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domenica 7 agosto 2022

LA COALIZIONE CONTRO LE DESTRE È UN GIOCO AL RIBASSO. - Alessandra Algostino

 

Elezioni Il rischio di un ulteriore attacco frontale alla Costituzione, dopo lo svuotamento del progetto costituzionale e la sua sostituzione con politiche all’insegna della razionalità neoliberale esiste.

Del pericolo che la destra ottenga, con un sistema elettorale, il Rosatellum, un vulnus alla rappresentanza e alla sovranità popolare, i numeri per una revisione che annienti la Costituzione, hanno scritto in modo chiaro su queste pagine, Floridia, Azzariti, Migone, Gianni. Un no antifascista è il primo a insorgere se si pensa ad un governo Meloni, all’idea che la democrazia parlamentare nata dalla Resistenza sia occupata dalle destre, da partiti razzisti. Il rischio di un ulteriore attacco frontale alla Costituzione, dopo lo svuotamento del progetto costituzionale e la sua sostituzione con politiche all’insegna della razionalità neoliberale esiste.

Che fare? La proposta di assumere come programma l’attuazione della Costituzione, per i principi che essa veicola, potrebbe non solo difendere la carta costituzionale, ma determinare una radicale inversione di rotta: centralità della persona, solidarietà, redistribuzione, controllo e programmazione dell’economia a fini sociali (e ambientali), lavoro come strumento di dignità, partecipazione effettiva, diritti sociali, progressività nella tassazione, diritto di asilo a chiunque sia impedito l’esercizio delle libertà democratiche, ripudio della guerra, perseguimento della pace e disarmo.

Sono i principi, i diritti, la visione del mondo, che sono vissuti nelle lotte del Collettivo di fabbrica della Gkn, nei movimenti territoriali che si oppongono alle grandi opere, nelle proteste degli studenti, nelle azioni non violente di Extinction Rebellion, nella solidarietà di chi aiuta i migranti, nelle reti che collegano associazioni e luoghi di pensiero critico (dalla Società della cura alla Rete dei numeri pari, per limitarsi a due esempi). Da qui occorre ripartire, da una forza politica radicata nei territori, nei conflitti, nella costruzione di alternative, e che senza infingimenti si proponga di traghettare una visione del mondo dalla parte dell’eguaglianza, dell’emancipazione, della giustizia sociale e ambientale nelle istituzioni.

Una utopia, per quanto concreta, che, dato il sistema elettorale e la mancanza di forze ampie che la sostengano, nell’immediato presente può consegnare il paese, e la Costituzione, alle destre? La neutralizzazione della Costituzione è perseguita da anni, con toni differenti, ma senza soluzione di continuità, dalle maggioranze di centrodestra e di centrosinistra, sino al governo di “unità nazionale” dell’agenda Draghi. Un governo di destra fa paura, ma fa paura anche questo scivolamento progressivo e avvitamento in se stesso del sistema in una spirale dantesca in cui, mentre letteralmente il caldo infernale ci avvolge, la guerra si normalizza, le diseguaglianze crescono, la democrazia si riduce a strumento dell’egemonia neoliberista.

Un fronte unico per l’attuazione effettiva della Costituzione, contro la guerra, alternativo al dominio della competitività in nome del profitto, non si vede; un mero apparentamento elettorale per far fronte alle costrizioni del Rosatellum (che abbiamo non per punizione divina ma per ignavia politica) rischia di fornire la sponda ad un altro passo nella rivoluzione passiva, di partecipare ad un gioco al ribasso che nel voler tutelare un livello essenziale di democrazia ne mantiene unicamente la parvenza, di occultare la necessità di alternative radicali. Occorre un po’ di speranza ribelle, il coraggio di dire no alla china mistificatoria del male minore, immaginare un futuro radicalmente diverso e iniziare a costruirlo, con chi, e da chi, lo sta praticando, nei conflitti sociali e ambientali, nella solidarietà, nella ricerca della pace.

La Costituzione si difende con chi la vive e attua, il nesso fra democrazia politica, economica e sociale richiede di preservare la democrazia parlamentare e insieme perseguire il progetto di emancipazione dell’art. 3, comma 2, ad evitare che la democrazia si riduca a maschera del potere; la sinistra si costruisce con un progetto chiaro di giustizia sociale e ambientale, con una fantasia della realtà che la dialettica della storia restituisce alla sfera del possibile. Un governo di destra fa paura, ma ancor di più è da temere la fine della speranza che possa esserci una via radicalmente alternativa allo stato delle cose presente.

da Il Manifesto, 2 agosto 2022

http://www.libertaegiustizia.it/2022/08/05/la-coalizione-contro-le-destre-e-un-gioco-al-ribasso/

sabato 12 marzo 2022

Bce, l’ora dei falchi. “Sparita” la guerra, via ai rialzi dei tassi. - Francesco Lenzi

 

INFLAZIONE - Precipita il potere d’acquisto dei salari.

Nella conferenza stampa di giovedì scorso, la presidente della Bce non è stata esplicita come avvenne esattamente due anni fa. La frase “non siamo qui per chiudere gli spread”, che fece esplodere lo spread di tutti i titoli di Stato della periferia della zona euro, compreso il Btp italiano, non è stata ripetuta, ma la sensazione sul mercato non è quella di uno scampato pericolo. L’avvio dell’invasione russa in Ucraina aveva fatto ritenere che la Banca centrale europea potesse avere un atteggiamento molto più prudente rispetto a quanto si immaginava a inizio anno. La politica monetaria non può aumentare l’offerta di petrolio e altre materie prime, non può fornire al mercato i beni alimentari o i fertilizzanti che mancano dalla Russia, e così si era portati a ritenere che l’abbassamento delle stime di crescita avrebbe giustificato un atteggiamento più attendista. È compito della politica fiscale intervenire per ridurre il peso di queste strozzature e dell’aumento dei prezzi che determinano. La politica monetaria può far ben poco, ma rischia di far collassare ancor più domanda, consumi e investimenti.

