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venerdì 15 novembre 2024

Trump e il populismo autoritario. - Domenico Gallo

 

La mappa che esce dal voto del 5 novembre crea le condizioni perfette per attuare il Project 2025, il piano sulla concentrazione di poteri nell’esecutivo. Anzi, lo mette sin da subito in atto.

L’elezione di Trump alla Casa Bianca ci annuncia l’avvento di un modello di “populismo autoritario”, i cui contorni sono stati già descritti nel “Project 2025”, il piano scritto dai conservatori USA per rimodellare il ramo esecutivo del governo federale degli USA in caso di vittoria repubblicana alle elezioni presidenziali statunitensi del 2024. Concepito nel 2022, il Progetto mira a reclutare decine di migliaia di “patrioti” a Washington per sostituire lo “stato profondo” (gli attuali addetti ai lavori del servizio civile federale), in modo che siano fidi esecutori del prossimo presidente repubblicano. Fin dal momento dell’insediamento Trump avrebbe il potere assoluto sull’esecutivo. Il Progetto propone di tagliare i finanziamenti del Dipartimento di Giustizia, di smantellare l’FBI e il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale e di eliminare i dipartimenti gabinetti dell’Istruzione e del Commercio. Secondo il Washington Post il Progetto prevede perfino l’immediato ricorso all’Insurrection Act per dispiegare l’esercito per l’applicazione della legge nazionale e ordinare al Dipartimento di Giustizia di perseguire gli avversari. Fra i punti qualificanti del Progetto c’è la concentrazione dei poteri nelle mani del Presidente: l’intero ramo esecutivo del governo USA sarebbe posto sotto il diretto controllo presidenziale, eliminando l’indipendenza del Dipartimento di Giustizia, della Federal Communications Commission, della Federal Trade Commission e di altre agenzie;

Il Progetto 2025 ha creato un database modellato su un questionario per selezionare 20.000 dipendenti in base alla loro aderenza all’agenda del Progetto, da distribuire in tutti i 4.000 posti chiave del governo e delle agenzie federali per i quali la Casa Bianca ha poteri di nomina e nei posti lasciati liberi dal previsto licenziamento di 50.000 funzionari con incarichi amministrativi di rilievo.

In armonia col Progetto, Trump ha dichiarato che licenzierebbe «i pubblici ministeri marxisti radicali che stanno distruggendo l’America», che «cancellerà totalmente il Deep State» e che nominerà «un vero procuratore speciale per perseguire il presidente più corrotto nella storia degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, e l’intera famiglia criminale Biden». Trump interpreta l’articolo 2 della Costituzione degli Stati Uniti come autorizzazione ad attribuire il potere esecutivo esclusivamente al Presidente, per cui si ritiene in diritto «di fare qualunque cosa come Presidente». Coloro che lavorano nel Dipartimento di Giustizia, dell’EPA e dell’USAID (agenzia governativa, fondata da John Kennedy, al fine di combattere la povertà globale) sono descritti come «ideologi della sinistra radicale» e «attivisti» che sono «incorporati» nei loro dipartimenti; l’uso dell’esercito servirebbe anche alla caccia agli immigrati senza documenti (anche se richiedenti asilo), da deportare in massa.

Se questo progetto venisse attuato, come Trump sembra intenzionato a fare, sarebbe sostanzialmente abrogato il principio organizzatore della democrazia: checks and balances, non ci sarebbe più alcun contro-potere capace di mantenere l’esercizio del potere politico nei binari della Costituzione. I poteri selvaggi che guidano l’economia e la politica si sbarazzerebbero definitivamente dei lacci e lacciuoli dello Stato di diritto.  

Magistrato, giudice della Corte di Cassazione. Eletto senatore nel 1994, ha svolto le funzioni di Segretario della Commissione Difesa nell’arco della XII legislatura, interessandosi anche di affari esteri, in particolare del conflitto nella ex Jugoslavia.


https://www.libertaegiustizia.it/2024/11/09/trump-e-il-populismo-autoritario/

lunedì 11 novembre 2024

Fahrenheit 2024: l’America rossa di Trump. - Loretta Beretta

 

Non è fantascienza. Trump vince nei podcast e in tutte le contee, cresce tra i ricchi e si proietta sui satelliti dell’amico Musk. Che partecipa ai vertici tra potenti. E non solo adesso. Per i Dem di tutto il mondo è urgente un’agenda. E una strategia per comunicarla.

