martedì 30 settembre 2014

Irak: chi arma l'ISIS e perché gli Usa non interverranno. - Maria Grazia Bruzzone


I commenti di questi giorni sull’avanzata travolgente degli estremisti sunniti dell’ISIS calati dalla Turchia e dal nord est della Siria fino a Mosul, la seconda città irakena con 2 milioni di abitanti, e fin quasi alle porte di Bagdad, non possono evitare ironie o addirittura sarcasmi. La guerra dell’Occidente per “portare la democrazia” in Irak dopo 10 anni   (e 5000 morti e 100.000 feriti solo fra i soldati Usa, un milione la stima delle vittime civili)   si sta risolvendo in una beffa: dove sventolava la bandiera dell’Irak di Saddam Hussein – non certo immacolata sebbene il raiss non avesse armi di distruzione di massa, né rapporti con Al-Qaeda, al contrario di quanto sostenevano G.W. Bush e Blair – sventola il drappo nero dei quaedisti sunniti dello Stato Islamico in Iraq e nel Levante (o in Iraq e Siria) ovvero Islamic State of Iraq and Al-Sham, l’ISIS, insomma. 
  
E’ una lettura di gran lunga troppo facile di quel che accade, e non da oggi,   in quel settore del Medio Oriente dove le parti in gioco sono tante -  Usa, Iran, Siria, Monarchie del Golfo in particolare Arabia Saudita e Qatar, Irak del governo sciita di al-Maliki e Irak dei combattenti sunniti - con interessi in parte in conflitto fra loro, come cerca di chiarire ai lettori una sorta di mappa sul NYTimes. Un coacervo di contraddizioni ben analizzato sulla Stampa da Claudio Gallo (“Nella guerra a distanza Arabia-Iran la Turchia gioca la carta dei curdi”).  
  
Più drastici,  i blog “alternativi” vanno oltre e non esitano a puntare il dito sul ruolo degli Stati Uniti.   Ruolo peraltro ambiguo. Al punto che il governo Usa sembra molto riluttante a soddisfare la richiesta di aiuto da parte del filo-americano al-Maliki (che ha subito chiesto un intervento con aerei o droni) al quale si è clamorosamente unito l’Iran offrendo agli Usa collaborazione per respingere la minaccia sunnita. “Questa volta no”, ha dichiarato Hillary Clinton, potenziale candidata presidente nel 2016, contraria a ogni tipo di iniziativa (vedi Politico.com) Il dibattito negli Usa è quanto mai aperto, specie dopo che l’Iran sciita ha proposto agli Usa una collaborazione contro i sunniti dell’ISIS.  

Mr President: is the US still arming ISIL in Syria? Chiedeva provocatoriamente un tweet di @zerohedge venerdì scorso (13/6 ). Il giorno prima lo stesso blog postava un pezzo, senza punti interrogativi, intitolato Come gli Usa armano i due fronti del conflitto irakeno, ripreso da Infowars. 

Armi all’Irak di MalikiIl primo, sulla scia di una notizia Reuters, si dava conto del primo  F-16, del contingente di ben 36 aerei ordinati dal governo irakeno di al-Maliki, 18 nel 2011 per $3 miliardi, altrettanti nel 2012.  Per meglio proteggere l’Irak  in marzo gli Usa hanno fornito all’Irak 100 missili Hellfire, e fucili d’assalto e munizioni, si aggiungeva.  E in aprile avevano mandato altre armi, e 11 milioni di  rotoli di munizioni e altre forniture.  
“L’Irak è un grande paese con 3600 km di confini, e dobbiamo proteggerli”, dichiarava l’ambasciatore Usa, in procinto di priedere alla cerimonia di consegna alla Lockeed.  Il paese non ha più un’aviazione dopo l ‘invasione del 2003 che rovesciò Saddam, dopo aver distrutto l’esercito del raiss, ora tocca ricostituirlo, fantastico - osservava il post. 

E armi ai jihadisti combattenti sunniti . “Qualcuno mente. Obama dichiara di non armare i 'ribelli 'siriani, loro affermano il contrario”, titolava due settimane prima (28/5) lo stesso blog  economico-finanziario  (ad influenzare  Borse, valute, petrolio e materie prime e Borse come si sa sono le notizie più varie). Riferendosi da una parte alle affermazioni del presidente (stiamo pensando di addestrare e armare i ribelli siriani “moderati” che combattono cotro Assad, come fosse solo un’intenzione), dall’altro al servizio della tv pubblica PBS, Frontline dove ribelli volutamente non identificati ma apparentemente moderati al giornalista che li ha seguiti per vari giorni sul terreno asserivano di avere contatti con Americani che ordinavano loro di mandare contingenti di 80-90 militi in Turchia dove vengono addestrati all’uso di armi sofisticate e tecniche di combattimento.  
Chi guadagna da questo duplice gioco? Sicuramente il complesso militar-industriale,  conclude zerohedge, e qui si ferma. 
  
  “ Susan Rice ammette che gli Usa danno armi ad Al Qaeda in Siria” arrivava a titolare ad effetto Infowars il 7 giugno con video di YouTube incorporato in cui il consigliere n. 1 del presidente parla alla CNN. Dice di avere il “cuore spezzato” per le distruzioni in atto in Siria. “ E’ per questo che gli Stati Uniti hanno accresciuto il sostegno alle opposizioni moderate fornendo armi letali e non letali dove possiamo appoggiare sia l’opposizione civile sia quella militare”.  Gruppi moderati spesso sotto finanziati, frammentati e caotici, sembrano servire a poco rispetto alle unità islamiste più radicali e organizzate, scriveva l’agenzia Reuters già un anno fa. E oggi?  Nonostante le dichiarazioni di Rice l’amministrazione Usa è rimasta vaga, rifiutando di dare dettagli.  
  
A chi finiscono le armi? L’autore del post ricorda di aver scritto già ad aprile che gli Stati Uniti fornivano armi ad al-Nusra ( fazione jihadista vicino ad al Qaeda) e altri gruppi terroristi in Siria  attraverso gruppi moderati. “Se quelli che ci sostengono (Usa, Arabia Saudita, e Qatar) ci dicono di madare le armi a un altro gruppo le mandiamo. Un mese fa ci dissero di mandare molte armi a Yabroud, (una città siriana) e lo abbiamo fatto”, ha raccontato Jamal Marouf, che guida il Syrian Revolutionary Front (SRF) creato dalla CIA e intelligence di Arabia e Qatar.   
  