Nelle pieghe del discorso della Lagarde, però, non si è visto alcun ragionamento di questo tipo. Il tema centrale della conferenza stampa è stato l’inflazione e la sua evoluzione per la guerra. Il rischio al ribasso per la crescita e il pericolo di una crisi finanziaria a causa delle sanzioni non ha trovato molto spazio. Per frenare l’inflazione, che si ipotizza possa raggiungere il 5,1% nel 2022, il programma di acquisti di titoli finanziari varato per contrastare la pandemia terminerà questo mese e anche il programma ordinario di acquisti si ridurrà più velocemente, passando dai 40 miliardi al mese di aprile al 20 di giugno, per concludersi nel terzo trimestre. Se non ci saranno sconvolgimenti particolari a raffreddare l’inflazione, dal terzo trimestre, la Bce non interverrà più sul mercato dei titoli di Stato e sarà pronta a rialzare i tassi d’interesse. Sebbene non sia stato fornito un timing preciso per l’avvio di questi rialzi e Lagarde abbia più volte ripetuto che le decisioni dipenderanno esclusivamente dai dati, l’impressione è che si sia arrivati a una svolta. Il Financial Times ha titolato che i falchi sono ormai al comando della Bce. In un Consiglio direttivo diviso al suo interno, focalizzare l’attenzione solo su inflazione e impatto della guerra sui prezzi vuol dire lasciare la guida a chi tradizionalmente vede nel rialzo dei prezzi il nemico principale, senza tener conto del contesto e delle ragioni.

Il mercato valuta adesso che nel 2022 ci saranno almeno due rialzi dei tassi della Bce, ciascuno da 25 punti base, rialzi che continueranno anche nel 2023. I rendimenti dei titoli di Stato sono saliti di conseguenza, penalizzando in particolare l’Italia e gli altri Paesi periferici. La sorpresa di questa virata è che è stata compiuta quando le aspettative di inflazione a lungo termine rimangono ancorate intorno al target del 2% e non c’è alcuna pressione salariale. Lagarde ha fatto notare che nel 2021 i salari sono cresciuti meno che nel 2020. Se si mantenesse questa dinamica, il colpo sul potere d’acquisto dei cittadini europei sarebbe tremendo. La Bce dovrebbe evitare di aggiungere anche il colpo dei tassi d’interesse. Sembra che si sia deciso di abbandonare il regime affermatosi negli otto anni di Draghi. Si ritorna a prima del 2012 e il problema dell’inflazione non è più affrontato in modo prudente, ma anticipando gli eventi. L’ultima volta che questo avvenne, con i due rialzi del 2011, non andò molto bene e l’eurozona si trovò poi vicina al rischio di frantumarsi. Quello che servirebbe in questa fase è invece una politica monetaria attendista e una politica fiscale invece più aggressiva, che riesca a partorire velocemente delle risposte che lo stesso vertice di Versailles di ieri ha affrontato: tassazione degli extra-profitti delle società energetiche e prezzi calmierati dell’energia. Il compito è evitare che il rialzo dei prezzi dei beni energetici contagi tutto il sistema produttivo amplificando gli effetti sui prezzi per il consumatore. La speranza è che si riesca a far qualcosa di concreto prima che questo accada, ma il tempo stringe e i segnali che arrivano non ispirano molta fiducia.

https://www.blogger.com/blog/post/edit/2372701819119034825/2508026569011289110

domenica 13 giugno 2021

La campagna vaccinale rischia la frenata, ma arrivano 55 milioni di dosi.

 


Quasi 26 milioni di italiani che devono ancora avere la prima dose di vaccino e altri 13,6 che devono fare il richiamo, 900mila dei quali hanno avuto la prima dose con Astrazeneca e ora faranno la seconda con Pfizer e Moderna.

Dopo la circolare del ministero della Salute che dà indicazioni perentorie sull'utilizzo del siero dell'azienda anglo-svedese solo sugli over 60, rischia di rallentare la campagna di vaccinazione di massa, con il conseguente slittamento dell'immunità di gregge prevista dal commissario per l'emergenza Francesco Figliulo proprio a fine settembre.

Ma fonti del governo affermano che "la campagna vaccinale italiana procederà con la stessa intensità di prima", vista "l'ampia disponibilità" di "oltre 55 milioni di dosi Pfizer e Moderna" tra ora e la fine del terzo trimestre.
Un altro problema è che, se verranno confermeranno le previsioni sugli arrivi fino alla fine del terzo trimestre, l'Italia rischia di ritrovarsi nei frigoriferi milioni di dosi di Astrazeneca e Johnson e Johnson inutilizzabili.
La decisione presa ieri dal ministro della Salute Roberto Speranza, su indicazione degli esperti del Comitato tecnico scientifico dopo la morte della 18enne a Genova e le perplessità di parte della comunità scientifica, ha già obbligato le Regioni a cancellare gli open day - che se verranno riorganizzati, è scritto nel verbale del Cts, dovranno "rispettare le indicazioni per fasce d'età" - e a rivedere l'agenda delle prenotazioni. Con la Lombardia che ha prima annunciato di non voler dar seguito alla decisione del governo di somministrare un vaccino diverso per i richiami, "in attesa di una nota ufficiale di ministero della Salute e Aifa", salvo poi fare marcia indietro una volta ricevuta la circolare e la posizione della stessa Aifa. "La comunicazione contradditoria e semi assente del governo sui vaccini - ha detto la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni - è ciò che più sta contribuendo a scatenare il panico tra i cittadini. Si assumano subito la responsabilità di dare risposte chiare e trasparenti agli italiani poiché milioni di cittadini sono in attesa".