La mappa per contee è più definitiva di quella degli Stati: la valanga rossa, dove per rossa s’intende trumpiana, è ancora più estesa e permeata di quanto non si sia già capito. Quanto profonda? I numeri dicono tanto, anche se bisognerà aspettare settimane per avere i dati del Census Bureau per un’accurata analisi demografica dei flussi. I numeri dicono che il muro blu non c’è stato e invece il successo di Donald Trump ha investito ogni strato sociale, ogni territorio, andando a prendersi Stati che sembravano in bilico, e non lo erano, e persino strappando consensi là dove alberga e si nutre il sentiment Dem, la città di New York. Nella Grande Mela, per esempio, Trump ha ottenuto il sostegno del 43% degli elettori sotto i 30 anni contro il 32% del 2020. E ha anche raddoppiato il suo sostegno tra gli elettori neri: dal 7% di quattro anni fa è passato al 16%. In tutto il paese la generazione Z è andata meno a votare – si stima un meno 16% – ma il 10% si è spostato su di lui. E non solo maschi. Tra le giovani donne, Harris si è distaccata da Trump di 24 punti, mentre Biden quattro anni fa era sopra di 35. 

Un esito elettorale che ha ribaltato l’istituto dei sondaggi e che ora mette in crisi anche la sociologia urbana, pervasa dal dubbio che la distinzione in metropoli-aree rurali non spieghi più lo spirito che scorre nelle vene del corpo elettorale. Ci sono tanti fattori che hanno trasformato la società in una moltitudine di pixel da saper leggere: c’è la demografia dei singoli territori, il peso delle minoranze nelle grandi città come appunto New York, c’è un successo crescente dello stile trumpiano tra i ricchi come tra i poveri. Ci sono contraddizioni per cui non si trova una necessaria spiegazione. In Missouri ha vinto Trump ma è passato il referendum sull’aborto. In California ha vinto Harris ma sono stati sconfitti una serie di referendum su temi sociali come la riduzione della maggioranza necessaria per approvare interventi di edilizia popolare; l’abolizione dell’impiego non retribuito (nel testo si parlava proprio di schiavitù)  dei detenuti; l’aumento del salario minimo. 

Alle 5 di mattina del 6 novembre, quando lo sgomento per i dati che arrivavano sempre più netti e nitidi, Francesco Memoli, ingegnere italiano che vive a Pittsburgh da 20 anni, spiegava, nella lunga diretta di Radio Popolare, che da quelle parti – «dove ci sono ancora tanti operai» – Trump era arrivato con la promessa di detassare gli straordinari, che sono una componente importante del sistema produttivo locale e su questo si è preso lo Stato più importante (il suo intervento qui al minuto 17). 

Di contro, il tema dell’aborto e quello del voto delle donne per una donna cavalcati da Harris non hanno fatto presa né sulle più giovani né sulle over 45. Tra le prime il voto per la candidata Dem è diminuito di sei punti percentuali rispetto a quattro anni fa, mentre è aumentato esattamente del 6% il consenso di Trump in quella fascia d’età; tra le più adulte invece il calo è stato solo di un punto percentuale.

Sono gli Stati Uniti un paese bigotto e misogino? Si è trattato di un errore di proposte politiche e di contenuti per Kamala Harris mentre Donald Trump li avrebbe azzeccati? 

Un’auto in Pennsylvania

La campagna di Trump è stata indirizzata agli uomini, aggressiva e nerboruta, perfino volgare come quando a un comizio in North Carolina la sua reazione a una voce che dal pubblico si era alzata per insinuare che la vicepresidente e candidata fosse una prostituta, lui ha risposto sorridendo: «Questo posto è fantastico». Come hanno potuto le donne, e ancor di più le più giovani, ignorare questo e altri fatti detti, urlati, scritti, agiti? 

Per forza c’è altro. La sfiducia, il risentimento, la rabbia. Roger Cohen ha scritto ieri sul NYT un editoriale che parte proprio da qui, da un avvertimento di Mikhail Gorbachev all’Ovest in giubilo per la fine della guerra fredda: «Stiamo facendo la cosa peggiore per voi: vi stiamo privando di un nemico». 

