mercoledì 13 aprile 2022

“Gli Usa sfruttano la guerra per sbarazzarsi di Putin e mandare un segnale alla Cina e al mondo. Ma la ‘loro’ Nato non ha più l’appeal di 30 anni fa”. - Antonio Li Gobbi

 

L'analisi dell'ex generale Antonio Li Gobbi, già direttore delle operazioni presso lo Stato Maggiore Internazionale della Nato, sugli esiti probabili del conflitto. Putin avrebbe già perso ma "una crisi lunga può risultare strumentale al perseguimento di obiettivi meno visibili, che vanno molto aldilà della guerra in corso". Dalla necessità di Washington di rilanciare la Nato (e contenere l'autonomia strategica dell'Europa) a quella di resistere al baricentro che si sposta nel Pacifico. Ecco perché.

In un’intervista sulla rivista The Atlantic l’ex presidente Bill Clinton descrive in modo accorato la sua visione del trentennio che dalla caduta del muro di Berlino ha portato all’attacco russo contro l’Ucraina. Ritengo che l’allora presidente Clinton abbia saputo gestire in maniera efficace le crisi in Europa e nella ex Jugoslavia con cui ha dovuto confrontarsi. Sicuramente più efficace di quanto non siano risultati i suoi quattro successori. Clinton afferma di ritenere che Putin sia stato spinto ad attaccare l’Ucraina solo per paura dell’avvicinamento di Kiev alla democrazia. Possibile, certamente, né lui potrebbe forse vedere la problematica in maniera diversa. Però, forse, degli eventi europei di questi ultimi trent’anni vi sono state almeno quattro letture diverse: una statunitense, una russa, una degli europei occidentali (paesi già membri della Nato trent’anni fa) e una degli europei orientali (paesi ex patto di Varsavia ora avvicinatisi o entrati nella Nato). Letture diverse dovute a percezioni spesso opposte degli stessi eventi.

Analogamente, penso che si possa ritenere che in relazione alla crisi ucraina siano oggi in corso ben tre conflitti che vedono il coinvolgimento di attori diversi, il ricorso a strumenti differenti e soprattutto con obiettivi tra loro ben distinti. Noi tendiamo forse a focalizzarci solo su quello più sanguinoso e più evidente. Vi è, infatti, indubbiamente un conflitto sanguinoso e violento tra Russia e Ucraina. Un conflitto combattuto sia con armi letali che con le armi della comunicazione.

In questo conflitto si sta esprimendo una crudeltà che, giustamente, ci stupisce e ci indigna. Una crudeltà, una barbarie, una violenza di cui pensavamo che l’essere umano non fosse più capace. Violenza gratuita, omicidi, stupri a danni di civili spesso inermi. Crimini che non ci aspettavamo oggi in Europa.

Questo è un conflitto che è sotto gli occhi di tutti e non occorre alcun ulteriore approfondimento. I giornali e le televisioni ne esaminano ogni aspetto. Potrà terminare presto? Purtroppo non credo, perché i russi non accetteranno di perdere e gli ucraini sono convinti (a torto o a ragione è da vedere) che se resistono prima o poi gli Usa e la Nato entreranno in guerra al loro fianco, capovolgendo l’esito dello scontro militare.

Chi lo vincerà? Penso nessuno dei due contendenti. La Russia comunque non sarà vincitrice e ciò indipendentemente dagli scontri sul terreno. Infatti da 75 anni sul campo si possono vincere le battaglie, ma le guerre si vincono o si perdono in base alla percezione che ne hanno le opinioni pubbliche. Ce lo insegnano il Vietnam, l’Iraq e l’Afghanistan. E la Russia politicamente potrebbe già aver perso. L’Ucraina forse otterrà delle vittorie sul terreno, ma temo che la sua economia faticherà a risollevarsi. Questo, per utilizzare una terminologia militare, rappresenta però solo il livello “tattico-operativo” di quanto sta avvenendo in relazione alla crisi ucraina.

