venerdì 2 marzo 2012

Con i tassi dei bond in caduta risparmio di 55 miliardi in 3 anni. - di Ettore Livini

Con i tassi dei bond in caduta risparmio di 55 miliardi in 3 anni

Il differenziale tra i rendimenti dei titoli italiani e tedeschi tocca anche i 304 punti, minimo da settembre. Il recupero sui mercati ha lo stesso impatto di una maxi Finanziaria. Benefici su chi ha mutui variabili.


DOPO MESI di capricci (con una impennata a novembre a quota 575 punti), lo spread tra Bund e Btp torna con i piedi per terra. Ieri il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e quelli tedeschi è sceso a quota 308 (con un minimo a 304), il livello più basso da settembre. E i tassi dei decennali sono caduti sotto il 5%. 

La credibilità del governo Monti sommata ai mille miliardi dati alle banche dalla Bce hanno riportato gli acquisti su bond tricolori e Piazza Affari (ieri +2,9%). Per i conti dell'Italia è più di una maxi-Finanziaria: con i rendimenti a questi livelli, Roma pagherà nei prossimi tre anni 55 miliardi di interessi in meno rispetto alle stime di novembre.

Il modello tedesco 
Bund più vicini con l'effetto-fiducia: distacco quasi dimezzato in tre mesi 
Il recupero di ieri (con il record di scambi sui bond di casa nostra) ha riportato il differenziale di rendimento tra i titoli di stato tedeschi e quelli italiani a quota 308, un risultato che non si vedeva dalla scorso settembre. La spia dell'allarme, naturalmente, non è ancora spenta: visto che solo un anno fa, con la Grecia già sull'orlo del baratro, la forbice era di "soli" 200 punti.

II combinato disposto della credibilità del governo Monti e della pioggia di liquidità a costo (quasi) zero garantita dalla Bce alle banche ha mandato per ora in soffitta il brutto ricordo di novembre scorso, quando il rendimento dei BtP decennali era salito al 7,5%, il 5,75% in più dei Bund. Ieri i titoli a dieci anni tricolori rendevano il 4,92% e il recupero (per fortuna) c'è stato su tutte le scadenze.  

Il risparmio 
Il Belpaese paga meno interessi: in tre anni recuperato il 2,7% del Pil 
Quanto risparmia l'Italia grazie al calo dei rendimenti sui titoli di Stato? Tanto, anzi tantissimo. I numeri parlano da soli: il 28 novembre Roma ha pagato il 6,5% di interessi per convincere gli investitori a comprare i suoi Bot semestrali. Martedì scorso lo stesso titolo è stato collocato senza difficoltà garantendo solo l'1,2%. 

Il calo medio dei rendimenti sulla curva delle durate è tra i 2 e i 3 punti percentuali. Banca d'Italia stima per ogni punto risparmi per le casse dello stato alla voce spesa per interessi pari allo 0,2% il primo anno, 0,4% al secondo e 0,5% al terzo. Tradotto in soldoni, ai livelli attuali, equivale a uscite inferiori per 55 miliardi in tre anni rispetto a quelle previste con i tassi dello scorso novembre. 

Piazza Affari 
Torna l'ottimismo sul listino che balza del 18% da novembre 
Il recupero di credibilità dell'effetto Italia non si misura solo con il termometro del Btp. L'ottimismo regna infatti da qualche mese anche a Piazza Affari che ha recuperato l'11% da inizio anno e il 18% dai minimi di novembre. Una rondine, certo, non fa primavera visto che rispetto a marzo 2011 il bilancio è fotografato da uno sconsolante -24%. 

Protagoniste, nel bene e nel male, le banche: crollate lo scorso anno per la zavorra dei Btp nei loro bilanci e ripartite a razzo nelle ultime settimane: dal primo gennaio la Popolare Milano ha recuperato il 69% e l'Mps il 68%. Qualcuno ha fatto dei bei soldi. Peccato che chi ha comprato gli stessi titoli un anno fa registri oggi rispettivamente un saldo del -47 e del -38%.  

Mutui meno cari 
Per chi ha il tasso variabile riduzioni fino a 300 euro l'anno 

Un bel sospiro di sollievo lo tirano anche gli italiani che negli anni scorsi hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile per comprarsi la casa. D'accordo, l'Euribor  -  il valore di riferimento in base a cui si calcolano le rate  -  non si era impennato in verticale come i rendimenti dei Btp. Ma qualche deciso aumento c'era stato lo stesso. 