Non da ultimo, su questi e su altri sentimenti c’è la strategia comunicativa. Capillare, quella di Trump e dei suoi. Martellante e pervasiva, occupando ogni canale di trasmissione di informazioni vere, false, distorte o parziali. Non solo bot dell’internet. Cartacei foraggiati da gruppi di interessi di stampo conservatore, se non proprio di destra, e scritti da algoritmi, da anni vengono adagiati con cura sullo zerbino di ogni casa. Controllo della narrativa senza lasciare spazio vuoto. Non da adesso, ma da quando è comparso sulla scena politica e forse prima, senza far passare giorno senza una qualche sparata, un qualche segno, un graffio ma anche un buffetto. Lui e i suoi sostenitori, grandi influencer e piccoli uomini, e donne, uniti in un modo di fare, e forse di essere, imprevedibile e sempre sopra le righe. Si direbbe spontaneo.
Il cambio in corsa Biden-Harris lo aveva visto rallentare: per qualche settimana, Trump e il suo vice JD Vance erano fuori tempo, colpivano nel vuoto con un campionario di attacchi ormai superati e Harris appariva in vantaggio, più fresca, con un consenso crescente tra i big del partito e del jet set, sui media tradizionali. Adeguato il registro linguistico, la campagna Trump ha ripreso a sferrare i colpi sotto la cinta, usando gli stereotipi sessuali e razziali e abusando del politicamente scorretto che, come a scuola, conquista risate e spallucce. Nei discorsi di Trump l’obiettivo era attaccare Harris che invece è andata meno a testa d’ariete contro di lui e anzi lo ha nominato davvero poco. La spesa totale in spot tv, radio, digitali per i Democratici è stata di 5 miliardi di dollari, per i Repubblicani di 4,1. E lo Stato in cui si è concentrata una quota consistente è proprio la Pennsylvania: poco più di 1 miliardo di dollari in totale. Che è stata importante nel successo del Presidente, ma non da sola. Uno degli spot più diffusi in Tv da Harris provava a parlare alla classe media, promettendo interventi per abbassare i prezzi degli affitti e dei generi alimentari, ricordando la manifesta intenzione di Trump di tagliare le tasse alle imprese. La campagna del Tycoon invece ha investito la cifra maggiore per una pubblicità sui mezzi digitali in cui dice di voler eliminare le tasse sui sussidi e sulle mance della previdenza sociale.

Secondo l’analisi di AdImpact, i repubblicani hanno poi speso quasi 215 milioni di dollari in spot televisivi che diffamavano le persone transgender. Harris è stata accusata più volte di essere loro sostenitrice. 

Ma il martellamento di Trump, soprattutto negli ultimi giorni, è stato minuzioso e mirato al target di elettori che voleva coinvolgere: a luglio il profilo di Trump era stato riattivato su Twitch, piattaforma di Amazon, ossia di Jeff Bezos, proprietario del Washington Post che quest’anno per la prima volta da decenni non ha fatto l’endorsement (che naturalmente sarebbe andato a Harris): era stato bannato a seguito dei fatti di Capitol Hill, il 6 gennaio 2021 dopo la vittoria di Joe Biden. Ai tempi, la stessa decisione l’aveva presa Meta, che sempre a luglio ha consentito a Trump di ricomparire su Facebook e Instagram. Piccoli segnali di un consenso – o almeno di non ostilità – da parte dei proprietari delle principali piattaforme social, che così in qualche modo hanno rafforzato i mezzi di propagazione del verbo trumpiano. A parte X, quello chiaramente schierato con Trump per dichiarazione e azione del suo dominus, Elon Musk

