martedì 7 gennaio 2020

Genitori Renzi, ecco le motivazioni della sentenza

Genitori Renzi, ecco le motivazioni della sentenza

"Per quanto emerso dall'istruttoria dibattimentale, risulta sussistere un compendio probatorio preciso ed univoco che consente di affermare, senza incertezze, la ricorrenza di tutti gli elementi costitutivi dei reati contestati ai tre imputati". E' quanto si legge nelle motivazioni della sentenza del Tribunale di Firenze che il 7 ottobre scorso ha condannato Laura Bovoli e Tiziano Renzi, genitori dell'ex premier Matteo Renzi, alla pena di un anno e 9 mesi di reclusione al termine del processo per due fatture false, e l'imprenditore Luigi Dagostino a due anni di reclusione per fatture false e truffa aggravata.
"In ordine alle condizioni per la configurabilità dei contestati reati tributari, deve ritenersi comprovata l’inesistenza oggettiva delle due fatture emesse dalle società Party ed Eventi 6, sulla base di molteplici e convergenti elementi", si legge ancora nelle motivazioni. "Anzitutto -sottolineano i giudici- rileva in tal senso il mancato rinvenimento di qualsiasi documentazione comprovante l’esistenza delle prestazioni indicate nei documenti fiscali, a partire dall’incarico che sarebbe stato conferito dalla Tramor, all’epoca amministrata e legalmente rappresentata dal Dagostino, per finire agli elaborati che avrebbero costituito l’esecuzione dello stesso; appare davvero strano che delle prestazioni di natura intellettuale di notevole valore, comportanti uno studio ed un’applicazione di particolare rilevanza, come vigorosamente sostenuto dallo stesso imputato Renzi Tiziano nelle sue dichiarazioni difensive, non solo non abbiano avuto una preventiva regolamentazione disciplinante le modalità con le quali le stesse avrebbero dovuto essere rese, tra le quali il prezzo, il tempo per l’esecuzione, il piano particolareggiato per l’attuazione delle idee innovative propugnate, ma anche la redazione di documenti che possano aver costituito una preziosa opera di importanza fondamentale per la società committente, tale da dover essere scrupolosamente custodita nella documentazione amministrativa della compagine successivamente acquisita dalla multinazionale Kering".
"Nulla è stato rinvenuto -viene rilevato nella sentenza- nelle perquisizioni effettuate dalla Polizia Giudiziaria presso la sede della società emittenti, nulla è stato rinvenuto presso la sede della Tramor e tra la documentazione di quest’ultima in possesso del depositario delle scritture contabili, nulla è stato mai trovato da coloro che sono stati, successivamente, chiamati ad operare la revisione contabile ed amministrativa della società acquisita, tanto da rendere necessario un intervento di ravvedimento operoso da parte del gruppo acquirente, con un’operazione di espunzione degli importi fatturati dal bilancio della Tramor e dalle risultanze della dichiarazione fiscale".
"Può, pertanto, essere affermata la penale responsabilità dei tre imputati per quanto agli stessi, rispettivamente, contestato; quanto alla pena, equa appare, alla luce dei parametri di cui all’art. 133 cod. pen., per la Bovoli Laura ed il Renzi Tiziano, quella di anni 1 e mesi 9 di reclusione (pena base quella di anni 1 e mesi 6 di reclusione per il più grave reato di cui al capo 2, determinata in misura corrispondente al minimo edittale, con aumento di mesi 3 per la continuazione con il delitto di cui al capo 1), certamente espressione di una medesima risoluzione criminosa", evidenziano i giudici.
"Non vi sono ragioni positive che consentano il riconoscimento di circostanze attenuanti generiche, al di là della mera incensuratezza, di per sé insufficiente, non avendo i predetti imputati fornito un fattivo contributo per la ricostruzione dei fatti e mostrato segni di ravvedimento, continuando a sostenere la loro posizione al di là di ogni evidenza contraria)", si legge nella sentenza. "Per il Dagostino, quella dì anni 2 di reclusione (pena base quella di anni 1 e mesi 8 di reclusione per il più grave reato di cui al capo 3, determinata in misura lievemente superiore al minimo edittale in considerazione della personalità dell’imputato, per come ricavabile dai suoi precedenti penali, e della consistenza della sua condotta, con ruolo determinante nella vicenda, con aumento di mesi 4 per il delitto di truffa pluriaggravata, collocabile, anch’esso, nel l’ambito di una medesima progettualità delittuosa)".

