venerdì 20 novembre 2020

Sherlock Holmes e il mistero del debito pubblico. - Fabio Conditi

 

Il debito pubblico è un autentico mistero. A scatenare la discussione è bastata una banale e sensata dichiarazione del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, che in una intervista a La Repubblica “chiede di cancellare i debiti accumulati dai governi per rispondere al Covid”.

Apriti cielo !!! Sono volati gli stracci.

Il più veloce arriva subito dal Vicepresidente della BCE Luis de Guindos: “I Trattati lo vietano”. Un altro ben più importante arriva anche dalla Presidente della BCE Christine Lagarde: “Leggo sempre con interesse tutto quello che dicono i rappresentanti del Parlamento Ue e soprattutto i presidenti. La mia risposta è molto breve: tutto quello che va in quella direzione è contro i trattati, c’è l’articolo 103 che proibisce quel tipo di approccio e io rispetto i trattati”, ha spiegato.

Altri stracci sono volati dai cosiddetti esperti economici mainstream. Hanno gridato ai quattro venti per anni che il debito pubblico graverà sulle spalle dei nostri figli, ma si trovano oggi nella stessa condizione del Re della fiaba di Hans Christian Andersen, quando un bambino urla “Ma il Re è nudo!!!”. Come potrebbero costoro, seguitare a sostenere che l’Italia ha bisogno di tutti i prestiti elargiti dalla “generosa” Unione Europea ?

La questione è fondamentale e dirimente. Se fosse vero che il debito pubblico è cancellabile, allora diventerebbe inutile seguitare a fare politiche di austerity e soprattutto diventerebbe plausibile, come dice Sassoli, “cancellare i debiti accumulati dai governi per rispondere al Covid”.

Il debito pubblico è un autentico mistero

La maggior parte delle persone è davvero convinta che il debito pubblico graverà come un macigno sulle spalle delle future generazioni, e nonostante tutti i sacrifici che facciamo da anni, il debito pubblico cresce non solo in Italia, ma in tutti i paesi del mondo. Tanto che qualcuno si chiede “ma a chi li dobbiamo tutti questi soldi, agli alieni ?”.

Un mistero degno di Sherlock Holmes.

Vediamo di analizzarlo come farebbe il più famoso degli investigatori, immaginatelo pure nella stupenda e moderna versione di Benedict Cumberbatch. Rechiamoci idealmente a Londra, al numero 221B di Baker Street, ed immaginiamo di assegnare al nostro eroe l’incarico di spiegarci come si risolve il problema del debito pubblico.

Sherlock Holmes sorriderebbe con aria compiaciuta e, rivolgendosi al suo fedele aiutante, direbbe: “Elementare, caro Watson”.

Quando si ha a che fare con un debito e lo si vuole eliminare, ci sono due sole possibilità:

  • cancellarlo, ma deve essere d’accordo il creditore;
  • estinguerlo, ma il debitore deve avere i soldi per farlo.

Cancellazione del debito pubblico

Generalmente un creditore difficilmente sarà d’accordo a cancellare un suo credito, altrimenti sarebbe un benefattore. La questione è diversa se il creditore è una società controllata dal debitore, per la quale è lui che decide. Elementare …

Vediamo ora chi sono i creditori dello Stato e quale percentuale di titoli di stato posseggono, e proviamo a cercare tra essi qualcuno che sia disponibile a rinunciare al proprio credito:

  • famiglie italiane 5%;
  • banche e istituzioni finanziarie italiane 45%;
  • investitori esteri e BCE 30%;
  • Banca d’Italia 20%.

Lasciamo perdere banche e istituzioni finanziarie, investitori esteri e famiglie italiane, che non sono minimamente disponibili a rinunciare al loro credito, e dimentichiamoci per ora della BCE, che sulla base di quanto dichiarato dai suoi vertici, non sembra molto disponibile.

Rimane la Banca d’Italia, che come si potrebbe intuire dal nome, è dello Stato italiano perché nomina il Governatore e soprattutto ha diritto a ricevere a fine anno più del 95% dei suoi utili annuali (come si evince dal successivo piano di riparto dell’utile netto 2019 della Banca d’Italia).

Bilancio bankitalia 2019

Elementare, caro Watson” direbbe Shelrock Holmes “se la Banca d’Italia è una istituzione di diritto pubblico che rientra tra gli organismi dello Stato italiano, significa che in un eventuale bilancio consolidato, il suo debito viene annullato dal credito della sua controllata”.

Detta in parole povere, il debito dello Stato verso la sua Banca Centrale è una questione interna contabile che non ha effetti verso terzi. In particolare la cancellazione di questo debito/credito è ininfluente da un punto di vista macroeconomico.

Non è però ininfluente da un punto di vista degli interessi privati di una piccola categoria di soggetti, quelli che guadagnano enormi cifre dalla intermediazione di questi titoli.

Infatti quando i suoi titoli scadono, lo Stato deve pagare quanto promesso a Banca d’Italia, la quale provvede a ricomprarne altri, ma non direttamente da lui sul mercato primario, come sarebbe giusto e ovvio. Li compra sul mercato secondario, da istituzioni finanziarie che li avevano acquistati dallo Stato sul mercato primario e che li rivendono a Banca d’Italia, lucrando enormi guadagni da queste speculazioni.