Ma al di là delle polemiche, a preoccupare, lo ha ammesso lo stesso Figliuolo, è il rischio che la campagna possa subire un rallentamento: "se si fa un piano che poggia su 4 gambe più una che poteva essere Curevac e se poi una di queste gambe viene azzoppata o limitata è chiaro che tutti i piani si rivedono. Non faccio fosche previsioni, sono convinto che a settembre chiudiamo, ma se dovessimo aggiungere un'altra platea, ad esempio 6-15 anni, se Curevac non arriva e se ci sono altri intoppi è chiaro che non ce la faremo". Stando ai numeri forniti da Figliuolo al Cts, entro la fine del mese dovrebbero arrivare ancora 7,2 milioni di dosi di vaccini a mRNA (5,8 di Pfizer e 1,4 di Moderna), ai quali vanno aggiunti i 45 previsti nel terzo trimestre (31 di Pfizer e 14 di Moderna) per un totale di 52,2 milioni. Se poi verrà approvato il siero di Curevac, entro la fine di settembre l'Italia potrà contare su altri 6,5 milioni, per un totale di 58,7 milioni di dosi di vaccini a mRNA. Una cifra che, come ha detto Figliuolo, consente di andare "lisci lisci" solo se non ci saranno altri intoppi. Lo stesso generale, tra l'altro, già il 10 maggio in una nota al Cts aveva segnalato che la quantità di vaccini a mRNA sarebbe stata inferiore alla necessità. "Alla luce del numero di persone già vaccinate e di quello che ha ricevuto la prima dose e che, pertanto, necessità delle seconda - scriveva - sono stati definiti i fabbisogni necessari per ultimare la campagna entro settembre in 73 milioni di dosi a fronte di un previsionale di afflusso di circa 68. in sostanza, il fabbisogno di vaccini a mRNA risulta superiore al previsionale delle forniture". Considerando che a questa situazione si sono aggiunti i richiami per 900mila e i 2,3 milioni di 12-15enni, i numeri sono al limite.

C'è poi l'incognita Johnson & Johnson. All'interno del Cts c'è stata una lunga discussione tra chi voleva equipararlo ad Astrazeneca e chi invece sosteneva che non ci fossero abbastanza dati e, alla fine, è passata questa linea. Pur considerando le analogie con Az, hanno scritto gli esperti nel verbale, "lo stato attuale delle conoscenze, il numero di poco superiore al milione di dosi somministrate e la rarità" delle trombosi, "non permettono di trarre valutazioni conclusive rispetto al rapporto beneficio/rischio". Valutazioni che però potrebbero arrivare nelle prossime settimane e cambiare gli scenari, fermo restando che in ogni caso già adesso questo vaccino è raccomandato per chi ha da 60 anni in su. Di certo c'è che, sempre in base ai numeri di Figliuolo, ci sono ancora 3,5 milioni di over 60 che non hanno avuto neanche la prima dose e 3,9 che devono fare i richiami. Che richiedono complessivamente tra i 7,4 e gli 11 milioni di dosi. Ma l'Italia, alla fine di settembre, potrebbe avere più di 50 milioni di dosi di Astrazeneca e J&J visto che a giugno erano previsti 10 milioni e nel terzo trimestre 40,7. Se non andranno ai paesi Covax, come ha ipotizzato il Commissario, il rischio che scadano nei frigoriferi è altissimo.

(foto:L'hub vaccinale Acea in occasione dell'Open Day Junior, Roma - ANSA)


ANSA

venerdì 4 giugno 2021

“Lega, i soldi ai commercialisti ricompensa per rischiosi servizi”. - Davide Milosa

 

Il partito e le “casse”.

Otre due anni dopo l’inizio dell’inchiesta e a dieci mesi dagli arresti, ieri il giudice milanese Guido Salvini ha condannato i contabili della Lega, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, rispettivamente a cinque anni e a quattro anni e otto mesi per il caso della fondazione regionale Lombardia Film Commission (Lfc). Per la Procura, rappresentata dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi, è certamente una grande vittoria, dopo un’indagine condotta con professionalità e ostinazione. Il giudice ha aumentato la pena per entrambi di quattro mesi, rispetto alle richieste formulate dai magistrati.

Il tribunale, è scritto nel dispositivo della sentenza letta ieri poco prima delle 13 a porte chiuse (il processo si è celebrato con rito abbreviato), ha disposto il sequestro di due villette all’interno del Green Residence Sirmione a Desenzano del Garda per un valore complessivo di oltre 300mila euro. Secondo la ricostruzione dell’accusa, quelle ville furono comprate con parte del denaro pubblico pagato da Lfc per acquistare un capannone a Cormano. Di Rubba Manzoni, interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e sospesi dalla loro attività di commercialisti per i prossimi quattro anni, erano imputati a vario titolo per turbata libertà nella scelta del contraente, per peculato e concorso in peculato. Prima di loro hanno patteggiato il prestanome Luca Sostegni a 4 anni e 10 mesi e il commercialista milanese Michele Scillieri a 3 anni e 8 mesi, che dopo l’arresto ha iniziato a collaborare con i pm. Con rito ordinario si sta svolgendo il processo a carico dell’imprenditore bergamasco Francesco Barachetti, anche lui imputato per concorso in peculato e destinatario di parte del denaro frutto del peculato.

