mercoledì 15 giugno 2022

Il Papa insiste: “La Nato ha abbaiato alla Russia”. Ma il dialogo è in stallo. - Francesco A. Grana

 

Papa Francesco non ci sta a continuare ad assistere all’invasione della Russia in Ucraina. Bergoglio è tornato a condannare con maggiore fermezza il Cremlino: “La guerra in Ucraina è venuta ad aggiungersi alle guerre regionali che in questi anni stanno mietendo morte e distruzione. Ma qui il quadro si presenta più complesso per il diretto intervento di una ‘superpotenza’, che intende imporre la sua volontà contro il principio dell’autodeterminazione dei popoli. Si ripetono scene di tragica memoria e ancora una volta i ricatti reciproci di alcuni potenti coprono la voce dell’umanità che invoca la pace”. Parole calibrate attentamente dalla Segreteria di Stato vaticana e che rispecchiano l’attuale posizione del Papa e della Santa Sede visto il prolungarsi del conflitto senza alcuna possibilità di mediazione.

Quella in Ucraina è stata definita da Francesco “una nuova sciagura” che è “destinata a imporre al mondo uno scenario diverso”. Una condanna netta: “Quanti poveri genera l’insensatezza della guerra! Dovunque si volga lo sguardo, si constata come la violenza colpisca le persone indifese e più deboli. Deportazione di migliaia di persone, soprattutto bambini e bambine, per sradicarle e imporre loro un’altra identità”. Da Casa Santa Marta, residenza di Bergoglio, fanno sapere di essere ben consapevoli che una condanna così netta della Russia non può, al momento, aprire spiragli di dialogo con la Santa Sede che pure il Papa ha cercato e auspicato fin dall’inizio della guerra. Ma da parte del Cremlino le risposte, finora, sono sempre state molto tiepide.

Quasi un mese fa, il 19 maggio scorso, ricevendo in Vaticano a porte chiuse i direttori delle riviste culturali europee dei gesuiti, Francesco è stato molto chiaro: “Qualcuno può dirmi a questo punto: ma lei è a favore di Putin! No, non lo sono. Sarebbe semplicistico ed errato affermare una cosa del genere. Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli”.

Bergoglio aveva raccontato anche che “un paio di mesi prima dell’inizio della guerra ho incontrato un capo di Stato, un uomo saggio, che parla poco, davvero molto saggio. E dopo aver parlato delle cose di cui voleva parlare, mi ha detto che era molto preoccupato per come si stava muovendo la Nato. Gli ho chiesto perché, e mi ha risposto: ‘Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro’. Ha concluso: ‘La situazione potrebbe portare alla guerra’. Questa era la sua opinione. Il 24 febbraio è iniziata la guerra. Quel capo di Stato ha saputo leggere i segni di quel che stava avvenendo”. Parole che il Papa aveva rivelato in un colloquio, anch’esso privato, con il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, pubblicato il 3 maggio scorso: “Forse l’abbaiare della Nato alla porta della Russia ha indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto”. Una posizione, come rilevano nei sacri palazzi, espressa più volte dall’ex cancelliere tedesco Angela Merkel.

Un ampio estratto del colloquio del Papa con i gesuiti è stato pubblicato sulla Stampa suscitando la protesta del direttore della Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, che ne ha curato la trascrizione riportata integralmente sul sito della sua rivista. Su Twitter, infatti, il sacerdote ha rivelato di aver protestato con il quotidiano per il titolo: “Il Papa, preghiera per la pace. ‘Ma la Nato ha provocato Putin’”. “Purtroppo quel titolo virgolettato è fasullo. Ho protestato con La Stampa. Nella conversazione non c’è infatti”. Trascrizione, precisano tra le sacre mura, che è sfuggita ai normali controlli della diplomazia vaticana che si è sempre mossa su binari ben diversi, cercando di tenere aperti i canali con la Russia e l’Ucraina. Francesco auspica, inoltre, un nuovo faccia a faccia con il Patriarca di Mosca Kirill: “Spero di incontrarlo in occasione di un’assemblea generale in Kazakistan, a settembre. Spero di poterlo salutare e parlare un po’ con lui”.

