignità che ti rimbocca ancora una volta le coperte, e che cerca la tua attenzione, una tua rassicurazione. Ma tu ti volti dall'altro lato, per evitare il suo sguardo, perché non sai se sarai più leale con lei, se potrai più mantenerla. E pensi, su un cuscino bagnato, a come ti sentirai quel giorno: quando di nascosto la porterai lontana da te. Sai che non è la stessa cosa, ma in cuor ti sembrerà lo stesso un gesto colpevole, come quello che fanno alcuni codardi che abbandonano i propri animali fedeli lungo le strade.

Di tutte le ingiustizie questa è la più brutta.

Cari elettori, questi non sono più casi isolati, purtroppo. Ci sono moltissime povertà taciute prima che diventino eclatanti. Ma molti nani politici non ci arrivano. Non comprendono più la natura stessa dell' uomo, perché non ne hanno più il rispetto, perché tale condizione di offesa dignità gli è dovuta per proteggere il loro nobile vantaggio. Ormai si sono rinchiusi un'altra volta nella loro Versailles: per loro la povertà è diventata tangibile.
La storia insegna, ma non ha scolari (cit).
E sappiamo come andò.

Adesso aprite gli occhi e guardatevi bene intorno. Non bisogna per forza essere esperti di politica per capire chi si sta battendo davvero per voi. C'è una forza politica in questo Paese che ha già dato prova della sua lealtà e della sua onestà nel proteggere l' Italia dei semplici e degli esclusi. L'unica che ammette anche gli errori, e nella tana dei lupi era impossibile non farli. Ma l’empatia con la quale si rivolge a un Paese sempre più sofferente, generosa al punto d' anteporre gli interessi dei cittadini ai propri, è il primo segnale di riconoscimento di chi mette la propria esperienza e capacità al vostro servizio. Perché il mondo di riferimento del m5s è quello della gente semplice, della gente dimenticata, emarginata. Una forza di denuncia che si cala nelle situazioni per poterle migliorare: è attenta e rispettosa della vostra dignità. Si batterà sempre per farvela ritrovare, poiché è nata per questo motivo ed è nel suo dna aiutare chi è stato costretto ad abbandonarla...
e se gli darete forza, sarà anche in grado di tutelarla nei confronti di chi non la rispetta.

Vincenzo Garofalo 

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Lupi per Agnelli. - Marco Travaglio

 

La lettura dei giornaloni ci induce a un moto spontaneo di commozione e gratitudine per una famiglia di buoni samaritani torinesi che dona un miliardo di euro allo Stato per i nostri bisogni più impellenti. I titoli più soavi sono sulle testate dei benefattori. Stampa: “Accordo tra Fisco e gruppo Agnelli: un miliardo per le sedi in Olanda. Exor: ‘Corretta la nostra interpretazione delle norme. Nessuna sanzione, contenzioso chiuso’”. Repubblica: “Accordo col Fisco sul passaggio in Olanda. La società: ‘Operato secondo le regole’”. Ma anche il Sole 24 ore non scherza: “Exor e Agnelli, quasi 1 miliardo per chiudere la vertenza fiscale”. E il Corriere: “Exor-Agnelli, pace da 950 milioni con il Fisco”. Non è ben chiaro a quale guerra o “vertenza” o “contenzioso” sia seguito l’“accordo” di “pace”. Ma è pacifico che i donatori subalpini nulla dovevano, avendo osservato rigorosamente “regole” e “norme”, il che rende ancor più nobile il munifico gesto di devolverci metà degli utili. Un po’ come quegli imputati che patteggiano anni di galera, ma restano innocenti. Ci par di vederlo, il giovine John Elkann che arringa il folto gregge degli Agnelli, leccandosi il pollice mentre sfoglia il libretto degli assegni: “Mi voglio rovinare: facciamo un miliardo e un bacio sopra, se no dicono che siamo tirati! Apro una parente: se non sganciamo subito il miliardo, il fisco potrebbe affibbiarcene 2 o 3 per l’Exit Tax non pagata col trasloco in Olanda, e cara grazia che c’è lo sconto Draghi. Ma questo non lo diciamo, anche perché dallo Stato abbiamo incassato 10 miliardi fino al 2013 e ora si ricomincia. Chiusa la parente. Senza nulla a pretendere, i fratelli Elkann, che siamo noi”.

