lunedì 27 gennaio 2014

Occhi azzurri, carnagione scura: com'eravamo nel Mesolitico


Occhi azzurri, carnagione scura: com'eravamo nel MesoliticoRicostruzione dell'aspetto di La Brana 1: sono evidenti i tratti somatici misti, con carnagione scura e occhi azzurri (Cortesia Vidal Encina)


Le analisi del genoma di un uomo vissuto in Europa 7000 anni fa, in un periodo che precede l'arrivo dell'agricoltura e delle tecniche di allevamento dal vicino Medio Oriente, mostrano un misto di caratteri somatici africani e scandinavi e un'intolleranza al lattosio, lo zucchero contenuto naturalmente nel latte. 
Occhi azzurri e pelle scura: erano probabilmente questi alcuni dei tratti somatici di La Braña 1, un uomo il cui scheletro fossile risalente al Mesolitico è stato scoperto nel sito archeologico di La Braña-Arintero, nei pressi di León, in Spagna. Lo ha stabilito una ricerca pubblicata su “Nature” da Carles Lalueza-Fox del Consiglio nazionale delle ricerche spagnolo (CSIC) e colleghi di un'ampia collaborazione internazionale, sulla base dell'analisi del genoma di quest'uomo del passato, il primo genoma che è stato possibile ricavare dai resti di un cacciatore-raccoglitore europeo, cioè di un individuo vissuto in Europa prima dell'avvento dell'agricoltura.


La Braña 1 è rimasto sepolto per 7000 anni in una zona montuosa a 1500 metri di quota: proprio la bassa temperatura ha contribuito a determinare l'eccezionale stato di conservazione dei resti, da cui è stato possibile estrarre una quantità di DNA sufficiente per estese analisi genetiche. In una caverna gemella, La Braña 2, è stato trovato un secondo scheletro, conservato un po' peggio del primo, da cui gli autori dello studio contano comunque di ricavare nuovo materiale genetico in una prossima ricerca.

I risultati ottenuti dall'analisi genetica del primo scheletro contribuiscono a fare una luce sulle popolazioni che abitavano l'Europa in una fase cruciale della storia umana. Il periodo Mesolitico, situabile tra 10.000 e 5000 anni fa, che è terminato con l'avvento dell'agricoltura e dell'allevamento del bestiame dal vicino Medio Oriente. Questa trasformazione dell'economia e dei mezzi di sostentamento ha esposto le popolazioni post-mesolitiche a nuovi patogeni, per la vicinanza con gli animali, e ha determinato l'inserimento nella dieta di carboidrati e del latte e dei suoi derivati. 


Occhi azzurri, carnagione scura: com'eravamo nel Mesolitico
Il cranio di La Braña 1 si presenta in ottimo stato di conservazione (Cortesia Vidal Encina)
L'adattamento a queste nuove condizioni ha richiesto un conseguente adeguamento del sistema immunitario e anche degli enzimi necessari alla digestione, reso possibile da una serie di mutazioni genetiche. L'analisi del DNA di La Braña 1 mostra infatti che questo individuo era intollerante al lattosio, lo zucchero contenuto nel latte, coerentemente con l'ipotesi che la capacità di digerire il latte animale sia stata acquisita successivamente all'avvento delle pratiche di allevamento.

Ma a chi somigliava somaticamente La Braña 1? La sorpresa più grande è stata scoprire che La Braña 1 aveva versioni africane dei geni che determinano la pigmentazione cutanea, il che indica che aveva la pelle scura, sebbene non sia nota la gradazione esatta”, commenta Lalueza-Fox. “Ancora più sorprendente è il fatto che questo individuo avesse variazioni genetiche che portano a occhi azzurri negli europei attuali, producendo un fenotipo unico in un genoma che altrimenti sarebbe chiaramente individuabile come nord-europeo”.


Occhi azzurri, carnagione scura: com'eravamo nel Mesolitico
Lo scheletro di La Braña 1al momento della scoperta (Cortesia Vidal Encina)
Lo studio del genoma fa ipotizzare che le popolazioni attuali più vicine a quella di La Braña 1 siano quelle del Nord Europa, in particolare Svezia e Finlandia. La Braña 1 ha però un antenato comune anche con la popolazione che colonizzò nel Paleolitico superiore il sito di Mal'ta, in Siberia: lo rivela il confronto con l'analisi genetica condotta nel 2013, e illustrata su "Nature", sui resti di un giovane individuo scoperti proprio a Mal'ta e conservati all'Hermitage di San Pietroburgo.

“Complessivamente, i risultati documentano una continuità genetica nelle popolazione dell'Eurasia centrale e occidentale”, conclude Lalueza-Fox. "In effetti, questi dati sono coerenti con quelli ricavati dai resti di altri siti archeologici in Europa e Russia”.


http://www.lescienze.it/news/2014/01/27/news/occhi_azzurri_carnagione_scura_europei_mesolitico-1980654/

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