Dice Bossi: quei soldi erano nostri, potevamo farci quel che ci pareva, anche buttarli dalla finestra. Se era un tentativo di migliorare la posizione della Lega agli occhi degli elettori, temo non gli sia riuscito troppo bene. La sua frase rivela semmai lo spirito della Casta e il morbo che ha devastato il rapporto fra partiti e cittadini. Quei soldi, signor Bossi, non sono vostri. Sono nostri. Dei contribuenti che li hanno versati attraverso le tasse, spremendoli dal frutto del proprio lavoro. Sono un prestito che facciamo alla politica e che la politica è tenuta a restituirci con le sue opere e a documentarci con rendiconti precisi. Essendo soldi nostri, non solo ci interessa sapere come li spendete, ma saperlo è un nostro diritto. Altro che buttarli dalla finestra o negli stravizi del Trota. In fondo è la stessa forma di rispetto che pretendiamo dal dipendente pubblico, quando allo sportello ci tratta da postulanti. Ma come si permette? Siamo noi a pagargli lo stipendio, perciò deve mettersi al nostro servizio: persino quando siamo insopportabili (a volte lo siamo anche noi). Così almeno diceva mio padre, impiegato statale. È incredibile, ma forse no, come la Lega abbia mutuato dalla burocrazia di Roma ladrona i difetti che canzonava nei comizi delle origini. La visione proprietaria del bene pubblico e dei fondi della comunità. Quel pensiero molto italiano che ciò che è dello Stato non appartenga a nessuno e quindi chiunque ne possa approfittare. Invece appartiene a tutti: impariamo a difenderlo dai Bossi di oggi e possibilmente anche da quelli di domani. http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41 | |
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 21 aprile 2012
Soldi nostri. - Massimo Gramellini.
Nuovo partito di centro, l'Udc azzera i vertici. Alfano: "La vera rivoluzione la faremo noi"
Il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa (ansa)
Il segretario del Pdl promette grandi sorprese dopo le amministrative: "Io e Berlusconi annunceremo la più grossa novità che cambierà il corso della politica". Primo passo del partito di Casini verso la nascita di una grande formazione moderata: "Superare la frattura tra tecnici e politici".
ROMA - L'Udc cambia pelle e inizia il suo viaggio verso il Partito della nazione. Il segretario Lorenzo Cesa ha lanciato oggi i lavori della costituente di centro chiedendo subito l'azzeramento dei vertici del partito per "creare una struttura snella". "Si chiede un atto di generosità per il bene del Paese", ha detto Cesa. "Abbiamo azzerato i vertici del partito perché occorre dare un esempio e fare un gesto di generosità con l'obiettivo di dare vita a un nuovo contenitore, con i cattolici, i laici, i riformisti, i liberali e per tutte le persone di buon senso che vogliono rimettere al centro della politica le persone". "Questa - ha aggiunto - è un'avventura che faremo insieme al resto del Terzo polo e al mondo dell'associazionismo che è presente nel Paese".
Tra i primi interlocutori individuati dall'Udc per compiere questo nuovo percorso che si dovrebbe concludere con la nuova formazione centrista provvisoriamente chiamata Partito della nazione, l'ex ministro dell'Interno Beppe Pisanu. "E' sulla nostra lunghezza d'onda", e con la sua iniziativa, ha sottolineato Cesa, può risultare interessato al progetto. L'ambizione dei futuri ex Udc è però molto più vasta. "Il Paese - ha sottolineato Cesa - ha bisogno di un grande partito di centro. Subito dopo le elezioni amministrative, probabilmente l'8 o il 9 maggio, l'Udc convocherà una direzione nazionale per sciogliere il partito e farne nascere un altro. E a settembre lanceremo il nuovo soggetto". A giugno, molto probabilmente a Todi, ci sarà un'iniziativa con tutte le forze politiche e della società civile che vogliono partecipare.
"Abbiamo a lungo sfidato l'isolamento, ma, alla fine, i fatti ci hanno dato ragione ed oggi non si tratta di sentirsi appagati ma di attrezzarci ad una impresa più ambiziosa ed alta", ha puntualizzato Pierferdinando Casini. "Un movimento plurale - ha proseguito - che sappia riunire il meglio della società italiana, che superi la frattura tra tecnici e politici, tra sindacalisti e imprenditori, che parli all'Europa un linguaggio nuovo ed esprima agli italiani un'esigenza di pacificazione nazionale".