Ora viene citato Barak Barfi, ricercatore della New America Foundation, a sua volta certo che al Nusra, uno dei gruppi jihadisti più feroci, riceve armi indirettamente dal SRF . “Si sa che il primo ministro turco Erdogan  appoggia l’ al-Nusra  Front e altri gruppi terroristi, ha scritto del resto lo scorso aprile il giornalista Premio Pulitzer Seymour Hersh, parlando degli appoggi da parte dei paesi vicini della Siria, specie la Turchia, alle milizie terroriste.  
  
E al-Nusra Front un mese fa ha dichiarato che avrebbe obbedito all’ordine del leader di al-Quaeda Al-Zawahiri  di fermare gli attacchi ai rivali dell’ISIS , raccontava a inizio maggio Asharq Al-Awsat , primo giornale panarabo, stampato in 4 continenti. Al-Nusra  è  una branca di al-Qaeda in Siria mentre l’ISIS è considerato l’ala irachena, viene specificato. 
  
Ma chi c’è dietro l’ISIS che dice di guidare la ribellione dei sunniti contro le ingiustizie commesse dagli sciiti del dopo Saddam? Chi lo sostiene, chi lo arma, chi lo finanzia?  Se lo chiede l’autore di un altro articolo dello stesso giornale, che si dice sorpreso di aver visto il suo capo Abu Bakr Al-Baghdadi addirittura sulla copertina di TIME alla fine dell’anno scorso.  
  
Baghdadi - secondo un blog francese  assai “cospirazionista” ma informato - comanderebbe la milizia per conto dei Saudiani (sunniti-wahabiti), sarebbe legato direttamente a un principe della famiglia reale fratello di un ministro, ma il gruppo sarebbe co-finanziato da americani, saudiani e anche francesi. Irakeno, Baghdadi nel 2013 se ne è partito a combattere in Siria, radicandosi nel nordest a Raqqa.  Salvo dirigersi recentemente verso l’Irak , arrivando al distretto di Ninive, a  Mosul e a Baliji, sede della maggiore raffineria irakena, oggi circondata dalle sue truppe.  
  
Gli alleati segreti dell’ISIS. Senza nemmeno trovare troppa resistenza, racconta qui Global Research: a Mosul l’esercito irakeno – addestrato per 10 anni dagli americani (costo $20 miliardi)-  non solo non è stato capace di fermare 2-3000 militi ISIS, ma i soldati hanno disertato in massa lasciando sul campo uniformi e armi per i guerriglieri, dove già militavano ex ufficiali e commilitoni dell’esercito di Saddam, sunniti come loro. E come gran parte della popolazione della regione, che infatti pare abbia applaudito la rotta dell’esercito di Al Maliki. (“Gli alleati segreti dell’ISIS”, titola un  post del Daily Beast, raccontando cose simili).  
  
Una campagna non da poco , quella di Mosul, pensata e preparata con cura e per tempo.  L’ISIS del resto è un vero esercito ben organizzato e pagato, scrive un post di Land Destroyer/Infowars . 

E mostra la foto di un lunghissimo convoglio di guerrieri con i loro vessilli neri a bordo di veicoli Toyota tutti uguali e nuovi, a quanto sembra. “Gli stessi usati dai miliziani che la Nato ammette di armare”, osserva l’autore. Che non crede alla “sorpresa” che i media americani raccontano. 

Davvero la CIA non sapeva niente dell’avanzata di giugno? Vogliono far credere che l’intelligence sia stata colta di sorpresa, malgrado la sua presenza in Irak, e  che l’ISIS sia un gruppo che si autofinanzia con furti alle banche e donazioni via twitter (sui giornali è uscito anche questo). La CIA ha da tre anni un programma di droni che sorveglia il confine fra Siria e Turchia. Poteva almeno leggere i giornali: il Lebanon Daily Start in marzo riferiva che il gruppo si era dislocato dalla Siria del nord verso est lungo il confine con l’Irak.
 
 L'autore cita Seymour Hersh che già nel 2007 ( articolo The Redirection) documentava "l'intenzione di Stati Uniti, Arabia Saudita e Israele, di creare e dispiegare una rete regionale di estremisti settari che avrebbero dovuto confrontarsi con Iran,Siria e Hezbollah in Libano. "L'armata ISIS è la manifestazione finale di questo disegno", scrive. Accreditando la tesi complottista avanzata dall'autorevole giornalista. 

L’ ISIS  non è più da tempo una mera organizzazione terroristica. E’ una forza militare convenzionale che occupa un territorio e pretende di governarne una parte. La campagna di Mosul è stata bel pianificata e ha richiesto anni per metterne a punto le condizioni. Le operazioni hanno permesso di tagliar fuori i media dalla città, limitare le attività delle Forze di Sicurezza irachene, e guadagnarsi libertà di movimento all’interno. Un lavoro sul terreno per arrivare il 10 giugno alla presa di Mosul e del territorio, all’apprezzamento del suo attacco, all’aspirazione a governare uno stato tra Irak e Siria (non va dimenticato che l’ISIS controlla già l’area nel nord della Siria intorno a Deir el Dzor, ndr).  
Così un report del 10 giugno dell’Institute for the Study of War, (istituto di ricerca indipendente, no partisan e no profit, specializzato in Medio Oriente). A citarlo è un post di Counterpunch online, mensile ormai storico di orientamento “radicale”, che non esita di criticare dem o rep. Il report – commenta il post - suggerisce che l’ISIS non è affatto quell’amalgama di fanatici rabbiosi che si vuol far credere, ma un esercito altamente motivato e disciplinato con chiari e definiti obiettivi politici e territoriali.  

Come andrà a finire? Interessante la convergenza fra analisi assai diverse.  
“Vi sono indicazioni crescenti che la crisi innescata dall’offensiva ISIS possa portare alla completa frattura dell’Iraq secondo linee settarie, cambiando la mappa politica del Medio Oriente”, scrive Global Research. E Claudio Gallo sulla stampa.it: 
“Paradossalmente, il crollo dell’Iraq ha riportato in voga le cartine apparse sul web all’indomani dell’Operazione Iraqi Freedom lanciata da George W. Bush nel 2003. Mostravano un paese diviso in tre stati: uno curdo al nord, uno sunnita al centro e uno sciita a sud. Più o meno la mappa attuale” .  
  
