Una nuova indagine della dda di Palermo punta, ancora una volta, i riflettori sull’intreccio tra politica e sanità. Su interessi di denaro, nomine da fare, posti da assegnare, concorsi da truccare. E anche questa volta dentro, ci sono tra gli indagati imprenditori, politici, esponenti delle forze dell’ordine. E poi c’è lui, di nuovo lui: Totò, detto “Vasa Vasa”.
13 dicembre del 2015. Totò Cuffaro lasciava il carcere romano di Rebibbia dove aveva trascorso gi ultimi 4 anni e 11 mesi da recluso. Condannato a sette anni per favoreggiamento dopo un processo iniziato a Palermo nel febbraio del 2005. Un’indagine della dda del capoluogo siciliano che puntava a fare luce sull’intreccio tra mafia, politica e sanità. Appalti da gestire e pilotare, nomine ai vertici della sanità pubblica, tariffari da rivedere per riempire le tasche di imprenditori collusi e contigui a cosa nostra. Talpe nelle forze dell’ordine che avvertono gli indagati. E, al centro di tutto, c’era Totò Cuffaro che all’epoca dei fatti era presidente della Regione Siciliana. Il governatore, dello “Totò vasa vasa (bacia bacia ndr)” per la sua caratteristica principale: baciare sulla guancia praticamente tutti i suoi interlocutori.
Un processo lungo, una indagine complessa fatta di migliaia di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Rapporti ricostruiti. Accuse pesanti che, alla fine, si trasformano in una condanna a sette anni per favoreggiamento nei confronti di Totò Cuffaro che, dopo la conferma della Cassazione, si presenta alla porta carraia di Rebibbia che lascia prima di Natale di dieci anni fa.
Intervistato nei giorni successivi alla scarcerazione dice di non voler più fare più politica, quantomeno attiva, per dedicarsi al volontariato e ad una missione in Africa. In Burundi per la precisione. Aiutare gli atri diventa, almeno a parole, il suo unico obiettivo. Ma quando viene “riabilitato” in tutto e per tutto, la svolta. Entra nella Nuova Democrazia Cristiana fino a diventarne il nuovo segretario nazionale. Il Burundi diventa un ricordo.
Adesso dobbiamo fare un salto nel tempo. In avanti di dieci anni.
4 novembre del 2025. Una nuova indagine della dda di Palermo punta, ancora una volta, i riflettori sull’intreccio tra politica e sanità. Su interessi di denaro, nomine da fare, posti da assegnare, concorsi da truccare. E anche questa volta dentro, ci sono tra gli indagati imprenditori, politici, esponenti delle forze dell’ordine. E poi c’è lui, di nuovo lui: Totò “Vasa Vasa”.
Per i magistrati della dda, guidati da Maurizio De Lucia, l’ex presidente della regione, nonostante la condanna scontata per favoreggiamento, sarebbe tornato a fare quello che sa fare meglio: gestire il potere, creare clientele, pilotare nomine e gestire il consenso politico. Pensava di non essere intercettato in casa Cuffaro, per il quale la procura ha chiesto gli arresti domiciliari assieme ad altre 16 persone (tra loro c’è anche il deputato di Noi Moderati, Saverio Romano). Era convinto di essere al sicuro. Ma le precauzioni non erano mai troppe. A tutti quelli che lo andavano a trovare in casa chiedeva di lascare in un’altra stanza i telefoni cellulari. Le microspie però erano state ben piazzate. Lì ed in tutti gli altri luoghi che l’ex governatore usava per i suoi incontri. Così come intercettate erano tutte le utenze cellulari in suo uso.
Leggendo le intercettazioni sembra di fare un passo indietro nel passato. Di nuovo si parla di gestione appalti nella sanità, di nuovo di nomine da pilotare, di persone da mettere in un posto piuttosto che in un altro sulla base del consenso politico cha hanno portato e possono ancora portare per il futuro. Un futuro che potrebbe, o forse avrebbe potuto, vedere di nuovo Cuffaro tra i candidati della politica regionale. E ancora esponenti delle forze dell’ordine, un carabiniere ed un poliziotto, che passano informazioni all’ex presidente della regione sulle indagini della procura. Insomma, un dejà vu. E nemmeno dei più imprevedibili.
Adesso, alla luce di questa nuova indagine, quasi fotocopia di quella che lo portò in carcere, Totò Cuffaro ha lasciato i suoi incarichi nella Nuova Democrazia Cristiana. Si è dimesso da segretario nazionale. Il suo coinvolgimento in questa nuova inchiesta della procura scuote anche il governo guidato da Renato Schifani e che ha avuto l’appoggio elettorale di Cuffaro e del suo partito. Il rimpasto della giunta è alle porte.
Intanto “Vasa Vasa” attende che arrivi il 14 novembre giorni in cui varcherà di nuovo la soglia del tribunale di Palermo da indagato per rispondere alle domande del Gip che poi dovrà decidere del futuro dell’ex governatore per il quale la procura ha chiesto l’arresto. Ancora una volta.
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