Quanto al congresso, Cesa ha chiarito che sarà la direzione di maggio a decidere la data: "Io spero che il congresso sia il prima possibile, magari anche a giugno". Quanto al nome, fa capire che partito della nazione non è quello definitivo. "Decideremo insieme" alle altre forze del terzo polo, ossia fli ed api: "quando si mette su una squadra si decide tutti insieme". Quanto ai soggetti che potrebbero aderire, il segretario Udc ha spiegato: "Siamo aperti a tutte le forze moderate, cattoliche, liberali, riformiste e laiche. Metteremo insieme tutte le persone di buonsenso per rimettere al centro della politica la persona". La chiamata, ha concluso, è "per il Pdl, il Pd e tutto il mondo dell'associazionismo del paese".
Il Popolo della Libertà al momento non sembra interessato, o quanto meno non lo è il suo attuale vertice. "Se il destino dei moderati italiani dovesse dipendere dall'incontro tra Fini, Casini e Rutelli, riuniti nella stanza del presidente della Camera, non credo sarebbe un grande destino", commenta con sarcasmo il segretario Angelino Alfano. "Una stanza - dice ancora Alfano - che non profuma di aria fresca, ma sa di naftalina lontano un miglio". "Subito dopo il balllottaggio delle amministrative - promette invece il segretario del Pdl - io e Berlusconi annunceremo la più grossa novità della politica italiana che cambierà il corso della politica italiana nei prossimi anni e sarà accompagnata dalla più innovativa campagna elettorale che la politica italiana abbia avuto dalla discesa in campo di Berlusconi del 1994".
Resta invece in sospeso il destino di Luca Cordero di Montezemolo. Indicato a lungo come il vero animatore del nuovo centro moderato, indiscrezioni trapelate ieri danno invece l'ex presidente dei Confindustria in approdo al Pdl. "Speriamo che arrivi in politica, sarebbe un segno positivo", replica Cesa. "Se vuole stare con Berlusconi o con noi lo deciderà lui".
Tra i primi interlocutori individuati dall'Udc per compiere questo nuovo percorso che si dovrebbe concludere con la nuova formazione centrista provvisoriamente chiamata Partito della nazione, l'ex ministro dell'Interno Beppe Pisanu. "E' sulla nostra lunghezza d'onda", e con la sua iniziativa, ha sottolineato Cesa, può risultare interessato al progetto. L'ambizione dei futuri ex Udc è però molto più vasta. "Il Paese - ha sottolineato Cesa - ha bisogno di un grande partito di centro. Subito dopo le elezioni amministrative, probabilmente l'8 o il 9 maggio, l'Udc convocherà una direzione nazionale per sciogliere il partito e farne nascere un altro. E a settembre lanceremo il nuovo soggetto". A giugno, molto probabilmente a Todi, ci sarà un'iniziativa con tutte le forze politiche e della società civile che vogliono partecipare.
"Abbiamo a lungo sfidato l'isolamento, ma, alla fine, i fatti ci hanno dato ragione ed oggi non si tratta di sentirsi appagati ma di attrezzarci ad una impresa più ambiziosa ed alta", ha puntualizzato Pierferdinando Casini. "Un movimento plurale - ha proseguito - che sappia riunire il meglio della società italiana, che superi la frattura tra tecnici e politici, tra sindacalisti e imprenditori, che parli all'Europa un linguaggio nuovo ed esprima agli italiani un'esigenza di pacificazione nazionale".
Quanto al congresso, Cesa ha chiarito che sarà la direzione di maggio a decidere la data: "Io spero che il congresso sia il prima possibile, magari anche a giugno". Quanto al nome, fa capire che partito della nazione non è quello definitivo. "Decideremo insieme" alle altre forze del terzo polo, ossia fli ed api: "quando si mette su una squadra si decide tutti insieme". Quanto ai soggetti che potrebbero aderire, il segretario Udc ha spiegato: "Siamo aperti a tutte le forze moderate, cattoliche, liberali, riformiste e laiche. Metteremo insieme tutte le persone di buonsenso per rimettere al centro della politica la persona". La chiamata, ha concluso, è "per il Pdl, il Pd e tutto il mondo dell'associazionismo del paese".
Il Popolo della Libertà al momento non sembra interessato, o quanto meno non lo è il suo attuale vertice. "Se il destino dei moderati italiani dovesse dipendere dall'incontro tra Fini, Casini e Rutelli, riuniti nella stanza del presidente della Camera, non credo sarebbe un grande destino", commenta con sarcasmo il segretario Angelino Alfano. "Una stanza - dice ancora Alfano - che non profuma di aria fresca, ma sa di naftalina lontano un miglio". "Subito dopo il balllottaggio delle amministrative - promette invece il segretario del Pdl - io e Berlusconi annunceremo la più grossa novità della politica italiana che cambierà il corso della politica italiana nei prossimi anni e sarà accompagnata dalla più innovativa campagna elettorale che la politica italiana abbia avuto dalla discesa in campo di Berlusconi del 1994".
