sabato 22 giugno 2019

Conte: "Nostri conti meglio del previsto".

Conte: Nostri conti meglio del previsto

Mercoledì prossimo il governo certificherà che il deficit previsto per il 2019 è pari al 2,1% del Pil, anziché al 2,5% come prevede la Commissione Europea. Lo dice il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a margine del Consiglio Europeo a Bruxelles. Per tentare di evitare la procedura per debito, dice il premier, "c'è un binario tecnico che va avanti: ieri abbiamo deliberato per rendere operativo il congelamento già previsto di 2 mld. Completeremo mercoledì prossimo, con il Consiglio dei ministri: faremo l'assestamento per certificare come i conti vadano meglio del previsto". "Potremo certificare che saremo intorno al 2,1%, non al 2,5% come prescrive e prevede la Commissione Europea", aggiunge Conte. "Non serve dire 'non rispettiamo queste regole, non ce le applicate'. Fino a quando non le cambiamo, sono queste", rimarca il presidente del Consiglio.

Quanto al "candidato ideale" dell'Italia "alla presidenza della Commissione" europea, "lo voglio rivelare, è quello che si predispone a ridiscutere le nuove regole, sulla base di quello che ho scritto" nella lettera inviata ieri sera, dice il premier. Ma c'è qualcuno disposto a farlo? "Lo verificheremo", risponde. "Il Patto - aggiunge Conte - è di molta stabilità e poca crescita. Dobbiamo invertire un attimo queste regole. Vogliamo un dialogo su questo fronte: riteniamo che si debba lavorare per contrastare la disoccupazione. Riteniamo che ci sia da lavorare per la crescita, non solo economica, ma anche per lo sviluppo sociale. Sono questi i temi che vogliamo ridiscutere", sottolinea. In merito all'ipotesi che Angela Merkel possa diventare presidente della Commissione Europea, il premier replica che Merkel "ha grande esperienza politica. L'ultima volta che abbiamo parlato abbiamo accennato anche a questo aspetto, non mi è sembrata disponibile. Vedremo".
Alla domanda se il discorso del presidente della Bce Mario Draghi, in merito alla possibile ripresa delle misure di stimolo all'economia, abbia in parte disinnescato la minaccia della procedura per debito, facendo calare i rendimenti dei titoli di Stato, Conte risponde che il fatto che lo spread, "cali fa piacere, perché favorisce l'intero nostro sistema economico. Avere lo spread alto non ci agevola. Ma la procedura non è collegata al livello dello spread".
In una dichiarazione diffusa a margine del Consiglio Europeo, Conte scrive: "Oggi vedo ricostruzioni molto fantasiose sui giornali. Con la Lega ci sarebbero dissapori: vorrei sottolineare che con Salvini e Di Maio siamo entrati in riunione ieri mattina alle 8 per la riunione economica e ci siamo lasciati ieri sera a mezzanotte: mai avuto diverbi o contrasti". "Abbiamo posto le basi per l'assestamento di bilancio e per le riforme sulla giustizia - continua Conte - quanto al bilancio ieri abbiamo assunto in Consiglio dei ministri la delibera preliminare sul congelamento già programmato dei 2 miliardi e mercoledì prossimo completeremo con l’assestamento definitivo". "Non tagliamo nuove risorse - dice ancora il premier - semplicemente certifichiamo in un documento ufficiale i risparmi di spesa e le maggiori entrate e rendiamo definitivo il congelamento già programmato dei 2 miliardi".
"La mia lettera ha un contenuto politico e mira alla revisione delle regole nella prospettiva della nuova legislatura europea. In essa si chiarisce che l'Italia non vuole sottrarsi all’applicazione delle regole vigenti sulla procedura di infrazione", prosegue Conte. "Il binario di interlocuzione tecnica che è in corso con Bruxelles - aggiunge - chiarirà, con l’assestamento, che l’Italia rispetta le regole vigenti. La lettera però chiarisce le ragioni e la direzione del cambiamento. Attualmente nel Patto di stabilità e crescita c’è molta stabilità e poca crescita. Dobbiamo lavorare per incrementare le regole per contrastare la disoccupazione, per il salario minimo, per lo sviluppo sociale".
"Qualche giornalista oggi scrive che sarei venuto a Bruxelles con le mani vuote - afferma il premier nella dichiarazione scritta - Io rappresento un Paese del G7, il terzo Paese dell’Eurozona, la seconda azienda manifatturiera d’Europa: come si può pensare che io venga a mani vuote? Io rappresento tutte le migliaia di realtà imprenditoriali italiani che esportano in tutto il mondo con punte di assoluta eccellenza".
Ai vertici del governo italiano ci sarebbe vera preoccupazione per la possibile procedura per deficit eccessivo legata al debito che potrebbe essere raccomandata dalla Commissione Europea, e poi lanciata dal Consiglio. E' quanto si apprende a Bruxelles, a margine del Consiglio Europeo. Il negoziato sarebbe più difficile rispetto alla fine del 2018, perché la Commissione Europea che deve decidere se raccomandare o meno l'avvio della procedura è una Commissione uscente, che quindi è relativamente più libera di decidere applicando le regole.

