giovedì 8 aprile 2021

Arresti domiciliari per il sindaco di Opera, Antonino Nucera: mascherine tolte alle Rsa per darle ai parenti e appalti a imprenditori amici. - Cesare Giuzzi

Aprile 2020: Antonino Nucera si fa fotografare mentre distribuisce mascherine

 Agli arresti anche la compagna e capo dell’ufficio tecnico comunale Rosaria Gaeta, coinvolti tre imprenditori. Le indagini dei carabinieri svelano anche illeciti smaltimenti di rifiuti. Nelle intercettazioni chiedeva per sé metà delle forniture date alle residenze per anziani.

Mentre il mondo intero travolto dal Coronavirus cercava disperatamente mascherine chirurgiche, il sindaco Antonino Nucera dirottava le forniture della Protezione civile direttamente ai suoi uffici per poi distribuirle ad amici e parenti. Dispositivi di protezione che in quei giorni — marzo e aprile dello scorso anno — erano stati inviati a Opera, comune di 13 mila abitanti alle porte di Milano, per i nonnini ricoverati nella Rsa «Anni azzurri Mirasole» della frazione di Noverasco, e per la farmacia comunale per poi essere distribuiti alla popolazione. In realtà, secondo le accuse, quelle mascherine venivano utilizzate dal sindaco stesso o messe a disposizione dei suoi familiari, come la ex moglie e i suoceri, a dipendenti comunali o agli agenti della polizia locale (che però le avrebbero dovute ricevere dalla Regione Lombardia). Quegli stessi agenti che, sulla base delle ordinanze molto restrittive emesse dal sindaco dopo il primo caso di Codogno, sorvegliavano strade e piazze con l’uso dei droni per scoprire chi uscisse fuori casa.

In totale oltre 2.800 i dispositivi di protezione finiti al centro dell’inchiesta «Feudum» che ha portato all’arresto del sindaco di Opera, della sua compagna e capo dell’ufficio tecnico e di tre imprenditori. Tutti sono finiti ai domiciliari. Nucera, nei primi mesi della pandemia aveva pubblicato sulla sua pagina Facebook diversi attacchi al governo soprattutto legati alla questione della distribuzione delle mascherine. In particolare a fine aprile quando aveva anche scritto al premier Giuseppe Conte contestando il prezzo «politico» di 50 centesimi a mascherina in quanto, a suo dire, sarebbe stato impossibile per i Comuni ottenere forniture a simili prezzi e le amministrazioni avrebbero così dovuto coprire l’aggravio dei costi. In un’altra occasione, in concomitanza con il periodo delle indagini dei carabinieri, Nucera aveva pubblicato fotografie mentre distribuiva le mascherine agli abitanti.

L’affaire mascherine vale al sindaco Antonino Nucera, 49 anni, originario di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) l’accusa di peculato nell’ordinanza firmata dal gip milanese Fabrizio Filice con la quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. Stessa misura per il capo dell’ufficio tecnico di Opera Rosaria Gaeta, legata sentimentalmente a Nucera e per gli imprenditori Giovanni Marino, Giuseppe Corona (Marino costruzioni srl) e Rosario Bonina (Veria srl). Gli arresti sono stati eseguiti dai carabinieri nelle province di Milano, Lodi, Varese e Messina.

Perché l’inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, coordinati dagli aggiunti Alessandra Dolci (Direzione distrettuale antimafia) e Maurizio Romanelli (pool anticorruzione della Procura) e dai pm Silvia Bonardi Stefano Civardi, ruota intorno non solo alla riprovevole sottrazione di mascherine agli anziani e al personale della Rsa, ma anche a giri di appalti pilotati assegnati alle imprese amiche e all’illecito smaltimento di materiali di scarto, da qui il coinvolgimento della Dda competente per il traffico di rifiuti. In cambio il sindaco e la compagna avrebbero ottenuto la ristrutturazione «a titolo gratuito» di una casa a San Donato Milanese, di proprietà della donna, da parte delle due imprese «favorite» negli appalti. L’inchiesta inizia proprio nei giorni dell’esplosione della pandemia e parte da una segnalazione che parla di stretti rapporti tra il sindaco di Opera, la sua compagna e alcuni imprenditori ai quali andrebbero sistematicamente appalti anche con il sistema dell’affidamento diretto.