Andrea Scanzi: “Il nuovo che avanza”.



L’avrete saputo anche voi, perché le notizie tristi si fan sempre breccia anche se non dovrebbero: il centrodestra, in Puglia, ha scelto come candidato per la regione Raffaele Fitto. Non c’è ancora l’ufficialità, ma pare che prima o poi tutti convergeranno sull’eurodeputato salentino, co-presidente dei Conservatori e Riformisti a Bruxelles. E’ la “carta di prima fascia” (sic) su cui punta Giorgia Meloni, cui spetta la scelta della candidatura pugliese. Salvini, Berlusconi e Meloni hanno infatti sottoscritto un patto di spartizione per le Regionali (quattro alla Lega, due a FdI e altrettante a FI). Qualcuno mugugna, ma lo stesso Salvini è convinto di fare ingoiare il nome di Fitto financo ai più riottosi. Pare che per l’ufficialità si voglia attendere domenica prossima, quando avranno luogo le primarie del centrosinistra.
Sia come sia, la sola idea di (ri)pensare a Fitto come governatore destrorso della Puglia ha in sé del lisergico spinto. Sarebbe un po’ come se il Pd schierasse Orfini segretario, per spezzare le reni al sovranismo & populismo. Di Fitto non si ricordava nessuno (probabilmente neanche lui), eppure il centrodestra punta tutto su questo cavallo di ritorno. Se è lui la carta vincente, figuriamoci chi si cela dietro il due di picche. Fitto è nato a Maglie nel 1969. Figlio del leader Dc Salvatore, comincia pure lui nella Democrazia Cristiana. Consigliere regionale già a 20 anni. Aderisce al Partito Popolare Italiano di Buttiglione (daje) nel 1994 e l’anno dopo si allea con Forza Italia (daje) sotto le mentite spoglie del leggendario CDU (Cristiani Democratici Uniti). Nel 1998, terrorizzato che i centristi si stacchino da Berlusconi, vara i Cristiani Democratici per la Libertà. Europarlamentare nel 1999, ma dura solo un anno perché nel 2000 è eletto Presidente della Regione Puglia. Ha 31 anni ed è il presidente di regione più giovane nella storia d’Italia. Era 20 anni fa, e nel frattempo Fitto non ha dato granché segno di sé, ma il centrodestra pensa a lui per vincere: già qui c’è tutto il gattopardismo atavico della nostra politica. Sconfitto da Vendola nel 2005 per il bis in Regione, si butta dal 2006 in Parlamento come berlusconiano di ferro. E’ Ministro degli Affari Regionale e le Autonomie Locali nel Berlusconi IV (quello del 2008). Rieletto deputato nel 2013, nel 2014 è già europarlamentare: secondo candidato più votato in assoluto dopo la Bonafè, e anche solo da questo si capisce che anno tremendo sia stato il 2014. Qualche bega legale (La Fiorita, Cedis), da cui esce però assolto.
Nel frattempo rompe con Berlusconi, criticando duramente “il patto del Nazareno” con Renzi: è forse l’unica volta in cui Fitto ne indovina una. La rottura col Capo lo porta però a carambolare in gruppuscoli malinconicamente marginali (Direzione Italia, GAL, Noi con l’Italia). Resosi conto che non ne indovina una da anni, bussa alla porta della Meloni. Che gliela apre. Eletto ancora eurodeputato (va detto votatissimo) l’anno scorso, viene ora definitivamente scongelato: son soddisfazioni. Mai però come quelle che il funambolico Fitto ci regalò il 3 maggio 2008. Intervistato da Piero Ricca sulle parole di Berlusconi, che aveva definito il mafioso Mangano “un eroe”, Fitto ebbe così a rispondere: “Sono d’accordo con il Presidente Berlusconi come mi sembra la stragrande maggioranza degli italiani, quindi convincetevene e fatevene una ragione”.
Mi raccomando, pugliesi: votatelo! E’ il nuovo che avanza. Nel senso proprio che alla destra era avanzato un Fitto, non sapevano dove metterlo e han pensato bene che doveste riciucciarvelo voi.

Australia, oltre 180 persone arrestate per incendio doloso. Autorità ordinano abbattimento di 10mila cammelli.