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“ Un ritrovamento straordinario e di grande tenerezza quello della ragazza Inca rimasta ibernata per 500 anni “. Giuseppe Moscatelli

 

“Gli Inca avevano queste usanze, sacrificavano i bambini perché considerati più puri”.

E’ quanto riferisce l’archeologo statunitense e membro della spedizione Johan Reinhard.
“Ho sentito un brivido lungo la schiena quando per la prima volta osservai le sue mani, perché sembrano quelle di una persona viva”.

The Maiden, questo è il nome che gli è stato dato, è stata trovata sul Monte Llullaillaco, in Cile, a circa 6.000 metri di altezza, vicino un vulcano.
Si è conservata così bene perché è stata congelata durante il sonno e tenuta in una condizione di freddo secco. 

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Brindano gli impresentabili: due consiglieri, uno assessore. - Saul Caia

 

PREFERENZE - Voti pure ai due arrestati. La Dc di Cuffaro prende il 5,6%.

Sono stati marchiati come “impresentabili” dalla commissione nazionale antimafia, perché a processo per concussione, corruzione e riciclaggio. Eppure gli elettori palermitani li hanno premiati consegnandogli uno scranno nell’aula consiliare di Palazzo delle Aquile, nelle stesse elezioni in cui la Dc del pregiudicato Totò Cuffaro ha messo insieme il 5,6 per cento, superando la soglia di sbarramento.

Tra i più votati c’è Giuseppe Milazzo, che ha ottenuto 1822 preferenze con Fratelli d’Italia, mentre è imputato per concussione. “Non ho nulla di cui vergognarmi e non ritengo assolutamente di essere impresentabile – ha detto Milazzo –, anche perché sono stato rinviato a giudizio per un reato non grave, e senza mai essere stato condannato in primo grado”. Siederà in consiglio anche Giuseppe Lupo, per tre volte deputato regionale e già componente della Commissione antimafia siciliana, che in questa tornata ha raccolto 1406 preferenze con il Pd. Lui invece è sotto processo per corruzione.

Nella squadra di governo del neo sindaco Roberto Lagalla dovrebbe trovare un posto Totò Lentini, già tre volte deputato regionale e legato politicamente all’ex governatore autonomista Raffaele Lombardo. Lentini è capolista di Alleanza per Palermo con la quale ha racimolato 764 voti. Su di lui pende un’imputazione per concussione in una vicenda iniziata nel 2015. “Confido con la massima serenità di poter dimostrare la mia totale innocenza”, auspica Lentini. Non troverà spazio invece Francesco La Mantia, l’ultimo “impresentabile” inserito nell’elenco stilato dalla commissione presieduta da Nicola Morra. Non sono bastati i 242 voti con Noi con l’Italia. “È un errore clamoroso – ha detto La Mantia –, per me un impresentabile è una persona che ha avuto delle condanne per mafia o per reati contro la Pubblica amministrazione”. Il candidato centrista è stato condannato in primo e secondo grado per riciclaggio, ma la Cassazione ha annullato la sentenza di appello rinviando gli atti. Bisognerà rifare il processo bis, con l’udienza fissata il prossimo 17 novembre.

Non ha invece battuto ciglio Lagalla, che nel giorno del trionfo ha sminuito la presenza degli “impresentabili” nella sua coalizione. “Non hanno commesso reati gravi – ha detto il neo sindaco – Avrei chiesto ai partiti le dimissioni di quanti, eventualmente eletti, risultino avere legami con la mafia. Non mi sembra che nella mia coalizione ci sia qualcuno che abbia commesso reati riconducibili a rapporti con la criminalità organizzata”.

Chi avrebbe intrattenuto rapporti con la mafia è stato arrestato a pochi giorni dalle elezioni dalla Dda di Palermo coordinata da Paolo Guido. Eppure, anche dal carcere, i candidati hanno raccolto oltre 200 preferenze. Appena 57 voti sono andati a Pietro Polizzi di Forza Italia, accusato di voto di scambio politico-mafioso con il boss Agostino Sansone di Passo di Rigano. Proprio in quel quartiere, alcuni presidenti di seggio hanno rinunciato all’incarico. “Se sono potente io… siete potenti voi altri!”, aveva detto Polizzi nell’incontro del 10 maggio scorso al boss Sansone, per poi fare un passo indietro durante l’interrogatorio di garanzia: “Mi ritiro dalla competizione elettorale, non sono più in corsa, nell’ipotesi remota di una elezione non accetterei”. Altre 147 preferenze invece sono andate ad Adelaide Mazzarino, non coinvolta nell’inchiesta ma travolta dalla polemica perché correva alle urne in tandem con Polizzi. Anche lei ha deciso di ritirarsi prima del voto, pur essendo ormai impossibile cancellare formalmente la candidatura.

