lunedì 7 novembre 2011

Le vignette di Vauro.


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BERLUSCONI AL CAPOLINEA. - di Bruno Tinti.

Il premier resiste per evitare di andare in prigione, ma è lui il vero problema dell'Italia. Non si può continuare a tenere in piedi questo carrozzone di gente incapace, l'unica via è il ritorno alle urne. E l'opposizione? Un partito serio dovrebbe rifiutare i topi che abbandonano la nave.

BERLUSCONI AL CAPOLINEA

Bruno TintiGiornata politica convulsa dopo la notizia, data su "Il Foglio" da Giuliano Ferrara, delle possibili immineti dimissioni di Berlusconi. Poco dopo, però, è giunta la smentita del capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. La notizia, ripresa da tutte le testate italiane e rilanciata anche sui network esteri, aveva provocato un rimbalzo sui mercati, repentinamente tornati in discesa dopo la sconfessione del Governo.

Comunicazioni altalenanti da stamane circa il destino politico del Governo. Si susseguono le voci di possibili dimissioni del premier, oramai assediato anche dai fedelissimi. Le Borse, inizialmente partite in rialzo, hanno poi rallentato dopo la smentita. Come valuta la situazione?

"Farei due osservazioni fondamentali: la prima, è che il problema di Berlusconi - che io credo se ne andrebbe a casa volentieri, perché è molto evidente che la situazione critica dell'Italia dipende soprattutto dal fatto che lui resta al Governo, perché se non ci fosse avremmo più scienza- è che non può permettersi di lasciare il Governo, perché qualora andasse via, rischierebbe concretamente di finire in prigione. Sarebbero finite le possibilità non solo di presentare legittimi impedimenti più o meno veri, ma anche di fare approvare delle leggi che gli consentano di evitare i processi, quantomeno di arrivare alla prescrizione, e alla fine di non finire in prigione. Una volta che non sia più Presidente del Consiglio, che ci sia un governo tecnico o addirittura nuove elezioni, lui resterebbe sì ancora parlamentare ma fondamentalmente un cittadino qualsiasi nei confronti del quale la giustizia potrebbe finalmente fare il suo corso. La seconda questione è che Berlusconi è il vero problema dell'Italia. Ne è la dimostrazione il fatto che, in quel breve intervallo in cui è sembrato che Berlusconi dese le dimissioni, lo spread nei confronti del Bund tedesco è diminuito, e le Borse hanno segnato una tendenza al rialzo. Vogliamo ulteriori prove del fatto che Berlusconi è il problema? Speriamo che tutti quei topi che stanno abbandonando la nave di Berlusconi in questo momento, ultima Gabriella Carlucci, tutta questa gente che prima si è sperticata in lodi e ogni tipo di ufficio, mentre adesso è faticosamente impegnata a conservare il proprio posto, diventino talmente tanti per cui il Pdl, a questo punto non per ragioni politiche, non per ragioni ideali né per ragioni economiche ma per puro tornaconto personale, si riduca a un partito di minoranza."

Un governo Letta o Schifani darebbe un segnale reale di discontinuità, o sarebbe meglio andare alle elezioni anticipate?

"Prima di tutto differenzierei le due posizioni, un governo Letta non è un governo Schifani. Un governo Letta potrebbe ancora essere un Governo degno di fiducia, poi certo bisogna vedere, un governo Schifani non sarebbe affatto un governo discontinuo rispetto a Berlusconi, di cui Schifani è stato uno dei più strenui sostenitori. E dico questo prescindendo dal fatto che Schifani condivide, sia pure a un livello minore, con Berlusconi la sua caratteristica di politico imputato di gravissimi reati. Dunque io credo che in questo momento, guardando anche agli altri Paesi che hanno affrontato la crisi con le dimissioni e il ricorso a nuove elezioni, questa sia l'unica soluzione praticabile. Non si può assolutamente accettare l'idea di dover continuare a tenere in piedi questo carrozzone di gente: gli incapaci non sono stati solo Berlusconi e i suoi stretti collaboratori, ma tutto il Pdl che negli anni gli ha fatto corona attorno si è dimostrato incapace di risolvere i problemi dell'Italia, quindi si facciano nuove elezioni."

Anche sul fronte dell'opposizione si ravvisano difficoltà. Il Pd è lacerato dalle divisioni interne, l'Udc dopo le numerose "transumanze" di parlamentari sembra essere diventato il vero ago della bilancia...