Resta invece in sospeso il destino di Luca Cordero di Montezemolo. Indicato a lungo come il vero animatore del nuovo centro moderato, indiscrezioni trapelate ieri danno invece l'ex presidente dei Confindustria in approdo al Pdl. "Speriamo che arrivi in politica, sarebbe un segno positivo", replica Cesa. "Se vuole stare con Berlusconi o con noi lo deciderà lui".
Genova, i 5 Stelle possono costare cari a Doria. Scontro sul fronte delle grandi opere. - di Matteo Muzio
L'outsider uscito vincitore dalle primarie del centrosinistra è favorito, ma i grillini conterebbero su un 5 per cento determinante sull'esito del primo turno. L'opposizione alla Gronda autostradale e al Terzo valico ferroviario potrebbe favorirli.
La campagna elettorale del capoluogo ligure fino a questo punto è stata sonnacchiosa. Come se i contendenti fossero rassegnati all’elezione di Marco Doria, favorito da un centrodestra diviso tra più candidati. Ma per lui potrebbe esserci una difficoltà in più. Un ostacolo che diventa ogni giorno più serio: il Movimento 5 Stelle. Ne sanno qualcosa Giuliano Pisapia e Mercedes Bresso: se il primo, costretto al ballottaggio ma infine vittorioso, è stato fortunato, lo stesso non si può dire della presidente piemontese sconfitta per pochi voti da Roberto Cota. E anche Doria adesso rischia molto per la questione delle grandi opere, il Terzo Valico ferroviario e la Gronda autostradale di Ponente.
Partito da una posizione di totale contrarietà alla Gronda, tanto da dire “per l’opera bisogna pensare all’opzione zero” durante la campagna per le primarie in gennaio, adesso la sua posizione, su pressione di un Pd fortemente favorevole, è diventata più sfumata e nel programma definitivo si dice: “Valuteremo se ci sono le condizioni per considerare l’opera opportuna e compatibile e questo lo si potrà dire solo sulla base degli elementi certi che avremo rispetto alle esigenze della mobilità della città”.
Per Paolo Putti, educatore presso una cooperativa, ex leader dei No Gronda residente nel quartiere di Murta, zona interessata da entrambi i cantieri, quest’affermazione non è affatto una garanzia: “Non dubito della buona fede di Doria, ma con la coalizione che lo supporta, anche un’eventuale sua opposizione verrebbe ribaltata dal consiglio comunale, con un voto favorevole di Pd e Pdl. Noi non abbiamo di questi problemi, dato che diciamo chiaramente che sia la Gronda che il Terzo Valico sono opere inutili e dannose e che farebbero passare 500 camion al giorno in Val Polcevera pieni di materiale di risulta”.
I soldi, continua Putti, potrebbero essere spesi molto più proficuamente per la mobilità e il trasporto pubblico, soprattutto in Val Polcevera: “I pendolari in questi anni hanno subito dei tagli notevoli e con i soldi che si spenderebbero per le due infrastrutture si finanzierebbero non solo autobus e treni per i pendolari, ma anche un miglioramento delle strutture sanitarie, di cui il Ponente ha molto bisogno, avendo al momento pochissimi presidi sanitari e s’introdurrebbe la raccolta differenziata porta a porta”.
Beppe Grillo, durante il suo comizio elettorale in Piazza San Lorenzo, è stato più tranchant, partendo con un chiaro riferimento: “La Gronda la facciamo sì, ma ecologica. Il Terzo Valico lo facciamo sì, ma non si vede”. E se dopo lo spettacolo ha aggiunto: “Doria è una persona seria e perbene, sì, non discuto di questo. Ma non ha un progetto. La prima cosa che ha detto dopo la sua candidatura è: sono contro l’antipolitica. Ma chi te l’ha chiesto?”. Nell’ultimo sondaggio, pubblicato dal candidato del Terzo Polo Enrico Musso, Doria è al 47% e Musso al 23%. Il Movimento 5 Stelle è al 5%, a un’incollatura dal candidato leghista Edoardo Rixi, fermo al 5,4%. E, c’è da scommetterci, la maggior parte dei voti arriverranno dalla Val Polcevera, la zona di Genova interessata dai due cantieri e storico feudo del centrosinistra. Fino ad oggi, perlomeno.