Australia, oltre 180 persone arrestate per incendio doloso. Autorità ordinano abbattimento di 10mila cammelli

Il 70 per cento dei piromani è minorenne. Da settembre le fiamme che devastano l'Australia hanno causato almeno 25 vittime. Ora il timore è che due enormi incendi negli altopiani meridionali possano unirsi per diventare un "mega incendio". Ieri Canberra ha registrato la peggiore qualità dell'aria al mondo: cittadini dotati di 100mila maschere per la respirazione.

SYDNEY - Le autorità australiane hanno arrestato oltre 180 persone per aver appiccato deliberatamente incendi boschivi, in particolare 29 incendi sono stati deliberatamente causati nella regione di Shoalhaven nel sud-est del Nuovo Galles del Sud in soli tre mesi. Gli arresti sono stati effettuati in relazione a incendi dolosi appiccati nel Nuovo Galles del Sud, a Queensland, Victoria, nell'Australia Meridionale e in Tasmania.

Da settembre le fiamme che devastano l'Australia hanno causato almeno 25 vittime. Ora il timore è che due enormi incendi negli altopiani meridionali possano unirsi per diventare un "mega incendio".

In particolare, nel Nuovo Galles del Sud 183 persone sono state accusate di reati relativi agli incendi boschivi da novembre, mentre 24 sono state arrestate per aver provocato deliberatamente incendi. In Victoria, 43 sono le persone accusate di incendi dolosi nel 2019, mentre nel Queensland 101 persone sono state arrestate, il 70 per cento di loro è minorenne.



Secondo la professoressa dell'Università di Melbourne Janet Stanley, i piromani hanno un'età compresa tra 12 e 24 anni, o sono uomini più anziani di circa 60 anni. "Non esiste un profilo, ma generalmente sembrano avere una storia traumatica alle spalle e spesso hanno subito l'abbandono e l'abuso da bambino", ha affermato la professoressa Stanley. “Sono spesso bambini che non riescono a scuola, o l'hanno lasciata presto e sono disoccupati. Il confine tra accidentale e intenzionale non è mai chiaro perché molti piromani non intendono provocare la catastrofe che si poi verifica".

James Ogloff, professore della Swinburne University, ha affermato che circa il 50% degli incendi sono stati causati intenzionalmente e per poi diffondersi aiutati dalla stagione troppo calda e dai venti secchi. "I piromani sono interessati a vedere il fuoco, interessati a dare fuoco e abbastanza spesso le informazioni su come gli incendi bruciano e accelerano li eccitano", ha detto il direttore del Center for Forensic Behavioural Science.

Il clima migliora.
Qualche temporale sta dando sollievo ai vigili del fuoco nel sud dell'Australia. Ma le condizioni non sono stabili e potrebbbero peggiorare nel corso della settimana.

Critiche al primo ministro.
Il primo ministro Scott Morrison è stato travolto dalle critiche per la sua tardiva risposta nel mettere insieme le risorse nazionali contro gli incendi. Ma ha anche dichiarato che il suo governo conservatore non rafforzerà le politiche per combattere i cambiamenti climatici. Morrison è stato accusato anche di voler politicizzare la crisi piagandola a suo vantaggio dopo aver pubblicato uno spot pubblicitario di 50 secondi sul dispiegamento di forze. È l'ennesimo passo falso dopo le polemiche causate per la sua vacanza senza preavviso prima delle feste natalizie alle Hawaii nel mezzo della crisi. Una volta tornato, Morrison è stato anche filmato mentre voltava le spalle a una donna incinta che chiedeva più risorse per affrontare gli incendi durante una visita in una comunità devastata dai roghi.

A Canberra aria irrespirabile.
La città dell'entroterra, che ha circa 500mila abitanti, è stata una delle più colpite dal fumo che ha avvolto l'Australia sudorientale per settimane. Lunedì Canberra ha registrato la peggiore qualità dell'aria al mondo, durante il fine settimana sono state consegnate ai cittadini circa 100mila maschere con filtri protettivi per la respirazione. Decine di voli e servizi postali sono stati cancellati. Lunedì sono stati chiusi i centri di assistenza all'infanzia, negozi e musei. Il Dipartimento degli Affari interni ha chiuso i suoi uffici almeno fino a mercoledì, consentendo al personale non essenziale di restare a casa.