Ci par di vedere pure i colleghi di Stampubblica, ai quali va la nostra solidarietà. S’erano appena riavuti dalla fatica di nascondere il sequestro di 30 milioni ai cavalieri Gedi (gestione De Benedetti) per una presunta truffa da 38 all’Inps e di maledire il M5S per le truffe miliardarie sul superbonus (mai esistite) e zac! Gli capita fra capo e collo la notizia del padrone che prende i soldi e scappa, viene beccato e ne restituisce un po’ per evitare il peggio, mentre con l’altra mano ritira il primo dei 3-4 miliardi in 8 anni gentilmente offerti dal trio Draghi-Giorgetti-Cingolani. Ora chi lo dice a Sebastiano Messina, che su Rep voleva “vietare a vita l’uso della parola ‘onestà’” ai 5Stelle che “permettono a un imbroglione di truffare un miliardo – un miliardo! – col superbonus e consentono a mafiosi, finti poveri e latitanti di incassare ogni mese il reddito di cittadinanza” (500 euro!). In attesa di trovare un’anima pia che lo avvisi col dovuto tatto, Rep mette a pag. 1 il miliardo dallo Stato agli Agnelli e a pag. 25 il miliardo dagli Agnelli allo Stato. Sennò poi la gente sospetta che questi Agnelli siano parenti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/20/lupi-per-agnelli-2/6500321/

Letta, Calenda e Giorgetti officiano il “Draghi forever”. - Tommaso Rodano

 

Verso il 2023 - Il congresso di Azione invita tutti i big di partito tranne FdI e 5S. Il segretario del Pd: “Vinceremo insieme”.

È il caso di unire i puntini. Giovedì, dopo i molteplici incidenti parlamentari, Mario Draghi s’infuria con i partiti: o fate come dico io, oppure “così non si va avanti”. Venerdì il Partito democratico si premura di confermare di essere dalla parte del premier, senza se e senza ma. Il ministro Andrea Orlando se la prende con i partiti più irrequieti della maggioranza. Non li cita, si riferisce a Lega e Cinque Stelle, ma in fondo pure Forza Italia, quelli che “creano instabilità ponendo ogni volta dei distinguo”. Sabato, infine, Enrico Letta partecipa al congresso romano di Azione, il partito di Carlo Calenda, e spalanca le porte del centrosinistra al più draghista dei leader moderati: “Faremo grandi cose, vinceremo insieme le elezioni del 2023”.

Tre indizi fanno una prova. In un momento di turbolenze per la maggioranza di governo, il Pd rimane saldamente a sostegno del premier, immobile e affidabilissimo. I dem si sono intestati il ruolo di partito di Draghi. Per il presente e per il futuro. D’altra parte l’intervento del segretario Letta al battesimo romano del partito di Calenda è difficile da fraintendere.

Al congresso di Azione ci sono leader di partito di ogni schieramento, da destra a sinistra: Antonio Tajani (FI), Giovanni Toti (Cambiamo), Ettore Rosato (Iv), Roberto Speranza (Articolo Uno). L’apertura è affidata al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Il senso politico lo dà il padrone di casa, Calenda, che stabilisce in modo netto il perimetro politico: tutti tranne Conte e Meloni. Compresa la parte della Lega fedele a Giancarlo Giorgetti, non a caso – pure lui – tra gli ospiti del congresso di Azione. “Siamo per il dialogo – ha detto Calenda – ma questo non vuol dire accettare qualunque controparte. Noi non dialoghiamo e non accettiamo il confronto con il Movimento 5 stelle e Fratelli d’Italia. È una scelta netta e definita perché il dialogo si fa a partire dai valori comuni”.