Si capisce allora perché gli esperti mainstream gridano allo scandalo, qualcuno si vedrebbe sottrarre la “gallina dalle uova d’oro”.

Maaa … c’è un ma, che è di carattere giuridico-contabile. La cancellazione del debito/credito nel bilancio consolidato è una operazione contabile non solo fattibile, ma anche giusta, come dimostra il Regno Unito che da anni scrive nei suoi bilanci consolidati la frase “I titoli di stato detenuti da enti del settore pubblico, sono eliminati in sede di consolidamento e rimossi dal bilancio”.

Ma la cancellazione del debito/credito nei singoli bilancio ha effetti molto diversi:

  • nel bilancio dello Stato, la cancellazione del debito nei confronti della sua Banca Centrale è sicuramente un fatto positivo perché riduce le uscite costituite dai titoli di stato in scadenza ogni anno, che non devono più essere rinnovati;
  • nel bilancio della Banca d’Italia, la cancellazione del credito nei confronti dello Stato genera un “buco” nell’attivo che non può più compensare il passivo che aveva generato, le riserve che erano state utilizzate, al momento dell’acquisto dei titoli di stato, per pagare il corrispettivo.

Quindi se vogliamo risolvere anche il problema contabile, ci sono due possibilità, entrambe previste dalla norme sia della BCE che dello Stato:

– come affermato dalla BCE nel documento n.169 dell’aprile 2016, dal titolo “Profit distribution and loss coverage rules for central banks“, nota n.7 a pagina 14, le Banche Centrali “sono protette contro l’insolvenza a causa della loro capacità di creare denaro e possono perciò operare con patrimonio netto negativo“. Quindi la cancellazione dei titoli di stato dall’attivo del bilancio della Banca d’Italia genererebbe un passivo superiore all’attivo, quello che si definisce “patrimonio netto negativo”, e questo non è un problema per Banca d’Italia. Deve però essere una soluzione condivisa da tutti, all’interno del SEBC, cioè il Sistema Europeo delle Banche Centrali, e sappiamo già che la BundesBank ha qualche problema in Germania a far accettare questa soluzione, come dimostra la recente sentenza della Corte Costituzionale tedesca;

– uno Stato che ha emesso titoli di stato, può sempre consolidarli, cioè trasformarli in titoli irredimibili e rimborsabili a richiesta, assegnando loro una rendita perpetua. Se questa operazione è ingiusta nei confronti di soggetti terzi come famiglie, banche, istituzioni finanziarie e investitori esteri, risulta invece vantaggiosa se effettuata solo per i titoli di stato detenuti da Banca d’Italia, la quale può mantenere quei titoli nell’attivo del proprio bilancio per un tempo indefinito e non è continuamente costretta a ricomprarne degli altri quando scadono.

La soluzione proposta da Sherlock Holmes per eliminare il debito pubblico detenuto da Banca d’Italia è semplicemente geniale: “È ormai evidente a tutti che il Quantitative Easing della BCE, nato come soluzione temporanea dopo la crisi finanziaria del 2007-2008, è ormai una misura permanente e anche insufficiente all’interno delle sue politiche monetarie. Tanto vale renderlo stabile attraverso la trasformazione dei titoli di stato detenuti dalla Banca d’Italia in titoli irredimibili senza scadenza e rimborsabili solo a richiesta, assegnando loro una rendita perpetua, che però lo Stato si riprende a fine anno quando gli verranno distribuiti gli utili della sua banca centrale. Questa decisione non influisce minimamente sulle regole dell’Eurozona ed è una decisione che lo Stato può sempre adottare unilateralmente, senza arrecare danni a nessuno”.

Estinzione del debito pubblico

Il debito pubblico si può sempre estinguere, ma dove trova i soldi lo Stato?

Dove trova i soldi lo Stato è un altro mistero degno di Sherlock Holmes.

Elementare, caro Watson” direbbe il famoso investigatore “lo diceva anche Aristotele che la moneta è uno strumento di scambio convenzionale, che non esiste per natura ma per nomos, cioè per legge, e per questo essa ha il nome di nomisma. I Trattati Europei hanno trasferito alla BCE le competenze che storicamente erano della Banca d’Italia, cioè le politiche monetarie, compresa l’emissione esclusiva di banconote, ma non hanno trasferito la sovranità monetaria che è ancora dello Stato italiano per il combinato disposto degli artt.1-11 della Costituzione, ma soprattutto dell’art.117 punto e) che assegna allo Stato la legislazione esclusiva nelle materie riguardanti la moneta”.

Infatti per i Trattati Europei (art.128 del TFUE), la BCE ha solo l’esclusiva delle banconote, mentre le monete metalliche sono ancora emesse dagli Stati con simboli riconoscibili e nazionali, anche se la BCE deve approvare il volume di conio. Quindi l’euro non è una moneta unica, ma la somma di tante monete nazionali aventi un rapporto di cambio fisso, ma questo è un altro discorso.