Reggio Emilia, nel comune del Pd due inchieste con 33 indagati: “Così funziona il Sistema che spartisce appalti e nomine”. - Paolo Bonacini

Reggio Emilia, nel comune del Pd due inchieste con 33 indagati: “Così funziona il Sistema che spartisce appalti e nomine”

Alla fine dello scorso febbraio 18 dirigenti sono finiti indagati per falso ideologico e abuso d’ufficio. Tra gli altri la moglie del sindaco Vecchi, allora dirigente all’urbanistica. Pochi giorni fa la nuova e più pesante tegola sull'amministrazione comunale: 15 indagati, tra cui l’ex vicesindaco, un assessore, dirigenti di primo piano nella gestione degli appalti e dei soldi pubblici.

Lo hanno ribattezzato il “sistema Reggio Emilia”. È quello messo sotto accusa dalla procura della Repubblica per la seconda volta in soli quattro mesi. Due inchieste con 33 indagati travolgono la città già scossa da Aemilia, il più grande processo alla ‘ndrangheta nel Nord Italia. Il sistema Reggio lambisce l’amministrazione del rieletto sindaco Pd Luca Vecchi. Alla fine dello scorso febbraio 18 dirigenti del Comune di Reggio Emilia, in servizio nel 2013 (e in buona parte ancora oggi), sono finiti indagati per i reati di falso ideologico abuso d’ufficio. Tra gli altri la moglie dello stesso sindaco, allora dirigente all’urbanistica. Pochi giorni fa la nuova e più pesante tegola sulla testa dell’amministrazione comunale: 15 indagati, tra cui l’ex vicesindaco, un assessore, dirigenti di primo piano nella gestione degli appalti e dei soldi pubblici, il responsabile del servizio legale del comune e un gruppo di avvocati esterni. Con reati ipotizzati pesanti: turbativa d’asta, corruzione, abuso d’ufficio,falso ideologico e violazione del segreto d’ufficio. Il tutto negli anni tra il 2015 e il 2017, quando a portare la fascia tricolore era lo stesso Vecchi, successore e fedelissimo dell’ex ministro Graziano Delrio.
Per gli inquirenti il “sistema Reggio” che potrebbe emergere da entrambe le indagini – non collegate tra di loro – è una sorta di legge non scritta per l’assegnazione di incarichi e nomine, per la scelta di consulenti e professionisti, per la costruzione e l’assegnazione delle gare di appalto. Con l’obiettivo di favorire persone e imprese predeterminate. Emblematico il caso della nomina, nel maggio 2016, di Maria Teresa Guarnieri a direttrice della neonata azienda Asp Reggio Emilia che offre servizi e assistenza ad anziani, disabili e minori. Per quel posto era stata indetta una procedura pubblica ed erano arrivati 40 curricola, ma già da mesi si discuteva dell’opportunità di mettere al comando dell’azienda la dottoressa Guarnieri. Il presidente dell’Asp Raffaele Leoni, ex assessore provinciale, era d’accordo, il vicesindaco con delega al welfare, Matteo Sassi, nutriva dubbi. Se e quanto quel confronto “a priori” influenzò o condizionò la Commissione giudicatrice, che assegnò poi l’incarico fino al 2021, sarà l’indagine a stabilirlo. Intanto Leoni e Sassi sono entrambi indagati. Come è indagato l’avvocato Santo Gnoni, responsabile dell’ufficio legale del comune di Reggio Emilia e membro della Commissione.
I corposi sequestri di atti compiuti dalla Guardia di Finanza riguardano questa e altre vicende di nomine e assegnazione d’appalti, per volumi complessivi di decine di milioni di euro. E con l’ipotesi che ai risultati voluti si adeguassero poi i bandi, i concorsi, le gare e le Commissioni, seguendo procedure magari formalmente corrette ma tagliate su misura per i prescelti con gradi di libertà tali da condurre all’esito cercato. La corruzione e la violazione del segreto d’ufficio ipotizzate aprono nuove vie e nuovi moventi per raggiungere l’obbiettivo che resta comunque lo stesso: favorire i favoriti.
