mercoledì 11 marzo 2020

L'ITALIOTA. - Roberta Labonia

L'immagine può contenere: folla e spazio al chiuso

C'è un virus, in Italia, che sta facendo più danni della grandine. Molti ma molti più danni che, da solo, farebbe 'sto maledetto coronavirus (covid-19). È il suo migliore alleato. Praticamente vivono in simbiosi. Si spalleggiano. Sono come il gatto e la volpe, Diabolik ed Eva Kant, Albano e Romina. È il virus dell'italiota.

È un virus maledetto quello che porta con sé l'italiota, perchè boicotta, vanifica, azzera, buona parte dei sacrifici che tanti italiani responsabili, con il loro corretto comportamento e il cervello in modalità "on", stanno affrontando in queste ore in nome di un nemico comune. Un nemico che non lo vedi, che è invisibile, ma che in questo momento ci sta attaccando di brutto. Ci ha scelto, a noi italiani, il Covid-19, più che i francesi, i tedeschi, gli spagnoli e gli inglesi. Sì, proprio uno stronzo 'sto virus. E mi monta il sospetto che ci ha scelto proprio perché lo sa che da noi può contare su questo formidabile alleato. L' italiota, appunto. Senza l'italiota il signor virus di nome e corona di cognome, noi italiani brava gente ce lo leveremmo dalle palle non dico domani o fra una settimana, ma certamente dopo 2/3 settimane lo vedremmo già col fiato corto. Tutti a casa e gli taglieresti le gambe. Roba che a noi i cinesi ci spiccerebbero casa.

E invece no. Conte chiude i voli da e per la Cina? L'italiota di rientro da un viaggio d'affari da quelle parti si pensa paraculo e torna a casa facendo scalo prima in Thailandia piuttosto che in Cambogia. Di autodenunciarsi al rientro e mettersi in quarantena volontaria non ci pensa proprio. Scorazza per le strade, l'italiota proveniente da zone a rischio, magari positivo ma asintomatico, e unge moglie, figlie, nonna, il barista sotto casa e buona parte del suo quartiere, quando gli ospedali dalle sue parti già stanno in over booking. 

L'italiota è quello che con febbre e una tosse da cani, invece di chiamare i numeri d'emergenza, che ormai li conoscono anche i muri, si presenta direttamente in pronto soccorso e manda in quarantena i malcapitati medici ed infermieri che incrociano la sua strada.
L'italiota è il ragazzotto che "ma che palle" stare a casa e smanetta con gli amici di vedersi al solito posto all'insegna di "dammi il cinque" e abbracci. Quello che, seduto al bar del Paese, pomicia con la sua ganza che c'ha papà portantino all'ospedale come non ci fosse un domani. Che poi torna a casa e fa le coccole a zia Assunta che, porella, sta sempre da sola. Ma sì, pensa l'italiota medio, tutte "cazzate"! Io c'ho un esercito di anticorpi che levate, e poi lo sanno tutti, sto corona attacca i matusa, quelli che già stanno più di là che di qua.

L'italiota è quel giornalista traffichino che s'e fatto amico la segretaria/o del sottopanza del sottopanza di qualche pezzo grosso a Palazzo Chigi e che gli passa la bozza di un decreto d'urgenza che un Presidente del Consiglio deve ancora finire di concordare con le parti istituzionali. E lo porta trionfante al suo direttore di redazione che, italiota più di lui, lo pubblica in anteprima. Addirittura testate estere ne vengono in possesso prima di tutti. Contiene misure che di fatto isolano la Lombardia e altre 14 province, quel decreto. Quelle con il maggior numero di contagi. Tutto a puttane. Neanche il tempo, poche ore dopo, che venga firmato da Giuseppe Conte, che già decine di migliaia di italioti fuori sede, dal nord si spostano al sud. In piena notte è assalto all'ultimo treno prima della mezzanotte. Si calcolano oltre 20 mila persone. E ora vagli a mettere il sale sulla coda. Li aspettiamo al varco questi, quando, dio non voglia, mamma, papà e parenti vari, a Roma, Napoli, Reggio Calabria o Palermo, non dovessero trovare uno straccio di posto in terapia intensiva libero. Guardarsi allo specchio e darsi degli italioti, non gli servirà a molto.