Vi è poi un livello che definirei “strategico”. Ovvero la guerra in atto tra Usa e Russia. Si tratta di una guerra combattuta sia sul terreno (in questo caso per gli USA si tratta di una “guerra per procura” che Washington combatte utilizzando i soldati e i civili ucraini) che con la gestione della comunicazione e con armi economiche (le sanzioni). In questa guerra gli Usa si avvalgono anche della Nato e della Ue, che si sono immediatamente e convintamente schierate al fianco di Kiev e di Washington.

È chiaro, peraltro, che gli obiettivi ai due lati dell’Atlantico siano fondamentalmente diversi. Per alcuni Stati europei (Italia, Francia, Germania, Spagna) l’obiettivo sembrerebbe essere giungere a una rapida de-escalation del conflitto, facendo in modo da evitarne l’allargamento ai paesi Nato. Ovvero, si auspicano il conseguimento in tempi brevi di una pace stabile. Inutile evidenziare che affinché la pace possa essere “stabile” nessuna delle due parti sul terreno (Ucraina e Russia) dovrebbe risultare “visibilmente” sconfitta.

Per Washington, invece, l’obiettivo è radicalmente diverso: si tratta di sfruttare il conflitto ucraino per decapitare le eccessive ambizioni di tornare ad essere una “grande potenza” manifestate dalla Russia putiniana, indurre un “regime change” a Mosca, rinsaldare e rinvigorire la Nato ( che stava dando evidenti segni di stanchezza) anche al fine di utilizzarla in futuro in funzione anticinese. A tali obiettivi, in una visione che potrebbe apparire cinica, possono aggiungersi quelli di azzoppare la locomotiva economica europea (di cui Washington non gradisce la competizione) e far accantonare qualsiasi ambizione di autonomia strategica Ue che possa minare l’insostituibilità della Nato. Evidente che gli obiettivi Usa non possano essere conseguiti senza prima una “visibile” e decisa sconfitta russa. Ciò può richiedere l’escalation dei combattimenti e, soprattutto, molto tempo (mesi o anche anni).

Facilitare una soluzione negoziale non appare certamente coerente con gli obiettivi di Washington che vuole la caduta di Putin e quindi ha bisogno una sconfitta tale da provocare un regime change e possibilmente un radicale ridimensionamento delle aspirazioni geopolitiche di Mosca. Lo stesso ampio ricorso a sanzioni economiche che non portano a risultati immediati indica una prospettiva di molti anni di interruzione delle relazioni economiche con la Russia (lunga interruzione che gli Usa si possono permettere, ma che per molti Paesi europei potrebbe comportare non trascurabili sofferenze al sistema produttivo).

Peraltro, vi è anche un terzo conflitto che si combatte intorno alla crisi ucraina. Un conflitto ben più importante per il nostro futuro: quello che viene combattuto a livello geo-politico tra Usa e Cina. È chiaro che Washington voglia inviare un messaggio a Pechino in relazione a Taiwan. Ovvero far sapere a Pechino che come oggi gli Usa sono riusciti ad aggregare una vasta coalizione per contrastare le mire russe sull’Ucraina, così saranno in grado di fare per difendere l’indipendenza di Taiwan e che anche in quel caso le armi sarebbero soprattutto di natura economico-finanziaria (le armi che il Dragone forse teme di più). Soprattutto, però, indipendentemente dal destino di Taiwan, di cui all’elettore americano medio importa relativamente, prendendo spunto dall’attacco russo all’Ucraina Washington sta tentando di obbligare il mondo a scegliere con chi schierarsi: se con il “mondo democratico” o con l’aggressore Putin (e indirettamente con Pechino, che notoriamente ha legami abbastanza solidi con Mosca).