Mentre i Dem diffondevano i video con la candidata che andava a bussare alle porte degli americani per invitarli al voto, Trump intanto entrava nella vita degli elettori dalle cuffiette dei videogiochi e dei podcast, anche di quelli meno famosi, più locali, purché con un significativo numero di followers. Alcuni di loro – Nelk Boys, Adin Ross, Theo Von, Bussin’ With The Boys – sono stati nominati a titolo di ringraziamento durante il discorso di vittoria di mercoledì mattina. L’ultimo dell’elenco era Joe Rogan, comico, il podcaster più famoso di tutti, una potenza di ascolti e visualizzazioni: una volta fervente democratico. Solo su Youtube, la sua intervista di fine ottobre a Trump ha totalizzato quasi 50 milioni di visualizzazioni. Con questi signori, seguiti prevalentemente da un pubblico maschile giovane, l’obiettivo era assicurato. Ore e ore di chiacchiere seduto davanti a un microfono, in un ecosistema amico e confortevole, riverberante, senza filtri, senza regole, senza limiti, pieno di cospirazionisti, dubbiosi, arrabbiati, soli. Come i manovali che, spiegava la radio pubblica NPR, alla fine di una giornata di polvere e fango, in autobus tornano a casa fuori dalle città, in mezzo al niente, con pochissimi soldi, tutto diventato insensatamente caro e si attaccano ai video giochi on line, dai quali spunta The Donald che promette l’America della leggenda, la terra feconda di opportunità e intanto scatena la guerra civile contro gli immigrati irregolari arrivando al cuore degli immigrati che intanto si sono regolarizzati e quindi votano per lui: semplicemente sbagliava, chi pensava che le battute sugli haitiani che mangiano i gatti o sui portoricani che sono pattumiera fossero troppo pure per i trumpiani. Una cacofonia in cui si perdono i sensi e il senso. 

La strategia democratica non ha potuto nulla. Ci si interroga ora se le primarie avrebbero potuto individuare un candidato migliore di Biden e di Harris. Se il passo indietro di Biden sia arrivato troppo tardi e ormai troppo male. Ci si chiede perché gli influencer di Trump abbiano portato voti, mentre lo star system schierato con Harris no.  

Fuori da un seggio elettorale il 5 novembre 2024.

Sarada Peri senior speechwriter di Barack Obama ha detto a Politico.com che «anche il modo in cui ascoltiamo e rispondiamo agli elettori è rifratto attraverso Trump […] Timorosi di alcuni elettori e sprezzanti di altri, non convinciamo quasi nessuno […] Le idee stantie su cui si è basato il partito sono state una reazione alla sua agenda». Will Stancil  avvocato per i diritti civili mette in evidenza il successo della «macchina della rabbia nazionale» trumpiana e invita i democratici, di cui fa parte, a «trovare un modo per fare progressi nei media moderni e strappare un maggiore controllo dell’ambiente informativo nazionale a Trump».
Perché è un errore, non attribuire il reale peso della pluralità di fonti virtuali di [mala]informazione. Donna Brazile, ex presidente del Democratic National Committee, colpita dall’esito di questa campagna ha suggerito come unica strada sia la convocazione del comitato esecutivo democratico e la condivisione di una «nuova strada da seguire». Ed è una strada che non può non passare anche da un aggiornamento di linguaggi e strumenti, una presenza sulla terra ma anche nelle reti virtuali che con i loro algoritmi segreti non sono neutrali e anzi campi di battaglia culturale su cui installare le strategie di futuro, una riconnnotazione dei confini del mondo e una redistribuzione dei pesi. 

E non è fantascienza, Elon Musk e il suo Starlink che vegliano su di noi – a ottobre 2020 il segretario alla difesa, Colin Kahl, si appellò al miliardario perché le forze armate ucraine stavano perdendo la connessione internet nei territori contesi dalla Russia e ora Musk ha preso parte alla telefonata tra Trump e Zelensky –  sono lì a dirlo. Forte e chiaro. 

Lorella Beretta è giornalista freelance. È responsabile della comunicazione di Libertà e Giustizia e curatrice di questa newsletter.


https://www.libertaegiustizia.it/2024/11/09/fahrenheit-2024/

giovedì 8 agosto 2024

Parco Nazionale della Foresta Petrificata - Arizona, USA

 

Il Parco Nazionale della Foresta Petrificata, nel nord-est dell'Arizona, USA, è un luogo intriso di storia antica e affascinante bellezza naturale. Questo parco si veste di un legno petrificato dai colori vivaci, formatosi durante il tardo periodo Triassico, offrendo uno squarcio su un mondo preistorico lontano. Le colorate formazioni di roccia sedimentaria, tra cui la famosa Blue Mesa e il Deserto Dipinto, esaltano la straordinaria bellezza del parco, avvolgendo l'area in un'atmosfera di mistero e atemporalità.