L'italiota è il politico all'opposizione che manco un'emergenza nazionale come quella che stiamo vivendo induce alla collaborazione. Non ci pensa nemmeno a far fronte comune il politico italiota all'opposizione. Dice che è pronto a fare la sua parte, si fa venire la lacrima ad uso telecamere sproloquiando di un Paese in ginocchio, elogia l'abnegazione dei nostri medici ed infermieri che, h24, stanno affrontando la più grave crisi sanitaria che l'Italia ricordi, invoca l'unità nazionale, ma intanto semina discordia, tifando intimamente per lo sfascio del Paese. Lui, passata la tempesta, ne raccoglierà i cocci alla prima occasione. Il Governo? Come fa fa male. Adotta misure in linea con l'espandersi dei contagi? Sbaglia. "Chiudere subito i confini!" il Governo cintura le zone a rischio? "Danneggia l'economia, venite tutti in Italia. Giuseppe Conte? "un criminale! ". Basta dire il contrario no? Basta gettare fango. Facile no? Il culo mica lo sta rischiando lui, l'italiota all'opposizione. Egli semina il becchime della discordia in attesa che i polli, italioti pure loro, frastornati da tante voci ad capocchiam, gli portino qualche decimale di consensi in più. Una pole position nei sondaggi val bene lo sfascio di un intera Nazione. Che poi sia la sua, di Nazione, per l'italiota all'opposizione è un dettaglio.

Guardo fuori le strade, semideserte, della mia bella Roma e penso che quando questa epidemia da coronavirus sarà sconfitta, perchè sarà sconfitta, all'Italia resterà ancora di combattere la sua battaglia più difficile. Quella di riconvertire l'italiota in un cittadino responsabile.


Viviana Vivarelli

Risultato immagini per Renzi, Salvini, la Meloni, Berlusconi e Zingaretti,   Risultato immagini per Renzi, Salvini, la Meloni, Berlusconi e Zingaretti,

MA DAVVERO VOLETE VOTARE PER PARTITI COME IL PD, ITALIAVIVA , LEGA O FORZA ITALIA CHE VOGLIONO LA SANITA' PRIVATA E LA PRIVATIZZAZIONE A 360° DEI SERVICI PUBBLICI CIOE' DELLO STATO SOCIALE?EPPURE E' QUELLO CHE LA LEGA STA FACENDO IN LOMBARDIA E VENETO E QUELLO CHE RENZI HA SEMPRE PROMESSO FIN DALLA PRIMA LEOPOLDA? - 
Sapete quanto costa una Tac negli Stati uniti? 12.000 dollari. Da noi privatamente meno di 300 euro.
E farsi un tampone? 3400 dollari. Da noi costa (allo Stato) 60 euro. Ci credo che Trump minimizza e il virus fa finta di non vederlo nemmeno! E il neoliberista Macron fa lo stesso. Vi rendete almeno conto dei guadagni stratosferici e intollerabili che farebbero le assicurazioni private sulla pelle dei malati?
Ma davvero qualcuno pensa che privatizzare la sanità come vorrebbero Renzi, Salvini, la Meloni, Berlusconi e Zingaretti, sarebbe un buon affare? Credete davvero che, se realmente le tasse fossero al 15% ma dovessimo privatizzare lo stato sociale, sarebbe un gran guadagno?
E comunque è in questa direzione che Pd e Lega stavano andando.
Zingaretti ora è infetto. Se lo ricorda che solo a Roma ha chiuso 10 ospedali pubblici e 16 nel Lazio?
E per quelli che dicono che per tanti lavori negli Stati uniti oltre allo stipendio ti danno anche una assicurazione privata, sarà meglio aggiungere che di assicurazioni ce ne sono infinite, che nessuna copre tutte le prestazioni mediche e che in un ospedale ti curano solo per quello per cui sei coperto e, se l'assicurazione per altre cose non ce l'hai, sei abbandonato a te stesso.
Il caro Zingaretti che ora è ai domiciliari sanitari, farebbe bene a farsi qualche pensierino. A chiedersi per es, come mai grazie al Pd metà degli ospedali sono privati, la metà dei posti letto sono privati, e quelle cliniche che dallo Stato hanno avuto miliardi, i malati di Corona virus nemmeno li vogliono e che se i malati hanno bisogno di una sala di rianimazione o di macchinari speciali, mandano i loro pazienti negli ospedali pubblici. E intanto il Pd ha licenziato 48.000 operatori sanitari e ora mancano medici e infermieri. Dovrebbe chiedersi come mai Lega e Pd hanno chiuso tutti i piccoli ospedali, hanno tagliato migliaia di posti letto, e hanno dato miliardi alla sanità pubblica.
Il Lazio aveva 72 strutture di ricovero pubbliche, nel 2017 erano 56. Nel 2011 aveva 46 ospedali a gestione diretta, nel 2017 erano 33. I Governi Letta, Renzi e Gentiloni hanno tagliato 10mila posti letto. Era di sinistra tutto questo?
Sempre grazie a Zingaretti, l’ex Forlanini, il polo di eccellenza per la ricerca e la cura della tubercolosi è stato chiuso e messo in vendita per 70 milioni di euro. Poi uno continua a parlare di differenza tra dx e sx!! Illusi!

