lunedì 3 maggio 2021

Servizi: Renzi attaccava Conte e incontrava la spia all’autogrill. - Gianni Barbacetto e Valeria Pacelli

 

Report. Il 23 dicembre il capo di Iv chiese al premier di cedere la delega. Poi vide Mancini (scandalo Abu Omar) in ballo per una nomina poi saltata.

Un incontro in un autogrill sull’autostrada, tra un agente di rango come Marco Mancini e Matteo Renzi. In un momento particolarmente delicato della vita politica italiana, in cui cominciano le manovre per far cadere il governo di Giuseppe Conte. Lo racconta Report in un servizio di Giorgio Mottola che andrà in onda questa sera su Rai3. Il contatto avviene il 23 dicembre 2020, in un parcheggio dell’autogrill di Fiano Romano, nei pressi di Roma, e dura – secondo Report – una quarantina di minuti.

Mancini è un agente del Dis, l’agenzia che coordina Aisi e Aise, cioè i servizi segreti che si occupano rispettivamente dell’interno e degli esteri. Ha una lunga storia. Una brillante carriera nel Sismi (il servizio segreto militare predecessore dell’Aise) di cui diventa capo della Divisione controspionaggio, braccio destro del direttore Nicolò Pollari. Una forte esposizione mediatica, quando il 5 marzo 2005 riporta in Italia la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, liberata dopo il suo sequestro in Iraq e dopo una corsa all’aeroporto di Baghdad che costa la vita a un collega di Mancini, Nicola Calipari. Una condanna a 9 anni nel febbraio 2013 per sequestro di persona (l’imam Abu Omar, rapito a Milano dalla Cia), poi annullata dalla Cassazione dopo una pronuncia della Corte costituzionale che interviene allargando i confini del segreto di Stato.

Oggi Mancini è caporeparto al Dis. Un ruolo che gli va stretto. Da tempo punta a una funzione più operativa, dentro l’Aise o l’Aisi. In subordine, spera almeno di essere nominato vicedirettore del Dis, accanto al direttore Gennaro Vecchione e al posto di Carmine Masiello che avrebbe potuto essere nominato sottocapo allo Stato maggiore della Difesa. Per alcune settimane, Mancini ha buone possibilità di fare il salto. Ha il sostegno di Vecchione e non gli sono ostili neppure i Cinquestelle, consigliati dal magistrato antimafia Nicola Gratteri. Alla fine però non se ne fa niente: il premier Conte avvia un giro di poltrone dentro i servizi, ma Mancini resta al suo posto. Nei mesi precedenti era esplosa una dura contesa sui servizi di sicurezza. Prima sulle regole per la proroga dei vertici, poi sulla delega affidata dalla legge al premier, infine sulla Fondazione per la cybersecurity. Tutto precipita dopo il consiglio dei ministri sul Recovery del 7 novembre 2020, interrotto per il tampone falso-positivo al Covid della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese prima che si voti.

Nei giorni seguenti comincia il bombardamento di Renzi sulla cybersecurity e sulla delega governativa ai servizi. Conte l’ha tenuta per sé, come permesso dalla legge che nel 2007 riforma le agenzie di sicurezza (infatti anche il predecessore Gentiloni non l’aveva ceduta ad altri). Renzi insiste perché la passi a un sottosegretario. A questa richiesta si accoda parte dei dem. Proprio il 23 dicembre Renzi lo ripete all’Aria che tira, su La7. Poi va a Rebibbia a visitare Denis Verdini. Infine incontra Mancini in autogrill.

Conte cederà soltanto il 21 gennaio 2021, quando passa la delega all’ambasciatore Pietro Benassi. Troppo tardi. Il 13 gennaio si sono già dimesse le tre ministre di Italia viva. E il 26 gennaio il governo Conte cade. Il servizio di Report nasce per caso. Una insegnante che il 23 dicembre 2020 si era fermata all’autogrill di Fiano Romano filma Renzi con il telefonino. Di cosa parla? Non lo sappiamo. Mancini non ha risposto a Report. Renzi risponde celiando: Mancini gli avrebbe consegnato per Natale i Babbi di cioccolato, specialità romagnole, come romagnolo è Mancini. Poi il senatore adombra versamenti segreti di Report in Lussemburgo. E racconta che è stato l’agente del Dis a raggiungerlo, anche se la testimone oculare, intervistata da Report a volto coperto, sostiene invece che sia arrivato prima Mancini. Ambienti vicini a Renzi spiegano al Fatto che il leader Iv si incontra regolarmente con Mancini dal 2016 e che quel 23 dicembre i due avevano un appuntamento già fissato e saltato perché Renzi se ne dimentica e parte per Firenze; recupera all’ultimo momento, pregando Mancini di raggiungerlo all’autogrill sull’autostrada. Ma – giurano – quel giorno non si parlò di nomine.