"L'opposizione sta dando una pessima prova di sé. Oltretutto penso che siano poco lungimiranti, perché un partito che si rispetti dovrebbe rifiutare l'arrivo di questi topi che abbandonano la nave che affonda, così potrebbe presentarsi agli elettori con la faccia di un partito pulito. Un partito che invece accoglie tra le sue file i traditori dell'ultimo minuto è evidentemente poco serio. Premesso ciò, proprio per questo vorrei si facessero le elezioni, è giusto sapere l'elettorato dove si dirigerà, se avrà acquisito finalmente una sua capacità politica, se avrà finalmente maturato l'idea che non si vota perché il deputato o l'onorevole promette di risolvere un problema locale, perché si attacca quell'etichetta di comunisti o di fascisti o di qualunque altra cosa, che ormai non dipinge più nessuno negli scenari politici possibili nel nostro Paese. E poi alla fine bisogna pure accettare l'idea che se il nostro continua ad essere un elettorato immaturo, perfino sotto certi punti di vista amorale, beh insomma è questa l'Italia che abbiamo."

Bancarotta fraudolenta, Lele Mora patteggia 4 anni tre mesi di reclusione.



Il gup di Milano, Elisabetta Meyer, ha condannato l’ex agente dei vip, Lele Mora, a 4 anni e 3 mesi di reclusione e all’interdizione dalla gestione di impresa per un periodo di dieci anni. Il giudice si è riservato di decidere sulla scarcerazione dell’agente dei vip chiesta dai suoi legali. Mora si trova nel carcere di Opera dal giugno scorso con l’accusa di bancarotta fraudolenta aggravata per il fallimento di una delle sue società, la LM Management. “Il nostro assistito sta molto male, è dimagrito di 30 chili”, ha affermato uno dei suoi legali, Nicola Avanzi, al termine dell’udienza. Il giudice deciderà se concedergli i domiciliari o la libertà entro i prossimi cinque giorni.

Stando alle indagini, Mora, in carcere dal 20 giugno, avrebbe distratto circa 8,5 milioni di euro dalle casse della sua società, fallita nel giugno 2010. Secondo l’accusa, parte di quei soldi sarebbero stati trasferiti all’estero e mai rintracciati e anche per questo i pm, che hanno ‘acceso’ delle rogatorie in Svizzera, hanno dato parere negativo ai domiciliari. Per il Riesame – che il 9 settembre scorso aveva confermato il carcere per l’impresario – Mora potrebbe fuggire avvalendosi anche della sua “rete di relazioni”. Oggi in udienza era presente anche l’avvocato Salvatore Sanzo, curatore fallimentare della Lm Management.

Resta invece aperta l’inchiesta per concorso in bancarotta a carico del direttore del Tg4 Emilio Fede e di un collaboratore di Mora. Il talent scout, infatti, aveva riferito ai magistrati di aver ottenuto un prestito da oltre 2,8 milioni di euro da Silvio Berlusconi, attraverso il managerGiuseppe Spinelli. Una parte di quei soldi, circa 1,2 milioni di euro, sarebbe stata trattenuta come “intermediazione” da Fede. I pm, che hanno cercato di scovare il presunto ‘tesoretto’ estero di Mora, hanno trovato tracce di rapporti economici Mora-Fede.

Per Mora, intanto, il prossimo 21 novembre si aprirà il processo per il caso Ruby. Imputati anche Fede e Nicole Minetti. A carico dell’agente dei vip, infine, è ancora aperta un’inchiesta per bancarotta per il crac della Diana Immobiliare (società della figlia, anche lei indagata) e per il suo fallimento come imprenditore individuale.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/07/bancarotta-fraudolenta-patteggia-reclusione/

Spread a quota 490 punti. Poi scende sotto 475 dopo le voci di dimissioni del premier.




