domenica 27 febbraio 2022

Il fotovoltaico da balcone come alternativa al gas e contro il caro bollette. - Roberta De Carolis

 

La guerra in Ucraina ci sta mettendo di fronte ai nostri errori. Eppure le soluzioni, almeno per far fronte alla crisi energetica, c’erano e ci sono ancora: le rinnovabili. Il fotovoltaico si può addirittura istallare sul balcone. La tecnologia davvero non può essere più la scusa ora.

Esiste un fotovoltaico molto “casalingo” ma non meno efficiente e molto efficace contro il caro bollette: è quello da balcone, che prevede l’installazione di innovative celle fotovoltaiche bifacciali sui parapetti da esterno irraggiati dal sole. Non quindi sul tetto dell’edificio, proprio “in casa nostra”.

Non tutte le abitazioni sono adatta ad installare il classico fotovoltaico da edificio, quello che normalmente si costruisce sul tetto. In questi caso un compromesso può essere il fotovoltaico da balcone, ovvero un singolo pannello solare da 1,2 kW/h o da 2,4 kW/h, che può essere posizionato ovunque sul balcone purchè ci sia una sufficiente irradiazione solare, e che può anche essere spostato tramite una struttura mobile su ruote.

Come funziona il fotovoltaico da balcone.

Sul balcone i pannelli solari hanno un meccanismo di funzionamento molto simile a quelli installati sui tetti degli edifici. L’impianto si collega normalmente alla rete della corrente domestica determinando una potenza aggiuntiva.

È quindi necessario anche in questo caso avere un contatore bidirezionale, ovvero uno che non misuri solo i consumi ma anche l’energia immessa in rete, in quanto, installando un impianto fotovoltaico, si diventa produttori (oltre che consumatori) di energia.

E anche con i fotovoltaico da balcone non è richiesta un’autorizzazione (a meno che non si viva in un centri storico italiano coperto da vincolo paesaggistico): basterà comunicare l’impianto mediante il modello unico per il fotovoltaico.

Tutti gli impianti fotovoltaici da balcone sono inoltre dotati di una batteria per l’immagazzinamento di energia, necessaria ad intervenire in caso di minore produzione “al momento” e di maggiore consumo (es. nelle ore solari).

Vantaggi e limiti del fotovoltaico da balcone.

Una famiglia di 3-5 persone, considerati i consumi a cui ormai siamo abituati, non può coprire il proprio fabbisogno energetico con un unico impianto da balcone. Ma averlo resta un utilissimo metodo per aiutare l’ambiente e le nostre bollette (e in questo momento ne abbiamo bisogno più che mai).

Con la potenza tipica installata e la conseguente energia accumulata in una giornata di sole pieno, infatti, i pannelli fotovoltaici da balcone possono arrivare ad alimentare contemporaneamente un PC per circa 2-3 ore, una TV, l’aspirapolvere fino a 30 minuti e 8 lampadine a basso consumo.

E sulle bollette tutto questo sarà più che evidente.

Naturalmente installare un impianto fotovoltaico da balcone ha un costo. Facendo un giro in rete ci si rende conto che per un singolo impianto è necessario investire una media di 1500 euro, a cui dovremmo aggiungere i costi di manodopera se non siamo in grado di montarlo autonomamente.

Potremmo comunque usufruire delle detrazioni fiscali pari al 50% fruibili in dieci anni.

In un momento storico in cui abbiamo paura di restare senza energia dovremmo tutti, davvero, scegliere di autoprodurla (anche se i nostri governi non sembrano voler andare in questa direzione).

https://www.greenme.it/ambiente/energia/fotovoltaico-da-balcone-caro-bollette/

“Open, nessun reato dei pm: le chat acquisite lecitamente”. - Marco Grasso e Valeria Pacelli

 

Chiesta l’archiviazione per i magistrati fiorentini denunciati da Renzi: “Sull’uso dei messaggi deve decidere il giudice competente”.