Oltre alla sua splendida geologia, il parco nutre un profondo legame con le antiche civiltà umane, con prove di presenza umana che risalgono a oltre 13.000 anni fa. L'area è punteggiata da siti archeologici, che includono petroglifi e antiche rovine pueblo, rivelando l'enduring relazione tra l'uomo e il mondo naturale. Questi enigmatici segni delle culture passate aggiungono un velo di mistero al parco, invitando alla riflessione sulle storie mai raccontate e gli enigmi celati nei suoi antichi panorami.

https://www.facebook.com/photo/?fbid=909516661205682&set=a.447499420740744

mercoledì 24 luglio 2024

Dove sono le basi Nato in Italia.

 

In Italia ci sono circa 120 strutture della Nato, gestite dagli Stati Uniti o controllate dall'Italia ma in cui operano anche militari statunitensi. Esistono poi altre 20 basi segrete statunitensi.

Sono 120 le basi Nato in Italia, di diversa natura e gestione, a cui si aggiungono 20 basi segrete degli Stati Uniti, la cui posizione non è nota per ragioni di sicurezza. Dopo l’ingresso di Finlandia e Svezia, l’alleanza militare della Nato ha raggiunto i 32 stati membridi cui l’Italia è uno dei paesi fondatori, avendo firmato il Patto Atlantico nel 1949 per creare un’organizzazione di sicurezza in caso di attacco da parte dell’Unione sovietica. Dopo il periodo di distensione dovuto alla dissoluzione dell’Unione sovietica, sembrava che le basi italiane avessero perso la loro funzione, ma con l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia sono state riportate in uno stato di pre-allerta.

I tipi di basi Nato in Italia

Le basi Nato e degli Stati Uniti su suolo italiano sono di quattro tipi. Le prime furono concesse agli Stati Uniti negli anni Cinquanta e, pur essendo sotto controllo italiano, gli Stati Uniti mantengono il controllo militare su equipaggiamenti e operazioni. Poi ci sono le basi Nato gestite dall’alleanzale basi italiane messe a disposizione della Nato e le basi a comando condiviso tra Italia, Stati Uniti e Nato.

Le più importanti, da nord a sud, sono quelle di Solbiate Olona (in provincia di Varese) e Ghedi (Brescia) in Lombardia, di Vicenza e Motta di Livenza (Treviso) in Veneto, di Aviano (in provincia di Pordenone) in Friuli Venezia Giulia, di Poggio Renatico, nel Ferrarese, in Emilia Romagna, di La Spezia in Liguria, di quella nella tenuta di Tombolo (Pisa) in Toscana (anche se si tratta di una base italiana dove operano anche militari statunitensi), di Cecchignola (Roma) e Gaeta (Latina) nel Lazio, di Mondragone (Caserta) e Napoli in Campania, di Taranto in Puglia e di Trapani Birigi e Sigonella, nel territorio del Comune di Lentini (Siracusa), in Sicilia.Cosa fanno le basi Nato in Italia.

A Sigonella si trova il comando di monitoraggio in tempo reale delle truppe a terra e da qui partono i droni di sorveglianza che oggi monitorano i confini ucraini. A Napoli hanno sede uno dei due centri di comando della Nato (mentre l’altro è nei Paesi Bassi) la base dei sommergibili statunitensi nel mediterraneo, così come il comando delle forze aeree e dei marines statunitensi. Infine, ad Aviano e Ghedi si trovano alcune bombe atomiche B61-3, B61-4 e B61-7. La base di Aviano è usata dall’aeronautica statunitense, mentre quella di Ghedi dall’Italia. Le atomiche sono statunitensi, ma in caso di guerra possono essere lanciate anche da aerei italiani.

https://www.wired.it/article/basi-nato-in-italia-dove-sono/#:~:text=Sono%20120%20le%20basi%20Nato%20in%20Italia%2C%20di%20diversa%20natura,nota%20per%20ragioni%20di%20sicurezza.

