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mercoledì 11 marzo 2020

VOGLIAMO IL COLONNELLO. - Marco Travaglio - IFQ- 11/03/2020

Risultato immagini per bertolaso e de gennaro     Risultato immagini per bertolaso e de gennaro

Nel Paese eternamente diviso fra cazzoni ed eroi (ivi compreso chi fa solo il suo dovere ma, fra tanti cazzoni, pare un eroe), ci mancava il Supercommissario. Più che una proposta, l’eterno riflesso condizionato da Uomo Forte delle culture politiche italiote, tantopiù autoritarie quanto più inconsapevoli: le fasciodestre col braccio teso retrattile da Dottor Stranamore; il berlusconismo anarcoide ed eversoide del ghepensimì alla meneghina; il craxismo di ritorno dei centrosinistri ancora arrapati dai muscolazzi e dall’afrore della camicia bianca sudata del Crapùn; giù giù fino alla sindrome della mosca con la tosse che affligge l’Innominabile, passato in cinque anni dal 40 al 3 per cento, ma ancora incredulo nel vedere a Palazzo Chigi qualcuno che non sia Lui e, peggio ancora, rappresenti la maggioranza del Parlamento e degli italiani.
I giornaloni al solito vanno a rimorchio: l’Uomo Forte, diversamente dai premier democratici, di solito lo scelgono, pilotano e pagano i loro padroni. Ieri la stampa più irresponsabile e isterica del mondo, che poi raccomanda responsabilità e nervi saldi alla gente in coda alle stazioni e ai supermercati, era tutta una polluzione al solo evocare il “supercommissario” dai “pieni poteri” che spezzerà le reni al coronavirus con le nude mani e la sola forza del pensiero. Tanto, pensano, la gente dimentica le prove disastrose di tutte le gestioni commissariali viste finora sulle più svariate “emergenze” (terremoti, frane, alluvioni, rifiuti, sanità), aggiungendo disgrazie a disgrazie, inefficienze a inefficienze, burocrazie a burocrazie, sprechi a sprechi, ruberie a ruberie.
Infatti i nomi che circolano sono Gianni De Gennaro (come se non bastasse il G8 di Genova) e Guido Bertolaso. Il quale, negli anni d’oro, fu commissario straordinario o gestore esclusivo di: Protezione civile, rifiuti in Campania, terremoto in Abruzzo, G8 alla Maddalena e poi dell’Aquila, incendi boschivi, Sars, frana a Cavallerizzo di Cerzeto, siluri nucleari sovietici nel golfo di Napoli, area archeologica romana e 35 “grandi eventi”, quasi tutti religiosi, inclusi il 4° centenario di San Giuseppe da Copertino, le beatificazioni di Escrivà de Balaguer e Madre Teresa, l’Anno Giubilare Paolino, il 24° Congresso Eucaristico, l’incontro di Benedetto XVI coi giovani italiani, il Congresso europeo delle famiglie numerose (sic), le visite papali a Brindisi, Savona e Cagliari…, coi risultati a tutti noti. Infatti, secondo l’Innominabile, “Bertolaso è il più bravo”, “il migliore”, “se dài a lui le chiavi della macchina sa come farla funzionare”. E vuole affidargli la sua, di macchina?
No, purtroppo la nostra. Il noto mitomane è portatore di una cultura circense e televisiva della politica, per cui il premier è un fenomeno che ti fa “il numero” con la divisa colorata, come il trapezista, il domatore di tigri, il concorrente della Corrida. Una persona seria come Conte non va bene: infatti “qualcosa non ha funzionato”. E cosa, di grazia? “Il pasticcio dei voli diretti dalla Cina” (che non è affatto un pasticcio: Alitalia non fa voli diretti, dunque non poteva sospenderli motu proprio come le compagnie di bandiera degli altri Paesi Ue su input dei loro governi: per bloccare i voli da e per la Cina delle compagnie private o straniere, occorreva un ordine di Palazzo Chigi). E “l’ultimo decreto caos sulla Lombardia: sono uscite le bozze che hanno causato fughe in treno” (che non c’entrano nulla con la fuga di notizie, peraltro di fonte regionale, visto che sono proseguite dopo il decreto definitivo).
L’unica cosa buona del governo è il decreto di ieri perché – tossisce la mosca – “ha accolto le proposte di Italia Viva per estendere a tutto il Paese la zona rossa” (che poi è arancione, ma fa niente: sarà daltonico). Quindi non sono gli esperti ad averlo suggerito: è Italia Viva, o così almeno han fatto credere al poveretto.
Anche Stefano Folli di Repubblica trova che l’“assetto di governo non dà garanzie di solidità e piena consapevolezza di quello che sta accadendo” ed è “inadeguato, come dimostrano errori e ‘gaffe’ compiuti nelle giornate calde del virus” (quali? Boh). Ma purtroppo è “considerato inamovibile fintanto che dura l’emergenza” (peccato: lui preferirebbe una bella crisi al buio con elezioni anticipate, perché è un tipo responsabile).
Invece volete mettere un bel “commissario con pieni poteri o quasi” (quando non lo chiede Salvini, ma Repubblica, è un bijou di democrazia)? E che dovrebbe fare questo fenomeno da circo? “Far agire meglio la macchina burocratica”, dice l’Innominabile.
“Rimettere ordine nel caos”, precisa Folli, per regalarci “una gestione efficace o comunque meno confusa dell’attuale”, il che spiega perché non lo vogliono né Conte né “l’impacciata maggioranza Pd-5S-LeU”: temono che sia troppo bravo e si prenda tutto il “merito”.
Massimo Franco del Corriere lo vede bene a “coordinare i rapporti tra Stato e Regioni” e “regolare il flusso delle informazioni sulle decisioni governative” senza “fughe di notizie”.
Praticamente un dittatore assoluto che non rappresenta nessuno fuorché se stesso, se ne fotte della divisione dei poteri, della maggioranza parlamentare, dell’opposizione, delle Regioni, dei Comuni, insomma della Costituzione: decide da solo e parla da solo, senza consultare né informare nessuno, sennò magari qualcuno obietta o balbetta qualcosa.
I tifosi di Superman dimenticano di spiegare perché, se il governo Conte fa così schifo, nessun altro premier o governo d’Europa sta facendo meglio (anzi molti non fanno nulla e chi fa qualcosa imita noi).
Invece è chiaro perché Macron, Merkel, Sánchez&C. non cercano un supercommissario: quei poveri sfigati non hanno la fortuna di avere in casa un Bertolaso o un De Gennaro. Praticamente sono spacciati.