Lo capite perché le liste di attesa non hanno fatto che aumentare? Nell’ultimo anno il 35,8% degli italiani non è riuscito a prenotare, almeno una volta, una prestazione nel sistema pubblico perché ha trovato le liste d’attesa chiuse. Ci aggiungiamo i 10 euro fissi per ricetta sull’assistenza specialistica ambulatoriale, con l’aumento della spesa a carico del cittadino e comprendiamo perchè sempre più gente si rivolge al privato o non si cura affatto.
Grazie a questa belle politiche privatistiche il 27% della spesa sanitaria totale è stata privata, il che vuol dire che un cittadino su 3 ha rinunciato al servizio sanitario pubblico.
Ma gli elettori si sono accorti di tutto questo? Ed è in questa direzione che vogliono continuare ad andare?
I numeri non mentono, la sanità pubblica ha bisogno di essere rimessa al centro di politiche e investimenti adeguati e speriamo che almeno l'emergenza che il sistema sanitario sta affrontando possa servire a questo. E questo vale per la destra come per la sinistra.
Poi uno si chiede come mai il M5S ci tiene a dire che è oltre alla destra e alla sinistra!! Vi rendete almeno conto di quanto siano uguali?

Viviana Vivarelli FB h7 del g. 11.3.2020

BASTA PAZZI DA CAMICIA DI FORZA!! - Viviana Vivarelli.