Infatti, alla riunione dei ministri degli Esteri della Nato del 6 e 7 aprile, che mi sarei aspettato fosse incentrata esclusivamente sulla crisi ucraina, erano invitati oltre a ministri dei Paesi Nato anche quelli di UcrainaGeorgiaSvezia e Finlandia (presenze più che comprensibili) e i ministri dei principali alleati degli Usa nell’Indo-Pacifico (Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Sud Corea). Nel comunicato stampa del Segretario Generale al termine della riunione, al pericolo cinese veniva attribuito quasi tanto spazio quanto a quello russo. Ulteriore indice della volontà più volte espressa da Washington di utilizzare la Nato quale suo strumento anche nel confronto tra Usa e Cina.

Una divisione del mondo in due blocchi che si contrapporrebbero più con armi economiche e sanzioni incrociate che con le portaerei. Si vedrà quali saranno a lungo termine gli effetti di una tale divisione, soprattutto per quei Paesi, come i molti europei, le cui economie sono maggiormente dipendenti dall’interscambio commerciale con governi “non graditi” a Washington.

Finora, però, i risultati di questa strategia tendente a fare terra bruciata intorno alla Russia e alle nazioni che continueranno a “violare” l’embargo unilateralmente deciso dall’Occidente non sembrerebbero particolarmente confortanti. La politica del “o con me o contro di me” lanciata da Biden potrebbe essere percepita da parti terze come più o meno ricattatoria, ma questo non è l’aspetto più importante. Il punto è che si tratta di una politica la cui efficacia va scemando man mano che diminuisce il bisogno delle parti terze di accontentare gli Usa. Ad oggi il fronte dei Paesi che stanno seguendo le indicazioni Usa (taluni con forti mal di pancia) appare limitato ai suoi “alleati storici”: Ue e Nato (meno la Turchia che si è ritagliata un ruolo super partes), GiapponeSud CoreaAustraliaNuova Zelanda.

Non solo Usa e Ue hanno ricevuto una risposta diplomatica abbastanza sprezzante da parte di Pechino quando hanno chiesto alla Cina di voltare le spalle al loro alleato russo, ma anche i Paesi Opec hanno dimostrato estrema freddezza nei confronti delle richieste statunitensi di incrementare le loro estrazioni per compensare il bando imposto all’acquisto di greggio e gas russo. In sintesi, l’iniziativa statunitense non pare accogliere consenso da nessun altro Paese significativo di Asia, Africa o America Latina. Continenti questi dove il concetto di “invasore” e di “guerra di aggressione” viene quasi sempre correlato agli Usa o al massimo alle passate mire imperiali e coloniali di Paesi europei (Gran Bretagna, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Italia) o asiatici (Giappone) oggi tutti schierati con Washington.

Soprattutto, però, mentre venticinque anni fa un aut aut del genere da parte di Washington sarebbe stato accettato forse in tutto il mondo, per convenienza se non per convinzione, il quadro geopolitico globale è oggi cambiato. L’imperialismo commerciale cinese ha fatto sì che ormai Pechino rappresenti la potenza economica di riferimento per buona parte dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina. Inevitabile che, stante la posizione cinese, l’aut aut commerciale imposto da Usa e Ue ad attenersi alle sanzioni decise a Washington e Bruxelles possa avere scarso appeal al di fuori della comunità Nord-Atlantica.

Ciò non solo ne vanificherà gli effetti per Mosca ma accelererà quei processi di polarizzazione del mondo in due blocchi politico economici, uno con Pechino come punto di riferimento e l’altro con Washington. In tale contesto è chiaro che verrà accelerato l’emergere di soluzioni finanziarie alternative a quelle che attualmente vedono lo Swift come principale sistema mondiale di interscambio bancario e il dollaro come principale moneta di riferimento internazionale. Ma anche l’Ue (già sofferente per le sanzioni alla Russia) non potrebbe oggi permettersi che la guerra commerciale avviata contro la Russia abbia un impatto sul suo interscambio commerciale con la Cina (che è oggi il primo partner commerciale dell’Ue, con un interscambio di 828,11 miliardi di dollari nel 2021 ).