Ora anche questo tasso ha ripreso a scendere. Il suo rendimento a tre mesi (quello che fa fede per i mutui) è sceso dall'1,5% allo 0,9%. Per un mutuo a tasso variabile 20 anni su una cifra vicina ai 130 milioni, il risparmio medio può essere calcolato in 300 euro l'anno circa. Resta il fatto che molte banche preferiscono dirottare i fondi presi in prestito dalla Bce sui titoli di Stato con rendimento alto e certo piuttosto che prestarli a famiglie e imprese.  

Italia-Spagna 
Roma riesce a riagganciare Madrid nel derby mediterraneo dei tassi 

Dopo quasi sette mesi di pesante purgatorio, l'Italia è riuscita questa settimana a completare quasi del tutto la remuntada su Madrid. Sui titoli biennali il sorpasso è già fatto: ieri i Btp a due anni tricolori rendevano l',168% mentre i Bonos con la stessa scadenza viaggiavano al 2,1%. Un mezzo miracolo visto che a novembre scorso lo spread nel derby del Mediterraneo era arrivato a livelli stratosferici, con la Spagna che collocava titoli biennali a interessi inferiori del 2,5% di quelli che riusciva a spuntare Roma.

Il gap è quasi chiuso anche sui decennali: ieri quelli italiani rendevano il 4,91% contro il 4,82% dei "cugini" iberici. Segno che il differenziale di credibilità dei due paesi, malgrado a Madrid si sia votato e da noi no, è ormai colmato.

Sacrosante verità.



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Prende dieci milioni dallo Stato, ma la “sua” coop è vicina al crac. - di Vittorio Malagutti



I guai dell'imprenditore Fabio Talin finanziato dal Fondo d'investimento italiano inventato dall'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Per il senatore del Pd e giuslavorista Pietro Ichino "è tutto regolare". Ora però 120 lavoratori-soci potrebbero perdere il posto.


I bagagli impacchettati con il cellophane in aeroporto
Un’idea semplice: impacchettare nel cellophane i bagagli destinati alle stive degli aerei. E poi una crescita a tutta velocità. Malpensa, e anche Linate, Fiumicino, Bari, Bergamo. Una concessione dietro l’altra anche all’estero, negli aeroporti di Istambul, San Paolo del Brasile, Buenos Aires fino a Miami in Florida. Fabio Talin, veneto con residenza in Svizzera, ex pilota d’auto, amico di Paolo Berlusconi, è diventato ricco così, con i cellophane per i bagagli. E alla fine è riuscito anche a farsi finanziare con i soldi pubblici. Quelli messi a disposizione dal Fondo d’investimento italiano, inventato da Giulio Tremonti quando era ministro per sostenere le medie imprese. A fine del 2011 oltre 10 milioni di euro del fondo sono andati alla TrueStar, l’azienda che impacchetta i bagagli.

La coop fa crac 

Tutto bene? No, perché a pochi mesi dall’accordo con la società pubblica, Talin ha già un problema grosso da risolvere. La cooperativa a cui TrueStar ha affidato tutto il lavoro negli aeroporti si trova in gravi difficoltà. Anzi, c’è chi dice che sia molto vicina al dissesto. Per evitare di sospendere il servizio, Talin si è fatto carico dell’ultimo mese di stipendio dei circa 120 soci-lavoratori della coop, che si chiama Solution Teams. Scampato pericolo, per il momento. Se non fosse che la vicenda rischia di far esplodere un bubbone ancora più grosso. E di mettere in discussione i criteri con cui un fondo statale ha scelto di appoggiare proprio l’azienda di Talin, piuttosto che decine di altri imprenditori che avevano fatto domanda. I principali interrogativi riguardano i rapporti tra TrueStar e la cooperativa presieduta da tale Ciro Savino.