Counterpunch è il più esplicito:  
“Se le cose stanno così allora è verosimile dopo che non marcerà su Bagdagma stringerà la sua presa sulle aree a predominanza di sunniti, costruendo uno stato nello stato. E questo è precisamente il motivo per cui l’ amministrazione Obama potrebbe scegliere di star fuori del tutto dalla conflagrazione, perché gli obiettivi dell ’ ISIS coincidono con un piano assai simile di creare una “ partizione soft "  che data dal 2006"  
"Il piano fu proposto per la prima volta da Leslie Gelb, ex presidente del Council of Foreign Relations (il  suo articolo sul NYTimes risale in realtà al 2003 ndr), e dal senatore Joe Biden (nel 2006). Secondo il New York Times “ il cosiddetto piano della ‘ partizione soft’ prevede di dividere l’ Irak in tre regioni semi-autonome. Ci sarebbe un Kurdistan arrendevole, un morbido Shiastan, e un altrettando soft Sunnistan , tutti sotto un grande, debole ombrello Irak".  
"Ed è per questo motivo che gli Stati Uniti probabilmente non dispiegheranno truppe da combattimento per confrontarsi coi miliziani sunniti a Mosul. E’ perché gli obiettivi strategici dell ’ amministrazione Obama e quelli dei terroristi sono quasi identici. Cosa che non dovrebbe sorprendere nessuno”, conclude Counterpunch. 
Va sottolineato che il Sunnistan comprenderebbe una parte del territorio siriano,  peraltro già sotto il controllo dell’ISIS. I siriani (e il presidente Assad) sarebbero d’accordo? E l’Iran sciita che oggi infatti offre collaborazione agli Stati Uniti?  

Fiori in boccio


lunedì 29 settembre 2014

Articolo 18: Napolitano, metodi da Stato di Bananas. - Antonio Padellaro

Chissà come saranno fischiate le orecchie ai vari Bersani, D’Alema, Civati, Fassina, Chiti, Bindi, Cuperlo, Cofferati e ai tanti altri che nel Pd non intendono piegarsi all’editto di Matteo Renzi sull’abolizione dell’articolo 18. E chissà come si comporterà adesso la minoranza formata dai 110 deputati e senatori democratici decisa a dare battaglia nelle aule parlamentari sul Jobs Act, ma anche sulla legge di Stabilità, quando ieri sera si è vista arrivare tra capo e collo il super editto di Giorgio Napolitano.
Perché se il Colle intima lo stop ai “corporativismi e conservatorismi” che impediscono l’avvio di “politiche nuove e coraggiose per la crescita e l’occupazione” c’è poco da fare. O si piega la testa e ci si ritira in buon ordine o si prosegue la battaglia in un clima di caccia alle streghe. Perché nella lunga storia repubblicana mai era accaduto che il confronto democratico nella stessa maggioranza e nello stesso partito subisse una pressione così prepotente e su materie sensibili come i diritti e il lavoro a opera del suo stesso leader e premier in combutta con il Quirinale. 
Appena la sinistra Pd e la Cgil hanno provato a dire che sui licenziamenti senza garanzie non erano d’accordo, cosa del tutto naturale, è partita la katiuscia. Con tanto di videomessaggio alla nazione, Renzi si è scagliato contro la “vecchia guardia che vuole lo scontro ideologico”, mentre con metodi da prefetto di disciplina la Serracchiani ha ricordato ai reietti “di essere stati eletti con e grazie al Pd” quando peraltro segretario non era Renzi, ma Bersani. Poiché non era bastato a fermare la fronda, ecco che scende in campo il capo dello Stato, che da tempo ha smesso i panni del super partes per schierarsi con il patto del Nazareno. Gli è andata bene quando ha spinto per la riduzione del Senato a ente inutile. Meno quando ha preteso l’elezione dell’indagato Bruno e di Violante alla Consulta. Adesso entra a gamba tesa nel dibattito interno del Pd e sulle decisioni del Parlamento. Metodi non da democrazia costituzionale, ma da libero Stato di bananas.

Pulire Le Arterie Mangiando Un Semplice Frutto? È Possibile….

melograno_aterosclerosi
Nonostante sappiamo che il cibo spazzatura non è salutare per il nostro corpo, spesso preferiamo il piacere del momento nel mangiare fritti, dolci e bevande zuccherate.
Peccato che alla lunga potresti rischiare “grosso”, finendo con il compromettere la tua salute. In virtù di ciò scopriamo insieme come pulire le arterie mangiando un semplice frutto, in barba alle case farmaceutiche. Stando ai risultati provenienti da un nuovo studio realizzato dall’Istituto Catalano di Scienze Cardiovascolari, pubblicato sulla rivista Atherosclerosis, nessun farmaco attualmente in commercio sarebbe in grado di prevenire infarto ed ictus come il melograno. 
Per giungere a questa conclusione, i ricercatori spagnoli hanno provveduto a somministrare a dei suini (la scelta è ricaduta su questo animale poiché il loro sistema cardiovascolare sembrerebbe essere simile a quello degli esseri umani) sottoposti ad una dieta ricca di grassi, un concentrato di sostanze antiossidanti estratte direttamente dal melograno per un periodo di 2 settimane. Risultato?
colesterolo-arterie
“Le placche ateroscelerotiche sono state ridotte di oltre il 50%, come se non bastasse, i suini pesentavano una maggiore vitalità ed erano più propensi ad accoppiarsi” – conferma la dottoressa Lina Badimon, coordinatrice dello studio.
Alla luce dei risultati, è opportuno interrogarsi su come sia possibile che un semplicissimo frutto come il melograno possa prevenire gravi disturbi cardiovascolari.
Una risposta che potrebbe essere rintracciata nella teoria formulata dal due volte premio Nobel Linus Pauling, secondo la quale, essendosi i nostri antenati evoluti cibandosi di grossi quantitativi di frutta per diverse migliaia di anni, la mancanza di vitamine (C su tutte) all’interno del nostro organismo potrebbe finire per tradursi con lo sviluppo di gravi patologie cardiovascolari.
Melograno – Proprietà
Questo frutto è ricco di Sali minerali, specialmente manganese, potassio, zinco, fosforo, rame e vitamine (C, A, B, K, E). Senza contare sostanze in grado di salvaguardare la salute umana come antiossidanti e flavonoidi.