Nei Trattati Europei, però, non si parla mai di altri strumenti monetari che lo Stato può emettere:

  • biglietti di stato (stato-note o note di stato), fattispecie giuridica diversa dalle banconote (banca-note o note di banca) di cui ha ancora la competenza esclusiva;
  • moneta elettronica (art114bis del TUB) o moneta virtuale (basata sulla blockchain).

Questi strumenti potrebbero non essere “moneta a corso legale”, cioè ad accettazione obbligatoria come le monete metalliche e le banconote, ma possono tranquillamente essere “ad accettazione volontaria” come tutta la moneta elettronica bancaria, che costituisce oggi più del 90% di tutta la moneta che usiamo.

In conclusione

La soluzione migliore sarebbe quella di monetizzare il debito pubblico, attraverso il Ministero del Tesoro che ha ancora la sovranità monetaria, quindi può sempre emettere nuova moneta o creare un nuovo strumento di scambio che accetta per il pagamento delle tasse. Evitando solo l’emissione di banconote,  perché di competenza esclusiva della BCE.

La soluzione più semplice, però, è consolidare i titoli di stato detenuti da Banca d’Italia, trasformandoli in titoli irredimibili e rimborsabili solo a richiesta, così rimarranno permanentemente registrati nell’attivo del suo bilancio e lo Stato non sarà più influenzato dalle fluttuazioni di quei titoli sui mercati finanziari.

Dopo aver tratto le sue conclusioni, Sherlock Holmes ci ha congedati dicendo di avere casi ben più difficili a cui dedicarsi.

Quindi ci ha accompagnato all’uscita con una delle sue frasi più celebri:

Sono proprio le soluzioni più semplici quelle che in genere vengono trascurate”.

Chissà cosa penserebbe di questa pandemia.

Glielo chiederò la prossima volta.

Fabio Conditi

Presidente dell’associazione Moneta Positiva - http://monetapositiva.blogspot.it/

https://comedonchisciotte.org/sherlock-holmes-e-il-mistero-del-debito-pubblico/

IO VI ACCUSO. - Marco Galice

 

Queste mie parole non cambieranno niente, ma spero in una condivisione di indignazione che possa diffondersi più di una pandemia.

Barbara D’Urso, Maria De Filippi, Alfonso Signorini, Alessia Marcuzzi e tutta la schiera della vostra bolgia infernale… io vi accuso.
Vi accuso di essere tra i principali responsabili del decadimento culturale del nostro Paese, del suo imbarbarimento sociale, della sua corruzione e corrosione morale, della destabilizzazione mentale delle nuove generazioni, dell’impoverimento etico dei nostri giovani, della distorsione educativa dei nostri ragazzi.
Voi, con la vostra televisione trash, i vostri programmi spazzatura, i vostri pseudo spettacoli artefatti, falsi, ingannevoli, meschini, avete contribuito in prima persona e senza scrupoli al Decadentismo del terzo millennio che stavolta, purtroppo, non porta con sé alcun valore ma solo il nulla cosmico.
Siete complici e consapevoli promotori di quel perverso processo mediatico che ha inculcato la convinzione di una realizzazione di sé stessi basata esclusivamente sull’apparenza, sull’ostentazione della fama, del successo e della bellezza, sulla costante ricerca dell’applauso, sull’approvazione del pubblico, sulla costruzione di ciò che gli altri vogliono e non di ciò che siamo.
Questo è il vostro mondo, questo è ciò che da anni vomitate dai vostri studi televisivi.
Avete sdoganato la maleducazione, l’ignoranza, la povertà morale e culturale come modelli di relazioni e riconoscimento sociale, perché i vostri programmi abbondano con il vostro consenso di cafoni, ignoranti e maleducati. Avete regalato fama e trasformato in modelli da imitare personaggi che non hanno valori, non hanno cultura, non hanno alcuno spessore morale.
Rappresentate l’umiliazione dei laureati, la mortificazione di chi studia, di chi investe tempo e risorse nella cultura, di chi frustrato abbandona infine l’Italia perché la ribalta e l’attenzione sono per i teatranti dei vostri programmi.
Parlo da insegnante, che vede i propri alunni emulare esasperatamente gli atteggiamenti di boria, di falsità, di apparenza, di provocazione, di ostentazione, di maleducazione che diffondono i personaggi della vostra televisione; che vede replicare nelle proprie aule le stesse tristi e squallide dinamiche da reality, nella convinzione che sia questo e solo questo il modo di relazionarsi con i propri coetanei e di guadagnarsi la loro accettazione e la loro stima; che vede lo smarrimento, la paura, l’isolamento negli occhi di quei ragazzi che invece non si adeguano, non cedono alla seduzione di questo orribile mondo, ma per questo vengono ripagati con l’emarginazione e la derisione.
Ho visto nei miei anni di insegnamento prima con perplessità, poi con preoccupazione, ora con terrore centinaia di alunni comportarsi come replicanti degli imbarazzanti personaggi che popolano le vostre trasmissioni, per cercare di essere come loro. E provo orrore per il compiacimento che trasudano le vostre conduzioni al cospetto di certi personaggi.
Io vi accuso, dunque, perché di tutto ciò siete responsabili in prima persona.
Spero nella vostra fine professionale e nella vostra estinzione mediatica, perché solo queste potranno essere le giuste pene per gli irreparabili danni causati al Paese.

