sabato 24 luglio 2010

Fallisce Viaggi del Ventaglio, e il fondo Brambilla è in rosso.



L'inchiesta de Il Salvagente domani in edicola, e da oggi nel nostro shop online.


Enrico Cinotti


Il Fondo della “rossa” Brambilla? È in rosso. Mentre migliaia di turisti rischiano di rimanere a terra a seguito del fallimento dei Viaggi del Ventaglio, numero due dei tour operator italiani, e contemporaneamente si moltiplicano gli esposti alla Procura di Milano da parte dei malcapitati, da più parti, specie istituzionali, arriva l’invito rassicurante a “rivolgersi al Fondo di garanzia”. Una dotazione gestita dal ministero del Turismo che - sulla carta - dovrebbe rimborsare gli utenti in caso di insolvenza o fallimento dell’organizzatore di pacchetti turistici. Peccato però che, nonostante le promesse del ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla, il Fondo sia vuoto.
Lo rivela l'inchiesta de Il Salvagente domani in edicola e da oggi nel nostro shop online.

Un anno di promesse

Lo sanno bene le vittime del crac Todomondo, il tour operator
che nel luglio 2009 ha “scaricato” 5mila clienti in procinto di partire per le vacanze. Subito dopo il fallimento, circa 4.500 hanno presentato domanda al Fondo nazionale di garanzia per i pacchetti turistici per un ammontare complessivo di 7,4 milioni di euro. La brutta sorpresa però non è mancata perché la risorse messe a disposizione, a dodici mesi esatti dal crac di Todomondo, sono del tutto irrisorie. Una situazione paradossale che rischia ora di aggravarsi alla luce del fallimento di Viaggi del Ventaglio che molto probabilmente genererà un’ondata di richieste di assistenza al Fondo. Ondata destinata però ad infrangersi nel vuoto dato che in cassa non ci sono soldi.

Solo 248mila euro in cassa

A voler essere pignoli, guardando il bilancio consuntivo della Presidenza del Consiglio, dal quale dipende anche la capacità di spesa del ministero senza portafoglio del Turismo, al 31 dicembre 2009 le risorse disponibili per gli indennizzi risultavano pari a 248.154 euro. Briciole rispetto alle necessità. Nel corso dell’anno sono stati erogati dal Fondo di garanzia risarcimenti per 10.637,95 euro. Ma i “truffati” di Todomondo giurano che a loro “non è arrivato nemmeno un euro”.
Eppure il ministro Brambilla era stato molto solerte il 29 luglio 2009 nel rassicurare gli utenti rimasti a terra: “verrà subito attivato il Fondo nazionale di garanzia, che ha proprio il compito di intervenire in caso di insolvenza o fallimento del venditore o dell'organizzatore di pacchetti turistici, provvedendo al rimborso delle somme versate per l'acquisto dei pacchetti di viaggio”.

“Scaricati due volte”

Andrea Oriolo è uno dei portavoce del comitato nato per difendere gli utenti “scaricati due volte, da Todomondo e dal governo”. “Personalmente - prosegue - ho fatto richiesta al Fondo il 4 agosto 2009 e ad oggi, nonostante la costante opera di pressione nei confronti del ministero, non abbiamo ancora ricevuto una risposta”.
L’ultima comunicazione ufficiale arrivata al comitato da parte del ministero del Turismo, il 22 marzo 2010, annuncia che “le istanze possano essere completate presumibilmente nell’arco di circa quattro mesi, prima dell’inoltro delle medesime al Comitato di gestione per le valutazioni di pertinenza”. Passano i quattro mesi, arriviamo a luglio 2010 ma degli indennizzi nemmeno l’ombra. “Anzi - rincara la dose Oriolo - abbiamo dubbi anche sul fatto che sia stato istituito lo stesso Comitato di gestione che alla fine dovrà decidere se accettare o respingere la richiesta”.

Class action contro la Brambilla

In questa storia ci sono molti lati oscuri. “Noi vogliamo sapere ufficialmente quanti soldi ci sono nel Fondo, quanti ne sono stati spesi e quali risorse aggiuntive il governo intende stanziare”, rilancia Silvia Baldina, 2.100 euro persi con il fallimento del famigerato tour operator, che con Oriolo e altre 800 persone del comitato, assistiti dall’associazione Avvocati dei consumatori, stanno lavorando per un’azione legale nei confronti del ministero del Turismo.
Spiega l’avvocato Domenico Romito presidente dell’associazione: “Ammettiamo pure l’eccezionalità del crac Todomondo. Tuttavia chiediamo: le somme accantonate di anno in anno dal 2005 a oggi che fine hanno fatto? L’Isvap sa qualche cosa? E infine, come mai dopo un anno dalla presentazione delle domande di indennizzo, il ministero non ha ancora provveduto ad erogare quanto dovuto? Se non avremo le risposte necessarie siamo pronti anche a una class action nei confronti della Pubblica amministrazione, prevista dalla legge Brunetta, per chiedere che vengano ristabiliti i termini, 30 giorni, entro i quali i procedimenti amministrativi, come lo è la richiesta di adesione al Fondo, devono concludersi”.

