mercoledì 19 dicembre 2018

"Compra, ho parlato con Renzi". Imputazione coatta per il broker di De Benedetti. - Giovanni Neve



Da Renzi seppe che il decreto sulle popolari sarebbe passato e al broker fece investire 5 milioni di euro. L'operazione gliene fruttò 600mila.

Non sarà archiviata l'indagine per "ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza (la Consob, ndr)" a carico di Gianluca Bolengo, il broker di Intermonte Sim spa a cui al telefono, il 16 gennaio 2015, Carlo De Benedetti disse che il decreto sulle banche popolari sarebbe passato per averlo saputo dall'allora premier Matteo Renzi e che investì per conto dello stesso imprenditore 5 milioni in azioni delle Popolari.
La riforma fu approvata quattro giorni dopo e, grazie a quella operazione, l'Ingegnere guadagnò circa 600mila euro.
L'accusa per Bolengo è di ostacolo alle funzioni di vigilanza. Con un provvedimento di 63 pagine, il gip Gaspare Sturzo ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dal pm Stefano Pesci ordinando che venga formulata l'imputazione coatta. La procura si era espressa per l'archiviazione del procedimento ritenendo che non vi fosse la prova che De Benedetti fosse venuto in possesso, nei giorni che precedettero la telefonata con Bolengo, di notizie price sensitive e non vi fosse la prova che queste notizie fossero state comunicate allo stesso broker. Per il giudice Sturzo, invece, dall'esame degli atti emergono "logici elementi" per ritenere Bolengo "consapevole di trovarsi innanzi all'obbligo di dover comunicare (l'operazione finanziaria, ndr) come sospetto alla Consob". Già lo scorso marzo il gip aveva respinto la richiesta di archiviazione per il broker di Intermonte Sim spa ordinando invece un supplemento di indagini.

Oliverio indagato, “fondi ad azienda in cambio di stop a lavori per danneggiare sindaco: è lotta politica con soldi pubblici”. - Lucio Musolino e Andrea Tundo

Oliverio indagato, “fondi ad azienda in cambio di stop a lavori per danneggiare sindaco: è lotta politica con soldi pubblici”

Il governatore dem della Calabria colpito dall'obbligo di dimora in un'inchiesta della procura di Catanzaro. L'accusa è abuso d'ufficio: secondo gli investigatori, sbloccò 4,2 milioni di euro legati ai lavori sugli impianti di sci a Lorica in maniera "anomala". E ci fu una "controprestazione": la stessa ditta stava svolgendo i lavori in una piazza a Cosenza e gli fu chiesto di fermarsi per danneggiare il sindaco di centrodestra. Il gip: "Rapporto di scambio può ben sconfinare nel terreno della corruzione". Lui: "Accuse infamanti, sciopero della fame".

Una “lotta politica deteriore” giocata con i soldi pubblici, erogati anche senza giustificazione, e le ‘pressioni’ per rallentare lavori affidati alla stessa impresa a Cosenza, all’epoca amministrata da avversari politici, che a loro volta si erano interessati per fermare tutto evitando che a inaugurare le opere non fossero loro. Tanto che i funzionari pubblici, ‘venduti’ agli interessi degli imprenditori il cui unico obiettivo era “rastrellare quanto più denaro pubblico possibile”, la spiegavano così, riferendosi a politici e rappresentanti istituzionali: “Sono come i delinquenti, ti ricattano, tu ci chiedi un favore a loro e loro subito ti ricattano”. A rimetterci, tra ritardi e infrastrutture incomplete o inutilizzabili perché non in sicurezza, era la “disgraziata Calabria”, come la definiscono alcuni degli indagati in un’intercettazione telefonica.