Maxitruffa al sistema sanitario: 10 indagati, anche Mastrapasqua

Antonio Mastrapasqua in tribuna durante la partita del campionato di Serie A Roma-Cagliari allo  stadio Olimpico di Roma, 21 settembre 2014 (foto: ANSA)
Antonio Mastrapasqua in tribuna durante la partita del campionato di Serie A                                                                                       Roma-Cagliari allo stadio Olimpico di Roma, 21 settembre 2014 (foto: ANSA)
Perquisizioni sono in corso da questa mattina in alcuni uffici della Regione Lazio, nella sede dell'ospedale Isrealitico e in uffici di Asl
Sono dieci, tra cui il direttore generale dell'ospedale Israelitico, Antonio Mastrapasqua, gli indagati nell'indagine che ipotizza una maxitruffa ai danni del Sistema sanitario. Anche due funzionari della Regione Lazio già coinvolti nel procedimento madre, non legati all'attuale amministrazione e 7 dipendenti dell'ospedale. Perquisizioni in alcuni uffici della Regione Lazio, nella sede dell'ospedale Isrealitico e in uffici di Asl. 
Una truffa pari "a milioni di euro per centinaia di trattamenti sanitari". Così i pm della Procura di Roma definiscono il presunto raggiro. Concorso in truffa e falso i reati contestati oltre che al dg dell'ospedale Israelitico anche ad alti dirigenti del nosocomio tra cui il direttore sanitario Luigi Antonio Spinelli e il vice direttore amministrativo Tiziana D'Agostino. Secondo i pm Corrado Fasanelli e Maria Cristina Palaia, gli indagati "avrebbero attestato falsamente, nella documentazione trasmessa agli uffici della Regione Lazio competenti al pagamento delle prestazioni sanitarie in convenzione con il ssn, interventi sanitari".
Raggiro in settore ortopedico e oncologico - Le irregolarità nei rimborsi ai quali ha avuto accesso l'Ospedale Israelitico, oggetto di un'inchiesta della Procura di Roma riguarderebbero i settori di ortopedia, per gli interventi all'alluce valgo, e le prestazioni di assistenza domiciliare integrata e di assistenza domiciliare oncologica. Analoghe irregolarità erano già emerse in passato nel settore odontoiatrico. Per l'attività di ortopedia sono "stati inseriti a rimborso come prestazioni di ricovero", in realtà effettuate "in regime di day hospital o day surgery, remunerato con 4.629 euro anzichè con 2.759 euro e altresì interventi sanitari che avevano riguardato biopsie trans perineali erano stati inseriti a rimborso come prestazioni di ricovero e remunerati rispettivamente 1.459 euro e 1.331 euro invece di 238 euro e 151".
Inchiesta su dg Ospedale Israelitico Mastrapasqua - L'indagine è lo sviluppo dell'inchiesta che coinvolse nel gennaio scorso l'ex presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, nella sua veste di direttore generale dell'ospedale Israelitico. L'inchiesta madre riguarda fatti risalenti al 2009 quando un controllo dell'Asl Roma D su prestazioni dell'Ospedale Israelitico portò alla luce incongruenze: fatture per semplici interventi odontoiatrici per i quali venivano richiesti alla Regione rimborsi onerosi da intervento con ricovero.
Dai controlli successivi emerse che tra il 2006 e il 2009 la richiesta di rimborsi alla Regione Lazio per "interventi fantasma" da parte dell'Ospedale Israelitico accadeva nella stragrande maggioranza dei casi verificati, il 94% delle cartelle cliniche. La Regione Lazio governata da Nicola Zingaretti perciò sospese il pagamento di 15,5 milioni di euro in fatture all'Ospedale Israelitico, e congelò i due protocolli d'intesa che la vecchia amministrazione stipulo' con la struttura sanitaria nel 2011 e nel 2012.
Pm, indagati sapevano in anticipo ispezioni Asl - Erano arrivati a modificare "lo stato dei luoghi, la destinazione degli ambienti dell'ospedale e delle attività sanitarie svolte" in modo da "indurre in errore" gli ispettori della Regione. Viene contestato anche questo agli indagati per una presunta maxi truffa al Ssn da parte dell'ospedale Israelitico. I pm scrivono che alcuni "avendo appreso in anticipo dell'ispezione svolta da personale dell'Asl Rmd, alteravano lo stato dei luoghi, la destinazione degli ambienti dell'ospedale e delle attività sanitarie svolte, in modo tale da indurre in errore il personale ispettivo". Nel decreto viene citato anche un'altro episodio relativo ad una ispezione della Regione "finalizzata al controllo delle prestazioni di assistenza domiciliare integrata (Adi) e di assistenza domiciliare oncologica (Ado)". Gli indagati, tra cui anche due primari, "hanno fornito decine di false cartelle cliniche di anziani in regime di Adi e Ado in precedenza mai compilate e facevano giustificativi, falsi nel contenuto e nella data, in relazione alla mancanza di documentazione sanitaria di assistiti in regime di Adi e Ado".
Il Codacons si costituirà parte offesa. "Se saranno confermati gli illeciti contestati dalla Procura, chiederemo un mega risarcimento danni in favore degli utenti della sanità pubblica" afferma il Presidente Carlo Rienzi. "Il settore sanitario, infatti - prosegue - risulta tra i più colpiti dai tagli di spesa decisi a livello nazionale e regionale, che hanno avuto ripercussioni negative sui servizi resi all'utenza. Per tale motivo una truffa al Ssn, se confermata, configurerebbe un enorme danno economico e morale per i cittadini, perché ha sottratto soldi pubblici destinati alla collettività, e la costituzione di parte offesa del Codacons mirerà proprio a far ottenere agli utenti il giusto risarcimento" - conclude Rienzi.

domenica 28 settembre 2014

Piramide di Saqqara.

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Saqqara è una vasta necropoli situata in Egitto a 30 km a sud della città moderna del Cairo.
Il monumento di maggior rilievo è la piramide a gradoni di Djoser, considerata la più antica tra le piramidi.
La necropoli di Saqqara copre un'area di circa 7 × 1,5 km.
Mentre Menfi fu la capitale del Regno Antico, Saqqara ne fu la necropoli reale almeno fino alla III dinastia.
Sebbene sostituita dalla necropoli reale di Giza e, in seguito, da quella della Valle dei Re presso Tebe, rimase un importante località di seppellimento e culto per più di 3000 anni fino al periodo Tolemaico ed all'occupazione romana.

