giovedì 15 agosto 2019

Salvini sotto il ponte. - Tommaso Merlo

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Quando Salvini ha fatto saltare il governo, le azioni dei Benetton sono schizzate in cielo, come il loro umore. Con Salvini premier nessuno li toccherà. Le concessioni rimarranno saldamente in famiglia e finita la cagnara giudiziaria nessuno risponderà dei 43 poveracci morti sotto tonnellate di cemento armato. Del resto in Italia ha sempre funzionato così. In Italia i delinquenti in doppiopetto l’hanno sempre fatta franca. Sempre. Quei barbari giustizialisti del Movimento 5 Stelle che si erano messi in testa di cambiare le cose e si erano illusi che il crollo del Ponte Morandi fosse una grande occasione per aprire una nuova era di trasparenza e legalità. Un’era in cui lo stato la smettesse di fare lo straccione al servizio dei potentati ed invece di limitarsi a singhiozzare in qualche commemorazione, pretendesse il bene comune e perfino giustizia. Peccato che per Salvini “cambiamento” era solo una parola trendy con cui riempirsi la bocca in qualche comizio. Per un anno la Lega si è messa di traverso sulla revoca delle concessioni ai Benetton ed ha pure preso di mira quel rompicoglioni di Toninelli. Un ministro che ha osato far rispettare le regole senza nessun timore reverenziale. Un ministro che non ha esitato a schierarsi dalla parte dei cittadini aprendo gli armadi impolverati. Guai. In Italia la politica produce oceani di chiacchiere, ma quello che conta davvero per Lorsignori avviene tutto in assoluto silenzio. E per Lorsignori contano gli appalti, contano i miliardi di soldi dei contribuenti, contano le mangiatoie. Chi si mette di mezzo rischia di brutto. Come Toninelli, come tutto il Movimento. Il vecchio regime si è sempre retto sul cemento armato. Da una parte le lobby avide di danaro, dall’altra la politica avida di voti e di potere. I cittadini al casello a pagare o sotto le macerie. La Lega dopo il 4 marzo diceva di concordare con quei barbari giustizialisti del Movimento e di voler trasformare l’Italia in un paese civile dove chi sbaglia paga e dove le lobby non si arricchiscono alle spalle dei poveri cristi. Diceva di credere nel cambiamento. Poi piano piano si è rimangiata tutto. Tutta colpa dei conti della serva. Il vecchio regime orfano dei vecchi partiti aveva bisogno di un nuovo punto di riferimento e chi meglio della Lega, chi meglio del partito più vecchio sulla piazza e con un curriculum penale di tutto rispetto. Ed è così che asciugate le lacrime e assopito il baccano, alla fine la Lega si è addomesticata di nuovo e tra popolo e lobby si è schierata dalla parte delle lobby. Si è schierata dalla parte dei Benetton, dalla parte della TAV e di tutte le mangiatoie con cui potentati senza scrupoli si sono sempre arricchiti sulla pelle dei poveri cristi devastando il territorio. Torrenti di soldi in nome di una modernità miope che senza cuore e cervello si riduce solo in affari loschi e distruzione. Quei barbari giustizialisti del Movimento 5 Stelle si erano messi in testa di cambiare le cose e speravano che la tragedia del Ponte Morandi fosse una grande opportunità per cambiar rotta. Ma Salvini ha fatto saltare il governo e le azioni dei Benetton sono schizzate in cielo, come il loro umore. Per Salvini “cambiamento” era solo una parola da trendy da sprecare in qualche comizio. E si è rimangiata tutto.

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Gentile Ministro dell’Interno, caro Matteo,