Per i magistrati di Genova i colleghi di Firenze non hanno commesso reati nell’indagine sulla Fondazione Open. Il perché lo scrivono in tre pagine in cui chiedono di archiviare il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e i pm Luca Turco e Antonino Nastasi, indagati per abuso d’ufficio dopo la denuncia di Matteo Renzi dello scorso 11 febbraio. Si tratta dei tre pm fiorentini che hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio per finanziamento illecito nei confronti di Renzi e altri nell’ambito dell’indagine sulla Fondazione Open (udienza preliminare il 4 aprile). Renzi li ha denunciati per violazione dell’articolo 68 della Costituzione (sulle guarentigie parlamentari) e abuso d’ufficio, lamentando che erano stati “acquisiti senza autorizzazione a procedere” i suoi messaggi Whatsapp di giugno 2018 con l’imprenditore Manes (non indagato) e le mail con l’imprenditore Marco Carrai, indagato per finanziamento illecito nella stessa indagine fiorentina su Open. Renzi nella sua denuncia fa anche riferimento all’estratto del conto corrente finito agli atti.

Su questi fatti la Giunta per le autorizzazioni a procedere ha sollevato un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale: per la giunta era necessaria l’autorizzazione preventiva del Senato. La relazione è stata approvata (con 167 voti sì e 76 no) anche dal Senato. Vedremo cosa deciderà la Consulta.

Intanto nella richiesta di archiviazione la Procura di Genova spiega perché l’autorizzazione a procedere per acquisire l’estratto del conto corrente del senatore non era necessaria: “Si è trattato – scrivono i pm – di acquisizioni documentali (…) che non rientravano nella nozione di corrispondenza per cui potevano, così come ha precisato anche la Suprema Corte (…), essere oggetto di sequestro senza previa autorizzazione della Camera di appartenenza”. Ci sono poi le email e messaggi, risalenti a quando Renzi era già senatore. Tra questi quelli con Carrai, il quale ha presentato ricorso contro le perquisizioni del 2019, incassando diversi pareri favorevoli della Cassazione, l’ultimo, senza rinvio, il 18 febbraio. Le chat di Carrai saranno sfilate dal processo.

Per i pm di Genova, però, sulle chat non c’è un problema di acquisizione. I messaggi del senatore, spiegano nella richiesta di archiviazione, sono finiti agli atti in modo casuale e non “mirato”: “Non si ravvisano – scrivono i pm – evenienze dalle quali si possa desumere che ci si trovi in presenza di acquisizioni ‘mirate’, emergendo anzi elementi di segno opposto”. Inoltre “i sequestri – continuano i pm – sono stati eseguiti nei confronti di soggetti non legati dal rapporti di parentela” con Renzi, ma “direttamente sottoposti a indagine (Carrai) o ai quali erano riferibili contributi (Manes) a favore della Fondazione, rispetto alla quale lo stesso querelante ha sempre precisato non rivestire cariche formali”.

La questione, secondo i pm genovesi non è dunque se si potevano sequestrare le chat, ma il loro utilizzo nel procedimento Open e su questo, spiegano, deve decidere il giudice di Firenze competente. Non è una questione di “illiceità delle acquisizioni probatorie, che evidentemente non sussiste” – è scritto nella richiesta di archiviazione –, semmai di “utilizzabilità degli elementi probatori acquisiti nei confronti del parlamentare, essendo invece pacifica l’utilizzabilità nei confronti degli altri indagati non tutelati”. E così i pm concludono: “Deve ritenersi esclusa ogni ipotesi di reato in relazione alle condotte dei magistrati (…), trattandosi invece di questione endoprocessuale, che appartiene alla esclusiva competenza del giudice penale di Firenze competente (…) che in questa sede non può essere valutata”.

Sarà il Gup di Genova – davanti al quale Renzi chiederà di essere interrogato – a decidere se archiviare. “Se Genova impiega solo 10 giorni (per decidere sulla denuncia, ndr) – ha detto il leader di Iv – significa che ha una straordinaria efficienza (…). Sono certo che sia sempre così per tutti e non solo quando gli indagati sono colleghi magistrati”. Essendo questioni procedurali, spiegano fonti investigative, le indagini si sono basate sullo studio della giurisprudenza e delle sentenze di Cassazione: ciò basta per chiedere l’archiviazione.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/26/open-nessun-reato-dei-pm-le-chat-acquisite-lecitamente/6508280/?utm_content=marcotravaglio&utm_medium=social&utm_campaign=Echobox2021&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR1-AgWa8vBTO2d3l-LKaGFHFa1ueuOU493iqu9CU9xZFlsZdeTBDJBAqz0#Echobox=1645874298