Planimetria del sito di Saqqara
Le più antiche sepolture di nobili risalgono alla I dinastia ma è solo con la II dinastia che compaiono sepolture reali tra cui quelle di Hotepsekhemwy eNinetjer.
I reperti di maggior interesse risalgono comunque alla III dinastia e comprendono appunto la piramide di Djoser.
Questa è circondata, come baluardo del complesso funerario, da un possente muro di cinta, alto circa dieci metri, edificato con il candido calcare della pietra di Tura nel modello definito a facciata di palazzo. Il muro che delimita la superficie rettangolare di quindici ettari è decorato a lesene, articolato ad aggetti e rientranze ed è dotato di quattordici false porte a due battenti. È la replica del Muro Bianco ossia della fortezza reale, costruita in mattoni crudi intonacati a calce, che si dice costruita da Narmer, identificabile secondo alcuni egittologi anche in Menes, fondatore di Menfi.

Ingresso al Serapeo

Il Circolo dei filosofi
Il sito ospita anche alcune altre dozzine di piramidi accessorie, di regine e principi reali, in vari stati di conservazione. Quella di Unas, sovrano della V dinastia, posta a sud della piramide a gradoni, ospita il più antico esempio ditesto delle piramidi, serie di iscrizioni rituali che illustrano la vita dopo la morte. Queste decorazioni dell'interno della tomba sono i precursori del Libro dei mortidel Nuovo Regno.
Saqqara ospita anche un grande numero di tombe a mastaba. Essendo stato il complesso funerario coperto dalla sabbia per quasi due millenni, fino al 1924, anno della sua riscoperta, molte tombe si sono preservate intatte sia nelle strutture esterne che nelle decorazioni interne.
Per lo studio della storia dell'Egitto è importante un dipinto, scoperto nel 1861, in una tomba risalente al Nuovo Regno, in cui sono elencati i cartigli di cinquantasette sovrani da cui afferma di discendere Ramesse II. Solo cinquantadue di nomi sono tuttora leggibili. Questo documento è spesso citato come Lista reale di Saqqara.
Mentre la maggior parte delle sepolture risale comunque al Regno Antico, è da rilevare la presenza della tomba di Haremhab, ultimo sovrano della XVIII dinastia, da lui realizzata a Saqqara prima della sua ascesa al trono, e quindi durante il regno di Tutankhamun, di cui Haremhab era un generale.

La colossale statua di Ramsete II nel 1927
Ulteriore monumento di rilevante importanza è il Serapeo: una galleria di tombe, tagliata nella roccia, per conservare i corpi mummificati dei tori Api, adorati a Menfi come personificazione del dio Ptah. Scoperte nel 1851 da Auguste Mariette, le tombe si sono rivelate già saccheggiate nell'antichità tranne una rimasta inviolata per 3700 anni. Alcune delle mummie di tori ritrovate a Saqqara si possono ora ammirare al Museo dell'Agricoltura del Cairo.
Nei pressi del Serapeo si trova un gruppo di statue di epoca tolemaica conosciute come il Circolo dei filosofi, queste comprendono immagini di grandi poeti e pensatori greci: EsiodoOmeroPindaro,Platone e altri. In origine le statue pare fossero situate in un vicino tempio.
Il complesso funerario di Djoser, più conosciuto con il generico nome di piramide a gradoni è una struttura funeraria eretta nella necropoli di Saqqara (Egitto), a nord-est dell'antica città di Menfi. Venne eretta per la sepoltura di Djoser, sovrano della III dinastia da parte di Imhotep.
La piramide è la struttura principale di un vasto complesso funerario costituito da una grande corte circondata da strutture cerimoniali e da strutture decorative con innovazioni realizzate per la prima volta, quali i padiglioni, le colonne scanalate, le edicole, i portici, i propilei, le lesene e il capitello a foglie pendule mai più usato.
La piramide, considerata la più antica tra quelle egizie, consiste di sei mastabe (di dimensioni decrescenti) costruite una sull'altra e mostrano come il progetto si sia modificato in itinere.
La piramide originale aveva un'altezza di 62 metri ed una base di 109 × 125 metri, per la sua edificazione venne usata pietra calcarea. La piramide a gradoni è considerata la più antica struttura egizia, di grandi dimensioni, edificata interamente in pietra.

Cinta muraria del complesso funerario
Il muro che recintava, come una fortezza «la dimora di eternità» del sovrano Djoser, è la replica funeraria del Muro Bianco di Narmer ma realizzato in versione semplificata.
Alto più di 10 metri, ha una lunghezza totale di circa 1 chilometro e mezzo racchiudendo una superficie di circa 15 ettari con 211 bastioni e 14 false porte oltre all'unico varco d'ingresso situato vicino all'angolo di sud-est che consente l'accesso al corridoio ove inizia il colonnato.
Era rivestito con bianchi blocchi calcarei di Tura accuratamente disposti in quello che successivamente diventerà il motivo decorativo a facciata di palazzo.

Vista d'insieme

Sud =====> Nord

Piramide


Ampliamenti successivi della mastaba originaria
La piramide di Djoser, che più specificatamente è definibile come mastaba a gradoni, fu la prima e la più antica piramide costruita in pietra che si connetteva al concetto mistico del tumulo primevo dei miti cosmogonici per creare un collegamento celeste tra il sovrano defunto e le divinità attraverso un grandioso edificio simile ad una scala elevata al cielo verso il sole.
Per mezzo di questa scala il sovrano defunto poteva congiungersi a Ra nella sua barca solare nel momento in cui il sole nascente illuminava la sommità della costruzione.

Ampliamenti successivi della piramide a gradoni
Questa piramide non rappresentava quindi solo una fase verso l'edificazione, che avverrà circa 200 anni dopo a Giza, della piramide perfetta rappresentante il raggio solare, ma era anche un'ulteriore evoluzione verso la teologia propria della IV dinastia che vedeva nel sovrano oltre alla personificazione di Horo anche un figlio di Ra regnante sulla terra come sua stessa manifestazione, teoria che si manterrà per tutta la storia religiosa dell'antico Egitto.
La piramide nasce da una mastaba quadrata che copriva un pozzo verticale profondo 28 metri e che fu successivamente ampliata dandole pianta rettangolare.
Con un ulteriore ampliamento, vennero costruiti quattro gradoni e l'altezza raggiunse i 42 metri.
Imhotep, architetto reale, intervenne con lo scopo di realizzare un monumento di spettacolare grandiosità, ampliandola ancora aggiungendo altri due gradoni che portarono l'altezza a 60 metri e facendola rivestire con lastre di calcare bianco.

vista in spaccato della piramide
Gli egittologi sono stati in grado di capire le varie evoluzioni grazie alla parziale scomparsa del primo gradone lungo il lato est sotto il quale è apparsa la mastaba.
La punta della piramide aveva una terrazza al posto del pyramidion e l'insieme appariva proprio come la scala sacra che consentiva l'ascesa al cielo dell'anima del sovrano.
Nel lato nord vi è l'entrata che si apre su una discenderia orientata a nord-sud che conduce ad un pozzo, un tempo sbarrato con un blocco di 3 tonnellate e che sbocca nella camera sepolcrale rivestita in granito rosa, alta 4 metri e dove fu seppellito il sovrano.
Della sua salma, che non ci è pervenuta, rimane unicamente il piede sinistro che attualmente si trova all'Istituto di Medicina del Cairo e che venne ritrovato tra le macerie che coprivano il pavimento.