Marco Galice 

https://www.facebook.com/photo/?fbid=10158661348539194&set=a.35518759193

Finestre intelligenti: producono freddo e caldo.

 

Chiunque viva in un paese caldo sa che le tende oscuranti non solo tengono fuori la luce, ma tengono anche fuori il caldo. Ma cosa succederebbe se, invece di bloccare semplicemente quella luce, potessimo raccoglierla per produrre energia?

Gli scienziati hanno recentemente svelato una nuova ricerca sulle “finestre intelligenti”, che non solo cambiano colore automaticamente se riscaldate dalla luce solare per mantenere freschi gli edifici, ma si trasformano anche in pannelli solari.

La ricerca porta due benefici sull’energia pulita in quanto fornisce energia solare e allo stesso tempo riduce la dipendenza di un edificio dall’aria condizionata.

I ricercatori del National Renewable Energy Laboratory (NREL) del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti hanno descritto in dettaglio una tecnologia “fotovoltaica termocromica”, cioè che cambia i colori quando riscaldata dalla luce solare per ridurre la necessità di raffreddamento. Non solo, quando le finestre intelligenti diventano più scure, iniziano anche a raccogliere energia dalla stessa luce solare che conferisce loro la loro tonalità più scura.

Le finestre sono costituite da un sottile foglio di perovskite, materiale a celle solari sempre più adottato, che è posto tra due lastre di vetro, con un vapore di solvente iniettato tra i due. A bassi livelli di umidità, la finestra è trasparente. Ma all’aumentare delle temperature, il vapore innesca una reazione chimica che fa sì che i cristalli di perovskite si riorganizzino in forme diverse; ogni forma riflette la luce in misura diversa, facendo assumere al vetro vari colori, che vanno dal giallo all’arancio, al rosso e al marrone.

I cambiamenti di colore si verificano tra 35 e 46 ° C, un intervallo più elevato rispetto ai precedenti prototipi realizzati dallo stesso team di ricerca. Le nuove finestre possono passare da trasparente a giallo, arancione, rosso e marrone, in circa 7 secondi.

“Una finestra prototipo che utilizza la tecnologia potrebbe essere sviluppata entro un anno”, ha spiegato in un comunicato stampa Bryan Rosales, ricercatore post-dottorato presso NREL e autore principale dello studio.

https://www.beppegrillo.it/finestre-intelligenti-producono-freddo-e-caldo/

L'ANSA presenta all'Anci la nuova informazione regionale.

 

Al Via ANSA LOCAL. Il direttore Contu, 'saremo ancora più vicini ai territori'.


Il Covid sta cambiando anche il modo di fare giornalismo, la territorialità è diventata sempre più centrale e questo ha portato l'ANSA, a lanciare un nuovo flusso di informazioni, 'ANSA LOCAL'. A presentare l'iniziativa, nel corso dell'assemblea dell'Anci, è stato il direttore dell'Agenzia, Luigi Contu. "L'emergenza che stiamo vivendo ci ha fatto riflettere, siamo nel mezzo di una tempesta perfetta con al centro l'informazione - ha detto Contu - L'ANSA è sempre stata presente sui territori da quando ha aperto, nel 1970, una sede in ogni Regione. Nel corso degli anni, l'informazione si è sempre più regionalizzata, come dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, ma in questo ultimo anno abbiamo visto quanta importanza stanno riconquistando i sindaci e quanto sia fondamentale il loro impegno nell'agenda informativa del Paese.

Abbiamo pensato quindi di rivedere la nostra informazione regionale e locale lanciando un nuovo flusso".

Contu spiega che ANSA LOCAL avrà due grandi filoni: "Una parte dedicata a chi sui territori governa e ha necessità di essere informato costantemente e in tempo reale riguardo a tutto ciò che avviene a livello politico-legislativo; ci saranno agende personalizzate per i territori, i grandi eventi, rassegne ragionate. Il Covid ci ha dato un'idea molto chiara del valore di questo tipo di informazione. Per la prima volta l'opinione pubblica è tornata a cercare anche sul web informazione di qualità da chi fa il nostro mestiere. L'ANSA è arrivata ad avere più di 80 milioni di persone in un mese collegatesi al sito ansa.it per informarsi sul Covid nel periodo delle prima ondata. Ecco allora il secondo filone: le nostre pagine web regionali, i nostri canali social saranno messi a disposizione dei sindaci e dei territori per comunicare, oltre che con tutti gli abbonati dell'ANSA, anche con i cittadini".