Per Ichino è tutto ok
Tutto regolare? Oppure la coop Solution teams, che aveva sede negli uffici della TrueStar, era nient’altro che un’emanazione dell’azienda di Talin, una situazione tale da far sospettare una possibile “interposizione illecita di manodopera”. Sei mesi fa, poco prima dell’accordo con il Fondo, Talin ha trovato l’appoggio di un autorevole parere legale. Quello di Pietro Ichino, senatore Pd, noto anche per le sue posizioni, non allineate a quelle di gran parte della sinistra, su precariato e flessibilità. Il documento siglato da Ichino, 13 pagine in tutto, esclude l’esistenza di “particolari profili di criticità perciò che attiene ai rapporti tra TrueStar e Solution Teams”. Tutto in regola dice il parere legale esibito da Talin. Il tema dei rapporti tra TrueStar e la cooperativa è in effetti molto delicato. E non solo perché l’azienda finanziata dallo Stato conta solo su 9 dipendenti. Le attività svolte da TrueStar sono affidate quasi per intero ai lavoratori (in buona parte stranieri) reclutati dalla Solution Teams, di cui diventano soci. La legge, però, prescrive l’assoluta separazione tra l’azienda e la cooperativa. In caso contrario si rischia di finire sott’accusa per il reato di somministrazione illecita di lavoro. Qualcosa di simile al caporalato, per dirla in parole povere. Significa che l’imprenditore sfugge agli oneri del lavoro dipendente affidandosi a strutture esterne create ad hoc. Una pratica sempre più diffusa in questi anni. Talin, interpellato dal Fatto, non commenta. Ichino nel suo parere legale garantisce che non ci sono “particolari profili di criticità”.

Qualche dubbio
Il Fatto ha accertato alcune circostanze che permettono quantomeno di sollevare qualche dubbio su questa versione dei fatti. Eccoli. Fino a novembre 2011 la cooperativa aveva sede negli uffici di Gallarate (Varese) della TrueStar. A questo proposito, nel parere legale di Ichino, datato 29 agosto, si legge testualmente che “si suggerisce alle due società di separare le due sedi”. Proprio quello che è successo poco dopo. Le coincidenze non finiscono qui. Ciro Savino, presidente della coop, in alcuni documenti aziendali viene indicato come “responsabile della corporate operation” di TrueStar. Maurizio Orsi, uno dei cinque amministratori di TrueStar, fino a marzo 2010 rivestiva lo stesso incarico nella cooperativa e prima ancora lo troviamo amministratore delegato (con Talin presidente) della Securebag, poi fusa con TrueStar. Insomma, le stesse persone vanno e vengono tra coop e azienda. Va poi segnalato che la quasi totalità dei lavoratori-soci di Solution Teams è impiegato presso le aziende di Talin. Perfino i due siti internet, quello della coop e quello dell’azienda, presentano la stessa veste grafica. Nel suo parere legale Ichino ammette che tra le due società c’è una forte “sinergia operativa” che però non comporta una “unicità de facto”. Il rischio, per Talin, è che ora i soci della cooperativa si rivolgano a un giudice per farsi assumere dalla TrueStar. Argomentando che fin dall’inizio era proprio TrueStar il loro vero datore di lavoro. Finanziato con i soldi di Stato.


No Tav, blocchi e manifestazioni in tutta Italia. Monti convoca un vertice d’emergenza.



Centinaia di attivisti solidali con il movimento della Valsusa da Milano a Cosenza. Bloccata la A32 Torino-Bardonecchia, occupata la tangenziale e l'autostrada A14 a Bologna, fermi per venti minuti i treni a Torino Porta Nuova e Genova Brignole.


La protesta davanti alla sede del Pd a Roma
Autostrada A32 Torino-Bardonecchia bloccata in entrambe le direzioni, tangenziale di Bologna e A14 paralizzate, stazioni ferroviarie di Torino e Genova temporaneamente occupate: come già annunciato, i No Tav sono tornati a manifestare in tutta Italia. Da Roma ad Ancona, da Trieste a Firenze, da Brescia a Bergamo, per finire a Napoli e Genova le scene sono sempre le stesse: tangenziali occupate, stazioni ferroviarie militarizzate e traffico impazzito. Per il momento, però, non si registrano scontri tra forze dell’ordine e manifestanti.

La politica, da par sua, non è rimasta a guardare. Il premier Mario Monti, infatti, ha convocato per domani pomeriggio a Palazzo Chigi (al suo rientro da Bruxelles dove si trova per il Consiglio europeo) una riunione sui lavori per l’asse ferroviario TAV Torino-Lione. Obiettivo: verificarne lo stato di avanzamento nelle necessarie misure di sicurezza. Alla riunione parteciperanno il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, il ministro dello Sviluppo Economico, Trasporti e Infrastrutture Corrado Passera, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà e il commissario straordinario di governo Mario Virano.