Barbieri, il mattatore degli appalti vicino alla cosca.
È questo il quadro che emerge dall’inchiesta della Guardia di finanza, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri, dagli aggiunti Vincenzo Capomolla e Vincenzo Luberto e dal pm Alessandro Prontera, che ha portato in carcere l’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri, ritenuto la testa di legno del boss Franco Muto di Cetraro, e ai domiciliari altre sette persone, compresi dirigenti pubblici. Era Barbieri il mattatore degli appalti, finanziati con i fondi comunitari, e gestiti dalla Regione Calabria. In particolare gli impianti sciistici Lorica-Camigliatello, il cuore dell’inchiesta che è arrivata a colpire il presidente della Regione, Mario Oliverio, esponente del Partito Democraticoper il quale è stato disposto dal gip l’obbligo di dimora.
Calabria, misura cautelare per Oliverio. La conferenza stampa di Gratteri
di Lucio Musolino
Volume 90%
La decisione di Oliverio e il “contributo” di Adamo e Bruno Bossio.
Secondo gli inquirenti, nonostante fosse a conoscenza della situazione finanziaria deteriorata della sua azienda, era comunque intervenuto in favore di Barbieri garantendo “l’indebita percezione di capitale pubblico a fronte di opere ineseguite o comunque non funzionali”, scrive il gip Pietro Carè nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari, con un finanziamento aggiuntivo di 4,2 milioni di euro, deliberato dalla Giunta regionale il 13 maggio 2016. Come “controprestazione”, secondo gli inquirenti, aveva chiesto di rallentare i lavori in piazza Belotti a Cosenza, dove governava la giunta di centrodestra presieduta dal sindaco Mario Occhiuto, grazie anche al “contributo causale” degli esponenti del Pd Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio, rispettivamente ex ed attuale parlamentare, entrambi non indagati.
L’accusa di abuso d’ufficio. Il gip: “Può ben sconfinare in corruzione”.Oliverio è accusato di abuso d’ufficio e per lui i pm avevano chiesto i domiciliari. Richiesta respinta dal gip che ha disposto l’obbligo di dimora nel suo comune di residenza. Allo stesso tempo, però, il giudice usa parole durissime nei suoi confronti. Spiegando che il fine primo del governatore sarebbe stato quello della “lotta politica sebbene di quella più deteriore che si possa immaginare provenire da parlamentari o ex parlamentari della Repubblica”, ad avviso di Carè, “non si può trascurare come essa si inserisca in un rapporto di scambio” con Barbieri che “appare riduttivo definire clientelare, potendo ben sconfinare nel terreno della corruzione“.
La replica: “Sciopero della fame, io sono sempre trasparente”.
Il governatore ha definito le accuse “infamanti” 
annunciando lo sciopero della fame: “La mia vita e il mio impegno politico e istituzionale sono stati sempre improntati al massimo di trasparenza, di concreta lotta alla criminalità, di onestà e rispettosa gestione della cosa pubblica. I polveroni sono il vero regalo alla mafia – fa sapere Oliverio – Tra l’altro l’opera oggetto della indagine non è stata appaltata nel corso della mia responsabilità alla guida della Regione. Quanto si sta verificando è assurdo. Non posso accettare in nessun modo che si infanghi la mia persona e la mia condotta di pubblico amministratore”.
“4,2 milioni di euro una vistosa anomalia”.                      Di tutt’altro avviso è il giudice per le indagini preliminari nel ricostruire la genesi di quella delibera di Giunta proposta da Oliverio che ha portato a stanziare 4,2 milioni di euro a Barbieri per opere complementari legate agli impianti sciistici di Lorica-Camigliatello. Una “vistosa anomalia” perché quell’investimento viene ammesso nonostante sia stato richiesto fuori dai termini e “neppure ancora formalmente ammessi”. Nonostante, annota il gip, diversi mesi prima il presidente della Regione avesse effettuato un sopralluogo sul cantiere di Lorica, “circostanza nella quale prende personalmente contezza (ove mai non l’avesse fatto in precedenza) del ritardo dei lavori e della minima contribuzione del privato”. Stando alle intercettazioni, infatti, l’impresa di Barbieri aveva sborsato “circa 28mila euro su oltre 13 milioni” e comunque Oliverio “promette” nuovi “corposi finanziamenti pubblici” per la costruzione di un albergo-rifugio che voleva simile a una struttura che aveva visto sul lago di Garda.

La “piena disponibilità del presidente” e la “controprestazione”.
Non ci sono intercettazioni che lo riguardano, ma secondo il gip il quadro delineato dai dialoghi degli altri indagati e quanto risulti negli atti predisposti dalla sua Giunta è inequivocabile. Il giudice cita, tra le altre conversazioni ascoltate dai finanzieri, quella del 2 marzo di due anni fa. Dopo un incontro con Oliverio, uno degli indagati parla a Barbieri di “miracoli grossissimi” grazie al faccia a faccia. “Trova conferma – si legge nell’ordinanza – la piena disponibilità del presidente a portare avanti a “tambur battente” i progetti presentati dal concessionario privato (senza neppure considerare la necessità di dover espletare una gara pubblica e la possibilità che se l’aggiudichi un’altra impresa) ma emerge per la prima volta la necessità di una “controprestazione”, ovvero il rallentamento dei lavori del cantiere di piazza Bilotti a Cosenza”.
“Ti devi fermare su piazza Bilotti”. E le “interferenze incrociate”.
La necessità, si evince dalle carte, è quella di non permettere al sindaco uscente del capoluogo di provincia, Mario Occhiuto, di inaugurarla. Si tratta di una delle opere più importanti volute dal sindaco-architetto che sta portando avanti proprio l’impresa di Barbieri. L’imprenditore finito in carcere e un dirigente pubblico parlano di “ordine di scuderia” e “tassativo”. “Io ho avuto una riunione con il presidente ed il presidente m’ha detto ‘Ti devi fermare su piazza Bilotti’“. E l’indagato “confida di sentirsi pressato, quasi “costretto” ad assecondare la richiesta “bipartisan” della politica (“ti ricattano, tu ci chiedi un favore a loro e loro subito ti ricattano”) per non subire ritorsioni”.