In accordo con l'Anci sarà possibile arrivare in tutti i Comuni d'Italia "perché vogliamo essere più vicini e utili ai territori e a chi combatte ogni giorno una battaglia difficilissima". Un plauso è stato rivolto ad ANSA LOCAL dal presidente dell'Anci, il sindaco di Bari Antonio Decaro: "Attraverso le agenzie facciamo conoscere realtà che forse rimarrebbero sconosciute al resto del mondo. Sono un sostenitore convinto dell'informazione che è un diritto per i cittadini e un'esigenza per conoscere quello che accade nel loro territorio e nel resto del mondo. Quindi, qualunque tipo di collaborazione con il mondo dell'informazione ci interessa come sindaci perché il giornalismo è un presidio di democrazia. Il progetto dell'ANSA è interessante soprattutto per i Comuni più piccoli, che hanno ricchezze spesso sconosciute. Conoscere queste ricchezze può esercitare una sorta di marketing non solo per il turismo ma anche nei confronti di nuovi abitanti, per impedire così lo spopolamento".

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/11/19/lansa-presenta-allanci-la-nuova-informazione-regionale_6caf1aab-456f-494d-84a6-d401361b7b7d.html

Il "servizietto". - Massimo Erbetti

 

Una volta la ricchezza e il potere erano dati dal possedere un bene, oggi il potere non lo detiene chi ha il bene, ma chi lo distribuisce…chi fa il servizio…che poi alla fine rischia di diventare un "servizietto" …nel senso che dietro il servizio si nasconde la fregatura…
"Vogliamo l'acqua pubblica"... "ma l'acqua è già pubblica" ti senti rispondere ed in effetti è vero, ma nella maggior parte dei casi è il servizio di distribuzione a non esserlo e tutti ne conosciamo gli effetti negativi…le multinazionali si ingrassano con i soldi della distribuzione, operano addirittura senza concorrenza e con un margine di guadagno assicurato. Stessa cosa accade con la distribuzione dell'energia elettrica e con il gas…vi siete mai domandati se un giorno le società di distribuzione, smettessero di fare il "servizio"? Apri il rubinetto e non arriva più l'acqua…accendi l'interruttore e la lampadina rimane spenta….accendi il fornello e non c'è la fiamma…e se qualcuno dicesse "da domani mi devi dare il doppio per il servizio"? Che armi avremmo noi per contrastare questa cosa? Come dite? Non potrà accadere mai? C'è un organo di controllo che lo impedisce? Si forse avete ragione…ma...ma...volete che vi faccia un altro esempio del potere che hanno le società dei cosiddetti "servizi"? Sei malato, hai il covid, devi andare in ospedale, l'ospedale è a soli 2 chilometri, ma tu sei solo, non puoi guidare la macchina, hai bisogno di una ambulanza, quelle del 118 sono tutte occupate…cosa fai? Chiami una delle tante che fanno il servizio in sostituzione…sorpresa…per il "servizio" ti chiedono 500€….capito? Per 2 chilometri cinquecento euro…e se non li hai? Altro esempio di "servizietto": sei sempre tu, hai sempre il covid e hai necessità di una visita…chiami una struttura privata…purtroppo oggi la sanità è anche privata in convenzione…ti dicono che non possono aiutarti perché hanno tutti i medici occupati…ma se vuoi…loro fanno anche un servizio parallelo "privato"...e ti chiedono 95€ per una consulenza telefonica…ah dimenticavo…vengono anche a casa tua a farti il "servizio"...però di "euri" ne vogliono 450…capito che "servizietto"? I servizi essenziali devono essere pubblici, nessuno deve specularci…non deve entrarci il profitto.
E a proposito di servizio…dovete anche stare molto attenti a chi affidate un determinato servizio, perché potrebbe accadere che chi vi fa il servizio cerchi di fregarvi anche il bene…e da servizio a servizietto è un attimo…e chi ha orecchie per intendere…intenda. 

https://www.facebook.com/photo?fbid=10218757242907818&set=a.2888902147289

Bufera su Morra, lui: "Santelli? Mie parole strumentalizzate".

 

Bufera sul presidente della commissione parlamentare Antimafia, Nicola Morra, dopo le sue parole sull’ex presidente della Regione Calabria, Jole Santelli.

Morra è intervenuto a Radio Capital, dove ha commentato l’arresto di Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale calabrese. E dopo aver sottolineato che "Tallini è stato il più votato nel collegio di Catanzaro, se non il più votato in Calabria. È la dimostrazione che ogni popolo ha la classe politica che si merita", ha detto: "Sarò politicamente scorretto, era noto a tutti che la presidente della Calabria Santelli fosse una grave malata oncologica. Umanamente ho sempre rispettato la defunta Jole Santelli, politicamente c’era un abisso. Se però ai calabresi questo è piaciuto, è la democrazia, ognuno dev’essere responsabile delle proprie scelte: hai sbagliato, nessuno ti deve aiutare, perché sei grande e grosso".

"Parole vomitevoli. Chiedo le immediate dimissioni di questo deficiente. Sbaglio? Un pensiero per la cara Jole Santelli", scrive su Facebook il segretario della Lega, Matteo Salvini.

"Questo signore, oltre che essere un parlamentare della Repubblica italiana è anche presidente della commissione parlamentare Antimafia. Indegno, dimettiti", fa eco Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, commentando le parole di Nicola Morra nei confronti di Jole Santelli.