Tra le opere finite nel mirino dei carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dai comandanti Michele Miulli e Antonio Coppola, il rifacimento del campo sportivo di Opera, i lavori nelle scuole Don Milani, la media di via Papa Giovanni e l’elementare «Sacco e Vanzetti» e parte dei lavori di manutenzione del cimitero di Assago (Gaeta è responsabile dell’area edilizia pubblica di quel Comune). Ma anche l’affare dei termoscanner per il Comune, la farmacia e gli uffici della polizia locale (quasi 11 mila euro) con l’impresa dei Marino che fa da procacciatrice di clienti per l’effettivo fornitore delle apparecchiature assicurandosi un guadagno triplo rispetto al costo di mercato, come scrivono i magistrati. Nucera e Gaeta, più un’altra serie di imprenditori, sono indagati anche per lo smaltimento dell’asfalto fresato a seguito dei lavori sulla ex Statale Valtidone. Materiali di scarto e di fatto rifiuti speciali che venivano riutilizzati per compattare il terreno su cui realizzare una tensostruttura, smaltiti nei campi del Parco Sud di due imprenditori agricoli, riutilizzati mescolandoli alla terra nel cantiere della passerella ciclopedonale sulla stessa strada, o smaltendoli abusivamente (1.000 tonnellate) grazie a imprenditori compiacenti. Nei confronti di un architetto bresciano, consulente del Comune di Opera, è stata emessa una misura interdittiva e il gip ha disposto il sequestro preventivo di 40 mila euro (il prezzo della corruzione) e di due camion usati, secondo la procura, per commettere i reati ambientali.

Corriere della Sera

Siamo i watussi. - Marco Travaglio

 

Uno dei rari vantaggi del governo Draghi è che ha fatto sparire l’Innominabile, quello che racconta di aver vinto lui perché è arrivato Draghi. Ormai fa notizia soltanto per le sue imprese extracomunitarie, dall’Arabia Saudita all’Africa nera, da Dubai al Bahrein, dov’è ancora una discreta attrazione circense, mentre in Europa ormai lo conoscono. L’altro giorno però, non sapendo più chi incontrare e avendo 40 minuti liberi (aveva visto perfino Calenda e la Bonino), Letta gli ha concesso udienza in nome della vecchia amicizia. Dev’essere stato un bel momento. Pare che il segretario Pd camminasse rasente muri, per non offrire le spalle all’ospite e stare più sereno. Alla fine si è saputo che i due sono d’accordo su molte cose (i rispettivi nomi e cognomi, la bella giornata primaverile, la temperatura decisamente alta per la stagione), fuorché su un dettaglio: l’alleanza con i 5Stelle di Conte. Sul punto, Letta la pensa come Zingaretti: senza M5S e Conte, il Pd viene doppiato dalle destre. Ma Letta piace alla gente che piace, dunque la sua continuità col predecessore viene applaudita da chi fischiava Zinga e spacciata dai media per “discontinuità”, “cambio di passo”, “svolta”, “rivoluzione”. Non solo: Zinga, come il M5S, voleva il proporzionale, per correre separati e poi governare insieme. Letta vuole il maggioritario, che imporrà a M5S e Pd candidati comuni in ogni collegio: un patto di sangue, un’alleanza strategica.

Ora i giornaloni non si danno pace che, fra Conte e Demolition Man, Letta sembri prediligere il primo (in effetti è bizzarro che, fra il politico più popolare e il più impopolare, non si butti sul secondo). E dall’altro continuano a trattare i 5Stelle come gli esploratori bianchi del ’700-’800 vedevano gli ottentotti, i watussi, i pigmei, gli zulu. Su Rep il nostro adorato Folli si strugge per “l’ostacolo Raggi tra Pd e M5S” e le “insidie di un’intesa con il mondo grillino”, cioè per quella curiosa tribù di selvaggi da adescare con perline colorate, nella speranza prima o poi di civilizzarla. Nell’attesa, l’alleanza funziona così: il Pd mette i candidati e il M5S mette i voti. E, “per dimostrare la sua leadership”, “Conte deve dire alla Raggi che è ora di farsi da parte”. La cosa ovviamente non vale per Milano, dove Sala piace alla gente che piace, quindi può candidarsi contro il M5S, mentre la Raggi è una selvaggia, quindi non può correre contro il Pd: “Un ritorno della Raggi in Campidoglio sarebbe un enorme danno per Letta e di conseguenza per Conte”. Di lasciar decidere gli elettori romani non se ne parla. Dunque chi deve dire alla candidata M5S di levarsi dai piedi? Conte, il leader M5S. Poi, se fa il bravo, qualche perlina colorata la danno anche a lui.