Gallerie del complesso funerario
Dal grande pozzo verticale partono 4 corridoi orientati verso i punti cardinali che successivamente si ramificano in un dedalo di gallerie estremamente articolato con numerosi appartamenti ipogei distribuiti intorno alla camera sepolcrale e tra questi vi sono le famose "Stanze blu" il cui nome è dovuto al rivestimento realizzato con piastrelle di faience turchese, colore questo simboleggiante la rinascita.
Altre due camere sono decorate con tre false porte dalla cornice ornata da serekht con il nome più antico della titolatura reale scritto in geroglifici e con bassorilievi rappresentanti il sovrano in abbigliamento sacerdotale mentre officia sacri riti.

Rivestimento con piastrelle in faience turchese
L'appartamento funerario è decorato da migliaia di piastrelle, incastonate nel calcare giallo delle pareti, che rappresentano fasci di giunchi con modanature in candida pietra, imitanti le corde che li legavano e da pilastri djed.
Alla base della piramide, sul lato est, vi sono 11 pozzi dal cui fondo partono ulteriori gallerie che erano i luoghi di sepoltura di principesse ed infanti reali e dove furono trovati frammenti di legno dorato, vasi finemente cesellati ed un sarcofago in alabastro contenente i resti di un fanciullo.

Pianta della piramide con evidenziati i pozzi
In un'altra galleria furono ritrovate decine di tonnellate di piatti, tazze e vasi creati in alabastro e pietre dure quali scistoporfidoquarzoserpentino e breccia, recanti serekh di sovrani protodinastici e da Djoser dedicati ai suoi antenati.
Purtroppo essendo crollato il soffitto delle gallerie, i reperti integri furono solo qualche centinaia su 36.000 oggetti inventariati da Jean-Philippe Lauer, sia pure in modo approssimativo.
La storia recente della piramide comincia nel 1818 con Heinrich Menu von Minutoli che iniziò gli scavi intorno ad un arcaico edificio, semisepolto dalla sabbia del deserto, chiamato dalla popolazione "Haram El Mudarraga"ossia "piramide a gradini" e nel quale scoprì subito un sarcofago.
Il 28 dicembre 1821, Girolamo Segato penetrò nella piramide trovandola peraltro già violata. Arrivò fino alla camera sepolcrale, ove trovò un sarcofago in granito rosso vuoto, alle stanze blu, la cui scoperta è erroneamente attribuita a Lauer, ed essendo un valente artista eseguì numerosi disegni della piramide e degli interni.
Gli unici ritrovamenti furono un pezzo di mummia, una maschera funeraria, un paio di sandali dorati, vasi frammentati ed un contenitore con sigilli originali contenente un liquido denso ed oleoso ma tutti questi reperti, con numerosi altri, andarono persi quando la nave che li trasportava affondò nel Mare del Nord all'imboccatura dell'Elba.
Dopo alcuni anni di oblio, nel 1837Vyse scoprì un deposito di mummie, senza arredi funerari, ed altre gallerie.
Nel 1842Lepsius visitò la piramide e fece smontare le architravi poste nelle stanze blu perché ricche di iscrizioni e perché riportavano un serekht sempre con lo stesso nome, che risultava sconosciuto nelle liste reali ma che era indubbiamente del proprietario della piramide, questo nome era Netjerykhet.

Particolare di un parziale restauro
La piramide fu dimenticata ancora per altri anni insieme a quel nome, fino a quando nel 1889 fu scoperta una stele tolemaica detta Stele di Sehel ovvero Stele della carestia.
Vi si narrava di un periodo di carestia lungo sette anni che terminò grazie alle preghiere ed alle donazioni di beni rivolte al dio Khnum dal sovrano Netjerykhet Djoser ed identificando così nel II sovrano della III dinastia il destinatario del monumento funebre.
Solo nel XX secolo si realizzò l'esplorazione sistematica delle piramide e la ricostruzione di parte del complesso funerario di Djoser che furono entrambe effettuate dall'architetto francese Lauer che vi si dedicò per numerosi anni.

Tomba a sud


Con il colore arancione è indicata la posizione della tomba

Struttura della tomba a sud
La Tomba a sud è un secondo monumento funerario edificato nel grande cortile meridionale del complesso della piramide di Djoser e che si evolverà successivamente nella piramide accessoria.
Nell'angolo di sud-est del cortile è presente un pozzo profondo 28 metri, con sovrastruttura a mastaba rettangolare con orientamento est-ovest, che conduce ad alcuni appartamenti sotterranei con camere funerarie del tutto simili a quelle della piramide a gradoni, anche se di dimensioni più ridotte.
L'edificio presenta esternamente un muro, ricostruito con il metodo dell'anastilosi, provvisto di false portemodanato a tuttotondo con urei, simbolo di regalità ed ideato da Imhotep dove i cobra rappresentano la dea Uadjet che donava al sovrano protezione dai nemici.
La presenza di iscrizioni con il nome del sovrano conferma il destinatario del monumento.

Sala blu con false porte e bassorilievi, nelle nicchie, della corsa sed

Muro a facciata di palazzo con modanatura a cobra
La cripta in granito contiene un sarcofago la cui presenza ne determinava quindi un uso prettamente funerario destinato forse ad accogliere i vasi canopi oppure la statua reale simulacro del Ka che veniva anch'essa seppellita.
Nell'appartamento funerario alcune pareti erano rivestite, similmente alle Stanze blu della piramide, con piastrelle verdi azzurre in faience con decorazione a graticcio di canne mentre in una camera vi erano tre bassorilievi raffiguranti il sovrano mentre compie riti sacri con particolare riguardo alla corsa sed.
La presenza di questa ulteriore tomba è dovuta all'arcaica tradizione di avere due tombe, una per ilBasso Egitto ubicata a Saqqara come sepoltura effettiva, l'altra per l'Alto Egitto ad Abydos come cenotafio.
Nel complesso funerario di Djoser edificare entrambi gli edifici rituali in un unico luogo significava la concreta realizzazione di unificazione e fusione dei due regni in un unico Stato sovrano.