Ciò che avrebbero fatto i No Tav, del resto, era già ampiamente preventivabile. ”Occupiamo tutto” è stato lo slogan che dalle 18 ha guidato le proteste No Tav organizzate in tutto il Paese. E si concentreranno in blocchi stradali e occupazione di stazioni ferroviarie. Per alcuni però la mobilitazione è scattata prima. A Roma nel pomeriggio è stata occupata con un rapido blitz la sede del Partito democratico. Poi, in serata, un gruppo di attivisti dei ha bloccato il traffico in via Prenestina a Roma sfilando in corteo. I manifestanti, alcune decine, erano partiti da Porta Maggiore. Durante il corteo, bruciati qualche cassonetti, con i vigili del fuoco impegnati a spegnere le fiamme.

Bussoleno, nella piazza del mercato, si è tenuta l’assemblea dei movimenti No Tav per concordare le prossime iniziative di protesta contro la Torino-Lione. A partecipare un centinaio di persone che durante l’incontro hanno espresso solidarietà a Federico Cambursano, il giovane arrestato ieri. “Dobbiamo stringerci intorno a Federico – ha detto Mario Solara, attivista no tav e vicino di casa del ragazzo – una persona dolcissima, un ragazzo fragile, indifeso che non sarebbe capace di fare del male a mezza mosca. Federico – ha concluso – ha bisogno del nostro sostegno, non lasciamolo solo”. All’assemblea ha preso parte anche il leader storico del movimento Alberto Perino, che si è presentato con un braccio fasciato per la frattura del gomito e si è limitato a dire: “Vogliono che torniamo a casa ma noi non ci ritorneremo. Li faremo impazzire tutti”. L’assemblea ha quindi deciso di organizzare un corteo ed un presidio a Bussoleno. In serata, invece, sull’A32 Torino-Bardonecchia circa mille manifestanti hanno occupato entrambe le carreggiate dell’autostrada a cinque chilometri dall’uscita di Susa, all’altezza della galleria “Prapontin”. La circolazione è stata interrotta tra Susa e Avigliana e anche a Venaus, dove i No Tav hanno organizzato un altro blocco autostradale. Contemporaneamente, nei pressi della galleria Prapontin, gli attivisti stanno cercando di prevenire l’arrivo delle forze dell’ordine, posizionando reti e tronchi d’albero all’altezza di una galleria, smontando anche i guard-rail dell’arteria e dando alle fiamme un montacarichi. Sul posto, due idranti della polizia. Immediati i problemi alla circolazione, con una lunga fila di tir creatasi a causa del blocco. Altri No-Tav hanno bloccato la vicina statale 24.

Bologna gli attivisti hanno fatto irruzione al punto informativo di Rete ferroviaria italiana di via Carracci, a ridosso dell’ingresso posteriore della stazione, accesso attualmente chiuso per i lavori della alta velocità. In serata, invece, circa 400 persone sono partite da Piazza Maggiore in direzione delle due Torri. Ad aprire il corteo lo striscione con la scritta “Blocchiamo tutto! Siamo tutti no tav” del centro sociale Tpo e un altro del laboratorio Cres con su scritto “Giù le mani dalla Val di Susa. Siamo tutti valsusini”. Il corteo, poi, dopo aver sfilato lungo le vie del centro, punta ora ad occupare la Tangenziale di Bologna. “Tangenziale, tangenziale” è lo slogan che urlano i militanti. Diversi gli slogan contro l’attuale governo, definito “politico” e i cori di solidarietà per i manifestanti della Val di Susa rimasti coinvolti negli scontri con le forze dell’ordine. Il corteo (quasi mille persone) ha percorso la parte esterna dei viali di circonvallazione causando blocchi del traffico, per poi imboccare via Stalingrado in direzione dell’imbocco della Tangenziale, bloccandola completamente intorno alle 20.30. Una parte dei manifestanti, inoltre, si è diretta verso la vicina autostrada A14: anche quest’ultima è stata bloccata intorno alle 21. Molti i cori sulla “Val di Susa Libera” e contro Giancarlo Caselli, il procuratore capo di Torino accusato di criminalizzare il movimento No Tav. La gente si è seduta sull’asfalto ed è iniziata un’assemblea per decidere se continuare con l’occupazione a oltranza oppure sciogliere il presidio e tornare in città. Nel frattempo, poco distante dal luogo del blocco la polizia si è schierata in assetto antisommossa. Intorno alle 22,30, poi, i manifestanti hanno sciolto il presidio e sono rientrati in città alla spicciolata.