Risorse scomparse

Ma i misteri attorno alla dotazione del Fondo non si esauriscono qui. Il Fondo di garanzia, istituito con il decreto legislativo 11/95, attuato poi con il decreto legislativo 206 del 2005 e oggi contemplato dall’articolo 100 del Codice del consumo, viene alimentato ogni anno dal 2% delle polizze assicurative che i tour operator e le agenzie di viaggio sottoscrivono per tutelare i propri clienti nel caso in cui i pacchetti di viaggio (volo più soggiorno) vengano annullati o subiscano variazioni in danno dei turisti.
Quanto vale quel 2%? Nelle annate migliori, spiegano i tecnici del settore, si può arrivare anche al milione di euro. Non sappiamo se il 2009 sia stato un anno buono per le aziende del settore, tuttavia la dotazione iscritta nel bilancio consuntivo della Presidenza del consiglio (248.154 euro) appare quantomeno “sottostimata”.

“Che fine hanno fatto i soldi?”

A questo punto viene da chiedersi che fine hanno fatto i soldi accantonati dal 2005 ad oggi. Se lo domandano anche i diretti interessati, ovvero gli operatori del settore che da tempo non riescono ad ottenere una risposta ufficiale da parte del governo.
Andrea Corbella è il presidente dell’Astoi, l’Associazione dei tour operator aderente a Confindustria: “Vogliamo sapere ufficialmente a quanto ammonta la dotazione del Fondo. Tutti i soldi che gli operatori hanno versato, sono davvero arrivati a destinazione o hanno preso un’altra strada? E, infine, quanti ‘sinistri’ sono stati indennizzati a oggi? Tutte domande che abbiamo posto al ministro Brambilla senza mai avere una risposta”.

Pd: il ministro risponda

Il Partito democratico intanto sta preparando un’interrogazione parlamentare per chiedere conto al ministro Brambilla della dotazione del Fondo di garanzia. Attacca Antonio Lirosi, responsabile consumatori del Pd: “A cosa serve il Ministro del Turismo se le risorse disponibili sul Fondo nazionale per gli indennizzi dei turisti truffati ammontano soltanto a 248.000 mila euro, cioè spiccioli rispetto alle necessità? Evidentemente il Ministro è soltanto interessato a realizzare spot milionari per Magic Italy e a continuare a spendere per il costosissimo portale Italia.it, circa 30 milioni di euro stanziati nel bilancio pluriennale”.

Il mistero dei 3 milioni

Dal ministero del Turismo alzano le mani: “L’eccezionalità dell’evento e l’elevato numero di persone coinvolte nel fallimento di Todomondo stanno rallentando le pratiche. Ma il Parlamento ha deliberato lo stanziamento di 3 milioni di euro da destinare al Fondo”.
I “truffati” del comitato però non si fidano. E fanno bene visto che i soldi versati dagli operatori turistici dal 2005 al 2009 sembrano inghiottiti dal bilancio dello Stato. E adesso il Parlamento cerca di “mettere una toppa”.
Il 20 maggio scorso la Camera ha approvato definitivamente la destinazione di 38 milioni di euro delle multe comminate dall’Antitrust nel 2009 in favore di iniziative per i consumatori. Si legge che “tre milioni saranno destinati al Fondo nazionale di garanzia per il consumatore di pacchetto turistico, per far fronte alle richieste e superare l’attuale situazione di insufficienza delle risorse del fondo causata dalle eccezioni richieste di rimborso connesse al fallimento di un grosso operatore turistico”.

Tremonti non molla

“I soldi sono programmati - spiega Pietro Giordano segretario nazionale dell’Adiconsum - ma di fatto non sono stati girati dal ministero del Tesoro a quello del Turismo”.
I soldi delle multe Antitrust, ogni anno, vengono girati dal ministero del Tesoro ai ministeri competenti, Sviluppo economico in primis. Tuttavia quest’anno il super ministro Tremonti si è imputato. “Dei 38 milioni previsti - spiega Antonio Longo, presidente del Movimento difesa del cittadino - ne sono disponibili 14. Gli altri, pare, il ministero del Tesoro li abbia impiegati per finanziare la Social card, il terremoto dell’Aquila e l’alluvione di Messina”.
E per i truffati da Todomondo e per i malcapitati del Ventaglio? Ancora solo le briciole.




Fallisce Viaggi del Ventaglio, e il fondo Brambilla è in rosso.