Mai prima d'oggi il differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi aveva raggiunto picchi simili. Apertura in ribasso per Piazza Affari, in rosso il listino delle contrattazioni, male le altre borse europee. Poi si sparge la notizia che Berlusconi sta per compiere un passo indietro e la tendenza si inverte in maniera esponenziale


Record su record. Tutti negativi per il nostro Paese, alle prese con una congiuntura economica e politica mai così difficile e con un durissimo attacco dei mercati. In tal senso, quella di oggi sarà una giornata che difficilmente potrà essere dimenticata: mai prima d’oggi, infatti, il differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi ha raggiunto simili livelli, con picchi di 490 punti base. Cosa significa questo per i cittadini?  Che quando si va in banca per chiedere un prestito, il tasso di interesse annuo sfiora il 13%. Una cifra monstre, specie se si considera che per la legge italiana il tasso d’interesse dell’usura è fissato 17%. A metà mattinata, però, iniziano a rincorrersi le voci sulle prossime dimissioni di Silvio Berlusconi e le cifre dell’attacco dei mercati cambiano tendenza: Piazza Affari gira in positivo e lo spread torna sotto il livello di emergenza. Non si tratta di semplici coincidenze.

LEGGI LA CRONACA ORA PER ORA

12.45 – Ue: missione a Roma si fa lo stesso anche se dimissioni premier. La missione della Ue andrà ugualmente in Italia anche se dovesse cambiare il governo: lo ha detto oggi il portavoce del commissario agli affari economici Olli Rehn.

12.36 – La conferma c’è: Piazza Affari scommette su dimissioni di Berlusconi. Il mercato scommette sulle dimissioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E’ quanto afferma un responsabile di sala operative commentando l’improvviso rialzo della borsa con il Ftse Mib in crescita del 2,34% a 15.680 punti, mentre il differenziale tra Btp e Bund scende a 472 punti.

12.34 – La Francia corre ai ripari contro il possibile contagio. Innalzamento dell’Iva e delle tasse aziendali e anticipazione di un anno – al 2017 – della riforma delle pensioni: sono queste le misure chiave annunciate dal premier francese Francois Fillon, che oggi ha annunciato il nuovo piano di rigore per consentire alla Francia di risparmiare 100 miliardi di euro per raggiungere l’equilibrio di bilancio nel 2016.

12.32 – Spread a 471: è l’effetto dimissioni. Le voci su possibili dimissioni del premier Silvio Berlusconi fanno crollare lo spread tra il Btp e il Bund. Il differenziale tra i due titoli cala a 471 punti base dai 490 di stamane. In discesa anche il rendimento del decennale al 6,53% dal 6,66%.

12.27 – Spread scende ancora: 472. Le voci di dimissione del premier continuano a incidere sull’andamento del differenziale: ora lo spread è a quota 472 punti.

12.24 – Ue: aspettiamo dettagli da Tremonti su lettera inviata. “Ci aspettiamo che oggi il ministro Tremonti spieghi all’Eurogruppo i dettagli della lettera di impegni inviata alla Ue dall’Italia”: lo ha detto oggi il portavoce del commissario Ue agli affari economici, spiegando che gli esperti di Bruxelles saranno a Roma in settimana

12.16 – Vola Milano, lo spread scende ancora. Il differenziale tra Btp decennali e bund tedeschi equivalenti è sceso a 473 punti per un rendimento del 6,545%. In apertura lo spread aveva macinato nuovi massimi storici fino a sfondare quota 490 punti. L’Europa prova a mettere un freno ai ribassi, mentre Milano corre e l’indice Ftse Mib registra un progresso del 3,07% a 15.815 punti. Bene Francoforte (-0,07%), recupera Parigi (-0,08%), positiva Atene (+1,23%).

12.09 – Scende lo spread: 477 punti e sale Piazza Affari. Continua a scendere lo spread, che ora è a quota 477 punti. Amplia il rialzo Piazza Affari, conil Ftse Mib in crescita del 2% a 15.655 punti mentre il differenziale tra Btp e Bund si riduce sotto quota 480 punti. Fiat segna un rialzo del 5,8% a 4,38 euro, Intesa Sanpaolo del 4,26% a 1,17 euro e Unicredit sale del 5% a 0,81 euro.

12.06 – Milano tenta il rimbalzo: + 1,2%. I listini europei riducono le perdite mentre Piazza Affari conquista la maglia rosa e tenta il rimbalzo. Pochi minuti prima delle 12 il Ftse Mib guadagna l’1,20% a 15.528 punti.

12.05 – Spread risale a 484 punti. Lo spread Btp-Bund cala leggermente a 484 punti a mezzogiorno. Anche il rendimento del decennale risulta in lieve calo al 6,62%.