Partito da una posizione di totale contrarietà alla Gronda, tanto da dire “per l’opera bisogna pensare all’opzione zero” durante la campagna per le primarie in gennaio, adesso la sua posizione, su pressione di un Pd fortemente favorevole, è diventata più sfumata e nel programma definitivo si dice: “Valuteremo se ci sono le condizioni per considerare l’opera opportuna e compatibile e questo lo si potrà dire solo sulla base degli elementi certi che avremo rispetto alle esigenze della mobilità della città”.
Per Paolo Putti, educatore presso una cooperativa, ex leader dei No Gronda residente nel quartiere di Murta, zona interessata da entrambi i cantieri, quest’affermazione non è affatto una garanzia: “Non dubito della buona fede di Doria, ma con la coalizione che lo supporta, anche un’eventuale sua opposizione verrebbe ribaltata dal consiglio comunale, con un voto favorevole di Pd e Pdl. Noi non abbiamo di questi problemi, dato che diciamo chiaramente che sia la Gronda che il Terzo Valico sono opere inutili e dannose e che farebbero passare 500 camion al giorno in Val Polcevera pieni di materiale di risulta”.
I soldi, continua Putti, potrebbero essere spesi molto più proficuamente per la mobilità e il trasporto pubblico, soprattutto in Val Polcevera: “I pendolari in questi anni hanno subito dei tagli notevoli e con i soldi che si spenderebbero per le due infrastrutture si finanzierebbero non solo autobus e treni per i pendolari, ma anche un miglioramento delle strutture sanitarie, di cui il Ponente ha molto bisogno, avendo al momento pochissimi presidi sanitari e s’introdurrebbe la raccolta differenziata porta a porta”.
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Leggi anche il commento a caldo su FB di Giuseppe Bruzzone.
Genova - Oltre 250 mila genovesi rischiano di respirare polveri di amianto a causa dei lavori della Gronda autostradale di Ponente. La denuncia arriva dal comitato “No Gronda” nel ricorso al Tar presentato questa mattina a Genova nello studio dell’avvocato Daniele Granara.
La prevista costruzione da parte di Società Autostrade della galleria autostradale, dal diametro di scavo più grande al mondo, secondo il comitato, « porterebbe in superficie 18 milioni di tonnellate di rocce potenzialmente amiantifere».
«Un rischio di inquinamento atmosferico enorme per otto anni di lavori ipotizzati», denuncia il comitato, secondo cui «la zona più a rischio sarebbe il quartiere di Genova Bolzaneto, dove sono previsti un impianto e un’area di classificazione e stoccaggio delle rocce scavate».
Aggiungo una puntualizzazione della mia amica Rosita . Precisiamo. 250.000 un accidenti, se consideriamo che nella Val Polcevera vengono tutti a sollazzarsi all'Ikea ed alla Fiumara per non parlar del resto, che la centrale del latte è piazzata in mezzo ai cantieri e che il mercato ortofrutticolo ne è addirittura circondato. A questo aggiungi che i camions circoleranno per tutta la città fino a Sori per depositare i veleni prelevati dalle montagne amiantifere che hanno deciso di stuprare, che chi lavora in Valpolcevera porterà a casa la polverina micidiale depositata su auto ed abiti. Vogliamo invitare le vittime passate presenti e future di Casale Monferrato o ce la facciamo a documentarci da soli?
La prevista costruzione da parte di Società Autostrade della galleria autostradale, dal diametro di scavo più grande al mondo, secondo il comitato, « porterebbe in superficie 18 milioni di tonnellate di rocce potenzialmente amiantifere».
«Un rischio di inquinamento atmosferico enorme per otto anni di lavori ipotizzati», denuncia il comitato, secondo cui «la zona più a rischio sarebbe il quartiere di Genova Bolzaneto, dove sono previsti un impianto e un’area di classificazione e stoccaggio delle rocce scavate».
Aggiungo una puntualizzazione della mia amica Rosita . Precisiamo. 250.000 un accidenti, se consideriamo che nella Val Polcevera vengono tutti a sollazzarsi all'Ikea ed alla Fiumara per non parlar del resto, che la centrale del latte è piazzata in mezzo ai cantieri e che il mercato ortofrutticolo ne è addirittura circondato. A questo aggiungi che i camions circoleranno per tutta la città fino a Sori per depositare i veleni prelevati dalle montagne amiantifere che hanno deciso di stuprare, che chi lavora in Valpolcevera porterà a casa la polverina micidiale depositata su auto ed abiti. Vogliamo invitare le vittime passate presenti e future di Casale Monferrato o ce la facciamo a documentarci da soli?
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