mercoledì 28 settembre 2016

La mia mantide.








Banche, il costo dei conti correnti sale per finanziare il salvataggio di Etruria & c.

Banche, il costo dei conti correnti sale per finanziare il salvataggio di Etruria & c

Banco Popolare, Unicredit e Ubi hanno iniziato ad applicare rincari fino a 25 euro a titolo di "parziale recupero dei contributi" versati al Fondo nazionale di risoluzione. Quello che è intervenuto in soccorso dei quattro istituti salvati lo scorso novembre. Piazza Gae Aulenti cita tra le motivazioni del nuovo balzello anche "l'entrata in vigore dell'accordo Fatca" e "l'aumento dell'Iva", che è del 2013.

Maggiorazioni di 25 euro sui costi dei conti correnti. E’ la sorpresa in arrivo a fine anno per i clienti del Banco Popolare. La motivazione? “Parziale recupero dei contributi versati al neo costituito Fondo nazionale di risoluzione“. Cioè lo strumento creato lo scorso novembre dopo il recepimento in Italia della direttiva sul bail in e utilizzato poco dopo per il salvataggio di Banca EtruriaBanca MarcheCariferraraCarichieti. Gli altri istituti italiani sono stati chiamati ad anticipare anche le quote (500 milioni l’anno) che avrebbero dovuto versare nel 2016 e 2017. E ora alcuni hanno deciso di rifarsi sui correntisti: oltre al veronese Banco Popolare, si sono già mosse anche Unicredit e Ubi.
Come rivelato martedì da Linkiesta il comitato esecutivo del Banco, che a gennaio dovrebbe fondersi con Bpm, ha deciso la “manovra” il 6 settembre e ha già inviato la comunicazione in materia alla rete delle filiali e ai clienti, con l’ultimo estratto conto. Il gruppo, che al fondo di risoluzione ha versato 152 milioni di euro, spiega nella mail che “la maggiorazione di 25 euro riguarda le ‘Spese fisse di liquidazione‘ e troverà applicazione al 31/12/2016. Sono esclusi i rapporti di nuova apertura”.
Piazza Gae Aulenti, dal canto suo, ha ritoccato il canone mensile di alcuni conti (MyGenius SilverGold e Platinum) già da luglio: “Alcuni interventi legislativi e/o regolamentari nonché impegni imposti da autorità (…) hanno determinato dei costi e minori ricavi per la banca che costituiscono giustificato motivo per un aumento (…) del canone mensile relativo ai moduli transnazionali”, recitava la comunicazione allegata all’estratto conto del 31 marzo, annunciando un aumento del canone mensile di 2 euro che porta i costi per le tre tipologie di conto rispettivamente a 5, 7 e 12 euro.
Il documento inviato ai clienti, nota Linkiesta, cita tra i fattori che hanno reso necessario l’incremento “l’accordo intergovernativo Fatca“, entrato però in vigore lo scorso anno, “l’aumento dell’Iva“, che è del 2013, le “disposizioni in materia di disaster recovery e adeguamento del sistema informativo”, “l’applicazione del regolamento europeo (…) che ha introdotto nuove regole sulle commissioni interbancarie applicabili alle carte di credito e di debito” e infine “l’accordo per la costituzione di un fondo per la risoluzione delle crisi bancarie”.
Infine Ubi, sempre in estate, ha stabilito di aumentare da 40 a 64 euro i costi di gestione del conto corrente – un incremento del 60% – in seguito all’aumento delle spese sostenuto dal gruppo per il Fondo di garanzia dei depositi e gli oneri sostenuti per il finanziamento del Fondo nazionale di risoluzione”.

Secondo La Stampa, Intesa SanpaoloMps e Bpm non hanno (per ora) applicato ricariche simili sui clienti.

Ticket sanitari, in arrivo altre spese: 24 prestazioni non saranno più gratuite.

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Una media di circa 4 miliardi di euro l’anno. Tanto pesa sul bilancio delle famiglie italiane la spesa per i ticket sanitari (3 miliardi) e le visite fatte in extramoenia (1 miliardo), ovvero nell’ambito dell’attività libero-professionale dei medici negli ospedali.