Cappelle e cortile della festa Sed


Posizione delle cappelle heb-sed(ricostruzione)

Edificio sed
Le Cappelle della Festa-Sed sono edifici, ora ricostruiti, del complesso funerario simbolicamente dedicati al giubileo detto Heb-Sed e che fiancheggiano da un lato il grande cortile meridionale destinato alla corsa rituale del re durante la festa che lo rigenerava.
In origine erano 13 dedicate agli dei dell'Alto e Basso Egitto che dovevano rinnovare il loro consenso verso il sovrano che veniva nuovamente incoronato su di un trono in pietra posto nella parte sud del cortile.
Dobbiamo all'egittologo Lauer, che dedicò a Saqqara quasi tutta la sua intera esistenza, la ricostruzione con il metodo dell'anastilosi di queste cappelle che come "Falsi edifici" non presentavano alcun spazio interno essendo costituite da un blocco solido con rivestimento esterno.

Edifici sed con due tipi di copertura
Di notevoli dimensioni, alcune presentano sulla facciata tre sottili colonne scanalate, simboleggianti lunghi fusti di alberi, incassate nella muratura ed il cui capitello detto abaco cubico restò unico in tutto l'Egitto presentando foglie pendule ed un foro in cui veniva inserita l'asta recante i simboli divini o reali.
La copertura è a botte, con i blocchi del soffitto arrotondati, dipinta in ocra rossa per simulare i tronchi e tutto l'insieme riproduceva, in pietra, gli arcaici edifici cultuali del predinastico utilizzati per i rituali sed, costruiti con canne e copertura arcuata, come rappresentato su una tavoletta per belletto del sovrano Aha.

Padiglioni e cortile della heb-sed
In realtà il sovrano Djoser, che non celebrò mai la sua Heb-Sed, fece costruire questi edifici con il solo scopo di poter celebrare questa festa anche nell'Aldilà e per dare maggior risalto all'impianto scenografico del suo complesso funerario che presenta, per questo motivo, il maggior numero di "Falsi edifici" la cui funzione puramente simbolica assicurava la presenza della divinità e creava la scenografia funeraria monumentale degna di un dio che nel morire si rigenerava.

Cortile della festa Sed con a destra le cappelle
Il Cortile della Festa Sed o Corte del Giubileo, si apre sul lato est della piramide con forma rettangolare di metri 198 per 187 e presentava sui lati la fila di cappelle dedicate alle divinità dell'Alto e Basso Egitto delle quali ne sono state ricostruite solo alcune.
In questo cortile avvenivano alcuni riti giubilari sulla rigenerazione, ove alla presenza dei nobili del regno si replicava la cerimonia dell'incoronazione come riconferma della supremazia e del potere del sovrano dopo che questi aveva effettuato alcune prove di vigore fisico tra le quali la corsa Sed nel grande cortile meridionale, retaggio questo di epoche molto lontane come testimoniano la mazza del sovrano Narmer e la tavoletta del sovrano Den.
A sud del cortile si trova un podio o basamento con due rampe laterali sul quale veniva posto il trono, riparato dai cocenti raggi solari con un baldacchino, ma che il sovrano Djoser non usò mai perché morì prima del compimento del trentesimo anno del suo regno.

Tempio T


Posizione del tempio T

Colonne scanalate del tempio T
Il Tempio T, anche chiamato "Tempio della Heb-Sed" per la sua vicinanza alla corte giubilare, è un piccolo edificio situato ad est della piramide, non si tratta di un edificio fittizio ma di una struttura destinata al culto sacerdotale ed ai riti preparatori del sovrano alla festa ma che poteva anche servire per accogliere il ka del sovrano defunto.
Tra i pochi elementi pervenuti e ricostruiti, abbiamo esternamente tre colonne scanalate unite da muro di sostegno, una falsa porta in pietra e nicchie decorate con il pilastro djed mentre internamente presenta varie camere e cortili.

Cortile Sud

Il Cortile sud detto anche Cortile dell'Apparizione reale, era il grande cortile ove si celebravano le cerimonie cultuali ed alcuni riti della festa sed quali la corsa che avveniva tra due altari, detti anche cippi o zoccoli, a forma di B e simboleggianti i confini dell'Egitto.

I due altari a forma di B (sulla destra dell'immagine)

Corsa Sed del sovrano Den e le sei pietre territoriali di confine
In realtà gli altari a forma di B dovevano essere più numerosi e sistemati in vari punti del cortile davanti al trono sopraelevato e provvisto di baldacchino come si può vedere sulla testa di mazza di Narmer dove davanti al sovrano assiso vi sono le pietre di confine uguali a quelle di Djoser ed anche il sovrano Den della I dinastia è mostrato ai piedi del baldacchino mentre corre tra sei pietre territoriali.
Ai piedi della piramide, vi è anche un altro altare quadrato con rampa il cui uso ci è sconosciuto e tutto il cortile era recintato e chiuso da un muro, a facciata di palazzo simile a quello esterno, provvisto di false porte ma senza sporgenze e rientranze.

Casa del Sud


Posizione, in arancione, della Casa del Sud

Casa del sud con fregio dettokhekeru
La Casa del Sud, edificio fittizio edificato a nord-est del grande cortile, simboleggiava la sala del trono dell'Alto Egitto protodinastico, per la presenza di capitelli con il fior di loto oggi purtroppo scomparsi.
La facciata rivolta a sud, ricostruita con il metodo dell'anastilosi, era ornata da quattro colonne simili a quelle delle cappelle heb-sed ma di diametro maggiore che sembrano prefigurare quelle greche.
Questa casa, che rispetto a quella del nord è meglio conservata, presenta per la prima volta un notevole fregio denominato khekeru ossia una modanatura tipica dei tetti fatti con vegetali intrecciati tipici degli edifici del predinastico ed adibiti al culto della dea avvoltoio Nekhbet a Hierakompolis.
Sempre per questo edificio, l'architetto Imhotep, usò per la prima volta vari tipi di modanature quali il toro, il rotolo, la gola egizia classica di forma cava e quella a forma di foglia che si evolverà in forme più complesse.
L'entrata non centrata rispetto alle due colonne che l'affiancano introduce ad un corridoio che sbocca in una camera provvista di nicchie ove dovevano essere deposte offerte funerarie mentre all'esterno vi è una corte molto più grande rispetto alla Casa del Nord con una nicchia esterna nel muro che conteneva una statua di Djoser avvolto nel bianco mantello rituale e con la khedyet.