venerdì 5 ottobre 2012

De Gennaro - sentenza Diaz.



Dopo la sentenza Diaz, Gianni De Gennaro in un Paese civile dovrebbe dimettersi! 
"Le parole con le quali la Cassazione spiega perché, il 5 luglio scorso, confermò le condanne agli ex funzionari di polizia colpevoli della mattanza alla Diaz, riescono a restituire giustizia e verità a una delle pagine più buie della storia del nostro Paese. La condotta violenta della polizia ha "gettato discredito 

sulla Nazione agli occhi del mondo intero": emerge così in 186 pagine la brutale verità che da undici anni segna i corpi e le menti delle vittime di quella notte e la memoria di una generazione che a Genova, nel luglio 2001, trovò il battesimo di fuoco.... E allora si possono dopo undici anni chiudere quei buchi neri che si aprirono a Genova? Sì, esigendo che l'Italia, attraverso le sue massime cariche, chieda scusa e introduca il reato di tortura nel nostro codice penale. Se la nube tossica che ha coperto la mattanza della Diaz si è in parte dissolta con la sentenza di luglio, rimane intollerabile e imbarazzante che colui che era la mente di quella catena di comando, Gianni De Gennaro, sia oggi Sottosegretario. In un Paese civile dovrebbe dimettersi!" 



venerdì 14 settembre 2012

Trattativa, Violante ascoltato per 2 ore. Mancino spedì a lui una relazione Dia. - Giuseppe Pipitone


luciano violante interna nuova

Il parlamentare del Pd sentito dai pm di Palermo: nel 1993 era presidente della commissione antimafia. Quel rapporto ricevuto dall'ex ministro dell'Interno era "Riservato". Tra l'altro rivelava l'obiettivo della stagione stragista di Cosa Nostra: l'allenamento del carcere duro.