Secondo il procuratore aggiunto Eugenio Fusco, “l’intero progetto criminoso – come si legge nelle sue note depositate in aula – viene realizzato grazie a strettissimi rapporti personali, professionali e di comune militanza politica, in parte occultati, in parte coperti dai controllori”. La vicenda Lfc è legata all’acquisito di un capannone a Cormano da adibire a nuova sede. Valore: 800mila euro. Prima dell’acquisto, il capannone stava in pancia alla società Paloschi che nel 2016 correva verso il fallimento. Entrano così in gioco Scillieri e il cognato. Paloschi venderà l’immobile alla società Andromeda sempre riferibile alla cerchia dei commercialisti leghisti che poi venderà a Lfc. Tutta la vicenda sarà costruita a tavolino dal 2016 e cioè oltre un anno prima del preliminare di vendita. Il tesoretto, che comprende la prima vendita da Paloschi ad Andromeda (dove non è contestato il peculato) e la seconda a Lfc, hanno dimostrato le indagini della Finanza coordinate dal maggiore Felice Salsano, sarà poi frazionato: una parte finirà in Svizzera e un’altra andrà a Manzoni, Di Rubba e Barachetti attraverso un risiko societario.

L’intera vicenda dunque si è giocata sotto l’ombrello della Lega. Scrive Fusco: “L’asse, per sé penalmente irrilevante ai fini di questa porzione di indagine, è ben ricostruito dallo stesso Manzoni: Matteo Salvini posiziona Giulio Centemero nella carica di tesoriere del partito e Centemero si avvale della collaborazione dello stimato amico e collega Manzoni, che a sua volta gli introduce Di Rubba”.

L’indagine Lfc dove “nulla è come sembra” resta solo un capitolo di un romanzo ancora da scrivere. Altre indagini sono in corso sul fronte dei soldi al partito. Tra queste, una per bancarotta dove è indagato Manzoni. Per l’accusa l’intera vicenda si è snodata “attraverso un’accorta apparecchiatura di mezzi, istanze, atti pubblici, fatture, contratti, consulenze, perizie”. Il tutto per uno scopo: “Impossessarsi di danaro pubblico (…) quasi inteso come ricompensa dovuta di più complessi e rischiosi servizi”. Quali che siano questi altri “rischiosi servizi” lo sta verificando la Procura. Per la quale “una cosa è certa: la molteplicità di legami, leciti e illeciti che accomunano Centemero, Manzoni, Di Rubba e Scillieri: dal servizio di domiciliazione per la nuova Lega (nello studio di Scillieri) al sistematico ritorno economico a Di Rubba e Manzoni degli emolumenti relativi agli incarichi ricevuti da Scillieri nella Lega”.

IlFQ

mercoledì 12 maggio 2021

Il governo scarica Mancini: “No incontri politici-007”. - Alessandro Mantovani

 

La prossima volta che vorrà regalare a Matteo Renzi i “babbi” di cioccolato della sua Romagna, Marco Mancini dovrà farsi autorizzare dal direttore del Dipartimento per le informazioni e la sicurezza (Dis), l’organo di coordinamento dei Servizi di cui è caporeparto. A seguito dell’incontro Renzi-Mancini in autogrill, immortalato dalla professoressa che ha girato le immagini a Report, il sottosegretario delegato ai Servizi Franco Gabrielli ha richiamato i direttori del Dis, dell’Aise e dell’Aisi al principio che gli appartenenti all’intelligence possono incontrare parlamentari, giornalisti, magistrati e altre categorie “sensibili” solo per motivi di servizio e con la preventiva autorizzazione del vertice dell’agenzia a cui appartengono.

A Palazzo Chigi ritengono che questa regola rientrasse già nell’obbligo di riservatezza. Però ieri il capo del Dis Gennaro Vecchione, sentito dal comitato parlamentare di controllo sui Servizi (Copasir), avrebbe detto di non essere stato informato da Mancini e che un obbligo specifico non c’era. Ora c’è. Vecchione ha sostanzialmente difeso Mancini. Il governo invece intende evitare che le relazioni tra gli appartenenti ai Servizi e i politici conducano a impropri do ut des. Il Copasir potrebbe convocare Renzi e Mancini. I due si sono incontrati altre volte in passato, l’ha detto il capo di Italia Viva.

La direttiva di Gabrielli è la prima conseguenza del polverone sollevato dalle foto del tête-à-tête, risalenti al 23 dicembre scorso e cioè all’inizio della crisi del governo Conte-2 apertasi anche sulla delega ai Servizi, mentre si discutevano le nomine dei vicedirettori dell’intelligence e Mancini aspirava a un incarico che poi non ha avuto. Secondo fonti qualificate il dirigente del Dis cercava il sostegno di Renzi, ma nessuno ha ascoltato il dialogo. Tranne il saluto a distanza: secondo la professoressa, che non l’ha registrato, Renzi avrebbe detto “sai dove trovarmi” e Mancini “a disposizione”, espressione tipica dei militari. Ex sottufficiale dei carabinieri di riconosciute capacità, Mancini è da decenni nei Servizi ed è stato protagonista di vicende note, dai sequestri di italiani in Medio Oriente all’inchiesta sul rapimento di Abu Omar da parte della Cia e allo spionaggio alla Telecom, da cui è sempre uscito pulito anche grazie al segreto di Stato. Era al Sismi nei primi anni Duemila con Nicolò Pollari, dove c’era Nicola Calipari che si fece uccidere a Baghdad per riportare a casa Giuliana Sgrena del manifesto, ma anche Pio Pompa che faceva dossier su politici, imprenditori e giornalisti. L’impressione è che il suo incarico sia a rischio.