Casa del Nord


Casa del Nord evidenziata con il colore arancione
La Casa del Nord, edificio fittizio rappresentante la regione del Basso Egitto prima della sua unificazione, è situata vicino alla Casa del Sud ed era forse dedicata alla dea serpente Uto.
Si distingue, dalla casa del sud, per la presenza di tre semi-colonne alte tre metri con capitello a forma di papiro, simbolo araldico del Basso Egitto che in origine raggiungevano i 12 metri e presenta una corte e piccoli vani nel cui interno sono state ritrovate iscrizioni in ieratico.
Anche questo edificio rappresentava simbolicamente la sala del trono del Delta e la statua di Djoser lo rappresentava avvolto nel bianco mantello heb-sed ma con la desheret.

Tempio funerario


Planimetria del tempio funerario a nord

Rampa di accesso alle sottostrutture
Il Tempio funerario, anche detto tempio settentrionale o nord, era un edificio reale cioè non fittizio, destinato al culto funerario del sovrano e compare per la prima volta nel complesso di Djoser a nord della piramide mentre successivamente verrà ubicato ed addossato alla parete est della piramide principale con l'esclusione del tempio funerario di Snefru che fu edificato a sud.
Dell'edificio rimangono le fondamenta che permettono di capire come potesse esserne la struttura che appare simile alla mastaba in mattoni crudi di Merka risalente alla I dinastia ed al regno di Qa'a.

Rovine del tempio funerario settentrionale
Il tempio era edificato in modo estremamente complesso e simmetrico, forse perché doveva rappresentare l'Alto e Basso Egitto e con camere doppie chiamate da Lauer "Sale delle abluzioni" per la presenza di un lavacro rotondo sistemato tra le sale.
Vi sono anche cortili interni con quattro colonne scanalate unite da un muro che dovevano costituire il portico e da uno dei quali si accede tramite una rampa, alle gallerie sotterranee che portano alla cripta funeraria.

Edificio ovest


Posizione dei tre edifici ovest
L’edificio ovest è una costruzione rettangolare formata da tre lunghi edifici affiancati di lunghezze diverse, di cui quello centrale più elevato, sotto i quali si trovano numerosi magazzini sotterranei di oltre 400 camere, tuttora inesplorati perché pericolanti, ma nei quali furono ritrovati 36.000 reperti con i nomi dei predecessori di Djoser.
Gli egittologi ipotizzano che nelle sottostrutture vi possano essere sepolture reali antecedenti a Djoser e successivamente inglobate da Imhotep nel complesso funerario.

Ingresso e colonnato


Planimetria dell'ingresso e corridoio con colonne (parte colorata)

Colonnato con muro di cinta del cortile sud parzialmente ricostruito
Dall’unico varco del muro di cinta si accede ad un corridoio stretto e lungo più di 50 metri con 20 imponenti semicolonne nervate in calcare, alte circa 7 metri e disposte in doppia fila che imitano i fasci di canne.
In origine questo corridoio aveva una copertura con grandi lastre di pietra sorrette dagli imponenti pilastri inseriti nei muri che formavano altrettante nicchie ricettacolo di statue sacre e consentiva di accedere ad una sala con otto colonne analoghe che si apriva poi sul grande cortile sud.

Corridoio colonnato

Colonne con particolare della copertura originale ricostruita
La sproporzione tra lo stretto corridoio semibuio e l’altezza delle colonne aveva lo scopo di creare un senso di oppressione che svaniva quando si giungeva all’aperto nel grande cortile sud inondato dalla luce di Ra.
Il colonnato è stato ricostruito da Lauer usando circa 2000 frammenti e restaurandoli tramite la tecnica dell'anastilosi.

Cortile nord

Questo cortile risulta ancora parzialmente coperto di sabbia con sottostrutture tuttora inesplorate e delle quali non si conosce né l'uso né l'età di edificazione. Si presume che risalgano a tempi anteriori al regno di Djoser ed inglobate successivamente nel complesso funerario.

Magazzini nord

magazzini erano strutture indispensabili per un complesso funerario che, oltre ad essere un centro di culto per il sovrano defunto, era anche un importante centro economico.
In essi, vi si depositavano, oltre agli oggetti necessari allo svolgimento delle cerimonie anche le offerte di cibo ricevute per usi funerari e per il vettovagliamento del personale che vi lavorava similmente a quanto narrato nei papiri di Userkhau di dinastia posteriore.

Gallerie nord

Le gallerie nord, dette anche "Le gallerie di Mariette" , sono state scoperte su una terrazza situata tra il tempio settentrionale e la cinta muraria. Erano usate come deposito di offerte funerarie e Firth vi rinvenne scorte in cibo, come legumi, granaglie e frutta, conservate in appositi vasi di alabastro.

Serdab


Piramide e serdab
Il serdab di Djoser, situato vicino al tempio settentrionale ed addossato all'estremo angolo ovest della parete della piramide, fu il primo ad essere costruito e risulta inclinato perché avrebbe dovuto seguire la forma del primo gradone a cui si appoggia.

Fori sulla parete del serdab
Conteneva la statua del sovrano, oggi al Museo del Cairo, ritrovata integra se pure priva di occhi mentre nel serdab è stata, oggi, allocata una copia che raffigura a grandezza naturale il sovrano Djoser, vestito con gli abiti giubilari compreso il candido manto.
Attraverso i due fori praticati nel muro, il simulacro poteva osservare le stelle imperiture del cielo settentrionale che mai tramontavano ma anche il mondo esterno dei vivi e le oblazioni.

Altare nord

L'Altare nord, posto su un rialzo provvisto di rampe, è forgiato, come nella tavola delle offerte, nella forma del geroglifico hetep
Htp
similmente a quello meglio conservato del tempio solare di Niuserra ad Abu Gorab.
Non si conosce in quale tipologia di riti venisse usato questo altare.

Altare Nord