Qualche preferenza in più è stata raccolta dal geometra Francesco Lombardo di Fratelli d’Italia, nonostante sia detenuto per essere andato il 28 maggio a Brancaccio dal boss Vincenzo Vella a chiedergli “una ventina di voti”. Dopo l’arresto, le figlie Giulia e Federica hanno pubblicato un messaggio sui social difendendo il padre e chiedendo comunque di votarlo, “per dimostrare realmente che persona è”. L’appello però non è bastato a farlo entrare in Consiglio, dato che Lombardo si è fermato a 161 voti.

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Morte presunta. - Marco Travaglio

 


Diciamo la verità: i 5Stelle non sono mai esistiti neppure quando prendevano il 25,5% e il 32,7 alle Politiche del 2013 e del ’18, o arrivavano primi in Sicilia nel 2012 e nel ’17, o piazzavano i loro sindaci a Parma, Livorno, Torino, Roma. Li cercavi e non li trovavi: niente sedi né strutture né soldi. Solo i quattro amici al bar dei Meetup. E, sopra, i frontman Grillo e Casaleggio padre, seguiti da Di Maio. Ma soprattutto le idee (altro che “vaffa e proteste”), che in quattro anni hanno cambiato l’Italia in meglio, grazie anche al premier per caso Conte: reddito, spazzacorrotti, taglio dei parlamentari, Recovery, bonus 110%, manette agli evasori, cashbackgreen new deal ecc. Infatti nel 2021 scattò il trappolone per cacciarli da Palazzo Chigi prima che fosse troppo tardi. I media, troppo occupati a criminalizzarli (non rubano), non si sono mai domandati come sia riuscito quel non partito di non politici a fare molto meglio dei partiti politici (a Roma e Torino, Gualtieri e Lorusso fan già rimpiangere Raggi e Appendino).

Ora, dopo l’ennesima disfatta alle Comunali, i 5Stelle sono dati per morti. E può darsi che lo siano, dopo 13 anni di vita (Renzi e Salvini ne son durati 2 o 3). Anzi, vien da augurarselo per risparmiarsi il solito dibattito sulla morte del M5S, sempre uguale dalla nascita. Ma lo sapremo alle Politiche quando – accanto ai voti controllati, scambiati e comprati – torneranno in gioco i voti d’opinione, oggi in gran parte annegati nell’astensione: gli unici a cui può aspirare chi non ha posti o favori da spartire. Allora gl’italiani si porranno una sola domanda: voglio essere governato da Letta, Meloni o Conte? E la risposta sarà diversa da quella delle Comunali, dove si confrontano candidati locali e di solito vince chi poi perde le Politiche. Per arrivarci vivo, Conte dovrà supplire al suo vero deficit: che non è di “linea” o di idee, anzi (salario minimo, ambientalismo radicale, multilateralismo e pacifismo, oggi in bocca a tanti, erano solo nel programma M5S): è di organizzazione. I delegati territoriali sono un buon inizio, sia pur tardivo. Il resto dell’opera è recuperare credibilità tra gli esclusi (in Francia Mélenchon sfonda), divincolandosi dal Pd e dal trappolone in cui Grillo e Di Maio han cacciato i 5S: quello che li penalizza sia se scaricano Draghi (sfasciano tutto in piena guerra!), sia se restano con lui (sono incoerenti per tenersi le poltrone!). L’unica via d’uscita è mollare il governo (ritiro dei ministri), ma non la maggioranza (appoggio esterno, almeno sulle leggi utili). È vero: Di Maio non lascerà mai la Farnesina. Ma, se lo votassero gl’iscritti, dovrebbe scegliere fra Ministero e Movimento. E il famoso chiarimento interno fra governisti e movimentisti sarebbe cosa fatta.

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