IlFQ

lunedì 3 maggio 2021

Festa Inter in Duomo, la preoccupazione degli esperti. Pregliasco: “Rischio di un aumento dei contagi”. Galli: “Si è perso controllo ovunque”.

 

Gli assembramenti dei tifosi a Milano allarmano il coordinatore del Cts Locatelli: "Non possiamo permetterci queste immagini, così non si onorano i 121mila morti". Il virologo Pregliasco: "Speriamo che i guai siano pochi". Il primario Galli: "Incoscienza". Il governatore Fontana: "Era prevedibile". Il sindaco Sala per ora tace, mentre sulle sue pagine social i cittadini lo accusano: "Incompetenza ingiustificabile, si dimetta".

Circa 30mila persone per le strade di Milano, la maggior parte accalcate in piazza Duomo per la festa scudetto dell’Interpoche mascherine, sicuramente nessun distanziamento. Immagini che “assolutamente non possiamo permetterci”, avverte Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts. Una preoccupazione condivisa da diversi esperti, che ora temono un nuovo aumento dei contagi nel capoluogo lombardo e un meccanismo che porti al “liberi tutti” generale, per usare la parole di Massimo Galli, a un mancato rispetto delle misure anti-Covid. “La gioia si può comprendere – ragiona Locatelli a Sky Tg24 – ma deve prevalere il senso di responsabilità e i 121mila morti devono averci insegnato qualcosa. Onorare la loro morte vuol dire evitare assembramenti”. Per il virologo Fabrizio Pregliasco il rischio di un aumento dei contagi è concreto: “Speriamo che i guai siano pochi perché comunque all’aperto sappiamo che il rischio è ridotto – dice all’Adnkronos – però cantare per lungo tempo diventa un elemento di rischio. Non vedremo subito questi effetti, speriamo che possa esserci solo un piccolo rigurgito di rialzo dei contagi, però il rischio c’è“. Le ragioni stanno nell’attuale situazione della pandemia in Italia, visto che la situazione non è ancora sotto controllo e occorre quindi non abbassare la guardia. Per Galli, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco, il punto è proprio questo: nel weekend “non ci sono state solo manifestazioni di una tifoseria, svolte con pericolosi assembramenti all’aperto. Ma c’è stata la perdita di controllo delle minime misure: ieri (domenica, ndr) gli assembramenti erano ovunque“.

Intanto, dopo le critiche arrivate dal segretario generale di Confcommercio Milano, Marco Barbieri, anche sui social network le accuse sono soprattutto per il sindaco di Milano, Beppe Sala, per la gestione di una situazione che, a detta di molti, “poteva essere prevista“. Nonostante la vittoria dello scudetto da parte dell’Inter fosse una possibilità concreta (dipendeva solamente dal risultato dell’Atalanta, in campo nel pomeriggio di domenica), in piazza Duomo non sono stati previsti varchi né controlli. Il primo cittadino per ora tace. “Era probabile che eventi del genere si potessero verificare. L’importante è che non si verifichino più”, commenta invece il presidente della Regione, Attilio Fontana. “Bisogna chiedere alle persone il rispetto delle misure di sicurezza, perché onestamente queste scene rischiano di essere un po’ pericolose. Mi auguro e spero che non aumentino i contagi, ma questo lo potremo dire tra due settimane“, aggiunge il governatore.

L’analisi di Galli – La festa dell’Inter? “L’imprudenza non ha colore, l’incoscienza ha tutti i colori dell’arcobaleno. E’ chiaro a tutti che questo tipo di manifestazioni sono pericolose“, dice Galli all’Adnkronos, ricordando che abbiamo già sperimentato manifestazioni simili, “abbiamo visto lo scorso anno, quando è stato festeggiato un altro scudetto, in una situazione analoga a questa, nel senso che quando arriva un messaggio che può essere interpretato come ‘liberi tutti‘, le persone vanno oltre”. Il problema, spiega Galli, è che “la pandemia non è risolta. Il vaccino potrà contribuire in modo sostanziale a ridimensionare il problema ma la tranquillità è ancora lontana”.

Le parole di Locatelli – Locatelli a Sky Tg24 sottolinea che in Italia “i casi di Covid sono scesi a 148 ogni 100mila persone, ma la circolazione virale non può essere ancora sottovalutata. C’è un miglioramento ma non può esserci rilassamento rispetto ai nostri comportamenti”. Quindi gli assembramenti di domenica dei tifosi interisti in piazza Duomo sono da evitare, così come “è troppo presto per fare riflessioni sulla possibilità che fra vaccinati si possa non portare la mascherina”. Un rilassamento sarà ipotizzabile “quando crescerà il numero degli immunizzati, sempre in assenza di condizioni di rischio particolari”. Quello della mascherina, aggiunge il coordinatore del Cts, è “un sacrificio minimo, teniamo duro ancora per qualche settimana o qualche mese, per prudenza dobbiamo orientarci all’uso della mascherina anche d’estate”. Poi, conclude, “se i contagi diminuiranno si rivedranno le regole”.

