mercoledì 10 marzo 2021

L’agenzia per i giovani dà l’appalto da 4 mln a E&Y (da cui viene la direttrice). - Stefano Vergine

 

L’ultimo appalto milionario porta la data di venerdì 5 marzo 2021. Quel giorno il gigante mondiale della consulenza Ernst & Young – un fatturato di 37,3 miliardi di dollari – ha ricevuto una bella notizia dall’Italia. Una delle sue controllate, EY Advisory Spa, si è aggiudicata la gara numero 7841608: un contratto di consulenza affidatole dalla Agenzia Nazionale per i Giovani, l’ente governativo che gestisce in Italia i programmi europei di istruzione giovanile come l’Erasmus. E proprio di questo si dovrà occupare Ernst & Young, una delle cosiddette Big Four della consulenza insieme a Deloitte, Pwc e Kpmg: aiutare l’istituzione italiana nella “gestione e attuazione dei programmi Erasmus+/Youth in action, European solidarity corps, degli analoghi programmi europei per i giovani del settennato 2021–2027 e delle iniziative proprie dell’Agenzia nazionale per i giovani”, si legge nel bando. Il tutto per un valore stimato dall’ente pubblico in 4,2 milioni di euro Iva esclusa. Fin qui niente di strano.

Da anni l’Italia, così come tante altre nazioni del mondo, affida infatti contratti di consulenza ai giganti mondiali del settore, come dimostra il controverso caso della McKinsey appena assoldata per assistere il ministero del Tesoro nella scrittura del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L’appalto assegnato lo scorso 5 marzo ad Ernst & Young ha però una particolarità. È il nome della dirigente al vertice dell’ente statale che ha affidato l’incarico alla multinazionale britannica: Lucia Abbinante. Barese, 33 anni, esperta di educazione, la direttrice generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani fino a poco tempo fa lavorava infatti proprio per Ernst & Young.

I documenti letti da Il Fatto raccontano che è stata proprio Abbinante a comunicare ai suoi ex datori di lavoro l’aggiudicazione del contratto. La commessa è stata vinta al termine di una gara d’appalto e la multinazionale londinese se l’è aggiudicata grazie a un eccellente punteggio: 98,33 su 100. Il fatto di aver affidato un contratto milionario all’azienda che fino a poco tempo fa le pagava lo stipendio deve avere però creato qualche imbarazzo alla stessa Abbinante. Lo suggerisce quello che c’è scritto sul sito internet della Agenzia Nazionale per i Giovani o, per essere più precisi, quello che non c’è più scritto. Fino a poche settimane fa, cliccando sul nome di Lucia Abbinante l’utente veniva infatti reindirizzato al pdf del suo curriculum in formato europeo, mentre adesso il sistema rimanda a una più semplice pagina web in cui sono riassunte in forma discorsiva le esperienze lavorative della dirigente pubblica.

Dieci anni come coordinatrice di Radio Kreattiva, “la prima web radio antimafia italiana partecipata dagli studenti e dalle studentesse”. I progetti sviluppati per ong internazionali come Save The Children e Terres Des Hommes. Le “docenze in comunicazione e progettazione sociale”. La collaborazione con il dipartimento per le Politiche giovanili e quello per le Pari opportunità. Fino al ruolo di consigliere dell’ex ministro per le Politiche giovanili e lo Sport, Vincenzo Spadafora, l’esponente del Movimento 5 Stelle che lo scorso 7 agosto ha nominato la giovane project manager barese alla direzione generale dell’Agenzia Nazionale per i Giovani con uno stipendio annuale di 317mila euro (lordi) e un incarico che scadrà nel 2023.

Di tutte le esperienze citate sulla pagina web ora attiva sul sito dell’Agenzia ne manca una. Proprio quella in Ernst & Young, dove Abbinante ha lavorato a partire dal luglio del 2018 come consulente. Mansione svolta: “Servizio di supporto specialistico e assistenza tecnica presso il Comune di Bari per l’implementazione del Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane”. Contattata per un commento, la dirigente conferma di aver lavorato per Ernst & Young “fino al settembre del 2019 come consulente junior”, si dice “dispiaciuta per il fatto che sul sito dell’Agenzia non sia più riportata quell’esperienza di lavoro”, ma garantisce che “l’affidamento della gara non ha nulla che fare con il mio passato: le decisioni sulle gare vengono prese da una commissione di cui io non faccio nemmeno parte”, spiega, “e comunque Ernst & Young lavora per l’Agenzia almeno dal 2016, ben prima che io arrivassi”. Il ministero incaricato di vigilare sull’Agenzia è quello delle Politiche giovanili e lo Sport. Oggi è guidato dalla 5 Stelle Fabiana Dadone.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/10/lagenzia-per-i-giovani-da-lappalto-da-4-mln-a-ey-da-cui-viene-la-direttrice/6128300/

Il Movimento di Conte e la sua stella. - Tommaso Merlo

 