12.00 – Piazza Affari in ripresa. Gira in positivo Piazza Affari con il Ftse Mib in rialzo dello 0,72% a 15.455 punti. Corrono Fiat (+3,24%), Pirelli (+2,24%) e Intesa Sanpaolo (+1,77%). Bene Banco Popolare (+1,21%) e Unicredit (+1,09%), mentre Mps (-2,01%) cede la maglia nera a Lottomatica (-2,19%). Difficoltà anche per Mediaset (-1,86%).

11.50 – A dicembre nuovo G20 ‘finanziario’. I ministri delle Finanze del G20 si incontreranno a dicembre per discutere del potenziamento delle risorse a disposizione del Fmi. Lo riferisce il vice ministro delle Finanze sudcoreano, Choi Jong Ku. I dettagli del vertice, ha spiegato Choi, sono ancora da definire.

11.39 – Ue: no commenti su situazione politica Italia. La Commissione europea non commenta le dichiarazioni di ieri sera del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, sull’attuale situazione politica in Italia e preferisce aspettare l’aggiornamento di questa sera a Bruxelles del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, sugli impegni presi dal governo per far fronte alla crisi.

11.35 – Euro sotto quota 1,37 dollari. L’euro scivola sotto quota 1,37dollari con l’Italia nel mirino dei mercati internazionali. La moneta unica cala a 1,3686 dollari da 1,3770 di stamane.

11.21 – Piazza Affari ancora nervosa. Si conferma nervosa Piazza Affari, che dopo oltre due ore di contrattazioni vede il Ftse Mib cedere l’1,19% a 15.163 punti, dopo un tentativo di recupero, con l’indice di riferimento salito fino a cedere lo 0,5%. Sul paniere delle blue chips prevale il segno meno, con Mps (-3,49%), maglia nera preceduta da Lottomatica (-3,09%), Finmeccanica (-2,73%), Mediaset (-2,63%), Enel (-1,94%) e Telecom (-1,9%). Solo 5 i titoli in rialzo: Fiat (+1,06%), Fiat Industrial (+0,72%), Campari (+0,64%), Buzzi (+1,28%) e Banco Popolare (+0,2%). Poco mossa Intesa Sanpaolo (-0,09%) a differenza di Unicredit (-1,16%) e Bpm (-1,58%).

11.18 – Bloomberg: con tassi al 7%, esborso 2012 +8,7 miliardi. Con un interesse sui titoli in rialzo al 7%, l’Italia nel 2012 si troverebbe a pagare 8,7 miliardi di euro in più sulla totalità del debito in scadenza, secondo i dati di Bloomberg. L’anno prossimo Roma dovrà rifinanziare 307 miliardi di titoli in scadenza.

11.00 – In ribasso le vendite al dettaglio nell’Eurozona. Frenano a settembre le vendite del commercio al dettaglio in Europa: il dato Eurostat evidenzia una flessione dello 0,7% nell’Eurozona che si riduce allo 0,3% nell’Ue a 27 paesi. In agosto, il dato era invariato in Ue e in aumento dello 0,1% nell’Eurozona. In particolare, è rimasto stabile il dato sul settore “alimentazione, bevande, tabacchi” (+0,1% nell’Ue27) mentre quello non alimentare e’ sceso dello 0,8% nei 17 paesi della moneta Unica e dello 0,9% nell’Ue.

10.46 – Record per rendimento Btp biennale. Il rendimento dei Btp a due anni è salito a un massimo storico del 6,31%.

10.44 – Male anche lo spread francese. Cresce la pressione sui titoli di Stato francesi a dieci anni. Lo spread col bund tedesco vola al record storico di 131,3 punti base, mentre il rendimento sale al 3,09%

10.41 – Piazza Affari in ripresa. Punta alla parità Piazza Affari dopo due ore e mezza di contrattazioni, con il Ftse Mib in calo dello 0,5% a 15.286 punti, favorito da Fiat (+2,9% a 4,27 euro), Fiat Industrial (+1,91%) e Campari (+1,45%). Prevale comunque ancora il segno meno, con Mps (-3,45%) e Mediaset (-1,94%), mentre riduce il calo di Unicredit (-0,71%) e Intesa Sanpaolo (+0,27%) si porta sopra la parità insieme al Banco Popolare (+1,01%). Acquisti su Buzzi (+1,28%) dopo la trimestrale della controllata Dyckerhoff.

10.39 – Spread in leggero ribasso. Da registrare un leggero ribasso del differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi. Lo spread è a 484 punti base.