"Le parole del presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra su Jole Santelli sono indegne. E rappresentano un’offesa per tutti i malati oncologici. Non gli restano che le dimissioni". Lo scrive su Twitter Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia.

"La scelleratezza di Morra non meriterebbe commenti. Ma non può restare impunita una volgarità così bassa nei confronti del presidente Jole Santelli", ha dichiarato il presidente facente funzioni della Regione Calabria Nino Spirlì, aggiungendo: "Politico di alto rango, prestigiosa avvocata, donna esemplare, eroica combattente contro il male peggiore, che non era il cancro, ma la malapolitica e la politica sciacquatrippe. Della sua patologia, privata, personale, non ne ha fatto scudo, né strumento: ognuno di noi, nascendo, ha in tasca la fine. E, di essa, nessuno conosce l’ora di arrivo. Solo la stupidità è peggiore della morte, perché, la prima, dura una vita, mentre la seconda dura meno di un istante. Morra, alla perenne vergogna accompagni le dimissioni. Unico dovere".

In serata sempre via social Morra scrive: "Salvini ed altri esponenti del Centrodestra chiedono le mie dimissioni facendo un truffaldino taglia e cuci di mie dichiarazioni, strumentalizzandole. Nel giorno in cui Domenico Tallini, di Forza Italia, viene arrestato per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, per un business che la ‘Ndrangheta ha fatto nell'ambito della Sanità -infatti era stato messo nella lista degli impresentabili- guarda caso parte un attacco nei miei confronti, basato sul nulla".

"Riporto qui una fonte in merito a ciò che realmente ho detto oggi in radio. Repubblica riporta l’audio della mia intervista con le mie dichiarazioni. Ho parlato di dati di fatto. Se poi qualcuno vuole fare il taglia e cuci come fosse il vestito di Arlecchino faccia pure, ma non è informazione, non è giornalismo, non è verità", conclude Morra.

https://www.adnkronos.com/fatti/politica/2020/11/19/bufera-morra-lui-santelli-mie-parole-strumentalizzate_er8fESXlpnh9vfYFhJWaGI.html?refresh_ce

Io, nelle parole di Morra non noto nulla di sconveniente.
La verità, purtroppo, è che viviamo in un paese nel quale si parla tanto di libertà di parola, ma si combatte a spada tratta chi dice l'ovvio.
L'altra verità è che si vuol colpire chi, con coscienza e abnegazione, fa il suo lavoro ledendo, così, gli interessi di chi delinque.
E' triste doverlo ammettere, ma è la nostra triste realtà,
cetta.

Recovery fund, resta il veto di Ungheria e Polonia: trattative in stallo. Merkel: “Serve una soluzione, valutare tutte le opzioni”.


Anche il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, sottolinea che l'accordo è in salita, invitando i leader a cercare "una soluzione accettabile per tutti". Il negoziato ripartirà già da domani, sotto la regia della presidenza di turno tedesca, alla ricerca di una via d’uscita per liberare il Bilancio 2021-2027 e il Recovery fund dal ricatto di Budapest e Varsavia che non vogliono sottostare alla clausola sullo stato di diritto.

È ancora stallo tra i Paesi dell’Unione europea sul Recovery fund e sul bilancio 2021-2027. Come previsto, la videoconferenza dei leader non ha sbloccato il veto di Polonia e Ungheria con cui i governi di Mateusz Morawiecki e Viktor Orban stanno tenendo in ostaggio il pacchetto economico pensato per fronteggiare la crisi causata dal coronavirus. La maggioranza degli Stati membri sembra decisa a non scendere a compromessi sulla clausola che lega l’erogazione dei fondi al rispetto delle regole fondamentali della democrazia. Ma Angela Merkel è chiara: “Dobbiamo continuare a lavorare e sondare tutte le opzioni possibili. Siamo ancora all’inizio della questione”. Anche il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, sottolinea che l’accordo è in salita, invitando i leader a cercare “una soluzione accettabile per tutti“. Senza trascurare i tempi: “Dobbiamo trovare una soluzione, milioni di cittadini aspettano una risposta in questa crisi senza precedenti e dunque continuiamo a lavorare sodo per raggiungere un accordo al più presto“, è il sollecito arrivato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

Il negoziato ripartirà già da domani, sotto la regia della presidenza di turno tedesca, alla ricerca di una via d’uscita per liberare il Bilancio 2021-2027 e il Recovery fund dal ricatto di Budapest e Varsavia. Una partita che vedrà – in parallelo – l’avvio del lavoro per mettere a punto il piano B per aggirare o smontare l’ostacolo se non si dovesse trovare la quadra in tempi ragionevoli, trascinando l’Unione in un esercizio di bilancio provvisorio e accumulando ritardi sugli esborsi del Recovery. Le trattative sono frenetiche, anche se la riunione dei leader è durata pochissimo: giusto il tempo per un’introduzione di Michel ed una descrizione dello stato dell’arte formulata dalla cancelliera Angela Merkel nella sua veste di presidente di turno. Poi è toccato a Orban e Morawiecki, che hanno presentato le ragioni del loro veto. Nessun altro intervento, se non quello del premier sloveno Janez Jansa, grande supporter del leader ungherese, che ha preso la parola per difendere la causa di Budapest e Varsavia pur senza seguirle sulla strada del veto.

