mercoledì 21 maggio 2014

Andrea Scanzi - Le tre interviste.


Ieri ho guardato le tre interviste di Enrico Mentana a Bersaglio Mobile.

- Renzi. 
Debole. 
Solitamente bombarolo e retorico, borbottante e sputicchiante. 
Insolitamente umile e low profile. 
Lo ha fatto per scelta (vuole convincere i moderati con l'ottimismo che "è il profumo della vita") e perché evidentemente i sondaggi che ha devono essere non proprio trionfali. 
Ha persino detto che il metro di paragone per valutare l'esito delle Europee è Bersani 2013: ha messo le mani avanti, per poter dire che lui ha vinto anche se ha preso un solo voto più di M5S. 
Ma figuriamoci. 
Fino a due mesi fa Renzi aveva 12 punti di vantaggio, ha quasi tutta l'informazione spaventosamente a favore e a gennaio sembrava il Nazareno di Rignano sull'Arno. 
Non gli basta vincere il 25 maggio, quello è scontato: deve farlo con almeno 6 punti di vantaggio. 
Debole anche nelle battute scritte ("La Fiorentina mi ha fatto soffrire, ma anche lei con l'Inter ha goduto po'o Direttore"). Ha ripetuto "dopodiché" 712 volte e al di là di questo mantra eterno degli 80 euro non è riuscito ad andare. 
La narrazione di sempre: Io sono il bene e loro il male. Io canto l'inno di Italia e mi commuovo, gli altri sono gufi che rosicano. Che palle. 
E' stato bravo sulla politica estera, lì l'ho visto - per l'unica volta - sincero e appassionato, ancor più quando ha parlato dei traumi che lo hanno colpito durante la sua generazione (su tutti Falcone e Borsellino). Un Renzi meno supercazzolico e meno aggressivo: bene. Ma pure (ancor) più retorico e moccia-jovanottiano. E questo è un male: anzitutto per lui.

- Berlusconi. 
Sconfortante. 
Se non fosse il "politico" che ha devastato il paese, verrebbe voglia di compatirlo. 
Un uomo stanco, sfiancato. 
Confuso, caricaturale, noiosissimo. 
"Il Champagne staMpato", i "clobbe", la "decadonza", "sono stato io a porre fine alla guerra fredda": aiutatelo. 
Ormai non mette neanche più rabbia: rompe proprio le palle. 
A un certo punto ha parlato lungamente di Putin: se la Crimea lo ha, secondo me si è invasa da sola. 
Fare battute su Berlusconi, ormai, è come picchiare un bambino con gli occhiali che caga. 
Sunset boulevard.

- Di Battista. 
E' partito a handicap, accostando pericolosamente Civati e Cuperlo al concetto di "mafia" politica. 
Il senso era chiaro, ce l'aveva non con loro ("brave persone") ma con l'idea di compromesso eterno e colpevole, ma poteva fare mille altri esempi più forti. 
Se ne è reso conto e, alla fine, è tornato sull'argomento chiarendo meglio il concetto per fugare i dubbi. 
Per il resto, un'intervista ritmata, schietta, appassionata. 
La prova della sua efficacia era l'espressione di Mentana, che minuto dopo minuto aveva scritto in volto "Oh cazzo, questo è bravo davvero, ha già fatto il culo a tutti gli altri". 
Sostengo da tempo, e vedo che ci stanno arrivando in tanti, che milioni di italiani ormai votino più Di Maio e Di Battista, Morra e Sarti che non Grillo o Casaleggio. 
Non so quante persone abbia convinto Yoko dalla Annunziata o Grillo da Vespa: non molte, forse. 
Al contrario, la forza comunicativa e contenutistica di Di Battista mi è parsa evidente. 
Ha dimostrato una maturità e una sincerità allergiche al politichese che hanno di colpo reso vecchissimi tanto Renzi quanto Berlusconi. 
Vi devo sincerità totale, e per questo voglio ricordarvi una volta di più che Alessandro è un amico: un caro amico. 
Con voi non ho segreti: ci conosciamo dal giugno 2013 e ci vediamo con una certa regolarità. 
Ne ho stima e credo di poter dire serenamente che la cosa è reciproca. 
Questo può inficiare la mia analisi, ma non ne sono granché convinto: spesso ci scontriamo su alcune posizioni che io reputo talebane e lui inattaccabili. 
Ho visto la puntata con la mia compagna, non certo grillina, e la sensazione è stata quella di avere (finalmente?) ascoltato un giovane politico realmente nuovo, preparato e onesto. Purtroppo M5S non è solo Di Battista: ci sono anche le Fucksia, troppi/e Fucksia, e le magagne - in Parlamento e più ancora nel territorio - non mancano. 
Queste magagne devono essere sempre sottolineate, criticate e condannate. Ieri, però, se fosse stata una partita di tennis, sarebbe stato Di Battista-Berlusconi 6-0 6-1 e Di Battista-Renzi 7-5 6-2. 
Se i 5 Stelle cominciano a vincere anche mediaticamente, allora per Renzi e le sue ancelle senza arte né parte si fa dura. 
Durissima.

Cassa Depositi, Bassanini: “Aiutarla a resistere alle pressioni della politica” - Costanza Iotti

Cassa Depositi, Bassanini: “Aiutarla a resistere alle pressioni della politica”


Il presidente della Cdp parla di "pressioni fortissime” per i casi Alitalia e Mps e rimette sul tavolo il tema dell'ingresso dei soci privati nel gestore dei risparmi postali degli italiani.