Torino una trentina di persone ha bloccato lo svincolo di Corso Francia della tangenziale, nel Comune di Rivoli. I manifestanti hanno distribuito volantini agli automobilisti, che per tutta risposta hanno contestato l’occupazione, che si ripete da tre giorni. Circa duecento manifestanti No Tav, che si erano raccolti in presidio sotto la sede Rai di Torino, hanno bloccato via Verdi e la vicina via Rossini e un corteo di circa 300 persone si è diretto in centro città. I manifestanti, in corteo si stanno dirigendo verso il centro cittadino. L’intenzione dei manifestanti, che scandiscono slogan come “andate via, la Valle non vi vuole” e “la Valsusa paura non ne ha”, prima di raggiungere la stazione ferroviaria di Porta Nuova. Qui gli attivisti si sono seduti sulle banchine del binario 17, dove è stato bloccato un Frecciarossa che si era appena messo in movimento. Altri si sono sparpagliati sui diversi binari dello scalo ferroviario, bloccando, di fatto, tutta la circolazione a Torino Porta Nuova per almeno venti minuti. Successivamente gli attivisti hanno liberato di loro spontanea volontà i binari e si sono spostati in corso Vittorio Emanuele, davanti alla stazione, dove si sono ora fermati in centro strada, bloccando la viabilità.

Genova circa 150 attivisti hanno bloccato la circolazione in via Roma, di fronte alla Prefettura, in pieno centro. Ritmando la protesta con alcuni tamburi, hanno lanciato numerosi slogan contro il progetto di treno ad alta velocità. Tra i manifestanti c’è anche Giuliano Giuliani, padre di Carlo, ucciso durante il G8 di Genova nel 2001: “Assurdo pensare di premiare un carabiniere che ha fatto il suo dovere”, ha detto in merito all’encomio assegnato al militare che non ha replicato alle provocazioni verbali di un No Tav sulla A32. In serata, invece, tensione tra forze dell’ordine e manifestanti: la stazione di Brignole è stata chiusa dopo che un gruppo di una trentina di attivisti è riuscito a occupare un binario, dove è in sosta un treno. Inferociti i passeggeri. Tra forze dell’ordine e no tav vi sono stati brevi scontri. Il traffico ferroviario è rimasto bloccato per circa venti minuti.

Nel pomeriggio manifestazioni in tutta Italia. Un gruppo di manifestanti dei centri sociali, militanti di Rifondazione Comunista e studenti dell’Università della Calabria, ha occupato i binari della stazione ferroviaria di Paola, nel cosentino, bloccando la circolazione dei treni a cominciare da un Intercity diretto a Roma. Proprio la partenza dell’Intercity, ha chiarito uno dei manifestanti, ha fatto anticipare di un’ora la manifestazione rispetto all’orario fissato a livello nazionale. Oltre a cori e slogan, i manifestanti hanno sistemato una bandiera dei No Tav davanti alla statua di San Francesco di Paola che si trova poco lontano dallo scalo ferroviario. Il traffico ferroviario è ripreso regolarmente intorno alle 19.

Tra i primi manifestanti a radunarsi, un centinaio di attivisti a Palermo che hanno bloccato lo svincolo di via Oreto e l’ingresso all’autostrada A19 Palermo-Catania. Il traffico prosegue a rilento. “Stiamo manifestando per essere solidali – spiega Gabriella, una attivista – con i nostri compagni del nord che stanno facendo una battaglia giusta. Siamo contro le violenze della polizia e di tutte le forse dell’ordine che vogliono così sedare la lotta popolare”. Hanno esposto uno striscione che solidarizza con le popolazioni della Val di Susa e stigmatizza la “violenza di Stato”.

Bergamo, invece, c’è stato un corteo non autorizzato di circa 40 persone, che hanno sfilato dalla circonvallazione fino al centro città, rallentando il traffico. A Porta Nuova i manifestanti si sono uniti ad altre 50 persone che stanno manifestando sempre contro la Tav in piazza Vittorio Veneto. Per circa 15 minuti i manifestanti hanno bloccato il traffico nel centro della città. La protesta è comunque sempre rimasta pacifica e ora, scortato dalle forze dell’ordine, il corteo si sta dirigendo verso la stazione, dove è annunciato lo scioglimento.