ILFQ

Ma mi faccia. - Marco Travaglio

 

Libertà rinascimentali. “Oggi è festa di libertà” (Matteo Renzi, leader Iv, Twitter, 25.4). Molti gli rispondono: “No. Oggi è festa di Liberazione”. Ma non lo capiscono: lui stava parlando dell’Arabia Saudita.

Tamponi. “’L’auto di Draghi tampona automobilista a Roma: il premier scende e chiede scusa’. Non c’è altro da aggiungere” (Ettore Rosato, coordinatore Iv, Twitter, 21.4). “Tamponamento con macchina della scorta per il premier Draghi: che scende e si scusa. Confermandosi ancora una volta di uno spessore, anche umano, con pochi eguali” (Marco Di Maio, deputato Iv, Twitter, 21.4). Un altro premier sarebbe rimasto in macchina e avrebbe stirato e spianato l’automobilista. Lui no. Che spessore.

Rieccolo. “Cari Signori Giornalisti, questa mattina il Pronto Soccorso Covid19 del San Raffaele è vuoto. Vaccini, ricerca e soprattutto cure corrette e tempestive fanno la differenza” (Alberto Zangrillo, primario di rianimazione, Twitter, 30.4). Quindi l’unico malato di Covid resta Berlusconi, ma solo in orario tribunale.

La mala educaciòn. “Una strada cominciata con l’educazione alla fede di mamma Doralice e agli insegnamenti di papà Emilio, fascista ma non certo un fucilatore come volle far credere Umberto Bossi in una troppo accesa campagna elettorale. Poi il cursus honorum e la minuziosa ricostruzione di Gioventù studentesca e Comunione e Liberazione, scialuppe di salvataggio… ‘Se Berlusconi avesse cambiato l’Italia come avrebbe voluto, ora staremmo tutti molto meglio’…” (recensione dell’autobiografia del pregiudicato Roberto Formigoni, Giornale, 22.4). Avrebbe quantomeno abolito le galere. E pure i domiciliari.

Chi era costui? “Con Salvini tornerebbe il lockdown” (Enrico Letta, segretario Pd, La Stampa, 1.5). Altrimenti mica starebbe con lui al governo.

Signora mia. “Gli affari segreti di Conte” (Domani, 29.4). “Nell’affare dell’hotel di lusso Conte lavorava col bancarottiere” (ibidem, 30.4). Un avvocato che assiste clienti nei guai con la giustizia: roba da matti, dove andremo a finire.

Il Signor Bonaventura. “Lavoro, 750 mila nuovi posti” (Repubblica, 26.4). Dài, ragazzi, facciamo buon peso e arriviamo a un milione di nuovi posti di lavoro. Sennò poi Berlusconi s’incazza.

Il Pregiudizio Universale. “Troppi pregiudizi sulla Lombardia. Non pretendo le scuse, ma le accuse sono state ingiuste” (Letizia Moratti, FI, vicepresidente e assessore al Welfare e alla Salute della Regione Lombardia, Verità, 26.4). In effetti, una Regione che ha come presidente Fontana e come vicepresidente la Moratti potrebbe persino andare peggio di così.

Quante volte, Figliuolo? “Giorno record dei vaccini, Travaglio non si arrende: ‘Lontane le 500 mila dosi’. Il ‘Fatto contro Figliuolo, ma i numeri lo sbugiardano: toccata quota 508 mila” (Giornale, 1.5). Già, peccato che Figliuolo i 500 mila vaccini al giorno li avesse promessi il 21 marzo per tutti i giorni della seconda metà di aprile e siano arrivati solo a maggio. Un ritardo di appena due settimane, con circa 3 milioni di vaccini in meno di quelli annunciati. Che sarà mai. Intanto la Germania, che con Arcuri e prima di Figliuolo era dietro e poi alla pari dell’Italia, ora vaccina il doppio di noi. Quindi chi ha sbugiardato chi?