Leggo ovunque mi capiti che a liberarci dal nazismo tedesco furono i russi e non gli "ammmmericani" che se ne attribuirono il merito. Ora, volendo ragionare con la propria mente, quindi con la logica, perchè dovremmo proteggerci da eventuali attacchi dell'Unione sovietica che ci ha liberati dal nazismo??

Pertini era contrario ad entrare a far parte della NATO che definiva strumento di guerra in quanto creato per contrastare eventuali invasioni russe.
Le sue parole:

Una “Santa Alleanza” in funzione antisovietica, un’associazione di nazioni, quindi, che porterà in sé le premesse di una nuova guerra e non le premesse di una pace sicura e duratura. Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica.

Cetta

martedì 19 marzo 2024

CHE CI FA LI' QUELLA MONTAGNA?

 

La Torre del diavolo è una montagna degli Stati Uniti alta oltre un chilometro e mezzo sul livello del mare, ergendosi di circa 400 metri rispetto al terreno circostante. La torre del diavolo appare agli occhi degli spettatori come una grande roccia che sbuca dal nulla. Ciò che la rende così insolita è la sua superficie praticamente piatta e i singolari solchi verticali al suo fianco, così regolari che i nativi ci vedevano i graffi provocati dalle zampe di un orso.
A vederla sembra che sia lì da sempre e apparentemente non sembra possibile dare una spiegazione su come si sia formata. In fondo, intorno non c'è nulla!
In realtà una spiegazione c'è e a darcela è la scienza. Prima di scoprirla, cercala tu fermandoti un minuto a pensarci
I geologi la studiano dalla fine del 1800 e ancora oggi continuano a ricercare i dettagli della sua formazione. Tuttavia, gran parte della storia geologica della Torre è stata delineata.
Circa 60 milioni di anni fa, una colonna di magma fuso fu spinta attraverso le rocce sedimentarie sovrastanti e si raffreddò mentre era ancora sottoterra. Raffreddandosi subì una contrazione che diminuì il suo volume fratturandola in più colonne.
Nel corso di milioni di anni l'erosione ha fatto il resto, spazzando via gli strati di roccia sedimentaria, più friabili, facendo affiorare la torre del diavolo.
CURIOSITA': Stephen Spielberg l'ha usata come sfondo per il film campione di incassi “Incontri ravvicinati del terzo tipo”
(Per il post si ringrazia la pagina facebook
Nuovi Mondi - Astronomia e Scienza)

sabato 10 giugno 2023

Continuano ad arrivare ordini dai padroni. - Giuseppe Salamone

 

Continuano ad arrivare ordini dai padroni i quali senza pudore e con arroganza ci ordinano di fare in fretta con l'undicesimo pacchetto di sanzioni.
Praticamente, attraverso le triangolazioni, le esportazioni di microchip e componenti elettronici-chiave dalla UE alla Russia sono tornate ai livelli pre 2022. Questo perché principalmente paesi come Turchia, Kazakistan, Georgia, Emirati Arabi e Armenia aiutano la Russia ad importare questi prodotti, consentendo a Mosca di aggirare le sanzioni occidentali che si dimostrano sempre più un buco nell'acqua e che danneggiano più chi le impone (noi) rispetto a chi le riceve (Russia). Altro che "faranno fallire la Russia in qualche giorno" per dirla con le parole di Enrico Letta e tre quarti di stampa inondata di bigliettoni verdi.
Le stelle e strisce non sono d'accordo per questa situazione e hanno iniziato a lamentarsi e a fare pressioni per fare in modo che l'UE sanzioni tutti quegli Stati che aiutano la Russia. In sostanza dalla Casa Bianca pretendono che l'UE applichi sanzioni a tutti quei paese "amici" della Russia, praticamente a tre quarti di mondo vista come sta messa oggi la situazione geopolitica. Qui torniamo sempre al tema dell'imperialismo, che secondo i leader occidentali tutti sono pericolosi imperialisti, irrispettosi delle "regole internazionali" e che quindi bisogna combattere fino alla vittoria tranne chi lo è veramente: gli USA! Questi ultimi possono fare ciò che vogliono, perfino comandare a casa nostra senza che un minimo dubbio possa essere sollevato. Ah, si chiama "libertà occidentale" questa...
Ora gli USA hanno sempre fatto così, questo perché gli è stato permesso di farlo. Sarebbe stata diversa la storia se invece l'UE fosse un organismo sovrano e non al servizio degli interessi della Casa Bianca. Davanti a questa chiara interferenza, un pugno di Stati autonomi dovrebbe mandare a quel paese seduta stante le stelle e strisce, dicendogli che non è possibile sanzionare tre quarti di mondo perché bisogna salvaguardare gli interessi dei propri cittadini e delle proprie aziende. Invece cosa fanno i camerieri a servizio dell'imperialismo statunitense? Lavorano sodo e con alto senso del dovere (anzi della servitù) per un nuovo pacchetto di sanzioni accogliendo erga omnes gli ordini da Washington. Però mi raccomando, gli imperialisti pericolosi sono sempre gli altri mentre noi siamo liberissimi...