A prescindere dai veti calendiani, Letta aveva a sua volta annunciato i suoi saldi propositi di alleanza. Con un’apertura mai così netta ai moderati di Azione: “Ci troveremo insieme, accanto, alle prossime elezioni – ha garantito il segretario del Pd –. Avremo uno sguardo comune sul futuro, a partire dall’Europa. E sono sicuro che faremo grandi cose. Insieme vinceremo le elezioni del 2023. E dopo, insieme, daremo un governo riformista, democratico ed europeista al nostro paese. Sono qui per confermare questa voglia di fare strada insieme per il bene dell’Italia”. Di più, non si poteva dire.

Ora, resta difficile capire quale sia il vero punto di equilibrio di Letta, che fino a prova contraria rimane il sostenitore di una larghissima alleanza liberale che va da Calenda fino ai Cinque Stelle di Conte. Ma che sbatte sui veti reciproci, fieramente esibiti dai presunti alleati. Conte – che sarebbe, sempre fino a prova contraria, il primo alleato del Pd – di Calenda non ne vuole sapere. Calenda – che era arrivato a minacciare la sua candidatura alle suppletive della Camera solo per ostacolare quella eventuale di Conte – almeno ha stabilito un perimetro molto chiaro: per lui “tutto è possibile, a condizione che non ci siano i 5Stelle”.

In serata il leader dei Cinque Stelle commenta così, con i suoi collaboratori: “Prendiamo atto dell’arroganza e dei veti, ma li lasciamo ad altri. I protagonismi dilatano l’ego e fanno apparire indispensabili. Noi non abbiamo paura del confronto, ma c’è una differenza sostanziale fra campo largo e campo di battaglia: creare accozzaglie per puntare solo alla gestione del potere non ci interessa”.

Conte e Calenda sono alternativi: dei due, l’uno. Per capire cosa passi per la testa del segretario del Pd, può aiutare questa parola d’ordine, tremendamente bizantina: “Continuità dinamica”. La spiega Stefano Ceccanti, deputato dem di consolidate convinzioni draghiane: “Letta – dice – è sempre stato coerente nel perseguire una continuità dinamica con Draghi, non con la medesima coalizione da unità nazionale, ma con una futura maggioranza progressista”. Letta è per un Draghi post-elezioni, insomma: scommette sulla conferma dell’attuale premier come unico scenario delle urne. Un dato che finirebbero per accettare sia i 5Stelle che Calenda. Invece l’irascibile fondatore di Azione è per un draghismo “statico”. Per Calenda da una parte ci sono “i buoni” europeisti che continueranno a sostenere Draghi: i partitini di centro, il Pd, Forza Italia, la Lega depurata dal salvinismo. Dall’altra “i cattivi” populisti: la Lega fedele a Salvini, Fratelli d’Italia e il M5S. L’unica sfumatura tra Letta e Calenda è proprio il rapporto con Conte.

La sorpresa, che anticipa la giornata in cui il segretario del Pd vira definitivamente al centro, è l’intervista di Goffredo Bettini al Foglio. Proprio colui che aveva ispirato la strategia giallorosa di Nicola Zingaretti, in teoria il più vicino a Conte, disegna il manifesto più draghista di tutti: “Oggi dobbiamo essere il partito della stabilità”, dice Bettini. Il Pd “è il partito più forte” dopo la (ri)elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, “è l’architrave del sistema democratico”. E il suo dovere è quello di “aiutare Draghi nella navigazione”.

Sembra Calenda, invece è Bettini. Il larghissimo campo del centro, con un’impercettibile spolverata di sinistra, è praticamente servito.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/20/letta-calenda-e-giorgetti-officiano-il-draghi-forever/6500353/