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Basterebbe che gli italiani stessero più fermi a casa e la diffusione del virus sarebbe interrotta salvando molte vite umane ma l'imbecillità continua ad essere il virus più pericoloso di questo Paese.
Mentre il Governo tenta disperatamente di bloccare quegli imbecilli degli italiani che vogliono fare come gli pare, fregandosene della morte degli altri, si deve tollerare che Sgarbi continui ad essere invitato in televisione e che da lì mostri tutta la sua pazzia urlando e sbraitando che il contagio non esiste. E la Gruber, la D'Urso, Gomez persino continuano ad invitare un simile ossesso. Se il governo non è capace di bloccare questo esagitato, dia almeno delle multe salate a quei programmi che lo ospitano.
Intanto un senatore a 5 stelle, Gabriele Lanzi, vuol far indagare Sgarbi. “Spero che al più presto Vittorio Sgarbi venga perseguito per istigazione a delinquere dalle autorità competenti. Nella giornata di ieri il noto critico d’arte, Parlamentare eletto ma privo di ogni senso di responsabilità, sulla sua pagina Facebook ha incitato ripetutamente alla ribellione contro queste imposizioni restrittive parlando del coronavirus come di una minaccia complottistica inventata e inesistente”. Lo scrive il senatore M5s Gabriele Lanzi commentando la polemica iniziata da Sgarbi sui propri canali social.
"Il suo delirio di onnipotenza comunicativa è arrivato ad un punto limite che non è più sopportabile e deve essere perseguito. Istigare a commettere un reato, come quello di non rispettare il divieto agli spostamenti, va perseguito secondo l’Articolo 414 del Codice Penale (Istigazione a delinquere, ndr). Oltre questo ha pensato bene di dispensare insulti a specialisti ed esperti come Burioni e Pregliasco e parole di presa in giro anche verso il capo dello Stato. Ne abbiamo abbastanza di questo personaggio. Che paghi per le sue parole”!
Spero solo che l'esempio del senatore si allarghi e che da più parti cresca la richiesta di radiare Sgarbi da ogni canale televisivo!
QUERELATELO, DENUNCIATELO, QUERELATE E DENUNCIATE CHIUNQUE LO OSPITI IN TV E SMETTETE DI GUARDARE I PROGRAMMI CHE LO FANNO!
E Facebook chiuda il suo spazio e lo radi per sempre!!
RINCHIUDETELO!!


Viviana Vivarelli - FB - 11.03.2020 - h.9.40

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VOGLIAMO IL COLONNELLO. - Marco Travaglio - IFQ- 11/03/2020

Risultato immagini per bertolaso e de gennaro     Risultato immagini per bertolaso e de gennaro