I centri sociali del nord-est, inoltre, hanno organizzato un corteo davanti alla stazione ferroviaria di Padova contro la Tav in Val di Susa. A darsi appuntamento – secondo la Digos – circa 400 giovani che si sono ritrovati nel capoluogo euganeo nel tardo pomeriggio. I manifestanti hanno esposto striscioni contro la realizzazione dell’opera, lo sperpero di denaro e la devastazione del territorio, chiedendo alle ferrovie un servizio adeguato e meno costoso per pendolari e studenti. La manifestazione ha provocato rallentamenti del traffico urbano e qualche disagio ma non sono stati segnalati problemi di ordine pubblico.

Raduno in stazione centrale per le proteste a Milano, dove circa 150 ragazzi dei centri sociali hanno tentato di avvicinarsi ai binari e sono circondati dalle forze dell’ordine. Hanno portato anche alcuni striscioni e gridano slogan come “Giù le mani dalla Val Susa” e “Via, via, la polizia”. Nessuno scontro con le forze dell’ordine e alle 19 gli attivisti hanno lasciato la stazione per dirigersi verso piazzale Loreto.

Diverso il discorso a Brescia, dove un gruppo di No Tav ha bloccato il treno regionale delle 19.39 in partenza dal secondo binario della stazione. Circa trenta persone stanno occupando le rotaie. “Venti miliardi di euro sono stati sottratti alle risorse pubbliche. Risorse che andrebbero usate per i bisogni della collettività, non per arricchire una lobby di costruttori” dicono i manifestanti. Dopo un paio di ore, i manifestanti hanno liberato i binari ed hanno formato un corteo diretto nel centro della città.

Firenze invece c’è stato un blitz non autorizzato di manifestanti in una zona della città poco distante dalla stazione ferroviaria di Campo di Marte, dove alcune decine di No Tav hanno bloccato la circolazione, occupando la sede stradale e via degli Artisti. Ci sono code che si stanno ripercuotendo su tutta la viabilità della zona. Sul posto massiccia presenza di carabinieri, polizia, vigili urbani e anche mezzi di soccorso. Nella zona stanno affluendo altri esponenti. Manifestazione non autorizzata, inoltre, nella zona di Ponte al Pino, dove alcune decine di No Tav hanno bloccato la circolazione, occupando la sede stradale e via degli Artisti. In serata, poi, i manifestanti sono diventati oltre 300. E’ presidiato dai blindati e da agenti in assetto anti-sommossa il cantiere del sottoattraversamento Tav di Ponte al Pino. Per ora nessun manifestante si è avvicinato alla stazione di Campo di Marte.

Ad Ancona, i No Tav che hanno cercato di entrare nella stazione ferroviaria sono stati respinti da “cariche a freddo”. Lo denuncia uno dei partecipanti alla manifestazione: “Neppure il tempo di cominciare il presidio di fronte alla stazione che la polizia ci ha caricato a freddo: ci sono anche alcuni feriti”. Secondo fonti di polizia è stato posto uno sbarramento come da prassi. Ora i manifestanti sono raggruppati all’esterno della stazione con i reparti antisommossa schierati.

Trieste, invece, un gruppo di manifestanti sta creando difficoltà al traffico nel centro della città. Dopo aver protestato in piazza Unità d’Italia, i No Tav, pur senza autorizzazione, stanno sfilando in un breve corteo non autorizzato, bloccando di tanto in tanto una strada o una piazza creando così grande disagio alla circolazione stradale. Dopo aver occupato corso Italia, il gruppo si è spostato nella vicina piazza Goldoni. A Napoli in cento hanno bloccato per alcuni minuti (circa trenta) il traffico dell’alta velocità poi in corteo hanno lasciato la stazione, seguiti a vista dagli agenti di polizia.

Cagliari, un centinaio di attivisti in presidio davanti alla sede Rai della Sardegna, in viale Bonaria a Cagliari. Dopo un corteo non autorizzato partito in serata da piazza Repubblica, i manifestanti sardi che appoggiano la battaglia contro l’alta velocità in Val di Susa, hanno raggiunto il piazzale di fronte alla Rai scandendo slogan contro i giornalisti e le forze dell’ordine.

Da registrare, inoltre, un nuovo attacco degli hacker di Anonymous in sostegno del movimento No Tav. Dopo aver bloccato nei giorni scorsi i siti di carabinieri e polizia, oggi i pirati informatici hanno reso impossibile collegarsi ai siti di Regione Piemonte, Comune e Provincia di Torino. L’azione è stata rilanciata da militanti No Tav e sostenitori su twitter e altri social network.