La vera partita inizierà da domani: l’obiettivo è raggiungere l’unanimità, trovando un compromesso con Polonia e Ungheria, ma gli strumenti in mano all’Ue per superare il veto non mancano. “Ora prenderanno il via consultazioni in formati diversi per prepararci al consiglio di dicembre“, chiarisce Michel. “La magia dell’Unione europea è quella di trovare soluzioni anche quando sembra impossibile. Nessuno sottovaluta la situazione, e la natura seria di quanto affrontiamo. Ma c’è la determinazione di lavorare in modo intenso per superare gli ostacoli”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/19/recovery-fund-resta-il-veto-di-ungheria-e-polonia-trattative-in-stallo-merkel-serve-una-soluzione-valutare-tutte-le-opzioni/6009927/

Mondo di Mezzo: confisca beni a Carminati e Buzzi per 27 milioni.

 

Confisca definitiva dei beni riconducibili, tra gli altri, a Massimo Carminati e Salvatore Buzzi imputati principali nel maxiprocesso al Mondo di Mezzo. Il provvedimento è stato eseguito dai militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza.

Il valore complessivo della confisca è di circa 27 milioni di euro. Tra i beni 13 unità immobiliari e un terreno a Roma e in provincia; 13 automezzi e 69 opere d'arte di importanti esponenti della scena artistica della seconda metà del XX secolo (Pop Art, Nouveau Réalisme, Futurismo e Surrealismo).

Il provvedimento ha riguardato anche i beni nella disponibilità di Riccardo Brugia, secondo gli inquirenti braccio destro di Carminati, Roberto Lacopo, Agostino Gaglianone, Fabio Gaudenzi, Cristiano Guarnera e Giovanni De Carlo, tutti arrestati nel dicembre del 2014 nell'ambito della prima operazione dell'inchiesta della Procura di Roma."La confisca - è detto in una nota della Gdf - rappresenta l'epilogo delle indagini patrimoniali svolte nei confronti degli indagati e dei loro "prestanome", delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria ai sensi del "Codice antimafia" (D.Lgs. 159/2011), in una cornice di coordinamento investigativo con l'Arma dei Carabinieri. Gli specialisti del Gico "hanno ricostruito il "curriculum criminale" dei proposti, accertando la sussistenza dei requisiti di "pericolosità sociale" e della rilevante sproporzione tra i redditi dichiarati e i patrimoni accumulati nel tempo, necessari affinché il Tribunale capitolino emettesse vari decreti di sequestro, su richiesta della Procura della Repubblica, eseguiti a partire dalla fine del 2014". A Carminati sono state confiscate, tra l'altro, la villa di Sacrofano e opere d'arte per un valore stimato di oltre 10 milioni di euro. Un'altra villa, nella stessa località, è stata affidata in comodato d'uso gratuito, per vent'anni, all'A.S.L. Roma 4 per la realizzazione di una importante struttura sociosanitaria per aiutare le famiglie di pazienti con autismo. Nei confronti di Buzzi la misura patrimoniale ha ad oggetto due immobili a Roma nonché le quote e il patrimonio di due società, per un valore stimato di oltre 2,6 milioni di euro. (ANSA).

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Renato Schifani non è una muffa, e torna come osso di seppia. - Pino Corrias

 

Il ritratto. Dalla Sicilia con Silvio nel cuore.

Renato Schifani non è una muffa, ma il nuovo consigliere politico di Silvio B. La prima circostanza l’ha stabilita a suo tempo un tribunale della Repubblica italiana, interpellato dallo stesso Schifani. E ci sta, visto che stiamo parlando di un ex presidente del Senato. La seconda è invece l’ennesima trovata del Dottore che (appena fuori dal giro degli inseparabili: Gianni Letta, Confalonieri, Dell’Utri) si diverte a nominare i suoi provvisori consiglieri come si fa con il personale di servizio, scegliendoli tra i molti dotati dell’X Factor della fedeltà, per poi spremerli sino a quando l’abnegazione dei prescelti si deteriora per sfinimento. È successo dai tempi di Enzo Cartotto, agli albori del partito azienda, passando per Giuliano Urbani, Giuliano Ferrara, Marcello Pera, Gianfranco Fini, Sandro Bondi, Sabina Began, Angelino Alfano, Francesca Pascale, giù giù fino a Giovanni Toti, il penultimo.

Ripescato dall’oblio, Renato Schifani, palermitano, detto in gioventù “freno a mano” per l’innato carattere oggettivato nella cautela con cui guidava la sua Fiat 500 L, servirà a facilitare l’ultimo giro di giostra del Dottore che secondo i migliori politologi di Palazzo, finiti i processi, le prescrizioni, le pupe, le bugie e forse anche i voti, si appresta a diventare Statista. Cioè pronto per le larghe intese, che poi sarebbero il salvataggio di Mediaset e la spartizione del malloppo vero, i 209 miliardi di euro in arrivo dalla perfida Europa.