Per la Cassa Depositi e Prestiti ci vuole una “governance costruita in modo da resistere alle pressioni della politica”. A sostenerlo non è, come si potrebbe immaginare, il Movimento 5 Stelle, ma lo stesso presidente della Cdp, Franco Bassanini, che però ai vertici del braccio finanziario dello Stato è arrivato grazie al voto delle Fondazioni bancarie. Ovvero di enti pubblico-privati su cui, come insegna il caso Monte dei Paschi di Sienal’influsso della politica è decisamente rilevante.
“Le regole di ingaggio del Fondo strategico (controllato da Cdp, ndr) sono importanti – ha poi aggiunto Bassanini – Sulla base di queste regole abbiano detto no all’ingresso nel capitale di Alitalia, no in precedenza all’acquisto di azioni di Mps, perché erano al di fuori delle regole e non solo di legge”. Sui dossier caldi del momento, Bassanini rivela di aver “avuto pressioni fortissime” che però non hanno sortito l’effetto sperato dalla politica, presente nel consiglio della Cassa Depositi e Prestiti con il sindaco di Torino, Piero Fassino, l’assessore leghista all’economia, credito e semplificazione della Regione Lombardia, Massimo Garavaglia, e il presidente piddino della provincia di Torino, Antonio Satta.
Con una nuova governance, la Cassa potrà valutare l’apertura o meno del capitale ai privati che “è un tema aperto” come ha poi precisato Bassanini sottolineando di averne “ragionato con il governo molte volte” aprendo ad una scelta che “spetta a governo e parlamento”. E non c’è dubbio che se la strada dovesse essere l’apertura ai privati, non mancheranno i potenziali acquirenti perché, come sanno bene le Fondazioni bancarie, “stare in Cdp è un buon investimento”. Per Bassanini però “il punto centrale riguarda il fatto se tale ipotesi – di apertura del capitale ai privati – sia coerente o meno con la missione pubblica della Cassa”, ultima cassaforte dei risparmi degli italiani raccolti da Poste Italiane. Denari con cui la Cassa, che sta progressivamente cedendo la partecipazione in Generali, ha l’incarico di investire in progetti di lungo periodo e in società che non siano in perdita per realizzare infrastrutture strategiche e rafforzare il patrimonio imprenditoriale del Paese.
“Noi abbiamo tre parole, tipiche degli investitori di lungo termine – ha detto a tal proposito l’ad di Cassa,Giovanni Gorno Tempini -. Siamo pazienti, non puntiamo cioè a ritorno nell’immediato; siamo coinvolti, vale a dire che non diamo assegni in bianco, guardiamo alla qualità dei progetti che ci vengono sottoposti; infine siamo produttivi, non siamo e non potremmo essere finanziatori o investitori a fondo perduto. I nostri capitali devono tornare indietro, e remunerati”. Quindi anche quelli investiti nel mattone comprando a fine dicembre immobili del demanio con qualche pezzo di pregio dei comuni di Firenze, Torino e Venezia per tappare i buchi dei bilanci degli enti locali.

Hanno paura....



Tirando le somme, hanno definito Grillo un assassino, un fascista, un pazzo, un nazista, un vento passeggero, ed altro ancora. 
Ed è anche comprensibile che lo definiscano in tutti i modi denigratori possibili ed immaginabili, ha scoperchiato, come aveva promesso, la pentola del parlamento e promette di togliere dalle mani di tanti avidi ed inutili individui i giocattolini dei quali si sono illegalmente impossessati e che utilizzano a loro piacimento: il potere legislativo ed il denaro pubblico che è un fiume in piena. 
Senza il potere legislativo ed il denaro pubblico, quegli stessi individui tornerebbero ad essere ciò che in realtà sono: il nulla assoluto.


Chi ci osserva dall'esterno, capisce meglio di noi ciò che sta avvenendo all'interno del nostro paese ed esprime pareri più obiettivi su cose e persone.

Beppe Grillo, il Washington Post gli dedica tre pagine: "E' come i fenomeni neonazi? La risposta è no".

Se lo chiede il Washington Post: perché l'Europa traballa davanti al terremoto politico guidato da un comico? Il giornale americano dedica oggi un servizio di tre pagine web a Beppe Grillo e al suo movimento. Partendo dall'instabilità dell'euro, da un'Europa che lascia spazi in cui si inseriscono movimenti estremi - Le Pen in Francia, Stronach in Austria e Geert Wilders in Olanda - quello di Grillo può essere accostato, come già è stato fatto, a forme neonazi? La risposta che lo stesso Post fornisce è no. Per più motivi.
Citando lo stesso Grillo "mi chiamano Hitler, ma non capiscono. Il nostro movimento sta riempiendo uno spazio analogo a quello che i nazisti avevano in Germania o i nazionalisti di Le Pen hanno in Francia: noi non siamo come loro. Siamo moderati” il Post ricostruisce la storia del comico. Dagli anni delle battute su Craxi sino al "momento della svolta", l'elezioni vinte a maggio da Federico Pizzarotti a Parma, città di 413mila persone (in realtà, se si conta anche la provincia), spiega come Grillo sia più che un comico liberal alla “Michael Moore” e non il leader di un "movimento di estrema destra". E' un "portavoce" di un popolo, i cinque stelle, "nato dal popolo di internet e dal blog di Grillo". Però l'Europa "ha paura": perché è "il contrario di Monti" e delle forme politiche "attuali", perché secondo i sondaggi "partiva dal 4%" e ora è la terza forza politica del Paese.
Secondo il Washington Post il comico, nell'Italia dei Fiorito, è dunque "cambiamento" nonostante il caso Giovanni Favia e le frizioni interne. "Lo stesso Favia dice che è l’unico con il coraggio necessario per spezzare la rete dei vecchi partiti. E' una necessità".