Nel Paese eternamente diviso fra cazzoni ed eroi (ivi compreso chi fa solo il suo dovere ma, fra tanti cazzoni, pare un eroe), ci mancava il Supercommissario. Più che una proposta, l’eterno riflesso condizionato da Uomo Forte delle culture politiche italiote, tantopiù autoritarie quanto più inconsapevoli: le fasciodestre col braccio teso retrattile da Dottor Stranamore; il berlusconismo anarcoide ed eversoide del ghepensimì alla meneghina; il craxismo di ritorno dei centrosinistri ancora arrapati dai muscolazzi e dall’afrore della camicia bianca sudata del Crapùn; giù giù fino alla sindrome della mosca con la tosse che affligge l’Innominabile, passato in cinque anni dal 40 al 3 per cento, ma ancora incredulo nel vedere a Palazzo Chigi qualcuno che non sia Lui e, peggio ancora, rappresenti la maggioranza del Parlamento e degli italiani.
I giornaloni al solito vanno a rimorchio: l’Uomo Forte, diversamente dai premier democratici, di solito lo scelgono, pilotano e pagano i loro padroni. Ieri la stampa più irresponsabile e isterica del mondo, che poi raccomanda responsabilità e nervi saldi alla gente in coda alle stazioni e ai supermercati, era tutta una polluzione al solo evocare il “supercommissario” dai “pieni poteri” che spezzerà le reni al coronavirus con le nude mani e la sola forza del pensiero. Tanto, pensano, la gente dimentica le prove disastrose di tutte le gestioni commissariali viste finora sulle più svariate “emergenze” (terremoti, frane, alluvioni, rifiuti, sanità), aggiungendo disgrazie a disgrazie, inefficienze a inefficienze, burocrazie a burocrazie, sprechi a sprechi, ruberie a ruberie.
Infatti i nomi che circolano sono Gianni De Gennaro (come se non bastasse il G8 di Genova) e Guido Bertolaso. Il quale, negli anni d’oro, fu commissario straordinario o gestore esclusivo di: Protezione civile, rifiuti in Campania, terremoto in Abruzzo, G8 alla Maddalena e poi dell’Aquila, incendi boschivi, Sars, frana a Cavallerizzo di Cerzeto, siluri nucleari sovietici nel golfo di Napoli, area archeologica romana e 35 “grandi eventi”, quasi tutti religiosi, inclusi il 4° centenario di San Giuseppe da Copertino, le beatificazioni di Escrivà de Balaguer e Madre Teresa, l’Anno Giubilare Paolino, il 24° Congresso Eucaristico, l’incontro di Benedetto XVI coi giovani italiani, il Congresso europeo delle famiglie numerose (sic), le visite papali a Brindisi, Savona e Cagliari…, coi risultati a tutti noti. Infatti, secondo l’Innominabile, “Bertolaso è il più bravo”, “il migliore”, “se dài a lui le chiavi della macchina sa come farla funzionare”. E vuole affidargli la sua, di macchina?
No, purtroppo la nostra. Il noto mitomane è portatore di una cultura circense e televisiva della politica, per cui il premier è un fenomeno che ti fa “il numero” con la divisa colorata, come il trapezista, il domatore di tigri, il concorrente della Corrida. Una persona seria come Conte non va bene: infatti “qualcosa non ha funzionato”. E cosa, di grazia? “Il pasticcio dei voli diretti dalla Cina” (che non è affatto un pasticcio: Alitalia non fa voli diretti, dunque non poteva sospenderli motu proprio come le compagnie di bandiera degli altri Paesi Ue su input dei loro governi: per bloccare i voli da e per la Cina delle compagnie private o straniere, occorreva un ordine di Palazzo Chigi). E “l’ultimo decreto caos sulla Lombardia: sono uscite le bozze che hanno causato fughe in treno” (che non c’entrano nulla con la fuga di notizie, peraltro di fonte regionale, visto che sono proseguite dopo il decreto definitivo).
L’unica cosa buona del governo è il decreto di ieri perché – tossisce la mosca – “ha accolto le proposte di Italia Viva per estendere a tutto il Paese la zona rossa” (che poi è arancione, ma fa niente: sarà daltonico). Quindi non sono gli esperti ad averlo suggerito: è Italia Viva, o così almeno han fatto credere al poveretto.
Anche Stefano Folli di Repubblica trova che l’“assetto di governo non dà garanzie di solidità e piena consapevolezza di quello che sta accadendo” ed è “inadeguato, come dimostrano errori e ‘gaffe’ compiuti nelle giornate calde del virus” (quali? Boh). Ma purtroppo è “considerato inamovibile fintanto che dura l’emergenza” (peccato: lui preferirebbe una bella crisi al buio con elezioni anticipate, perché è un tipo responsabile).
Invece volete mettere un bel “commissario con pieni poteri o quasi” (quando non lo chiede Salvini, ma Repubblica, è un bijou di democrazia)? E che dovrebbe fare questo fenomeno da circo? “Far agire meglio la macchina burocratica”, dice l’Innominabile.
“Rimettere ordine nel caos”, precisa Folli, per regalarci “una gestione efficace o comunque meno confusa dell’attuale”, il che spiega perché non lo vogliono né Conte né “l’impacciata maggioranza Pd-5S-LeU”: temono che sia troppo bravo e si prenda tutto il “merito”.
Massimo Franco del Corriere lo vede bene a “coordinare i rapporti tra Stato e Regioni” e “regolare il flusso delle informazioni sulle decisioni governative” senza “fughe di notizie”.
Praticamente un dittatore assoluto che non rappresenta nessuno fuorché se stesso, se ne fotte della divisione dei poteri, della maggioranza parlamentare, dell’opposizione, delle Regioni, dei Comuni, insomma della Costituzione: decide da solo e parla da solo, senza consultare né informare nessuno, sennò magari qualcuno obietta o balbetta qualcosa.
I tifosi di Superman dimenticano di spiegare perché, se il governo Conte fa così schifo, nessun altro premier o governo d’Europa sta facendo meglio (anzi molti non fanno nulla e chi fa qualcosa imita noi).
Invece è chiaro perché Macron, Merkel, Sánchez&C. non cercano un supercommissario: quei poveri sfigati non hanno la fortuna di avere in casa un Bertolaso o un De Gennaro. Praticamente sono spacciati.