Le richieste “bipartisan”: “Così sono tutti felici e contenti”.
Bipartisan
 perché alla fine – stando alla ricostruzione degli inquirenti – le presunte “pressioni” sono arrivate anche da Occhiuto, che nel frattempo era stato sfiduciato e non voleva che a inaugurare l’opera fosse il commissario prefettizio. Così Barbieri e l’altro indagato discutono della “necessità di chiedere una proroga del termine finale dei lavori” rispetto “al quale erano già in ritardo”. Una richiesta, scrive il gip, “che già andava incontro ai desiderata di Occhiuto e di Oliverio (“Però già tenendo questo ritmo sono tutti felici e contenti…”) e che allo stesso tempo “sarebbe stata utile per poter intercettare i finanziamenti promessi da Oliverio”. “Una parentesi di 3 mesi, 4 mesi che ci serve ad hoc per quello che dobbiamo fare naturalmente”, si dicono al telefono.
E gli impianti di Lorica alla fine avevano “problemi di sicurezza”.
Ovvero i lavori a Lorica, il cuore dell’inchiesta, che stando alle intercettazioni degli indagati il governatore voleva pronti “entro gennaio”. Così si “assiste ad una vera e propria corsa al collaudo” degli impianti, caratterizzata “da continue sollecitazioni ed interferenze della parte politica” per “accelerare le operazioni”. Durante le verifiche del collaudatore esterno ed il collaudo tecnico da parte dell’Ufficio speciale trasporti e impianti fissi, unità periferica del ministero delle Infrastrutture, emergono “gravi problematiche di sicurezza” che “si manifestano all’atto di mettere in funzione gli impianti”. Una conseguenza “inevitabile”, secondo il giudice, “dell’approssimazione e della fretta che avevano connotato l’intervento sin dalla sua progettazione”.

La mappa della corruzione nel mondo: Italia prima in Europa.

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L’Italia è al primo posto in Europa per corruzione e si classifica nuovamente al 69° posto nel mondo, conservando la posizione e il punteggio dell’anno precedente. Sullo stesso gradino dell’Italia, con un voto di 43 su 100, troviamo di nuovo la Romania e altri due paesi europei in risalita rispetto allo scorso anno: Grecia e Bulgaria. A livello globale si distinguono in negativo Francia (69), Cina (36) e Turchia (45) che perdono diverse posizioni rispetto all’anno scorso, mentre rimangono in cima alla classifica dei paesi più virtuosi Danimarca, Nuova Zelanda e Finlandia. (Fonte: Transparency International)

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Corruzione-nel-mondo-Italia-prima-in-Europa-e-69esima-nel-mondo-952e4f3a-b32a-489c-aeb6-a05b48a477b3.html#foto-2

Gigantesca “piramide” celata dalla terra emerge in Indonesia: è a strati e antichissima.

Credit: Natawidjaja et al. / AGU Fall Meeting 2018
in foto: Credit: Natawidjaja et al. / AGU Fall Meeting 2018

Archeologi dell’Istituto delle Scienze indonesiano hanno scoperto un’immensa “piramide” nascosta nel cuore di una collina sul monte Padang, nella parte occidentale di Giava. Il tempio, composto da più strati, occupa l’intero volume della collina, un’area di ben 150mila metri quadrati. Lo strato più antico della costruzione interrata si stima abbia ben 28mila anni.

Sulla cima del Monte Padang, nella parte occidentale dell'isola di Giava (Indonesia), è stata scoperta un'antichissima e immensa “piramide” nascosta da terra e vegetazione. Si tratta di un tempio costruito strato dopo strato nell'arco di millenni, del quale fino ad oggi era conosciuta solo la parte superficiale, dove è ospitato un sito archeologico avviato all'inizio del XIX secolo.