Uno stato, anche il più piccolo, che non ha validi amministratori, viene soggiogato dalle potenze mondiali che tendono a sovrastare e comandare per trarre profitto da "tutto" per diventare sempre più potenti e ricche. Ma questa è una storia vecchia come il mondo, peccato che nessuno ne tragga profitto...

Cetta

lunedì 17 aprile 2023

Conferenza relativa alla restrizione sulla libertà di parola. - Giuseppe Salamone


Succede che negli Usa, va sempre ricordato, patria dei diritti e delle libertà, venga organizzata una specie di conferenza relativa alla restrizione sulla libertà di parola in Russia.

Questa storia è veramente da scrivere a caratteri cubitali, da incorniciare e da appendere dentro ogni parlamento occidentale super democratico per mostrare a tutto il mondo l'idea della "buona democrazia".

Ad un certo punto, alcune persone presenti del pubblico hanno sollevato delle "piccolissime" contraddizioni: hanno chiesto come sia possibile accusare la Russia quando le stelle e strisce perseguitano Julian Assange? Come sia possibile accusare la Russia quando le stelle e strisce hanno mandato all'altro mondo milioni di iracheni? Come sia possibile accusare la Russia quando, probabilmente, le stelle e strisce sono responsabili dell'attentato terroristico ai gasdotti Nord Stream?

Voi penserete che a fronte di queste interrogazioni i relatori abbiano risposto democraticamente. Ahahahahahahahaha!
Invece no, i relatori, sempre molto democratici e questo bisogna sottolinearlo, hanno deciso in "modo democratico" di buttarli fuori. 

Per la cronaca, l'evento è stato organizzato da PEN America, una ONG che afferma di promuovere la libertà di espressione. E dal "buono e democratico occidente" oggi è tutto. A voi la linea...

Giuseppe Salamone



Arrestato Jack Teixeira: è lui la presunta talpa che ha diffuso i documenti riservati Usa. “Atto criminale e deliberato”


Lo hanno trascinato fuori dalla sua abitazione in calzoncini corti e t-shirt, mani incrociate dietro la testa e agenti armati che gli puntavano le armi contro. Come rivela un video diffuso dalla Cnn, è stato arrestato Jack Teixeira, il 21enne aviatore della Guardia Nazionale del Massachusetts identificato come la presunta talpa dei documenti top secret Usa. Il suo nome era stato diffuso dal New York Times nelle scorse ore, ma adesso arriva la conferma che è lui il principale sospettato di essere la talpa dei Pentagon leaks. La diffusione dei documenti classificati è stata definita dal portavoce della Difesa Usa come “un atto criminale deliberato” e le forze di sicurezza hanno perquisito l’abitazione del giovane in cerca di ulteriori elementi o informazioni sensibili.

Jack Teixeira è un 21enne appassionato di armi che lavorava per l’ala dell’intelligence della Massachusetts Air National Guard e che stava cercando di impressionare, con le sue rivelazioni, un gruppo di una chat su Internet. Su Internet si presentava come “OG”. È con quel nickname che ha diffuso corrispondenza online, fotografie e video riservati. Il Washington Post ha anche avuto accesso a un video del giovane in un poligono di tiro con un grosso fucile che “urla una serie di insulti razzisti e antisemiti alla telecamera, poi spara diversi colpi contro un bersaglio”. Il New York Times ha identificato la presunta talpa dei file segreti Usa attraverso il suo profilo sulla piattaforma Discord individuando altri dettagli, come l’interno della sua casa d’infanzia – postata sui social in foto di famiglia – che coincidono con quelli ai margini delle foto dei documenti classificati fatti trapelare.