Sebbene l’iracondo Filippo Mancuso, buonanima, a suo tempo ministro di Grazia e giustizia lo avesse definito “esperto in recupero crediti”, Renato Schifani è avvocato raffinatissimo, ramo civilista, cresciuto nella bella Palermo del sacco edilizio, quando la festa la organizzava Vito Ciancimino sindaco e i cronisti, come ha scritto Enrico Deaglio nel suo Raccolto rosso, scendevano in Sicilia per andare al mare o per un nuovo morto ammazzato importante.

Nato nell’anno 1950, Renato viene da una famiglia di piccola borghesia, padre e madre impiegati comunali. Studente senza soprassalti, blandì il suo cauto ’68 partecipando all’occupazione del liceo, “ma senza mai scendere in piazza”. A vent’anni è già democristiano. Poi dottore in Giurisprudenza con lode. Primo impiego al Banco di Sicilia. Il tempo di vestire la toga e due anni dopo entrare nello studio legale di Giuseppe La Loggia, avvocatone d’alta dinastia democristiana, diventando il timido amico del figlio esuberante, Enrico, detto ‘u babbiuni dai compagni del liceo Gonzaga. Insieme entreranno nella Sicula Broker, società di assicurazioni, con soci finiti anni dopo nei dossier dell’antimafia. A Palermo capita. E insieme saliranno i gradini di Forza Italia. A partire dalle leggendarie elezioni del 1996, quelle del 61 a zero, apoteosi del berlusconismo in Sicilia.

Trasferitosi con la famiglia a Roma, Schifani inaugura la sua seconda vita, facendo dimenticare certi dettagli della prima. Compreso il peculiare incarico professionale ricevuto nel 1983 da Giovanni Bontate, fratello del capomafia Stefano, principe di Villagrazia, per difendere la titolarità del suo ingente patrimonio – imprese edili, decine di appartamenti, ville, casali, agrumeti – dagli assalti giustizialisti della Cassazione che pretendeva di sequestrarglieli. Studia le carte, prepara la difesa, onora il mandato. Peccato che a rendere superflua la sua fatica professionale ci abbiano pensato i corleonesi di Totò Riina, che dopo avere fucilato a colpi di kalashnikov Stefano, morto nel centro di Palermo, liquidarono con due colpi alla nuca anche il fratello, appena scarcerato dall’Ucciardone per motivi di salute, anno 1988. A Palermo capita.

Ben venga Roma, dunque. Con le interminabili riunioni in Palazzo Grazioli, le serate al Bagaglino che fu il vero teatrino di quegli anni, e la mirabile carriera di Schifani, diventato prima capogruppo di Forza Italia, anno 2001, poi addirittura presidente del Senato, 2008-2013, seconda carica della Repubblica. Anche se la pertinenza non memorabile dei suoi interventi politici aveva ricadute blande sui giornali. Salvo che per due circostanze. La prima tricologica, per via del suo clamoroso riporto che occupava i due terzi della sua testa pensante, con scia di commenti, risate e disappunti estetici dell’intera nomenklatura arcoriana. E la seconda per il celebre Lodo intitolato a suo nome che mirava a difendere il suo maggiore cliente, Silvio B., dagli assalti giustizialisti delle Procure che pretendevano di metterlo sotto processo. Non bastando le batterie di deputati, giornalisti, lobbisti, la depenalizzazione del falso in bilancio, il blocco delle rogatorie, le norme sul legittimo sospetto, gli allungamenti dei processi e gli accorciamenti delle prescrizioni, i condoni fiscali, la detassazione degli utili, le macchine del fango contro i nemici, serviva aggiungere ancora l’ultimo miglio, l’ultimo sforzo. E fu il “Lodo Schifani” a incaricarsi di quel tocco coreano al nostro catalogo di leggi, anno 2003: vietato processare le cinque più alte cariche dello Stato, diceva la nuova norma, cancellata a stretto giro dalla Corte costituzionale per manifesta scempiaggine.

Di tutto il suo tribolare politico avvocatesco resta il vanto di avere contribuito all’ingaggio del celebre senatore Sergio De Gregorio passato da sinistra a destra per un intimo convincimento risarcito con 3 milioni di euro da Silvio B. E restano due frasi di prudentissimo conio: “Il presidente Berlusconi ha ragione”, ripetuta in premessa e a consuntivo di ogni intervento. E la più atroce per un palermitano: “Ho sempre tenuto al Milan”.

Sparì dai radar un giorno del 2014 con il consigliere politico di allora, l’Angelino Alfano, anche lui in fuga per crollo psicologico. Provarono insieme a costruire il castello di sabbia del Nuovo centrodestra, di cui non resta neanche la traccia del secchiello. Li inghiottì la stessa risacca che oggi ce lo restituisce calvo, come fa il mare con gli ossi di seppia. Vediamo quanto dura stavolta la sua prudenza.

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