Le critiche a Sala – Regole che però domenica in piazza Duomo sono completamente saltate. Il sindaco Sala, tifoso nerazzurro, non ha ancora fatto commenti. Sulla sua pagina Facebook e non solo in tanti gli hanno scritto indignati: “Sindaco, perché i tifosi dell’Inter possono fare questo casino, e noi comuni mortali dobbiamo rispettare le regole anche per andare a mangiare una pizza?”. “Che senso ha il coprifuoco e le limitazioni per poi permettere un maxi assembramento di persone molte delle quali senza mascherine né distanziamento?”, commenta un altro milanese. “Ma le forze dell’ordine dove sono? Milano è una bolgia in questo momento! Non siete stati in grado di gestire gli assembramenti al Duomo e a Piazza Castello! Una mancanza di rispetto per tutte quelle attività chiuse mesi e mesi! Vergogna!”, scrive un altro cittadino. Infine, c’è anche chi chiede le dimissioni di Sala: “Gentile sindaco. Esattamente che scusa avrebbe per giustificare l’assembramento di oggi? In un paese civile un politico al posto suo si sarebbe già dimesso. Questa incompetenza è ingiustificata e ingiustificabile”.

ILFQ

martedì 13 aprile 2021

Scuole aperte: ora che Dio ce la mandi buona. - Antonio Padellaro

 

Riaprono le scuole, ma sentire Roberto Speranza che parla di “tesoretto”, ma anche di “rischio”, lascia sgomenti (come dire: dio ce la mandi buona). Intanto, l’espressione (scema) “tesoretto” andrebbe abolita con apposito decreto legge (i Dpcm, è noto, li usano solo i dittatori, da Conte a Erdogan). Serve a evocare una riserva di immunizzazione – accumulata forse con le zone rosse pasquali – come se non sapessimo che il Covid bastardo torna a imperversare appena ti azzardi non a riaprire, ma persino a socchiudere. E dunque tesoretto non significa una mazza. Il ministro della Salute si appalesa da Fabio Fazio di domenica all’ora di cena, mentre noi con la forchetta sospesa siamo in attesa dell’Annuncio che assilla le famiglie italiane. Infatti, Fazio chiede come mai non si è pensato in tempo a organizzare nella scuole una campagna di test salivari a tappeto. Speranza snocciola “400mila test al giorno”. Fazio: “Nelle scuole?”. Speranza: “No, in tutta Italia”. Purtroppo non sapremo mai quanti sono i test nelle scuole perché il ministro s’incarta (e ci incarta) tra “protocolli in arrivo” e “test antigenici molto significativi”. Dalle case degli italiani s’alza un grido: dai Fazio, insistiti, chiedi al ministro se c’è il pericolo che dalle scuole non messe in sicurezza il contagio possa tornare a circolare. È questo il “rischio” di cui parla? Chi ci garantisce di non ritrovarci nei casini come l’autunno scorso? Niente da fare. Pubblicità.

A ruota scoppia la grana dei docenti immunizzati dove capita, dopo che il piano del generale Figliuolo (niente più categorie, si procede vaccinando anziani e fragili) ha lasciato scoperto il 30 per cento del personale scolastico. Resta garantita la seconda dose per tutti quelli che hanno già ricevuto la prima, ma grande è la confusione sotto il cielo delle fiale. Per questo il virologo Andrea Crisanti sostiene che “nel riaprire le scuole senza aver vaccinato come ha fatto il Regno Unito ci prendiamo un grande rischio”? Accidenti, di “rischio” non parla anche Speranza? Sì, ma poi spiega che “tutti i dati che abbiamo ci dicono che dentro le aule non ci sono problematicità emergenziali, il punto è la quantità di movimenti che si sviluppa intorno alla scuola”. Problematicità emergenziali. Movimenti che si sviluppano. Più chiaro di così! (dio ce la mandi buona).

IlFattoQuotidiano

mercoledì 24 febbraio 2021

Covid: Dia, le mani delle mafie su 'green' e sanità. -

 

'Seri rischi infiltrazione, crescono riciclaggio e corruzione', l'allarme nella relazione semestrale della direzione investigativa Antimafia.

La pandemia di Covid-19 rappresenta una "grande opportunità" per le mafie e lo snellimento delle procedure d'affidamento degli appalti e dei servizi pubblici comporterà "seri rischi di infiltrazione mafiosa dell'economia legale, specie nel settore sanitario". E' poi "oltremodo probabile" che i clan tentino di intercettare i finanziamenti per le grandi opere e la riconversione alla green economy. L'allarme è contenuto nell'ultima Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia), che evidenzia seri rischi di infiltrazione e la crescita di riciclaggio e corruzione. 

Le indagini raccontano di una criminalità organizzata che durante il lockdown ha continuato ad agire sottotraccia, con un calo delle "attività criminali di primo livello" (traffico di droga, estorsioni, ricettazione, rapine), ma un aumento al Nord ed al Centro dei casi di riciclaggio e, al Sud, i casi di scambio elettorale politico-mafioso e di corruzione.

Stabile l'usura, fattore sintomatico di una pressione "indiretta" comunque esercitata sul territorio. Si tratta, segnala la Dia, "di segnali embrionali che, però, impongono alle Istituzioni di tenere alta l'attenzione soprattutto sulle possibili infiltrazioni negli Enti locali e sulle ingenti risorse destinate al rilancio dell'economia del Paese". Sono cresciute anche le segnalazioni di operazioni sospette (Sos) pervenute alla Direzione rispetto allo stesso periodo del 2019. Un dato, viene sottolineato, "indicativo se si considera il blocco delle attività commerciali e produttive determinato dall'emergenza Covid della scorsa primavera". La disponibilità di liquidità delle cosche punta ad incrementare il consenso sociale anche attraverso forme di assistenzialismo a privati e imprese in difficoltà, con il rischio che le attività imprenditoriali medio-piccole "possano essere fagocitate nel medio tempo dalla criminalità, diventando strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti". Diventa pertanto fondamentale, si legge nella Relazione, "intercettare i segnali con i quali le organizzazioni mafiose punteranno, da un lato, a 'rilevare' le imprese in difficoltà finanziaria, esercitando il welfare criminale ed avvalendosi dei capitali illecitamente conseguiti mediante i classici traffici illegali; dall'altro, a drenare le risorse che verranno stanziate per il rilancio del Paese". Da Nord a Sud, infatti, il comune denominatore delle strategie mafiose, in questo periodo più di altri, pare collegato alla capacità di operare in forma imprenditoriale per rapportarsi sia con la Pubblica Amministrazione, sia con i privati. Nel primo caso per acquisire appalti e commesse pubbliche, nel secondo per rafforzare la propria presenza in determinati settori economici scardinando o rilevando imprese concorrenti o in difficoltà finanziaria. La Dia parla di "propensione per gli affari che passa attraverso una mimetizzazione attuata mediante il "volto pulito" di imprenditori e liberi professionisti attraverso i quali la mafia si presenta alla pubblica amministrazione adottando una modalità d'azione silente che non desta allarme sociale".