10.35 – Bancari, tentato il rimbalzo. Piazza Affari riduce le perdite e alle 10.30 circa registra una flessione dello 0,62% 15.651 punti, mentre il comparto bancario tenta la ripartenza. Maglia rosa tra i titoli del settore per Bpm a 0,3735 euro (+1,80%), seguito da Intesa Sanpaolo a 1,136 euro (+0,80%), mentre Banco Popolare riconquista quota un euro (+1,01%). In progresso Mediolanum a 2,744 (+0,15%), sostanzialmente stabile Unicredit a 0,775 euro (-0,26%). Calo frazionale per Ubi Banca a 2,648 (-0,30%), mentre restano pesanti le flessioni per Mps a 0,294 euro (-3,29%) e Bper a 5,765 (-2,29%).

10.31 – Germania, Italia potrebbe vendere riserve d’oro. Il presidente della commissione parlamentare per l’Europa del parlamento tedesco, Gunther Krichbaum, ha prospettato per l’Italia la vendita di parte delle riserve d’oro per abbassare il debito pubblico. “Attraverso una vendita l’Italia potrebbe, considerato alto valore (dell’oro), ridurre sensibilmente il suo debito”, ha detto in un’intervista al quotidiano Rheinischen Post il politico della Cdu, il partito cristianodemocratico della cancelliera Angela Merkel. Krichbaum ha reagito in questo modo alle speculazioni su un possibile impegno delle riserve auree della Banca centrale tedesca a ulteriore garanzia del cosiddetto fondo salva-Stati (Efsf), in caso di un peggioramento della situazione economico-finanziaria italiana.

10.28 – Spread alto nonostante intervento Bce. Lo spread Btp-Bund si mantiene su livelli record a 488 punti base, nonostante l’intervento della Bce sui titoli italiani. Il rendimento del decennale oscilla intorno al 6,65%.

10.08 – Atene apre in rialzo. La Borsa di Atene ha aperto oggi in rialzo, registrando un + 2,65%, con l’Indice Generale a 750,50 punti. Gli analisti delle agenzie finanziarie locali prevedono un prosieguo di giornata favorevole dopo l’apertura positiva che fa seguito agli sviluppi politici di ieri sera. “La reazione del mercato sarà positiva dopo la decisione sulla formazione di un governo di coalizione che garantirà la concessione della sesta tranche di aiuti”, osserva l’agenzia Beta.

10.04 – Boccata d’ossigeno per Piazza Affari. Si riduce la tensione su Piazza Affari, con il Ftse Mib in calo dell’1,60% a 15.100 punti e il differenziale tra Btp e Bund tedeschi stabile a 485 punti. Prevale nettamente il rosso sul listino di riferimento, con Mps (-4,41%) fanalino di coda, preceduta da Unicredit (-2,17%) e Intesa Sanpaolo (-1,69%), mentre inverte la rotta Fiat (+0,68%) insieme a Fiat Industrial (+0,64%). Bene anche Campari (+1,27%), poco sopra la parità Tod’s (+0,14%), mentre Finmeccanica cede il 3,25% e Telecom il 2,65%.

10.02 – Bce compra titoli italiani. Intervento della Banca Centrale Europea sui titoli di Stato italiani. Francoforte sta infatti acquistando Btp.

10.00 – Depositi overnight Bce mai così alti negli ultimi 16 mesi. Toccano i massimi da oltre 16 mesi a questa parte i depositi overnight presso la Banca Centrale Europea. Francoforte ha reso noto che ieri le banche dell’eurozona hanno parcheggiato nell’istituto 288 miliardi di euro, la somma più alta dal 30 giugno 2010. I prestiti overnight concessi dalla Bce, invece, sono scesi a 1,24 miliardi da 1,28 miliardi del giorno prima.

9.51 – Sempre più giù le borse europee. Londra cede più dell’1%, Parigi oltre il 2% e Francoforte l’1,9%, mentre Milano (-2,2%) e Madrid (-3,2%) sono le peggiori, tenendo conto che Atene è ancora chiusa. Valvola di sfogo dei listini sono le banche e i titoli automobilistici. Sotto pressione Natixis (-5,83%), Bnp (-4,79%) e Societè Generale (-4,6%), mentre a Milano Mps cede il 5%. In campo automobilistico scivola Renault (-2,69%), nonostante il rafforzamento dell’alleanza con Daimler (-2,72%), che secondo indiscrezioni di stampa potrebbe allargarsi ai motori, ed il possibile avvio di un impianto negli Usa per le auto di lusso Infinity.