Par disGuido. “Fare il sindaco di Roma sarebbe giocare tutti i giorni una finale di Champions League. Per i romani Guido Bertolaso sindaco sarebbe un incubo, io non sono una persona facile, non sono propenso al compromesso” (Guido Bertolaso dopo le dimissioni da consulente della Regione Lombardia, L’aria che tira, La7, 29.4). Prima i lombardi, poi i romani: un po’ per uno.

Il Merlo del Ponte. “’Sul Ponte sullo Stretto c’è una relazione e sarà inviata al Parlamento’. Da meridionale a meridionale: è un’occasione unica” (Francesco Merlo, Repubblica, 29.4). Per la mafia e la ‘ndrangheta sicuramente.

Figaro qua Figaro là. “Calenda conteso dai due poli. Il leader di Azione presenta il suo piano-mobilità. Pd e Forza Italia lo corteggiano già ora in vista del secondo turno” (Repubblica-cronaca di Roma, 27.4). Praticamente se lo strappano di mano.

Il titolo della settimana/1. “Smettetela di perseguitare Silvio malato” (Pietro Senaldi, Libero, 29.4). Uahahahahah.

Il titolo della settimana/2. “Sentenza dei giudici: si può insultare Berlusconi ‘delinquente’e ‘malavitoso’” (Giornale, 24.4). No, è un po’ diverso: si possono citare le sentenze definitive che gli danno del delinquente e del malavitoso.

Il titolo della settimana/3. “Se non allora quando? Perchè siamo state zitte sul presunto stupro di Ciro Grillo?” (Camilla Baresani, Domani, 27.4). Magari perchè è presunto?

Il titolo della settimana/4. “Draghi chiede lealtà a Salvini” (Repubblica, 28.4). Se l’ha fatto veramente, è spiritosissimo.

ILFQ

Festa Inter in Duomo, la preoccupazione degli esperti. Pregliasco: “Rischio di un aumento dei contagi”. Galli: “Si è perso controllo ovunque”.

 

Gli assembramenti dei tifosi a Milano allarmano il coordinatore del Cts Locatelli: "Non possiamo permetterci queste immagini, così non si onorano i 121mila morti". Il virologo Pregliasco: "Speriamo che i guai siano pochi". Il primario Galli: "Incoscienza". Il governatore Fontana: "Era prevedibile". Il sindaco Sala per ora tace, mentre sulle sue pagine social i cittadini lo accusano: "Incompetenza ingiustificabile, si dimetta".

Circa 30mila persone per le strade di Milano, la maggior parte accalcate in piazza Duomo per la festa scudetto dell’Interpoche mascherine, sicuramente nessun distanziamento. Immagini che “assolutamente non possiamo permetterci”, avverte Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts. Una preoccupazione condivisa da diversi esperti, che ora temono un nuovo aumento dei contagi nel capoluogo lombardo e un meccanismo che porti al “liberi tutti” generale, per usare la parole di Massimo Galli, a un mancato rispetto delle misure anti-Covid. “La gioia si può comprendere – ragiona Locatelli a Sky Tg24 – ma deve prevalere il senso di responsabilità e i 121mila morti devono averci insegnato qualcosa. Onorare la loro morte vuol dire evitare assembramenti”. Per il virologo Fabrizio Pregliasco il rischio di un aumento dei contagi è concreto: “Speriamo che i guai siano pochi perché comunque all’aperto sappiamo che il rischio è ridotto – dice all’Adnkronos – però cantare per lungo tempo diventa un elemento di rischio. Non vedremo subito questi effetti, speriamo che possa esserci solo un piccolo rigurgito di rialzo dei contagi, però il rischio c’è“. Le ragioni stanno nell’attuale situazione della pandemia in Italia, visto che la situazione non è ancora sotto controllo e occorre quindi non abbassare la guardia. Per Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco, il punto è proprio questo: nel weekend “non ci sono state solo manifestazioni di una tifoseria, svolte con pericolosi assembramenti all’aperto. Ma c’è stata la perdita di controllo delle minime misure: ieri (domenica, ndr) gli assembramenti erano ovunque“.