In conclusione, un approccio “o con noi o contro di noi” non potrà che evidenziare plasticamente il calo di credibilità della leadership politica, economica e militare Usa. Leadership che era stata incontrastata dopo la fine della Guerra Fredda, ma che ormai da una decina di anni almeno mostra segni di debolezza in favore del Dragone. Ragionare come se si fosse ancora l’unica superpotenza in un mondo unipolare quando i rapporti di forza sono drasticamente cambiati può rivelarsi estremamente pericoloso per Washington (e di conseguenza per i suoi più fedeli Alleati europei)

Non sappiamo oggi come evolveranno questi tre conflitti che si muovono lungo piani forse non sempre paralleli. Certo è che si influenzeranno a vicenda e ciò probabilmente non nell’interesse di una rapida soluzione del conflitto sul terreno. Tale crisi sul terreno potrebbe, per diversi attori extra europei, risultare strumentale al perseguimento di obiettivi strategici e geopolitici aldilà della situazione in Ucraina e che forse hanno il loro baricentro nell’Oceano Pacifico.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/04/13/gli-usa-sfruttano-la-guerra-per-sbarazzarsi-di-putin-e-mandare-un-segnale-alla-cina-e-al-mondo-ma-la-loro-nato-non-ha-piu-lappeal-di-30-anni-fa/6557554/

Pos, doppia multa per chi non accetta pagamenti elettronici. Lotteria scontrini istantanea.

 


Per sburocratizzare e mandare in porto i 45 obiettivi del Pnrr previsti entro fine giugno, arriva al Consiglio dei ministri atteso per oggi (manca ancora la convocazione ufficiale) un pacchetto di norme all’insegna delle semplificazione (dagli appalti alla pubblica amministrazione) che comprende anche misure di contrasto all’evasione fiscale.

Lotteria degli scontrini istantanea.

Nel decreto Pnrr il Governo punta a rilanciare la lotta all’omessa fatturazione. Con l’estensione della fattura elettronica anche alle partite Iva nella Flat Tax aumenta il potenziale dei dati da incrociare. Una misura su cui però dovrà essere trovato l’accordo politico tra tutte anime della maggioranza. Oltre all'e-fattura c’è l’altra arma degli scontrini elettronici. Su questo fronte si intende rilanciare la lotteria degli scontrini con la vincita istantanea.

Multa per i pagamenti elettronici negati.

Per diffondere l’utilizzo del Pos si anticipa al 2023 l’attuazione della doppia sanzione (fissa più il 4% della transazione) per gli operatori che non accettano pagamenti elettronici. Sempre su questo fronte il Fisco chiederà l’invio obbligatorio di tutti le transazioni avvenute con moneta digitale. In questo modo si punta stanare l’evasione più difficile, ossia quella realizzata senza l’emissione di scontrini, fatture e ricevute. E in non pochi casi con il consenso tra chi compra o usufruisce di un servizio e chi lo effettua o vende. Tra le ipotesi anche un nuovo giro di vite sul bonus 110 per cento: per contrastare le frodi l'ipotesi è di rendere obbligatoria la comunicazione preventiva all'Enea.

https://www.ilsole24ore.com/art/stretta-pos-e-lotteria-scontrini-istantanea-il-dl-pnrr-arrivo-pacchetto-anti-evasione-AE2dXlRB

Banalisi logica. - Marco Travaglio

 

Se la prima vittima della guerra è la verità, la seconda è la logica. Fortuna che Aristotele e Cartesio sono morti, sennò si beccherebbero la labirintite nell’apprendere le seguenti cose.

1. Putin vuole “denazificare l’Ucraina” con gli stessi mezzi – carrarmati e bombe – usati dai nazisti per nazificare l’Europa.

2. Noi “inviamo più armi per la pace” (più disarmo=più guerra).

3. “Non si tratta col nemico” (solo con l’amico: ma su cosa?).

4. “Putin è un macellaio”: lo dice Joe Biden, cioè il padrone della macelleria americana (che ha fatto molti più morti e guerre di lui e potrebbe assumerlo al massimo come garzone).