L'omaggio più bello al grande Lucio.



http://www.giornalettismo.com/archives/208167/lucio-dalla-lomaggio-piu-bello/

La finanza sale sul traliccio Arrivano i banchieri no global. - di Alessandro Sallusti



Mussari, presidente dell'Abi, con il ministro Passera
Mussari, presidente dell'Abi, con il ministro Passera e la Marcegaglia.


Pure i banchieri salgono sul tralic­cio della protesta. Per non sciupa­re l’abito lo fanno a modo loro, di­mettendosi in blocco dai vertici dell’Abi, l’associazione di categoria. Non accettano che il governo abbia tolto alcu­ne commissioni ai servizi che le banche ero­gano. Come dei no global qual­siasi non ci stanno e minacciano: se non si tor­na indietro diamo un altro giro di vite all’ero­gazione dei crediti a famiglie e imprese.


 Banchieri "no global": barricate contro Monti.


Pure i banchieri salgono sul traliccio della protesta. Per non sciupare l’abito lo fanno a modo loro, dimettendosi in blocco dai vertici dell’Abi, l’associazione di categoria.
Motivo: non accettano che il governo abbia tolto alcune commissioni ai servizi che le banche erogano, quegli odiosi balzelli che si aggiungono al costo del conto e che, sommati a fine anno, fanno una cifra. Come dei no global qualsiasi non ci stanno e minacciano: se non si torna indietro diamo un altro giro di vite all’erogazione dei crediti a famiglie e imprese.
Strano questo Paese in cui in contemporanea i facinorosi bloccano autostrade e stazioni e il gotha della finanza blocca il credito.
Nel primo caso serve la polizia, nel secondo serve solo che il governo tenga duro, perché sono sicuro che tutti noi possiamo tranquillamente vivere senza l’Abi, anzi, se chiudesse per sempre il sistema bancario risparmierebbe pure un mucchio di soldi tra affitti, convegni, personale con stipendi che immagino non di second’ordine. Insomma, l’umore dei banchieri è meno importante di quello dei tassisti e dei farmacisti, anche perché è difficile immaginare che ci assistano meno di quanto stiano già facendo negli ultimi anni. La rivolta dei banchieri non è solo ridicola per principio (la classe dirigente del Paese, per di più miliardaria, non scende in piazza e non ricatta sulla pelle dei poveri cristi), ma è sfacciata nei fatti.
Il sistema bancario italiano ha infatti appena incassato dall’Europa oltre 250 miliardi che pagherà a tassi dell’uno per cento. Soldi destinati a noi e che invece sono finiti altrove, cioè in operazioni finanziarie più redditizie e sicure che il credito ad aziende e privati. Senza contare che piangere miseria è incompatibile con lo staccare assegni di liquidazione ai manager da decine di milioni di euro (caso Profumo-Unicredit), o pagare compensi astronomici (leggere la dichiarazione patrimoniale del ministro Passera, ex ad di Banca Intesa). Un sistema, quello bancario, che sta vivendo di incentivi pubblici (i soldi dall’Europa), come ogni tanto avviene per l’auto, non può fare il matto per un presunto, piccolo sgarbo.
Da banchieri ed ex banchieri prestati alla politica si pretende almeno un altro stile, perché tanto, nella sostanza, già lo sappiamo come andrà a finire: su questo traliccio nessuno dei due si farà male.

‘Ndrangheta in Piemonte, confische per dieci milioni. “Riciclaggio in Olimpiadi e Tav”. - di Elena Ciccarello



La Dia mette i sigilli a una serie di immobili, anche in Lombardia e in Calabria, per riciclaggio dei profitti del narcotraffico. Il gruppo riconducibile a Ilario D'Agostino e Francesco Cardillo ha ottenuto commesse nelle grandi opere, dall'Alta velocità in Val Susa ai Giochi invernali del 2006, al porto di Imperia.