9.46 – Rendimento Btp da far paura. Vola al nuovo record storico del 6,66% il rendimento del Btp decennale. Lo spread btp-bund è a 490 punti base.

9.37 – Altro record: spread a 490. Riduce il calo Piazza Affari, con ilFtse Mib che cede il 2,2% a 15.000 punti secchi, ma si accentua il divario tra Btp e Bund tedeschi, che sale a 490 punti. Maglia nera si conferma Mps (-4,31%), mentre Unicredit cede il 2,5%).

9.35 – Rendimento Btp decennale a livelli choc: si avvicina lo spettro greco. Il rendimento del Btp decennale italiano questa mattina è volato al 6,58%, avvicinandosi a grandi passi al 7%, tasso ritenuto insostenibile da tutti gli osservatori. In base alle esperienze di Grecia, Irlanda e Portogallo, la soglia del 7% è stata raggiunta appena 16 giorni dopo aver superato il rendimento del 6,50%. E, toccata questa soglia, questi tre Paesi sono stati costretti a chiedere aiuto alla comunità internazionale per evitare la bancarotta.

9.33 – Spread a 489. Profondo rosso per il differenziale tra Btp e Bund tedeschi: lo spread ha toccato quota 489.

9.27 – Ennesimo record per lo spread: 485. Amplia il calo Piazza Affari con il differenziale tra Btp e Bund a quota 485 punti. Il Ftse Mib cede il 2,52% a 14.960 punti, sotto quota 15.000, frenato dai bancari Mps (-3,82%) Unicredit (-3%), Banco Popolare (-2,83%) e Intesa Sanpaolo (-2,57%). Gira in calo anche Bpm (-1,6%), mentre resiste solitario in rialzo Campari (+0,82%).

9.26 – In calo borse asiatiche. Le borse cinesi chiudono in calo per il nervosismo dei mercati di fronte alle evoluzioni politiche in Grecia e Italia. L’Hang Seng di Hong Kong perde lo 0,83%, lo Shanghai Composite Index arretra dello 0,73%.

9.20 – Ancora in calo Milano. Milano in picchiata dopo che lo spread tra Btp decennali e bund tedeschi ha sfondato quota 480 punti segnando un nuovo record. Il Ftse Mib perde il 2% a 15.039 punti.

9.10 – Piazza Affari: listino in rosso. Appare completamente in rosso il listino di Piazza Affari nei primi minuti di contrattazioni, con il Ftse Mib in calo dell’1,42% a 15.129 punti. Si salvano solo 3 titoli: Bpm (+1,01%), Campari (+1,45%) e Parmalat (+0,51%), mentre il segno meno colpisce in particolare Italcementi (-2,73%) e Ansaldo Sts (-2,56%). Tra i bancari giù Intesa Sanpaolo (-1,24%) e Unicredit (-1,61%), mentre Generali lascia sul campo l’1,3%. Deboli Fiat (-1,26%) e Fiat Industrial (-1,04%).

9.07 – Male le altre borse europee. Apertura negativa per i principali listini del Vecchio Continente. Parigi cede l’1,24% a 3.084 punti, mentre Londra perde lo 0,40% a 5.504. Francoforte lascia sul terreno lo 0,81%, mentre Amsterdam arretra dello 0,40%.

9.06 – Apertura negativa per Piazza Affari. Avvio di seduta negativo per Piazza Affari. Il Ftse Mib segna un calo dell’1,2% a 15.160 punti.

8.58 – Nuovo record: 480. Senza freni la corsa al rialzo dello spread tra il Btp e il bund tedesco. Il differenziale tocca la soglia dei 480 punti base. Il rendimento del decennale raggiunge il 6,58%, oltre il 6,50%, considerato da molti osservatori punto di non ritorno.

8.50 – Spread a 467: è record. Decolla lo spread tra il Btp e il bundtedesco all’apertura dei mercati obbligazionari salendo a quota 467 punti base, segnando un nuovo record storico dall’introduzione dell’euro. E anche il rendimento del decennale italiano aggiorna il record schizzando al 6,46%.


Un cittadino comune...



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Berlusconi sotto assedio: tutti traditori, mi vogliono fare arrestare.