5. Clinton si vanta di aver allargato la Nato a Est “consapevole che i rapporti con la Russia potevano tornare conflittuali” perché “l’invasione dell’Ucraina dimostra che era necessario” (l’ho preso a calci in culo e lui mi ha spaccato la faccia, quindi avevo ragione a prenderlo a calci in culo).

6. La Nato è una “alleanza difensiva” (infatti ha aggredito mezzo mondo) e difende i “valori democratici” (infatti ha tra i soci Erdogan e ha appena fomentato un golpettino in Pakistan per cacciare il premier sgradito).

7. Zelensky intima all’Ue di “rinunciare al gas russo” (mentre lui continua a comprarlo e a incassare 1,4 miliardi l’anno da Putin per i diritti di transito).

8. L’Onu espelle Mosca dal Consiglio dei diritti umani presieduto dall’Arabia Saudita (nota culla dei diritti umani, apprezzata da Renzi, ma soprattutto da Khashoggi, dai 370mila morti e dai 20 milioni di affamati in Yemen).

9. Draghi ci ordina di scegliere “tra pace e condizionatori” (che però, in tempo di pace, erano sempre accesi).

10. Per non dipendere dal gas e dal petrolio dell’autocrate Putin, Draghi ci fa dipendere da quelli dell’autocrate algerino Tebboune (che reprime partiti e sindacati ed è partner militare di Mosca) e di altri regimi che hanno appena rifiutato di condannare la Russia: Qatar, Egitto (vedi alle voci Regeni e Zaki), Congo (vedi alla voce Attanasio), Angola, Mozambico.

11. Per La Stampa, “l’Anpi è troppo pacifista” (come la ragazza rimasta un po’ incinta).

12. Per Gramellini, l’Anpi riunisce non i Partigiani, ma “i Putiniani d’Italia”, perché cita l’articolo 11 della Costituzione e “arriva all’assurdo di ripudiare anche la guerra di Liberazione”. Al costituzionalista della mutua sfugge che la Carta ripudia la guerra salvo che sia difensiva: ma per difendere l’Italia o un suo alleato, dunque non l’Ucraina. Altrimenti, visto che in ogni guerra c’è sempre un paese che si difende, l’Italia non se ne perderebbe una. E arriverebbe all’assurdo di ripudiare la guerra e poi farla sempre. Ma Aristotele e Cartesio sono morti e Gramellini si sente benissimo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/04/13/banalisi-logica/6558201/

QUANDO SI POTEVANO BOMBARDARE IN SANTA PACE LE CITTA' . - Gioacchino Musumeci.

 

Questa è Mosul rasa al suolo nel 2017. Erano bei tempi quelli in cui gli Usa potevano radere al suolo tutto quello che capitava a tiro senza suscitare alcuna reazione di sdegno della Comunità Europea, sempre impegnata nella strenua difesa dei diritti esclusivi dei bianchi. Gira voce che a Lampedusa, senza andar troppo lontano, sbarchino centinaia di profughi ma non leggo alcuna dichiarazione di solidarietà della Von Der Leyen e derivati democratici.
E' tutto qui ragazzi, è solo il doppiopesismo che lascia un po' interdetti e amareggiati.
Al netto del fatto che i cittadini comuni provano sicuramente sincera solidarietà per il popolo ucraino, credo che gli Usa dovrebbero essere meno arroganti su argomenti come i crimini di guerra e il codice etico militare.
Precisamente come quelli russi, i soldati americani autori di crimini di guerra dovrebbero essere processati e non decorati.
Invece noi qualche volta dovremmo chiedere giustizia per tutti i civili trucidati, compresi quelli con la pelle più scura della nostra. La questione delle guerre con vittime di serie A e B, avrebbe anche rotto un po' i coglioni.
Cominciamo a scendere dal piedistallo, sarebbe un buon modo di affrontare le festività Pasquali.