Sorveglianza speciale e confisca milionaria per la ‘ndrangheta imprenditrice in Piemonte, Lombardia e Calabria. La Direzione investigativa antimafia di Torino ha posto questa mattina i sigilli su terreni, ville, abitazioni, locali adibiti ad esercizi commerciali, fabbricati in provincia di Torino, Cuneo, Asti, Milano (Legnano) e in Calabria (Caulonia e Riace) e contanti (un tesoretto di 150 mila euro) per un valore superiore ai 10 milioni di euro. I beni confiscati sono riconducibili a Ilario D’Agostino e Francesco Cardillo, secondo gli inquirenti esponenti della ‘ndrangheta incaricati di riciclare negli appalti e nel settore immobiliare i soldi sporchi del narcotrafficante calabrese Antonio Spagnolo, boss di Ciminà. Nell’ottobre 2009, alla data del loro arresto nell’ambito dell’operazione Pioneer, in cui è stata sequestrata la società Ediltava, “cassaforte” del gruppo, il Procuratore della Repubblica di Torino Gian Carlo Caselli ha parlato della “più importante operazione antiriciclaggio mai realizzata in Piemonte”.

Secondo le ricostruzioni della Dia, il gruppo è riuscito a riciclare milioni di euro anche in importanti commesse pubbliche inserite tra le opere realizzate per le Olimpiadi invernali di Torino 2006, laTav e il porto di Imperia. La “lavatrice” era azionata attraverso il lavoro nero e un sistema di false fatturazioni: gli operai, per la stragrande maggioranza calabresi legati alle famiglie della ‘ndrangheta, venivano prima assunti regolarmente e poi licenziati perché continuassero a lavorare in nero, mentre le fatture “gonfiate” venivano emesse all’interno di un reticolo che metteva in relazione le società paravento del gruppo con altre società satellite. Un modello complesso che richiedeva la consulenza di un colletto bianco, il commercialista Giuseppe Pontoriero, che imputato con Cardillo e D’Agostino nel processo Pioneer, per i fatti relativi alla confisca odierna, ha scelto la via del patteggiamento.

I beni confiscati sono riconducibili alle società Ediltava srl, Italia costruzioni srl e Domus Immobiliare srl, tutte facenti capo a Ilario D’agostino e al nipote, Cardillo, considerato una “consapevole” spalla degli affari imprenditoriali e immobiliari dello zio. Ma chi è l’imprenditore D’agostino, capace in Piemonte di penetrare gli appalti “blindati” delle Olimpiadi invernali?

Ilario D’agostino, attualmente in carcere con l’accusa di associazione mafiosa in seguito a Minotauro, la maxi operazione contro la ‘ndrangheta del giugno scorso, già arrestato (e assolto) nel 1988 in Calabria per sequestro di persona, violenza privata, lesioni personali e detenzione illegale di armi, indagato dalla Procura di Torino per narcotraffico nel 1994 (poi archiviato), ha intrattenuto comprovati rapporti con il boss calabrese Rocco Lopresti, deus ex machina dell’edilizia in Val di Susa e all’origine dello scioglimento del Comune di Bardonecchia nel 1995 per condizionamento mafioso.

Condannato nel 2002 dalla Corte d’Appello di Torino alla pena di tre anni e 4 mesi di reclusione per l’importazione di 250 chilogrammi di hashish dalla Spagna, è stato rinviato a giudizio per riciclaggio, aggravato dal favoreggiamento alla ‘ndrangheta, insieme al nipote Francesco Cardillo e al commercialista Pontoriero.

Secondo gli inquirenti D’Agostino coltiva numerosi legami con esponenti dalla ‘ndrangheta, a partire da Antonio Spagnolo, boss di Ciminà, di cui secondo le ricostruzioni degli inquirenti è incaricato di riciclare il denaro. Ma anche con Bruno PolitoPietro GuarnieriNicola Polito,Pasqualino MarandoCosimo SalernoPeppe Aquino e soprattutto Cosimo Barranca, uno dei capi riconosciuti della ‘ndrangheta milanese.
Secondo il pentito Rocco Varacalli «è il contabile di Antonio Spagnolo, è affiliato alla ’ndrangheta di Ciminà ed è un imprenditore edile». Le sue imprese servirebbero «per far girare e riciclare i soldi di Spagnolo e coprirne il lavoro sporco».
“Questa confisca arriva dopo un lungo dibattimento – spiega il procuratore aggiunto Alberto Perduca – dimostrazione che le misure di prevenzione hanno oggi valore ed efficacia come strumento per colpire i patrimoni di origine sospetta, posseduti da persone socialmente pericolose e fortemente sospettate di appartenere a sodalizi criminali. La Procura di Torino si è attrezzata con un pool apposito. Nel 2011″, continua Perduca, “sono state presentate 25 proposte di prevenzione, di cui la metà per misure patrimoniali, con un sostanziale incremento rispetto al passato. Destinato ad aumentare ulteriormente”.