IlFattoQuotidiano

Covid, lo studio: “Farmaco antiparassitario blocca il danno polmonare causato dalla malattia.”

 

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature e condotto da un gruppo di ricercatori di King's College London, Università di Trieste e Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologie (Icgeb) di Trieste, che ha identificato il meccanismo che porta alla fusione delle cellule infettate con Sars-Cov-2 e successivamente il farmaco che blocca il processo.

La ricerca per trovare terapie e una possibile cura per Covid non si arresta mai. E in questa corsa costante si può anche raggiungere risultati interessanti con molecole che fanno già parte della famiglia dei farmaci, ma sono utilizzati per altro. Un farmaco antiparassitario usato da più di 50 anni per le infezioni intestinali, la niclosamide, è in grado di bloccare il danno polmonare causato da Covid 19, ovvero gli effetti dannosi che la proteina Spike di Sars-CoV-2 causa alle cellule. A dimostrarlo è uno studio pubblicato oggi sulla rivista Nature e condotto da un gruppo di ricercatori di King’s College LondonUniversità di Trieste e Centro di Ingegneria Genetica e Biotecnologie (Icgeb) di Trieste, che ha identificato il meccanismo che porta alla fusione delle cellule infettate con Sars-Cov-2 e successivamente il farmaco che blocca il processo.

A questa conclusione il gruppo guidato da Mauro Giacca, professore dell’Università di Trieste, docente di Cardiovascular Sciences al King’s College di Londra, e responsabile del Laboratorio di Medicina Molecolare dell’Icgeb, è giunto attraverso uno screening di laboratorio su oltre 3.000 farmaci già approvati per la terapia di diverse malattie. Lo stesso gruppo a novembre, in un articolo pubblicato su Lancet eBioMedicine, aveva scoperto che i polmoni dei pazienti morti per Covid-19, oltre a mostrare un esteso danno e la presenza di coaguli che bloccano la circolazione del sangue, contengono un vasto numero di cellule anormali infettate dal virus anche dopo 30-40 giorni dal ricovero in ospedale. Queste cellule sono generate dalla capacità della proteina Spike del coronavirus di stimolare la fusione tra cellule infettate e cellule vicine. “Le nostre ricerche – spiega Giacca – mostrano come Spike attivi una famiglia di proteine della cellula, TMEM16, indispensabili per la fusione cellulare. Questo meccanismo è anche alla base dell’attivazione delle piastrine e potrebbe quindi anche spiegare perché il 70% dei pazienti con Covid-19 grave sviluppa una trombosi“.

Lo studio mostra come la niclosamide, inibendo TMEM16 e la fusione delle cellule, blocca anche la replicazione del virus. Sulla base di questi risultati, una sperimentazione clinica su 120 pazienti è già partita in India. “Questa ricerca è importante – osserva Giacca – anche perché sposta l’attenzione dal tentativo di bloccare la moltiplicazione del virus, come finora hanno cercato di fare con alcuni farmaci, con scarso successo, a quello di inibire il danno causato all’organismo dalle cellule infettate. Sono sempre più convinto – conclude – che Covid-19 sia una malattia causata non dalla semplice distruzione delle cellule infettate dal virus, ma dalla persistenza di queste cellule nell’organismo per periodi lunghi di tempo. Il meccanismo che abbiamo scoperto potrebbe anche essere coinvolto nello sviluppo del cosiddetto Covid lungo, spiegando la difficoltà che molti pazienti hanno a recuperare dopo la malattia”.

IlFattoQuotidiano