Silvio Berlusconi



Vertice a Palazzo Graziali con Alfano, Cicchitto e Gasparri
alla ricerca di una nuova strategia politica.


di Marco Conti
ROMA - «Traditori, tutti traditori! Mi vogliono far fuori, vogliono farmi arrestare, me o i miei figli. Stavolta non è il ’96». Alle sei del pomeriggio a palazzo Grazioli, al capezzale di un Berlusconi fuori di sé, arrivano prima Gianni Letta, poi i capigruppo Cicchitto e Gasparri e infine Angelino Alfano. Non c’è Verdini, ma ci sono i suoi conteggi e l’avvertenza che il coordinatore del Pdl ha lasciato al Cavaliere di prima mattina: «Se insisti a restare ce ne porteranno via altri». La profezia non tarda ad avverarsi e l’unico riguardo che la Carlucci usa al Cavaliere, e non solo a lui, è quello di non ufficializzare l’uscita dal Pdl a ridosso di qualche telegiornale.

La due giorni muscolare è finita. D’altra parte i bicipiti si erano sgonfiati già in mattinata quando il Cavaliere non era intervenuto a braccio alla convention di Moffa, ma ha preferito leggere un testo per non tradire il suo umore. A palazzo Grazioli i telefoni sono roventi sin dalla mattina. Il problema è che l’area grigia dei possibili «pugnalatori» si allarga di ora in ora invece di restringersi. Anche perché il Cavaliere, liquidando a Cannes il problema come una storia di poltrone, ha finito per irritare coloro che intendono dare altro significato al loro maldipancia, e al tempo stesso ha dato l’impressione di essere pronto a riaprire quel solito mercato delle poltrone, che ha solleticato nuovi appetiti. I tentativi del Cavaliere di rimettere insieme i pezzi della sua maggioranza vanno avanti sino alle sette di sera. Nei suoi giri telefonici sarebbe anche arrivato a chiedere a più di un sottosegretario, annoverabile tra i fedelissimi, di mollare la carica in modo da poterla assegnare ad altri.

Una mossa un po’ disperata che allarga lo sconcerto che serpeggia tra i deputati che continuano ad essere subissati da sms nei quali si raccomanda di essere «assolutamente» presenti alla seduta di domani.

All’ora di cena Berlusconi tira le fila del suo tentativo e si rimette ai suoi ospiti con un laconico «che facciamo?». Tocca a Letta riprendere, due giorni dopo, il filo dei ragionamenti iniziati nella notte di venerdì scorso. Il summit dei «pettegolezzi» e dei «chiacchiericci», come qualche tg aveva bollato i racconti del drammatico venerdì sera, si interrompe subito per ascoltare Maroni che, al programma di Fabio Fazio, chiude ogni possibile speranza dicendo che «i numeri non ci sono», che «è inutile accanirsi» e che sarebbe un errore far fare a Berlusconi la fine di Prodi. «Beh, allora, che si fa?», prova a sdrammatizzare il Cavaliere una volta spenta la tv.

Nessuno dei presenti pronuncia la parola dimissioni, ma torna d’attualità l’iter immaginato venerdì scorso: salita al Quirinale prima del voto sul Rendiconto. Voto in aula sul provvedimento e poi dimissioni sbarrando la strada ad ogni possibile governo tecnico per puntare poi ad elezioni a primavera. Berlusconi però sembra resistere ancora e prima di prendere decisioni definitive, intende consultarsi oggi a Milano con Confalonieri e con i figli, Marina in testa.

I ragionamenti che proseguono per buona parte della serata, investono il Pd, e la «voglia di urne di Bersani» e «l’Udc che alla fine farà accordi alle elezioni con il Pd».

«Dobbiamo convincere il Quirinale - sostiene il Cavaliere - che non sono possibili altre maggioranze e che se la situazione dovesse precipitare siamo disposti a guidare un governo che vari le misure chieste dall’Europa e che, se è possibile, riveda la legge elettorale». Anche se fino a ieri sera non ha mai pronunciato la parola «dimissioni», i ragionamenti del Cavaliere sembrano guardare molto al dopo manifestando, almeno fino a ieri sera, tutta la sua intenzione di restare a palazzo Chigi anche in caso di elezioni.

Berlusconi sa che un voto a primavera rappresenta una sconfitta sicura per il centrodestra, ma è sicuro di poter giocare ancora una partita al Senato: «Anche se le astensioni saranno altissime, a palazzo Madama il centrosinistra non avrà la maggioranza», sostiene Berlusconi nei suoi ragionamenti ormai tutti proiettati verso una nuova campagna elettorale. Da candidato premier, ovviamente.

E alla fine è sempre la gente comune che scende in campo e si...




...dà da fare ad aiutare gli altri...quella che si rimbocca le maniche e si mette a spalare il fango...che mette a disposizione tutto quello che ha, anche se poco...quella che non ha colore politico ma ha un cuore che forse qualcuno da tempo non ha...Grazie di cuore a chi che si è prodigato per aiutare attivamente coloro che si trovavano in difficoltà, in quell'inferno che ormai è diventata Via Fereggiano a Genova... 


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L'Italia che amo, l'italia della solidarietà.



Per Brunetta la parte peggiore, per l'Italia la parte migliore.
Volontari d'Italia a Genova.


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Lo spettro della democrazia spaventa i mercati.




All’indomani del crack finanziario del 2008 si levò un coro di voci "indignate" persino ai vertici delle più importanti istituzioni politiche mondiali (cito su tutti il presidente degli Usa) per reclamare interventi finalizzati a regolamentare e “moralizzare” i meccanismi della finanza globale, vista come “rea e perversa” e additata quale capro espiatorio.
Si invocarono varie misure tese ad arginare soprattutto il cinismo, la spregiudicatezza e la sfrenatezza dei mercati speculativi, introducendo imposte fiscali sulle rendite azionarie e sulle transazioni finanziarie. In altri termini, per impedire che le attività speculative continuassero ad attrarre plusvalore sottraendolo all’economia produttiva.
Sono passati tre anni, è in corso di svolgimento l’ennesimo summit mondiale (il G20 in Francia) e nessuna proposta politica degna di questo nome è stata mai adottata in tal senso. Né poteva essere altrimenti, considerando (appunto) le interferenze che le élite finanziarie sovranazionali sono in grado di esercitare, ricorrendo anche a mezzi spregiudicati e criminali, nei confronti delle autorità politiche ad ogni livello, limitando di fatto la sovranità e l’autonomia decisionale degli organismi eletti democraticamente.
Perciò, cianciare di “democrazia” quando questa forma di governo è destituita di ogni legittimità e ogni fondamento, non ha più molto senso. O, per meglio dire, ha senso solo se si intende rilanciare e rinvigorire il funzionamento della democrazia ripartendo dal basso, ossia promuovendo le forme e i canali della partecipazione diretta e popolare.
A tale proposito, le reazioni di panico e di feroce ostilità che le tecnocrazie europee e le oligarchie finanziarie hanno manifestato apertamente nei confronti della proposta, assolutamente legittima, avanzata dal premier George Papandreou di indire in Grecia un referendum popolare, attestano in modo inequivocabile, casomai servissero ulteriori conferme, che la democrazia è assolutamente incompatibile con il sistema capitalista.
Per rendersene conto basta leggere la dichiarazione dell’agenzia di rating Fitch:
“Il referendum greco mette a repentaglio la stabilità e la vitalità stessa dell’euro”.
Non occorre aggiungere altre parole per commentare una simile posizione.
Ma cos’è accaduto in Grecia? Forse Papandreou si è ricordato improvvisamente di essere di sinistra? O, come è più facile immaginare, l’ondata di scioperi e le rivolte sociali sempre più estese e partecipate, le tenaci proteste popolari che hanno infiammato le città greche, a cominciare dalla capitale Atene, hanno sortito un effetto persuasivo?
E’ inutile supporre quale potrebbe essere l’esito del voto referendario, a dir poco scontato: il popolo greco si pronuncerà molto probabilmente contro le misure draconiane imposte dall’alto, provocando di conseguenza l’uscita della Grecia dall’euro.
Al di là delle ipotesi sul referendum in Grecia, la questione di fondo è costituita dal diritto all’autodeterminazione dei popoli, un principio inalienabile che ispira da sempre la cultura liberale e legittima il criterio della sovranità popolare che è alla base delle democrazie moderne. Un principio che oggi è gravemente insidiato e calpestato dalle tentazioni oligarchiche e tecnocratiche insite nella natura illiberale del capitalismo.
Se questa crisi ha un merito, consiste nell’aver messo a nudo le insanabili contraddizioni del sistema capitalista, rivelando la sua matrice autoritaria e antidemocratica, che è incompatibile con la sovranità popolare e con qualsiasi forma di governo democratico.

Massima allerta.


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