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2021/02/24/covid-dia-le-mani-delle-mafie-su-green-e-sanita_c2298c69-8188-4d4d-9f60-dd949ff03bc7.html

sabato 13 febbraio 2021

Colombia, nel 2020 5.742 minori sfollati per violenze.

 

Sono 222 i bambini vittime o a rischio di reclutamento da gruppi armati.


Nel 2020, almeno 5.742 bambini e adolescenti sono stati vittime di sfollamenti forzati a seguito di 45 eventi registrati nei dipartimenti di Antioquia, Cauca, Chocó, Nariño e Valle del Cauca. Lo denunciano le ong World Vision e Coalico che hanno pubblicato un nuovo rapporto sulla situazione delle violazioni dei diritti dei minori nel Paese, nel contesto del conflitto armato e la violenza aggravati dalla pandemia di Covid-19.


"A seguito della chiusura degli istituti scolastici, le azioni dei diversi gruppi armati nel Paese e la grave crisi umanitaria derivante dalla pandemia, si sono moltiplicati gli scenari di violazioni e infrazioni del Diritto Internazionale Umanitario contro bambini e adolescenti", segnala il rapporto citato dalla rivista colombiana Semana.
Il documento riporta inoltre che nel corso dello scorso anno si sono verificati almeno 79 eventi che hanno interessato circa 222 bambine, bambine e adolescenti "vittime o a rischio del reclutamento da parte degli attori armati" del Paese, nonostante il Difensore civico colombiano abbia emesso nel 2020 23 allarmi per il rischio dell'uso di minori da parte dei gruppi armati ad Antioquia, Caquetá, Cauca, Chocó, Meta, Nariño, Valle del Cauca e Putumayo.

Il rapporto è stato in occasione della Giornata internazionale delle mani rosse del 12 febbraio, per sensibilizzare i governi e l'opinione pubblica del mondo contro il fenomeno dei bambini soldato. 

Il partito colombiano Comunes, nato dalla smobilitazione delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) ha denunciato oggi l'assassinio dell'ex combattente Antonio Ricaurte Solarte sottolineando che si tratta della vittima numero 256 tra gli ex ribelli dalla firma dell'accordo di pace tra governo e Farc nel 2016. "256 firmatari di pace assassinati. Il 9 febbraio, il compagno Antonio Ricaurte Solarte, 43 anni, è stato vittima di un omicidio nel dipartimento di Putumayo. Ci addolorano molto i sogni che sono stati infranti e il dolore di ogni famiglia", ha scritto il partito sul proprio profilo Twitter, condividendo una foto della vittima. Secondo quanto riferito dal quotidiano El Espectador, il partito Comunes ha riferito di non conoscere le cause che hanno portato a questo omicidio, e ha chiesto alle autorità colombiane un'indagine approfondita per scoprire dove si trovino i responsabili. Secondo l'Istituto di studi per lo sviluppo e la pace (Indepaz), Antonio Ricaurte è il settimo ex combattente delle Farc assassinato nel 2021. Ricaurte è il primo ex ribelle ucciso nel mese di febbraio.

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/02/12/colombia-nel-2020-5.742-minori-sfollati-per-violenze_6349dff9-3ee6-49a3-ada3-2ca357d8a90d.html

sabato 2 gennaio 2021

Crisi di governo: i Responsabili di Conte sono pronti, ma senza un federatore. Maggioranza sul filo. - Giacomo Salvini

 

Parlamentarizzare la crisi, come intende fare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per sfidare Matteo Renzi, significa una cosa sola: prendere in mano il pallottoliere e tornare a parlare di “responsabili”. Con questo apparentemente nobile aggettivo si intendono – dai tempi del 2011 quando Razzi, De Gregorio e Scilipoti salvarono il governo Berlusconi, anche se eletti con Di Pietro – quei parlamentari di opposizione che in caso di difficoltà della maggioranza accorrono per salvare il governo (e la propria poltrona).

Così, dopo l’Epifania, se Renzi dovesse aprire la crisi e il premier sfidarlo in Parlamento come nell’agosto 2019 con Matteo Salvini, l’ultimo bollettino da Palazzo Madama registrerebbe un gruppetto di 9-10 senatori pronti a salvare la maggioranza giallorosa e disinnescare i renziani che voterebbero la sfiducia. Problema: al momento la pattuglia di “responsabili per Conte” non ha una guida, un federatore in grado di dare una strategia. E ad ammetterlo è Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella: “Le voci ci sono ma non c’è niente di concreto” dice al Fatto. E allora potrebbe giocare un ruolo “Italia 23”, il sito registrato dall’ex FI Raffaele Fantetti che potrebbe mettere insieme centristi, ex berlusconiani e transfughi di M5S e Iv. A quel punto si aprirebbe un problema politico ma questa è tutt’altra storia.