I ricercatori dell'Istituto delle Scienze indonesiano guidati dall'archeologo Danny Hilman Natawidjaja sospettavano da tempo che una parte della collina non fosse completamente naturale, tuttavia non immaginavano che tutta l'area sotterranea – alta una trentina di metri – fosse un'immensa costruzione artificiale. “Credevamo che in passato questa collina fosse una specie di edificio. Si è scoperto che si estende molto più in basso, consiste di diversi strati ed è in realtà l'intero volume della collina”, ha dichiarato all'agenzia di stampa russa Rio Novosti il geologo Andang Bakhtiar, supervisore dell'area archeologica. Gli scienziati hanno svelato l'arcano servendosi di immagini satellitari, rilevazioni radar, tomografie a raggi X e altri metodi di scansione. Grazie ad essi hanno rilevato i gradoni di un tempio che si estende per ben 150mila metri quadrati.

La parte più profonda sarebbe stata costruita ben 28mila anni fa, mentre gli strati più recenti dovrebbero avere rispettivamente 9mila anni, 8.300-7.500 anni e 3.000-3.500 anni. Lo strato più superficiale è composto da rocce basaltiche intagliate per formare colonne e passaggi; proprio durante quest'ultima opera di aggiornamento sarebbe stato deciso di interrare e celare con la vegetazione le parti più antiche della struttura. È interessante sapere che nell'area del sito archeologico gli autoctoni si recano ancora oggi per pregare e deporre corone di fiori; non si esclude che questa tradizione religiosa vada avanti da migliaia e migliaia di anni con lo stesso rito.

Anche se le piramidi vengono automaticamente accostate agli antichi egizi, costruzioni simili (pur se architettonicamente diverse) erano realizzate anche da Sumeri, Maya, Aztechi e popoli legati al buddismo. Del resto la struttura piramidale è quella più idonea per costruire templi enormi e resistenti nel tempo. Anche i cinesi avevano piramidi dedicate a grandi imperatori, il cui segreto dello strano orientamento è stato recentemente svelato da un archeologo italiano. I dettagli sull'affascinante piramide indonesiana sono stati presentati in seno all'ultimo meeting della American Geophysical Union (AGU).

https://scienze.fanpage.it/gigantesca-piramide-celata-dalla-terra-emerge-in-indonesia-e-a-strati-e-antichissima/

Anticorruzione: ok definitivo. Di Maio: è rivincita onesti.




Testo passa a Montecitorio con 304 sì, 106 no e 19 astenuti.

Il ddl Anticorruzione è legge. L'Aula della Camera ha definitivamente approvato il testo con 304 voti a favore, 106 contrari e 19 astenuti. Dopo il voto c'è stato un lungo abbraccio tra Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede mentre i deputati M5S applaudivano. Vuoti erano i banchi di Fi. Fdi si è astenuta. Il leader della Lega Matteo Salvini era uscito dall'Emiciclo poco prima. Deputati e militanti M5S davanti alla Camera in piazza Montecitorio a Roma espongono cartelli con scritto 'Spazzacorrotti -Bye bye corrotti' per l'approvazione del disegno di legge anticorruzione. 
"Niente sarà più come prima, finora gli onesti erano stati trattati da fessi, ma adesso cambia tutto". Così il vicepremier Luigi Di Maio davanti alla Camera per celebrare l'approvazione della legge anticorruzione. "Questo è stato un Paese in cui per decenni gli onesti si sentivano dei fessi perché i furbi li sorpassavano sempre, ma in realtà erano i disonesti. Con questa legge rimettiamo un po' di merito di nuovo al centro delle politiche pubbliche dello Stato", ha proseguito Di Maio, "diamo gli strumenti alle forze dell'ordine per andarsi a prendere chi mette le mani nella marmellata e non farcele mettere mai più, grazie al Daspo per i corrotti. Obblighiamo tutti i partiti a rendicontare ogni euro che prendono, perché prima di andare a votare si possa sapere già da chi hanno preso i soldi i partiti e quindi per chi governeranno il giorno dopo le elezioni".
Bonafede: é inizio, ora riforma processo penale  - "E' soltanto l'inizio, ora arriverà la riforma del processo penale, perché il processo abbia tempi brevi, certi e ragionevoli". Lo ha detto il ministro della Giustizia M5S Alfonso Bonafede in piazza Montecitorio a Roma festeggiando tra deputati e militanti cinquestelle l'approvazione della legge anticorruzione.