La strage dei cammelli.
Dai 5 ai 10mila cammelli selvatici nell'Australia Meridionale saranno abbattuti dai tiratori professionisti in elicotteri già da domani su ordine del capo della comunità degli aborigeni di Anangu Pitjantjatjara Yankunytjatjara per impedire agli animali di consumare l'acqua nella regione devastata dalla siccità. L'abbattimento dovrebbe durare cinque giorni, la comunità si lamenta che gli animali invadono le proprietà in cerca di acqua.

Australia, oltre 180 persone arrestate per incendio doloso. Autorità ordinano abbattimento di 10mila cammelli

Turisti bloccati a Melbourne.
La coltre di fumo tossico ieri ha raggiunto Melbourne, la più grande città del Victoria. La marina australiana è stata dispiegata per salvare centinaia di turisti bloccati da un incendio e costretti a rifugiarsi sulla spiaggia di Mallacoota.

Donazioni.
Sono stati distrutti quasi 12,3 milioni di acri nel solo Nuovo Galles del Sud. Milioni di dollari di donazioni e sostegno stanno atrrivando da celebrità internazionali, star dello sport e dalla famiglia reale britannica.


https://www.repubblica.it/esteri/2020/01/07/news/australia_arresti_dolo_incendi_emergenza-245143888/?ref=fbpr&fbclid=IwAR0lNZlkMbaZc3KSePGzuLM9zH126qjPIpSVi3yKprd6EUT7mGxBDVSgW7E&fbclid=IwAR3BZ0c_prJgayfqn1xZj_gKWeKCxgWEhWGQUck9SWCLl1ozqjrEiKlzb6c&fbclid=IwAR2eTi11MPfNfuth4JdoLNQrtoqiDI47HOEzvkEGTa-RX70w4pxjp6wb7Ak

Renzi si allinea al centrodestra su Autostrade: “Voteremo contro revoca concessioni”. Fassina e Di Stefano: “Legga cosa dice Corte dei Conti”

Renzi si allinea al centrodestra su Autostrade: “Voteremo contro revoca concessioni”. Fassina e Di Stefano: “Legga cosa dice Corte dei Conti”