Pallottoliere – In Senato, l’asticella da cui partire è 169, come i voti ottenuti a ottobre nel terzo scostamento di Bilancio a cui vanno aggiunti quattro senatori (due delle Autonomie e due del M5S) assenti perché in quarantena. La maggioranza assoluta in Senato è di 159 voti perché ai 315 senatori vanno aggiunti 2 senatori a vita su 6 (Monti e Cattaneo) che partecipano regolarmente alle sedute. Sottraendo a questi i 18 senatori di Italia Viva, la maggioranza parte da 151 voti. Vediamo da dove potrebbero arrivare gli 8 necessari a salvare il governo.

Maggioranza – La maggioranza, senza i renziani, può contare su 151 voti compatti: i 92 del M5s, 35 del Pd, 8 delle autonomie e 16 del gruppo Misto considerando ormai l’ex FI Lonardo e il senatore a vita Mario Monti.

Opposizione – L’opposizione invece, sulla carta, può contare su 149 voti: 63 dalla Lega, 19 da Fratelli d’Italia, 54 di Forza Italia e 13 del Misto che votano contro il governo. Ma qui iniziano le defezioni.

Il centrodestra – Un possibile aiuto potrebbe arrivare dai moderati di FI che non vogliono consegnare la leadership a Salvini. Da questo gruppo, i “responsabili” potrebbero essere 4-5: i 3 dell’Udc (Antonio de PoliPaola Binetti e Maurizio Saccone) che il 9 dicembre hanno deciso di uscire dall’aula nel voto sulla riforma del Mes, ma anche un paio di forzisti tra cui Andrea Cangini. Così la maggioranza salirebbe a 155.

Italia viva – Secondo i rumors, almeno 5 senatori renziani su 18 sarebbero pronti a non seguire il leader in caso di crisi (Iv scomparirebbe dal Senato con le elezioni): i nomi che girano sono Giuseppe CuccaEugenio CominciniDonatella ConzattiLeonardo Grimani e Gelsomina Vono. Se anche solo tre decidessero di mollare Renzi si arriverebbe a quota 158, a un voto dal quorum.

Gruppo Misto – Nel Misto, a ballare sono cinque voti: i 3 di Cambiamo! (Gaetano QuagliarielloPaolo Romani e Massimo Vittorio Berruti) che più volte hanno ammiccato alla maggioranza e l’ex M5S Gregorio De Falco, che vota volta per volta i provvedimenti. Con tutti e quattro i voti, si arriverebbe a 162, senza i tre “totiani” a 159. Una maggioranza sul filo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/02/responsabili-pronti-ma-senza-federatore-maggioranza-sul-filo/6053231/

sabato 15 agosto 2020

L’anno dei pieni poteri di Salvini: l’unico antidoto è la memoria. - Antonio Padellaro

Pieni poteri - Alice Oxman - ebook
Pubblichiamo la prefazione al libro di Alice Oxman, “Pieni Poteri”, in libreria e in ebook per Aliberti editore
Pieni Poteri di Alice Oxman dovrebbe stare sulla scrivania di ogni giornalista che abbia rispetto dei propri lettori (sulla mia certamente). Pieni Poteri rappresenta l’antidoto efficace contro gli avvelenamenti compulsivi da fake news e post-verità. Pieni Poteri è la tragica autobiografia di una Destra sovranista e arrembante. Pieni Poteri comincia il 13 maggio 2018, con una dichiarazione del Segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, contro il nascente governo gialloverde M5S-Lega guidato da Giuseppe Conte. E si conclude il 4 settembre 2019 con la lista dei ministri del governo giallorosso guidato da Giuseppe Conte.
In mezzo, il diario puntuale, martellante di quei lunghi sedici mesi, giorno dopo giorno, quasi ora dopo ora, trascritto attraverso i titoli dei giornali. Dove la semplice cronaca dei fatti, di ciò che è successo effettivamente, si oppone come barriera granitica ai due grandi nemici della realtà. L’incessante manipolazione degli eventi: in questo caso a cura del partito preso guidato da Matteo Salvini. L’occultamento della memoria che alimentato dalla centrale social del pregiudizio razzista (chiamata la Bestia di Salvini) finisce anche per dimenticare se stessa.
Con Pieni Poteri, il giornalismo dei fatti dovrà ricordare per forza ogni gesto violento, ogni parola insultante, ogni sfregio ai concetti di umanità e di democrazia seguiti all’occupazione del ministero degli Interni da parte del cosiddetto “capitano”. Così che nessuno possa dimenticare che per più di un anno, il Viminale, cuore pulsante della sicurezza della Repubblica è stato occupato, manu militari, da un ultracorpo della politica. E trasformato nella centrale operativa di un potere altro, dedito alla costante violazione dei diritti umani e costituzionali con la persecuzione implacabile degli immigrati. Una guerra aperta contro gli ultimi della terra indicati come i nuovi nemici del popolo. Respinti in mare, in quel Mediterraneo trasformato in un gigantesco cimitero di tombe senza nome. Lasciati a marcire sulle barche (perfino sulle navi della nostra Marina). A friggere sotto il sole, donne e bambini, mentre lo spirito disumano del tempo o girava lo sguardo, o approvava.
Di questo orrore continuato (e di molte altre cattive azioni) abbiamo adesso – grazie alla tenace indignazione di Alice – un minuzioso registro giornaliero. Per non dimenticare. Per non farci più ingannare.