Era arrivato abbozzando un sorriso, ma dopo due ore d’interrogatorio davanti ai magistrati palermitani Luciano Violante era scuro in volto e ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione, defilandosi invece in mezzo alla pioggia. Il deputato del Partito Democratico era entrato nell’ala nuova del palazzo di giustizia di Palermo qualche minuto prima delle 16, atteso dal procuratore aggiunto Antonio Ingroiae dai sostituti Lia Sava e Antonino Di Matteo. I pm che indagano sulla trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra hanno voluto richiamare a Palermo l’ex presidente della Camera per capire meglio quanto fosse a conoscenza degli indirizzi tenuti dal Governo alla fine del 1993.
All’epoca Violante era presidente della commissione antimafia, e in questa veste aveva richiesto all’allora ministro dell’Interno Nicola Mancino (oggi indagato per falsa testimonianza nell’ambito dell’indagine sulla trattativa) la trasmissione della relazione elaborata dagli analisti della Dia il 10 agosto del 1993 sulle stragi di via Palestro a Milano e di San Giovanni a Velabro a Roma. Relazione che Mancino gli trasmise prontamente il 14 settembre, accompagnandola con una nota in cui specificava come si trattasse di materiale “Riservato” su cui vigeva il regime della “vietata divulgazione”.
Quella relazione è una lucidissima analisi, elaborata quasi in presa diretta, sul reale obbiettivo perseguito da Cosa Nostra con le stragi del 1993: l’allentamento del carcere duro, il 41 bis introdotto nel giugno del 1992, che divenne quindi uno degli oggetti principali della trattativa. Gli analisti di Gianni De Gennaro (all’epoca ai vertici della Dia) scrivono infatti che “la perdurante volontà del Governo di mantenere per i boss un regime penitenziario di assoluta durezza ha concorso alla ripresa della stagione degli attentati. Da ciò è derivata per i capi l’esigenza di riaffermare il proprio ruolo e la propria capacità di direzione anche attraverso la progettazione e l’esecuzione di attentati in grado d’indurre le Istituzioni a una tacita trattativa”.
Gli estensori della nota vanno oltre: avvertono infatti che “l’eventuale revoca anche solo parziale dei decreti che dispongono l’applicazione dell’articolo 41 bis, potrebbe rappresentare il primo concreto cedimento dello Stato, intimidito dalla stagione delle bombe”. Fatto che si verificherà fatidicamente meno di due mesi dopo, nel novembre del ’93, quando l’allora guardasigilli Giovanni Conso lasciò scadere più di trecento provvedimenti di carcere duro per detenuti mafiosi. Conso, che è indagato per false informazioni al pm, ha detto che compì quella scelta in “perfetta solitudine”. Il fatto che sia Violante che Mancino fossero a conoscenza di quella relazione ha però insospettito i pm che adesso vogliono capire quale fosse all’epoca il “clima politico” in relazione alle stragi e alla scelta di Conso di non rinnovare il 41 bis. Chi sapeva cosa?
È per questo che Violante è stato richiamato a Palermo, dopo che in passato era stato sentito soltanto in merito ai suoi contatti con il generale Mario Mori nel 1992. Il parlamentare del Pd, in quei mesi del 1993, appariva molto attento alle attività d’indagine sulle stragi. Un’attenzione particolare testimoniata anche da alcune lucide interviste televisive rilasciate all’epoca dall’ex presidente della Camera, che i pm hanno acquisito recentemente agli atti delle indagini. In seguito, però, Violante non denunciò mai pubblicamente il primo concreto cedimento dello Stato, rappresentato dalla mancata proroga dei 41 bis da parte di Conso. E in effetti fino ad oggi non aveva neanche mai fatto cenno a quella relazione della Dia, che rappresenta sicuramente un pezzo importante dell’intricato puzzle delle stragi.