Il leader di Italia viva, intervistato dal Messaggero, ha garantito che secondo lui non ci saranno contraccolpi sull'esecutivo. E annuncia che anche sulla prescrizione si esprimeranno contro la maggioranza. Sull'incontro Di Maio-Zingaretti: "Spero che il leader 5 stelle trovi il tempo di seguire i dossier di politica estera". E sul dem: "In questi giorni di festa ho ripreso a sentirmi anche con Zingaretti dopo le polemiche post scissione."
Garantisce che “la maggioranza regge tranquillamente” e che sia “più saggio per tutti arrivare a scadenza naturale della legislatura”. Ma annuncia che Italia viva voterà contro il governo, e insieme al centrodestra, sulla revoca delle concessioni di Autostrade e, “se il ministro Alfonso Bonafede non trova una soluzione”, anche sulla prescrizione. L’ex premier Matteo Renzi, intervistato da il Messaggero, ha parlato della tenuta dell’esecutivo e di come i suoi si comporteranno in Aula sui punti cruciali dell’agenda 2020. Il senatore non esiterà ad allinearsi quindi al centrodestra su due dei provvedimenti che rappresenteranno i primi banchi di prova della maggioranza nell’anno nuovo. Sulla richiesta di autorizzazione a procedere per Matteo Salvini in merito al caso della nave Gregoretti invece, Iv ha già deciso che darà il via libera: “Replicheremo il voto dato sulla Diciotti”. Solo ieri 4 gennaio, a sorpresa, i due leader Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio si sono incontrati per avviare i contatti per la riscrittura del contratto: un appuntamento a cui non sono stati invitati gli altri esponenti della maggioranza, organizzato per rafforzare l’intesa Pd-M5s.
Se il senatore non prevede terremoti, al tempo stesso ha annunciato che i suoi non si uniranno alla maggioranza sul tema Autostrade. La stessa ministra Pd dei Trasporti Paola De Micheli nei giorni scorsi ha parlato di “troppe evidenze” sulla “scarsa manutenzione del Ponte Morandi” e non ha escluso la revoca. Ma Renzi ha ribadito che non si unirà a Pd e 5 stelle sull’argomento: “Abbiamo già votato contro in consiglio dei ministri”, ha detto. Il riferimento è al decreto Milleproroghe e all’abolizione delle penali per la revoca delle concessioni contro cui si è espressa Italia viva a fine dicembre. “Voteremo contro in Parlamento. Perché punire chi ha sbagliato sul Morandi o altrove è sacrosanto. Fare leggi improvvisate che privano il Paese di credibilità internazionale e fanno fuggire gli investitori internazionali invece è un assurdo. Se giuridicamente ci sono le condizioni per la revoca lo devono dire i tecnici, non i demagoghi”.
A Renzi hanno risposto Stefano Fassina e Manlio Di Stefano. “Chi si oppone alle revoche, come ancora una volta oggi Matteo Renzi, dovrebbe leggersi la documentatissima Deliberazione della Corte dei Conti del 18 dicembre scorso”, dice Fassina, deputato di LeU e promotore del movimento Patria e Costituzione, in un intervento su Huffington Post. “La norma inserita nel Decreto Milleproroghe è soltanto un primo passo, insufficiente: è la gestione privata che va eliminata a meno di non voler continuare a nutrire interessi fortissimi a scapito dell’interesse pubblico, con il paravento di presunti diritti acquisiti che in realtà sono immorali privilegi, ossia truffe legalizzate a danno dei cittadini”, aggiunge Fassina.
Di Stefano, invece, attacca: “Pensate quindi davvero che ci fermeremo nella revoca delle concessioni autostradali ai Benetton solo per Matteo Renzi e Matteo Salvini (i gemelli della politica) si oppongono? Questa è e sarà la nostra priorità perché non è accettabile che la nostra sicurezza sia lasciata nelle mani di chi ci ha già traditi provocando 43 morti a Genova”. “I Matteo – aggiunge – se ne facciano una ragione e trovino altri finanziatori, con noi al governo non l’avranno mai vinta”.
Ma non è il solo punto su cui l’ex premier si allinea con il centrodestra. Naturalmente rimane la prescrizione. Martedì 7 gennaio ci sarà un vertice tra le forze di maggioranza per discutere delle modifiche da introdurre per accompagnare l’entrata in vigore dello stop alla prescrizione. Un punto su cui i renziani e parte del Pd intendono non mollare: “O Bonafede trova una soluzione”, ha detto Renzi, “o noi votiamo la legge Costa che riporta la prescrizione come era prima. Una giustizia senza fine è la fine della giustizia e consegna i cittadini alla discrezionalità degli inquirenti e ai loro tempi. Fatico a trovare qualcosa di più barbaro e di più incostituzionale. Penso che i 5 stelle faranno una mediazione. Se non la faranno noi voteremo la legge Costa, che peraltro era ministro del mio governo, il Pd deciderà che fare”.
Per quanto riguarda però, la tenuta complessiva, Renzi dice di non avere dubbi che il governo giallorosso andrà avanti senza particolari problemi. “La maggioranza regge tranquillamente, il M5s non so“, ha commentato Renzi in riferimento alle ultime diserzioni dei parlamentari 5 stelle che hanno deciso di lasciare il gruppo o che sono stati espulsi. “Io non credo che sarà un anno facilissimo per i grillini, tutt’altro. Però i segnali di chi sta lasciando il Movimento vanno tutti nella direzione della prosecuzione della legislatura”. Secondo il leader di Iv “l’esodo dalla Piattaforma Rousseau è appena iniziato. Ma continuo a pensare che sia più saggio per tutti arrivare a scadenza naturale della legislatura. E se i grillini ci arriveranno meno forti è un problema tutto loro“.
Nessun contraccolpo effettivo quindi, almeno secondo l’ex premier, sull’esecutivo che comunque continuerà ad avere i voti necessari per sopravvivere. Anzi, Renzi ha deciso di non aprire polemiche per non essere stato chiamato al tavolo con Zingaretti e Di Maio: “Ogni incontro tra segretari per me è positivo. Spero però che in queste ore Di Maio trovi il tempo di seguire soprattutto i dossier di politica estera” e “se fossi il ministro degli Esteri mi preoccuperei delle vere guerriglie, non di quelle farlocche interne a M5s. E anche se non farlocche, comunque insignificanti davanti ai problemi del Mediterraneo e del ruolo strategico dell’Italia in questa zona”. Renzi ha anche rivelato che, “in questi giorni di festa”, ha ripreso “a sentirmi anche con Zingaretti dopo le polemiche post scissione. E mi sembra un fatto positivo. Lavoriamo tutti insieme con le nostre diverse sensibilità”.
Leggi anche: