martedì 23 novembre 2010

Io no ci sto - appello in difesa del 5 per mille.


Sottoscrivi l'appello in difesa del 5 per 1000 su www.iononcisto.org.
Se entrerà in vigore la nuova "Legge per la stabilità" che mette un tetto al 5 per 1000, tutte le organizzazioni del terzo settore subiranno un taglio dei fondi del 75%.

Negli scorsi giorni, i giornali hanno riportato la notizia che la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha esaminato il testo della nuova "legge per la stabilità". Tale legge limiterebbe a 100 milioni di euro i fondi da destinare al "5 per 1000" con una riduzione del 75% rispetto all'importo dell'anno precedente. Tale ulteriore taglio si aggiunge a quelli effettuati al bilancio della cooperazione internazionale italiana, ai contributi alle istituzioni internazionali che aiutano i paesi in via di sviluppo e a quelli per la ricerca scientifica, universitaria e sanitaria.

Questi tagli si ripercuotono significativamente sull'operatività delle organizzazioni del terzo settore, che hanno dimostrato una professionalità molto elevata, oggetto di apprezzamento in Italia e all'estero.

Tagliare i fondi a disposizione del "5 per 1000" significherebbe anche limitare drasticamente la libertà dei cittadini di decidere come destinare la propria quota dell'imposta sui redditi direttamente a sostegno degli operatori del terzo settore.

Per queste ragioni chiediamo al Parlamento Italiano di intervenire per eliminare, nel testo della legge di prossima discussione, il tetto di 100 milioni di euro da destinare al "5 per 1000" per l'anno 2011, ripristinando quanto meno l'importo dei fondi previsti nell'anno 2010.

Ti chiediamo una mano: per dare più forza alla nostra richiesta serve anche la tua firma. Se sei d'accordo con noi, sottoscrivi l'appello su www.iononcisto.org e aiutaci a diffondere la notizia.

http://www.emergency.it/io-non-ci-sto.html


Tutto a posto, niente in ordine.
















Basta con il linciaggio di Roberto Saviano. L’appello di Articolo 21.





Rivendichiamo per noi e per gli altri il diritto di sottoporre a critica qualsiasi autorità, politica, religiosa, civile che sia. Rifiutiamo la sola idea che possano esistere indiscutibili dogmi di fede, figuriamoci se possiamo accettare che possano esistere giornali, giornalisti, trasmissioni, autori, scrittori da santificare e da innalzare sull'altare delle divinità. Questo principio vale per tutte e tutti, anche e forse soprattutto per le persone che stimiamo di più. Da Santoro a Fazio, da Travaglio alla Gabanelli, da Saviano a Camilleri, per fare solo qualche nome.

Per queste ragioni riteniamo che si possa e si debba discutere liberamente anche del programma di Fazio e di Saviano, senza bisogno che si formino tifoserie di varia natura, ma proprio perché non sopportiamo le chiese e i clan, non possiamo tollerare la campagna di linciaggio e di aggressione mediatica e politica in atto, per ragioni di ben altra natura, contro il programma e in particolare contro Roberto Saviano.

L'ultima raffica è arrivata dal
Giornale di Berlusconi che ha promosso una raccolta di firme contro Saviano, contro le sue presunte bugie, contro le "fanforanate "scritte e dette in tv, una vera e propria campagna di intimidazione tesa a ridurre al silenzio chi ha avuto il coraggio di portare alla luce del sole porcherie e intrecci, che dovevano restare sepolti e comunque non avrebbero mai dovuto raggiungere milioni e milioni di persone. A carico di Saviano c'è una imputazione gravissima: avere portato la luce dei riflettori nel regno delle tenebre.

Questo ha fatto saltare i nervi agli amici degli amici, del resto, ancora prima che il programma andasse in onda, il senatore Dell’Utri, che non spreca le parole, aveva ammonito Saviano a non esagerare, a non superare il limite del consentito, a non leggere troppo i documenti e le sentenze.

Del resto questa campagna ha un illustre mandante proprio nel presidente del consiglio che, appena qualche mese fa, si era esibito nella famigerata invettiva: “Basta con questi scrittori e autori che cercano la ribalta parlando di mafia e camorra, questi li strozzerei tutti con le mie mani..”, più o meno così il datore di lavoro del mafioso Mangano aveva scomunicato Saviano e tutti quelli che , invece di far traffici con i trafficanti, hanno deciso di dedicare la loro vita al contrasto delle mafie di ogni natura e in ogni latitudine, dal sud al nord.

Il Giornale, per l'ennesima volta, ha dato fiato alle peggiori pulsioni dell'editore.
Qui non si tratta più di una pacata discussione sui format televisivi o sulla qualità di un programma, o anche sulla validità delle tesi dello scrittore, ma di un vero e proprio assalto ad una persona che, per le sue parole, è costretto a vivere blindato, perché contro di lui è stata pronunciata una condanna a morte dai clan camorristici.

Quando si lancia una iniziativa di questa natura, bisogna sapere che, magari involontariamente, si manda un segnale inquietante e devastante, si strizza l'occhio a chi nelle medesime aule dei tribunali ha indicato in Saviano, nella giornalista Capacchione, nel giudice Cantone, e in altre donne e uomini che amano la legalità, i nemici da colpire. In questo caso non può esserci indulgenza, nè tolleranza, non ci possono essere spazio per i distinguo e per le ambiguità,in questi casi bisogna costruire una muraglia umana solidale non solo attorno a Saviano, ma attorno a chiunque altro possa diventare l'oggetto di questo cecchinaggio.

Per queste ragioni il direttore del sito di Articolo21, Stefano Corradino, con la consueta passione civile ha lanciato un appello che ha già raccolto centinaia di firme, ci permettiamo di proporlo anche a voi, sicuri non solo di una firma, ma anche di un impegno che non conoscerà tregua, sino a quando non avremo liberato l’Italia dalla nube tossica che ha inquinato l'Italia.

“Noi crediamo che sia grazie a Saviano e di tanti altri giornalisti che coraggiosamente, e spesso silenziosamente indagano sulla criminalità, sui rapporti tra mafia, economia e politica se si sia aperto uno squarcio, uno dei tanti muri di omertà di questo Paese, e se si sia arrivati agli arresti di capi clan come Antonio Iovine. Roberto Saviano ed altri giornalisti meno noti hanno avuto il fegato di urlare a Casale di Principe, paese ad alta densità camorristica in faccia ai boss, chiamandoli per nome, "Non valete niente!" Per questo siamo con Roberto, e con tutti i Saviano che ogni giorno dalle redazioni più grandi a quelle più sperdute, da nord a sud ingaggiano una battaglia difficile e rischiosa contro la criminalità e i suoi intrecci perversi”.

L’appello sul sito www.articolo21.org

Giuseppe Giulietti



Tra i due litiganti (Francia e Romania) ci si mette B. con un gesto equivoco.


E' giallo su quanto accaduto venerdì scorso al vertice Nato, al momento della foto ufficiale. Silvio Berlusconi si porta il dito alla tempia facendo il "gesto del pazzo" con il premier romeno Basescu, pochi secondi dopo che quest'ultimo ha avuto un acceso diverbio con Nicolas Sarkozy

PARIGI – Ma cos’è successo a Lisbona venerdì scorso al vertice della Nato? E’ il momento della foto ufficiale e il primo ministro Traian Basescu si avvicina a Nicolas Sarkozy. Dalle imagini rilanciate dal canale Bfm Tv, è chiaro che il presidente francese non vuole parlare con l’omologo rumeno. Sarkozy sembra liquidarlo in malo modo. Basescu, allora, si rivolge a Berlusconi, che muove il dito accanto alla tempia, quasi a dire «è un pazzo» (guarda il video). Ma chi è folle? Il premier italiano faceva riferimento all’esagitato Sarkozy, già uscito di scena?

Non è ancora chiaro cosa sia avvenuto. Ma è molto, molto probabile che il diverbio Basescu-Sarkozy (non una novità, i due si sono «azzuffati» già nel passato) sia da mettere in relazione con la caccia ai Rom innescata da fine luglio a Parigi e con le reticenze, più o meno velate, dei francesi ad accettare l’entrata della Romania e della Bulgaria nello spazio Schengen, a partire dal marzo 2011, come previsto.

L’unico a essersi espresso sull’incidente è stato proprio Sarkozy. Sabato ha assicurato: «Vado molto d’accordo con Basescu. Non mi sono assolutamente rifiutato di parlargli. L’ho già incontrato almeno una quindicina di volte: è un uomo di grande qualità, che aprezzo molto». Ma ha poi affrontato il nodo della questione: l’accesso dei rumeni e dei bulgari alla piena e libera circolazione all’interno dello spazio Schengen. «La Francia ritiene – ha detto – che i due Paesi abbiano vocazione ad aderirvi, ma in questo caso diventeranno guardiani dei confini europei, e, quindi, bisogna prima risolvere i loro problemi frontalieri». Un’allusione al fatto che la linea di confine tra Romania e Moldavia non sarebbe controllata sufficientemente. Non solo: Sarkozy ritiene che debbano esaurirsi le «procedure di sorveglianza» innescate a carico di Bucarest e Sofia da parte della Commissione europea, a causa di problemi di corruzione, prima che i due Paesi aderiscano a Schengen. Insomma, è chiaro che Sarkozy, al di là del solito fair play diplomatico, non vuole la Romania nello spazio. O almeno non a breve. Basescu non avrebbe apprezzato e per questo si sarebber “buttato tra le braccia” del Caimano… Questo potrebbe aiutarlo? Sull’entrata di Romania e Bulgaria nello spazio Schengen si sono già mostrati scettici pure l’Olanda e, soprattutto, un peso massimo come la Germania.

Ma ritorniamo al diverbio Basescu-Sarkozy. Non è la prima volta. Al consiglio europeo di Bruxelles, nel settembre scorso, erano già stati ritratti da diverse foto con le facce arrabbiate e muovendo minacciosamente le braccia. Qualche giorno più tardi Basescu aveva sminuito: «Abbiamo relazioni di amicizia. Ma è probabile che entrambi gesticoliamo molto quando parliamo». Poi la precisazione: «La Romania difenderà sempre i diritti dei Rom a circolare liberamente in Europa. Sono dei cittadini europei e, se non ci sono prove che abbiano infranto la legge, devono beneficiare degli stessi diritti degli altri». Il problema è tutto lì. La caccia ai Rom innescata da Sarkozy a fine luglio (ma che già era iniziata in sordina nei mesi precedenti), ha portato (e sta portando, non è ancora finita) a espulsioni di molte persone senza strascichi giudiziari. Secondo gli ultimi dati, resi noti nei giorni scorsi, nei primi nove mesi dell’anno la Francia ha espulso 21.834 stranieri. Ebbene, ben 12.491 erano rumeni, praticamente Rom. In 5.929 sono stati convinti ad andarsene con il pagamento del biglietto (solo andata) e un contributo di 300 euro a persona. Il resto ha fatto ritorno contro la sua volontà.

Sarkozy si addolcirà? Assai improbabile. Tanto più che, una settimana fa, in occasione del rimpasto governnativo, Brice Hortefeux, amico da una vita del presidente e uomo duro della destra francese, già ministro degli Interni, ha assunto pure la competenza dell’Immigrazione. Lo scorso giugno Hortefeux è stato condannato in primo grado per ingiuria razziale. A un incontro dei giovani dell’Ump, il suo partito (e di Sarkozy), gli era stato presentato un militante di origini arabe. «Bisogna averne uno. Uno solo, va bene. E’ quando ce ne sono tanti che cominciano i problemi». Aveva detto. Serio in volto.

Alessandro Verani



Società offshore e paradisi fiscali: convegno svizzero fa il pieno di commercialisti italiani.


Arriva via mail l'invito per i professionisti a partecipare a un incontro con "professionisti del settore" che offrono le loro competenze tecniche per "evitare sequestri finanziari" e "proteggere l'anonimato". Moderatrice una giornalista che lavora per la Farnesina

L'homepage del sito che organizza il convegno

“L’evasione fiscale è illegale, l’elusione delle imposte non lo è”. Con questo slogan la Gringas International Società Anonima invita i commercialisti italiani alla conferenza “I paradisi fiscali nel 2011 e le società offshore: la frontiera tra il legale e l’illegale” in programma il 27 gennaio al Palazzo dei congressi di Lugano (“a soli 60 minuti da Milano” recita l’invito). La Gringas si qualifica come “società organizzatrice di eventi”. L’invito al convegno arriva via mail a vari studi di commercialisti italiani. E’ una mail che non si può inoltrare, ma solo leggere. Ma tanto basta per scatenare l’interesse dei professionisti del nord: “Le adesioni sono già 250, i partecipanti saranno almeno il doppio”, scrive oggi il quotidiano La Provincia di Varese che cita fonti della Gringas. A scorrere il programma del convegno, “il confine tra legale e illegale” (questo è proprio il titolo della mail inviata ai commercialisti), appare molto labile. Se, secondo l’invito, ”l’elusione è un diritto del cittadino che, sempre piú, viene stretto dalla morsa fiscale”, ecco che “professionisti del settore” offrono le loro competenze tecniche per “evitare sequestri finanziari” e ”proteggere l’anonimato”. La sorpresa arriva leggendo il nome del moderatore: Mariangela Pira, giornalista italiana, curatrice per il ministero degli Affari esteri di Esteri News, il tg settimanale della diplomazia italiana prodotto da Class Cnbc sulle attività della Farnesina e della Cooperazione italiana all’estero. Contattata da Ilfattoquotidiano.it la giornalista cade delle nuvole: “Mi avevano proposto di partecipare a un incontro a Lugano per il mese di gennaio – spiega – . Sono stata contattata da un’agenzia a cui ho mandato curriculum e foto, riservandomi di approfondire gli argomenti e dare la mia adesione”. Ma l’adesione formale della giornalista non è mai arrivata: “Apprendo ora di essere online sul sito http://www.iparadisifiscalinel2011.com/ come moderatrice”. Mariangela è stupita: “Da come mi avevano parlato dell’incontro, si doveva trattare di un’analisi economica del fenomeno dei paradisi fiscali, non certo di un loro elogio!”. Stando così le cose, la giornalista è perentoria: “Non parteciperò a quel convegno se le cose stanno così come appaiono proposte sul sito”.

A sdoganare l’elusione fiscale, in effetti, ci aveva già pensato Silvio Berlusconi nel febbraio del 2004, quando, durante una conferenza stampa (guarda il video) a Palazzo Chigi aveva dichiarato: “Le tasse sono giuste se al 33%, ma lo Stato mi chiede il 50% e oltre, è una richiesta scorretta e mi sento moralmente autorizzato, per quanto posso, a evadere questa domanda”. Lo stesso concetto il premier lo aveva ribadito a novembre dello stesso anno durante una visita al comando generale della Guardia di Finanza di Roma: “C’è una norma di diritto naturale che dice che se lo Stato ti chiede un terzo di quello che, con tanta fatica, hai guadagnato, ti sembra una richiesta giusta e glielo dai. Se ti chiede di più, o molto di più, c’è una sopraffazione dello Stato nei tuoi confronti. Allora ti ingegni per trovare dei sistemi elusivi o addirittura evasivi che senti in sintonia con il tuo intimo sentimento di moralità e che non ti fanno sentire colpevole”.

Gli organizzatori del convegno si muovono sulla stessa linea del premier. Sull’homepage del sitodedicato al convegno si legge: “L’elusione è un diritto del cittadino che, sempre piú, viene stretto dalla morsa fiscale. Molti imprenditori e professionisti italiani, anche medio-piccoli, vessati dalla crisi, hanno deciso di approdare al mondo dell’offshore attraverso strutture di paesi considerati “paradisi fiscali” che offrono “società anonime” e conti bancari offshore, attraverso i quali é possibile operare pagando meno tasse o zero tasse, proteggendo il proprio capitale attraverso l’anonimato”. Questa scelta avrebbe consentito a molti imprenditori di “non cadere nel baratro della grande crisi finanziaria attuale”. Assurdo quindi secondo gli organizzatori combattere il fenomeno dell’elusione, perché “la maggior parte delle società quotate in Borsa e dei gruppi bancari hanno partecipazioni, quasi sempre di controllo in società residenti nei paradisi fiscali”. “Se sono illegali, come ci vogliono far credere – si legge sempre sulla homepage - perché le maggiori imprese italiane hanno sedi in paradisi fiscali?”

Scopo del convegno, al quale hanno aderito già 250 commercialisti italiani, è “spiegare in modo semplice, diretto e pratico” argomenti ben precisi: “Come e dove si costituiscono le società offshore, cosa e dove sono i paradisi fiscali, come proteggere i propri beni in Italia e all’estero, come evitare sequestri finanziari e proteggere l’anonimato, cause, effetti e comportamenti da adottare nei confronti della grande crisi finanziaria”. I relatori chiamati ad affrontare questi temi sono due. Giovanni Caporaso, ideatore del sito paradisifiscali.org e considerato “il guru italiano delle offshore”. Titolare dello Studio legale Caporaso&Partners di Panama e della Opm Corporation, Caporaso vive a Panama da 20 anni e ha pubblicato tre libri guida “per mettere a fuoco e proteggere i propri beni offshore”:
“Come pagare Zero Tasse, i paradisi fiscali”, “Come usare una società offshore”, “I segreti della banca offshore”. Tra i servizi offerti dalla Opm Corporation, troviamo non solo la consulenza per la “costituzione di società e fondazioni anonime”, ma anche per “società di gestione di gioco d’azzardo e società di banca (per finanziarie, residenze estere, seconda cittadinanza, secondo passaporto, divorzi per procura e divorzi unilaterali, divorzi esteri, adozioni internazionali, investimenti immobiliari, e ovviamente “servizi di tramitazione di banca offshore”. Secondo relatore è Fabrizio Zampieri, consulente finanziario esperto in “analisi e studio dei mercati finanziari, gestione del rischio di cambio e degli strumenti finanziari, gestione della tesoreria aziendale multivalutaria, gestione dell’indebitamento e dei rapporti con gli istituti bancari. Moderatrice del convegno, in quota rosa, è arruolata a sua insaputa la giornalistaMariangela Pira.

Con 260euro la Gringas International Società Anonima offre quindi una guida completa per “operare nei paradisi fiscali in modo del tutto sicuro” e guidare i partecipanti “attraverso questo misterioso mondo che muove il 60% dei capitali mondiali”. E a chi non bastasse la sola giornata di convegno per apprendere tutti i trucchi “del misterioso mondo”, gli esperti rimangono a disposizione il giorno dopo per tutti gli eventuali chiarimenti del caso. Del resto, non occorre essere miliardari per aspirare a “eludere” il fisco. Come recita l’invito al convegno: “In realtà qualsiasi professionista o imprenditore, con un fatturato di 30-40mila euro l’anno, può ottenere grandi vantaggi usando i paradisi fiscali. Oggi tutti possono trovare grandi vantaggi in operazioni o schemi d’ingegneria fiscali affrontando costi irrisori”. E quali sono questi “costi irrisori”? “Meno di 2mila euro senza nemmeno spostarsi dall’Italia. Insomma, un gioco da ragazzi. Al confine tra legale e illegale.