Una situazione già «pesante», che «si aggraverà a seguito degli ulteriori ticket previsti con i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), con i quali alcune prestazioni chirurgiche prima gratuite diverranno a pagamento». Ad affermarlo è Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato (Tdm), che avverte come ad essere «maggiormente colpite dalla misura saranno proprio le fasce più deboli, a partire dagli anziani».

«Si tratta di un’ulteriore “batosta” – afferma il coordinatore nazionale del Tdm, Tonino Aceti, commentando i dati sull’introduzione di nuovi ticket segnalati dalla Cgil – a discapito soprattutto di fasce più svantaggiate ». I nuovi Lea – ovvero le cure e prestazioni garantite dal Servizio sanitario ai cittadini, gratuitamente o col pagamento del ticket – prevedono infatti che «alcune prestazioni chirurgiche prima gratuite ora diventino a pagamento, passando dal regime di Day Surgery a quello ambulatoriale, come ad esempio l’intervento per la cataratta: già oggi le liste di attesa per questo tipo di intervento sono di circa 10 mesi – afferma Aceti – ma ora che l’intervento non sarà più gratuito è ovvio che molti cittadini preferiranno rivolgersi al privato».

Sono prestazioni chirurgiche che vanno dalla cataratta al tunnel carpale, dall’ernia al dito a martello, ed includono pure l’impianto e la ricostruzione del cristallino, interventi di artroscopia ed artroplastica. Si tratta, in tutto, di 24 prestazioni.
Inoltre, Aceti avverte: «Va detto che molte regioni hanno già fatto sapere di essere in difficoltà, dal momento che non hanno una rete ambulatoriale adatta a farsi carico di tali prestazioni». Insomma, «una cattiva notizia, considerando che già attualmente, secondo le segnalazione che giungono al Tdm – sottolinea – proprio il peso economico dei ticket rappresenta la seconda causa, dopo le liste di attesa, per il mancato accesso alle prestazioni del Servizio sanitario». Senza contare, aggiunge, che «in vari casi il costo del ticket è più alto del costo per la stessa prestazione nel privato. Così si ammazza il Servizio pubblico». Il fatto, rileva Aceti, «è che in un momento in cui dovremmo ridurre il peso sulle famiglia, al contrario, lo si aggrava».
Da qui la richiesta del Tdm di una riforma del sistema dei ticket che preveda «l’abolizione del super-ticket da 10 euro a ricetta, la progressiva compartecipazione alla spesa in base al reddito ma a patto che il costo nel pubblico resti minore che nel privato ed il mantenimento dell’esenzione dal ticket per malati cronici e disoccupati».

Matteo e il ponte.

Trottolino e il ponte sul fiume Kwai...pardon, sullo stretto di Messina.

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La Raggi dice no alle Olimpiadi e Trottolino le dà della codarda, specificando che non si fermano le grandi opere, ma si fermano i ladri.....e detto da lui suona come uno sfottò, visto che nel suo partito i ladri e delinquenti pullulano senza ritegno, poi, per mettere in evidenza la sua audacia, torna a parlare della realizzazione del ponte sul fiume Kwai...... pardon, (lapsus linguae), sullo stretto di Messina.
A prescindere dal fatto che il ponte verrebbe costruito su una zona ad alto rischio sismico, si rende conto che prima del ponte si dovrebbero mettere in sicurezza le strade di collegamento all'eventuale ponte che franano come burro?
Ma poi, non era lui che qualche tempo fa diceva: "Continuano a parlare dello Stretto di Messina, ma io dico che gli otto miliardi li dessero alle scuole per la realizzazione di nuovi edifici e per rendere più moderne e sicure''?

La verità è che il Trottolino va dove va il vento, se va all'ospedale S, Raffaele, dice di essere contrario ai tagli lineari alla sanità, se va a trovare gli amici di Salini-Impregilo, dice di essere pronto a dare il via alla costruzione del ponte...che succederà quando andrà a fare visita ai carcerati del 41/bis?

Cetta