Lo squalo che non si piega al Cavaliere. - Beatrice Borromeo



La rabbia del governo contro l'Europa: Sky è un concorrente vero

Basta assistere alla reazione scomposta del viceministro Paolo Romani alla notizia del semaforo verde per la tv terrestre che la Commissione europea ha dato martedì a Sky per capire che, nello scenario televisivo italiano, è successo qualcosa d’importante.Una decisione che Romani, viceministro allo Sviluppo economico con delega alle comunicazioni, definisce “ingiusta, grave”. Di più, un “regalo al monopolista delle pay tv”.

Se fino a oggi
Mediaset ha regnato indisturbata nel nuovo mondo del digitale terrestre, ora potrebbe trovarsi a confronto con un concorrente vero. E Sky Italia, che oggi controlla il 99,8 per cento del satellite e l’86 per cento delle pay tv, ha sia i capitali che l’intenzione di andare alla conquista del digitale terrestre.

Messaggio politico.
“In Italia manca il pluralismo dell’informazione: è questo il messaggio politico che ha voluto lanciare la Commissione europea con la sua scelta”, sostiene il professore Francesco Siliato,esperto di media. E spiega: “Data la scarsità di nuovi soggetti, e visto che chi aveva l’analogico terrestre – cioè Rai e Mediaset – era avvantaggiato nel passaggio al digitale, l’Europa ha deciso di dare il via libera a Sky con un anno di anticipo sul previsto. In altri paesi come la Francia, dove i nuovi soggetti ci sono davvero, questa eccezione non sarebbe stata fatta”.

Ora Sky potrà partecipare alla gara per l’assegnazione delle frequenze tv: in palio ci sono cinque multiplex, ognuno dei quali corrisponde a circa sei canali standard oppure a tre in alta definizione. Il colosso di Rupert Murdoch potrebbe aggiudicarsene uno: “Se ciò avvenisse, sarebbe estremamente importante per Sky – dice Siliato – per due motivi. Il primo è che avrebbe una vetrina in chiaro per esporre tutte le offerte satellitari. Manderebbe in onda di certo SkyTg24 e Sky Sport Tg, attirando verso la pay tv nuovi clienti perché, va ricordato, gli abbonamenti costituiscono il 92 per cento degli introiti di Sky, mentre gli incassi pubblicitari solo l’8 per cento”. E proprio gli abbonamenti hanno permesso a Sky di diventare la seconda azienda televisiva in Italia dopo la Rai: nel 2009 i ricavi sono stati 2,711 miliardi di euro (di cui solo 223 di pubblicità) mentre quelli di Mediaset 2,506 miliardi, quasi tutti dovuti alla vendita degli spot.

“Il secondo aspetto riguarda gli ascolti. Se Sky si aggiudicherà il multiplex – prosegue Siliato – ci saranno cinque o sei ‘nano share’ in più. Ogni canale nel digitale terrestre ha uno share compreso fra lo 0 e il 2 per cento.
Ipotizziamo che i nuovi canali di Sky raccolgano 0,5 punti di share ciascuno: eroderebbero in totale 2,5 punti alle televisioni generaliste, e non sono pochi”. Questo, spiega il professore, non inciderà tanto sui ricavi pubblicitari, il cui restringimento c’è ma è fisiologico, dovuto soprattutto alla crisi. Costituirebbe invece “un incremento dell’influenza politica di Sky”.

Dello stesso avviso è il deputato del Partito democratico
Paolo Gentiloni, ex ministro delle Telecomunicazioni, che spiega al Fatto: “La rabbia di Romani ? Dipende dal fatto che fino a ora Mediaset non ha mai avuto un vero concorrente. La proliferazione di canali nel ddt non corrisponde infatti a una moltiplicazione degli editori, anzi. Tolte le tv locali e Telecom, che si autolimita, ed escludendo ovviamente la Rai, non resta nessuno. Se Rupert Murdoch decidesse di investire, avrebbe le spalle abbastanza larghe per diventare protagonista anche nel digitale”.

Il beauty contest.
Restano i dubbi sulle modalità di svolgimento dell’asta che assegnerà le frequenze.
A partire dai tempi: se per Siliato il ministero cercherà di allungarli il più possibile per allontanare l’eventuale ingresso di Sky nel ddt, Gentiloni ha notizie fresche: “L’ho chiesto proprio ieri aCorrado Calabrò (il presidente dell’Agcom, ndr), e mi ha risposto che entro ottobre l’Authority stabilirà le regole per la gara. Poi toccherà al ministero dello Sviluppo. E la faccenda diventa paradossale: se entro settembre non verrà nominato un nuovo ministro, spetterà a Berlusconidecidere se assegnare le frequenze a se stesso o ai suoi nemici. Ma depone già male il fatto che non vincerà il miglior offerente: sarà una scelta discrezionale che, nel paese del conflitto d’interessi, non farà dormire sonni tranquilli agli australiani”.

Da
Il Fatto Quotidiano del 22 luglio 2010