"La bozza, il caos e la fuga. Lite tra governo e Regioni." - Paola Zanca

La bozza, il caos e la fuga. Lite tra governo e Regioni

Le anticipazioni on line e il buco di sei ore prima della conferenza di Conte.

La bozza ha girato per ministeri e regioni, come prevede l’iter del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che impone la raccolta dei pareri di tutte le autorità competenti. Poi, alle 20.20 sull’edizione on line del Corriere è diventata di dominio pubblico, confermando le anticipazioni che già erano sui giornali del mattino. Alle 20.34 la rilancia la pagina Facebook Lega-Salvini premier: la zona rossa del coronavirus è estesa a tutta la Lombardia e ad altre 11 province (poi diventeranno 14). La Cnn dà la notizia, sostenendo di averla ricevuta dall’ufficio stampa della Regione Lombardia (che smentirà).
Chiunque fosse la fonte, lo scoop ha subito diviso gli operatori dell’informazione, un po’ come era successo per il decreto che ha chiuso le scuole: chi ritiene che i giornalisti debbano diffondere una notizia (ovviamente verificata) non appena ne vengano in possesso, perché la gestione delle sue conseguenze – come quelle che, vedremo, ha provocato la bozza in questione – spetta a chi ha la responsabilità della cosa pubblica, non a chi ha il dovere di informare. Altri, al contrario, credono che in una situazione di emergenza come quella attuale il diritto/dovere all’informazione debba essere sacrificato in nome della sicurezza nazionale. Perché quella bozza ha un effetto pratico quasi immediato: lo dicono le immagini delle stazioni ferroviarie di Milano che nel giro di poche ore si riempiono di cittadini terrorizzati dall’ipotesi della chiusura della Lombardia, in fuga dalla regione prima che scatti il divieto. L’Intercity Milano-Roma delle 23.20 è carico di passeggeri saliti al volo, senza biglietto, assiepati nei corridoi. Alle 00.40 da Palazzo Chigi arriva l’annuncio di una conferenza stampa del presidente del Consiglio. Ma l’appuntamento slitta e Giuseppe Conte appare davanti alle telecamere solo 90 minuti più tardi, alle 2.15 di sabato notte. In sostanza, tra la pubblicazione della bozza e la comunicazione ufficiale passano 6 ore senza che nessuna fonte governativa intervenga né per smentire né per confermare: un tempo sufficiente a far esplodere il caos. Il premier la bolla come “una cosa inaccettabile”. La versione definitiva del decreto, va detto, è identica alla bozza diffusa dal Corriere, salvo l’iscrizione nella zona rossa anche delle province piemontesi di Verbano Cusio Ossola, Novara e Vercelli.
Eppure la polemica sulle nuove norme adottate dal governo non riguarda solo il rapporto con la stampa. Sono i presidenti delle Regioni coinvolte i più agguerriti contro “un provvedimento che non è farina del nostro sacco”, per dirla con il veneto Luca Zaia, convinto che il governo non si sia “fidato” del comitato scientifico regionale. “Volevamo metterci del nostro – dice ancora Zaia – non ci è stato dato il tempo necessario. Ho sentito l’ultima volta Fontana e Bonaccini alle 2,30 di notte ed eravamo ancora convinti, prima di vedere la sorpresa della conferenza stampa del premier, che ci fosse la possibilità di arrivare al mattino”. Attilio Fontana, presidente della Lombardia, ha detto che sarebbe stato “un pochino più rigido nelle misure di distanziamento sociale”, salvo poi – qualche ora più tardi – chiarire che in Regione non ci saranno “limiti né alla circolazione delle merci né dei dipendenti, anche perché a quel punto tanto valeva dire che chiudevamo le aziende”. Chiede di “chiarire le ambiguità” anche il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. Le stesse “esigenze di chiarimento” che ammette anche il capo della Protezione: ieri, nel consueto appuntamento con la stampa delle ore 18, ha preferito non commentare il decreto. Poi, tre ore più tardi, ha firmato l’ordinanza attuativa: gli uffici pubblici restano attivi, gli spostamenti per lavoro e salute pure.