Intanto, dopo le critiche arrivate dal segretario generale di Confcommercio Milano, Marco Barbieri, anche sui social network le accuse sono soprattutto per il sindaco di Milano, Beppe Sala, per la gestione di una situazione che, a detta di molti, “poteva essere prevista“. Nonostante la vittoria dello scudetto da parte dell’Inter fosse una possibilità concreta (dipendeva solamente dal risultato dell’Atalanta, in campo nel pomeriggio di domenica), in piazza Duomo non sono stati previsti varchi né controlli. Il primo cittadino per ora tace. “Era probabile che eventi del genere si potessero verificare. L’importante è che non si verifichino più”, commenta invece il presidente della Regione, Attilio Fontana. “Bisogna chiedere alle persone il rispetto delle misure di sicurezza, perché onestamente queste scene rischiano di essere un po’ pericolose. Mi auguro e spero che non aumentino i contagi, ma questo lo potremo dire tra due settimane“, aggiunge il governatore.

L’analisi di Galli – La festa dell’Inter? “L’imprudenza non ha colore, l’incoscienza ha tutti i colori dell’arcobaleno. E’ chiaro a tutti che questo tipo di manifestazioni sono pericolose“, dice Galli all’Adnkronos, ricordando che abbiamo già sperimentato manifestazioni simili, “abbiamo visto lo scorso anno, quando è stato festeggiato un altro scudetto, in una situazione analoga a questa, nel senso che quando arriva un messaggio che può essere interpretato come ‘liberi tutti‘, le persone vanno oltre”. Il problema, spiega Galli, è che “la pandemia non è risolta. Il vaccino potrà contribuire in modo sostanziale a ridimensionare il problema ma la tranquillità è ancora lontana”.

Le parole di Locatelli – Locatelli a Sky Tg24 sottolinea che in Italia “i casi di Covid sono scesi a 148 ogni 100mila persone, ma la circolazione virale non può essere ancora sottovalutata. C’è un miglioramento ma non può esserci rilassamento rispetto ai nostri comportamenti”. Quindi gli assembramenti di domenica dei tifosi interisti in piazza Duomo sono da evitare, così come “è troppo presto per fare riflessioni sulla possibilità che fra vaccinati si possa non portare la mascherina”. Un rilassamento sarà ipotizzabile “quando crescerà il numero degli immunizzati, sempre in assenza di condizioni di rischio particolari”. Quello della mascherina, aggiunge il coordinatore del Cts, è “un sacrificio minimo, teniamo duro ancora per qualche settimana o qualche mese, per prudenza dobbiamo orientarci all’uso della mascherina anche d’estate”. Poi, conclude, “se i contagi diminuiranno si rivedranno le regole”.

Le critiche a Sala – Regole che però domenica in piazza Duomo sono completamente saltate. Il sindaco Sala, tifoso nerazzurro, non ha ancora fatto commenti. Sulla sua pagina Facebook e non solo in tanti gli hanno scritto indignati: “Sindaco, perché i tifosi dell’Inter possono fare questo casino, e noi comuni mortali dobbiamo rispettare le regole anche per andare a mangiare una pizza?”. “Che senso ha il coprifuoco e le limitazioni per poi permettere un maxi assembramento di persone molte delle quali senza mascherine né distanziamento?”, commenta un altro milanese. “Ma le forze dell’ordine dove sono? Milano è una bolgia in questo momento! Non siete stati in grado di gestire gli assembramenti al Duomo e a Piazza Castello! Una mancanza di rispetto per tutte quelle attività chiuse mesi e mesi! Vergogna!”, scrive un altro cittadino. Infine, c’è anche chi chiede le dimissioni di Sala: “Gentile sindaco. Esattamente che scusa avrebbe per giustificare l’assembramento di oggi? In un paese civile un politico al posto suo si sarebbe già dimesso. Questa incompetenza è ingiustificata e ingiustificabile”.

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