I documenti trapelati hanno messo a nudo informazioni di altissimo livello, come i segreti sui preparativi di Kiev per una controffensiva primaverile, lo spionaggio degli Stati Uniti su alleati come Ucraina, Corea del Sud e Israele e le tensioni tra Washington e le capitali alleate sull’armamento ucraino. Ci sono prove crescenti che la fuga di notizie non sia stata un’operazione di intelligence finalizzata a screditare gli Stati Uniti, ma più probabilmente una bravata generata dalla politica del Pentagono di concedere autorizzazioni di sicurezza top secret a un numero enorme di membri del servizio, civili e appaltatori. Il numero di persone nell’intero governo degli Stati Uniti con autorizzazione top secret è infatti di circa 1,25 milioni.

OG sembra aver agito su un server da lui creato nel 2020 e controllato sulla piattaforma di messaggistica Discord. Il gruppo aveva diversi nomi, ma il più delle volte era conosciuto come Thug Shaker Central ed era composto da 20-30 persone. A partire dallo scorso anno, si dice che OG abbia pubblicato i documenti su un canale sul server che ha chiamato “Bear vs Pig”, un riferimento alla guerra in Ucraina ma anche un video virale che mostra i maiali che combattono contro un orso nero.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/04/13/arrestato-jack-teixeira-e-lui-la-presunta-talpa-che-ha-diffuso-i-documenti-riservati-usa-atto-criminale-e-deliberato/7128414/

mercoledì 22 marzo 2023

Opinioni scambievoli su temi attuali di dibattito su Fb.

 

Mario Rosso scrive, Viviana Vivarelli condivide:

La corte dell'Aja ha emesso un mandato di arresto internazionale verso Putin per crimini di guerra...
Io avrei emesso un mandato anche verso Biden e perché no anche verso Zelenskyj...e il segretario Nato, Stoltenberg.
Perché a me risulta che la Nato si è allargata tanto in questi ultimi anni fino a portare testate missilistiche a un passo da Mosca. Lo dimostra la futura annessione alla Nato dell'Ucraina e perché no, della Bielorussia...
Ma nessuno ha mai condannato per crimini di guerra i vari presidenti americani che hanno invaso Irak, Afganistan, Libia...Eppure sono morti centinaia di migliaia di persone, anche sotto i bombardamenti...
E naturalmente,questo atto degli Occidentali atlantisti della corte dell'Aja, non farà altro che allontanare prospettive di pace tra Russia e Ucraina...

Giuditta Gatto interviene:

È tutto ben congegnato da USA e paesi loro satelliti per cancellare la possibilità di pace in questo conflitto, loro arrestano i Capi di Stato scomodi, come è avvenuto con Slobodan Milošević, e tantissimi altri condannati durante la guerra dei Balcani che poi sono stati assolti. Gli americani lo fanno anche a casa loro, vedi caso Trump. Oggi nel mirino è ovviamente Putin , componente principale, assieme alla Cina , dell'organizzazione politico finanziaria BRIC che si va rafforzando sempre di più con l'adesione di altri Paesi del sud del mondo nella lotta per la de-dollarizzazione dei mercati mondiali . Gli USA non vogliono cedere il loro dominio indiscusso e questa è una delle principali motivazioni delle loro guerre e della guerra in Ucraina. Ucraina Paese notoriamente corrotto, patria delle organizzazioni criminali più efferate come trafficanti di armi e di organi, Paese tra i pochi al mondo dove la maternità surrogata a fini commerciali è legale e dove sono legali gli allevamenti intensivi di bambini, questa è la realtà di questo tristo Paese governato da pericolosi pagliacci ....ma quando il Tribunale internazionale si occuperà dei crimini di guerra degli americani denunciati da Assange con tanto di prove riportate da Wikilix e quando sarà indiziato per crimini di guerra Nietaniau per genocidio contro il popolo palestinese??? E quanti altri veri criminali di guerra non sono perseguiti perché amici degli USA???

Fb 20\21.3.2023