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ti scrivo questa lettera aperta perché il caso della nave Open Arms domina ormai le prime pagine dei giornali e perché sono costretto a constatare che anche la corrispondenza d’ufficio tra la Presidenza del Consiglio e il Viminale viene poi riportata sui giornali e allora tanto vale renderla pubblica all’origine, per migliore trasparenza anche nei confronti dei cittadini.
Ti ho scritto ier l’altro una comunicazione formale, con la quale, dopo avere richiamato vari riferimenti normativi e la giurisprudenza in materia, ti ho invitato, letteralmente, “nel rispetto della normativa in vigore, ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori presenti nell’imbarcazione”.
Con mia enorme sorpresa, ieri hai riassunto questa mia posizione attribuendomi, genericamente, la volontà di far sbarcare i migranti a bordo.
Comprendo la tua fedele e ossessiva concentrazione nell’affrontare il tema dell’immigrazione riducendolo alla formula “porti chiusi”. Sei un leader politico e sei legittimamente proteso a incrementare costantemente i tuoi consensi. Ma parlare come Ministro dell’Interno e alterare una chiara posizione del tuo Presidente del Consiglio, scritta nero su bianco, è questione diversa.
È un chiaro esempio di sleale collaborazione, l’ennesima a dire il vero, che non posso accettare.
Come ho sempre pubblicamente rappresentato, il tema dell’immigrazione è un tema complesso. Va affrontato con una politica di ampio respiro, come ho provato a fare sin dal primo Consiglio Europeo al quale ho partecipato, a fine giugno 2018, evitando di lasciarci schiacciare dai singoli casi emergenziali.
Da subito ho elaborato una piattaforma politica fondata su sei premesse e dieci obiettivi, in modo da inserire tutte le singole iniziative in questa prospettiva strategica, sempre costantemente ispirata alla tutela dei diritti fondamentali e, in particolare, della dignità della persona e alla protezione dei nostri interessi nazionali, sovente compromessi nella gestione del fenomeno migratorio.
Ho personalmente contribuito a perseguire questo nuovo indirizzo politico, di maggiore rigore rispetto al passato, al fine di contrastare più efficacemente l’immigrazione illegale e la moderna e disumana “tratta dei disperati”, alimentata dalle organizzazioni criminali.
Ho viaggiato in lungo e in largo in Africa e nel Medio Oriente per incrementare la cooperazione nei Paesi di origine e nei Paesi di transito, dove si concentrano le rotte dei migranti.
Abbiamo sempre lavorato intensamente, coinvolgendo anche il Ministro Moavero, per rendere più efficace il meccanismo dei rimpatri per i migranti che non hanno diritto ad alcuna protezione.
Mi batterò sino all’ultimo giorno perché si affermi un meccanismo europeo, da applicare in via pressoché automatica, per operare una redistribuzione che veda tutti i Paesi dell’Unione pienamente coinvolti, in modo da evitare che i Paesi di primo sbarco, come l’Italia, siano abbandonati a se stessi.
Pur in attesa che si attui questo meccanismo europeo, sono sempre personalmente intervenuto, con gli altri Paesi europei, per pretendere e ottenere una redistribuzione dei migranti che sono sbarcati nei nostri porti. E a questo proposito dobbiamo dare atto che sia la Commissione europea sia alcuni leader europei ci hanno sempre teso la mano per sbloccare situazioni emergenziali.
Questo è il momento di insistere in direzione di una soluzione sempre più europea, altrimenti l’Italia si ritroverà completamente isolata in una situazione che diventerà, nuovamente, via via sempre più ingestibile. La nuova Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, nei colloqui sin qui avuti, mi è sembrata molto determinata a percorrere questa strada e a darci una mano risolutiva.
In definitiva, se davvero vogliamo proteggere i nostri “interessi nazionali”, non possiamo limitarci a esibire posizioni di assoluta intransigenza. Abbiamo chilometri di coste e siamo a una manciata di ore di navigazione dall’Africa e dal Medio Oriente. Da ultimo tu stesso hai constatato come è difficile contrastare i quotidiani, minuti sbarchi clandestini.
Non possiamo agire da soli. Dobbiamo continuare a insistere in Europa, come peraltro hai fatto Tu, di recente a Helsinki. E’ questa la direzione giusta.
E poi non oscuriamo quello che abbiamo fatto di buono. Se mai rammarichiamoci per quello che ci riproponevamo di ottenere e ancora non abbiamo ottenuto.
Un ultimo aggiornamento sulla vicenda Open Arms.
Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo mi hanno appena comunicato di essere disponibili a redistribuire i migranti. Ancora una volta, i miei omologhi europei ci tendono la mano.
Siamo ormai agli sgoccioli di questa nostra esperienza di governo. Abbiamo lavorato fianco a fianco per molti mesi e ho sempre cercato di trasmetterti i valori della dignità del ruolo che ricopriamo e la sensibilità per le istituzioni che rappresentiamo.
La tua foga politica e l’ansia di comunicare, tuttavia, ti hanno indotto spesso a operare “slabbrature istituzionali”, che a tratti sono diventati veri e propri “strappi istituzionali”.
Per queste ragioni mi sono ritrovato costretto a intervenire varie volte - l’ho fatto perlopiù riservatamente - non per l’ansia di contrappormi politicamente alle tue iniziative, ma per la necessità di rivendicare l’applicazione del principio di “leale collaborazione”, che è fondamentale per il buon funzionamento delle istituzioni pubbliche.
Il consenso politico a cui ogni leader politico aspira si nutre della fiducia degli elettori. Ma se non alimentiamo la fiducia dei cittadini nelle istituzioni pubbliche si crea un cortocircuito e alla fine prevalgono rabbia e disaffezione. Dobbiamo tutti operare per riconoscere piena dignità alle istituzioni che rappresentiamo, nel segno della leale collaborazione.
Hai alle spalle e davanti una lunga carriera politica. Molti l’associano al potere. Io l’associo a una enorme responsabilità.
Buon ferragosto,
Giuseppe Conte