Nel caso del global service per la gestione degli impianti comunali a vincere – secondo le accuse – doveva essere la Gesta spa, società oggi del gruppo Coopservice, potente cooperativa con sede a Reggio Emilia, che ha vinto un appalto di quasi 12 milioni esteso fino al settembre 2022. Per i servizi di mobilità collettiva uniti alla gestione delle aree di sosta ha vinto il consorzio Tea controllato all’88% dalla società Til srl, a sua volta in mano all’azienda pubblica di trasporti Act. Qui si parla di 25 milioni di euro per un contratto fiume dal 2016 al 2024,  che sollevò perplessità anche da parte dell’Anticorruzione: secondo la guardia di Finanza era  cucito su misura per la Tea.
Paola Cagliari è invece direttrice dal giugno 2015 della Istituzione Scuole e Nidi dell’Infanzia, con un contratto a tempo determinato rinnovato nel 2017. È indagata in merito alla assegnazione delle attività dell’asilo nido “Giulia Maramotti” alla cooperativa Panta Rei, che da vent’anni gestisce servizi educativi in convenzione col comune in diverse scuole dell’infanzia. In associazione d’impresa con Reggio Children, il marchio educativo reggiano noto in tutto il mondo, Panta Rei gestisce anche la scuola aziendale dell’Eni a San Donato Milanese. In qualche modo aziendale è anche il nido Maramotti che riserva 30 posti dei 78 disponibili a dipendenti del Gruppo Max Mara, sulla base dell’accordo tra Fondazione Maramotti e Comune che nel 2008 portò all’apertura dell’asilo donato all’Ente Pubblico. 
Panta Rei gestisce la scuola da allora ma la gara pubblica indetta nel 2016 per il rinnovo del servizio fu oggetto di una battaglia legale. Panta Rei vinse con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, partendo da una base d’asta di circa 850mila euro. Il 3 agosto 2016 all’apertura delle buste la Commissione guidata da Paola Cagliari accertò che due delle tre imprese partecipanti, Panta Rei e la Cooperativa “Nasce un sorriso” di Potenza, non avevano allegato l’autentica notarile prevista alla firma sulla fidejussione. Trattandosi di “irregolarità formale e non sostanziale”, sta scritto nel verbale, la Commissione ritenne di non applicare nessuna sanzione. Due settimane dopo l’offerta del terzo concorrente che aveva ottenuto il punteggio più elevato, la Baby & Job srl di Roma, fu giudicata anomala per il ribasso del 10% nella proposta economica e la Commissione affidò nuovamente la gestione del nido alla Cooperativa Panta Rei. Fu fatta una “consegna anticipata d’urgenza”, nell’agosto 2017, con un contratto valido fino al 30 giugno 2020. La Babj & Job si oppose a questa decisione ricorrendo al Tar di Parma e perse la causa perché, sentenziò la Corte, non si rilevavano “nel complessivo agire dell’Amministrazione profili di irragionevolezza e illogicità tali da palesare una distorsione nell’esercizio del potere valutativo”.
Su questi e altri fronti sarà l’analisi dei materiali sequestrati e delle intercettazioni ambientali a dire se esista davvero o sia solo fantasia il “Sistema Reggio”. Gli indagati sostengono di non aver commesso illeciti. Il Pd tace mentre il sindaco è fiducioso tanto nell’operato della magistratura che in quello dei suoi assessori e dirigenti. Ma sul suo futuro pende una spada di Damocle pesante come 33 avvisi di garanzia.