L’enorme consenso personale di Giuseppe Conte sta gonfiando i sondaggi del Movimento a dismisura da quando viene accreditato come nuovo capo politico. Con Conte il Movimento ha davvero vinto la lotteria. Prima due anni da premier-fuoriclasse come nessun dirigente del Movimento sarebbe mai stato capace di fare. Adesso il consenso che rimbalza nonostante i disastri compiuti degli stessi dirigenti. È sempre più il Movimento di Conte. Avvitato in una profonda crisi, il Movimento si è affidato al suo campione per salvarsi. Un leader incontrastato che sta lavorando dietro le quinte per riformare il Movimento e prima o poi comunicherà il suo piano. Nessuno sa ancora nulla, ma i dirigenti sono già tutti entusiasti e i sondaggi sono già schizzati alle stelle. Leadersimo salvifico. A scatola chiusa. C’è da aspettarsi che prima dell’incoronazione organizzeranno qualche assise di “signor sì” e qualche votazione online che passerà con percentuali bulgare, ma di certo non era questo il progetto originario del Movimento. I fallimentari dirigenti parlano di evoluzione e di maturazione, ma è nei vecchi partiti che i dirigenti s’inventano svolte da calare dall’alto. Il Movimento doveva funzionare al contrario e cioè erano i cittadini che evolvevano e maturavano e quindi determinavano svolte che i portavoce dovevano incarnare nei palazzi. Cambiamento dal basso, non dall’alto. Esattamente il contrario. Eppure i sondaggi premiano il Movimento di Conte a priori, senza cioè che nessuno conosca nemmeno la sua “riforma”. L’organizzazione, i contenuti, le cose da fare, la linea. Nulla. Questo perché sia i fallimentari dirigenti che i cittadini da casa si fidano e si affidano alla persona di Giuseppe Conte. Al loro leader, al loro capo salvifico. Tutto il resto è marginale. È questa una delle fotografie più nitide di come la rivoluzione anche culturale proposta dal Movimento sia rimasta sulla carta. E tutto sta avvenendo senza uno straccio di dibattito. I fallimentari dirigenti del Movimento parlano di maturazione e di evoluzione ma quello del leaderismo è in realtà un enorme passo indietro. Affidarsi a Giuseppe Conte è furbo e redditizio nel breve periodo, ma dal punto di vista democratico è un palese ritorno alla vecchia politica italiana che da sempre si affida a qualche Salvatore della Patria coi risultati disastrosi che conosciamo. Cambiano i salvifici leader che si affacciano dai balconi, cambiano le cerchie e gli slogan delle folle urlanti, ma l’Italia non cambia mai. Questo perché la storia non la fanno i leader e i loro seguiti. La storia la fanno le idee. E il Movimento era prima di tutto una idea. Non solo valori rinverditi e nuove “cose da fare”, ma anche un’idea diversa di politica e di democrazia. Più partecipata, trasparente, dal basso. E fatta da cittadini. Tutti sullo stesso livello. Uniti attorno ad un progetto. Un’idea che è riuscita ad arrivare al cuore della democrazia italiana contro ogni previsione ma che oggi è avvitata in una profonda crisi. Questo non perché l’idea del Movimento si sia rivelata cattiva. Niente affatto. L’idea del Movimento ha prodotto risultati sbalordivi. La crisi dell’idea del Movimento è solo dovuta agli uomini che hanno provato a metterla in pratica. Ce lo insegna la storia. Idee anche buone hanno fallito perché gli uomini che hanno provato a realizzarle non si sono rivelati all’altezza. E col tempo le hanno travisate o abbandonate, le hanno piegate alle bizze del loro ego oppure alle circostanze del momento. Proprio come sembra stia succedendo oggi al Movimento con la sua fantomatica evoluzione e maturazione senza uno straccio di dibattito. Col salvifico leader Conte impegnato dietro le quinte a disegnare la grande “riforma” e tutti pronti a votarla a scatola chiusa. Tutti sotto al balcone del salvifico leader fino a che la sua stella brillerà. Fino a che non si capirà che sono le idee a fare la storia.

https://repubblicaeuropea.wordpress.com/2021/03/10/il-movimento-di-conte-e-la-sua-stella/

Per l’Inps è il via libera ai furbastri di ogni tipo. - Salvatore Cannavò

 

La beffa - Dall’ente non è mai uscito alcun nome.

Raccontano fonti qualificate che all’Inps la decisione del Garante della Privacy sia stata presa male, molto male. Non certo per la multa inflitta, quanto perché vi si legge una sconfessione totale dell’operato di controllo e verifica che l’Istituto porta avanti.

La scelta del Garante, infatti, contraddice tutto il lavoro portato avanti dalla Direzione Centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza voluta nel 2019 dall’attuale presidente Pasquale Tridico. Si tratta dell’organismo che è preposto alla verifica che le prestazioni erogate siano correttamente dovute. E il senso di questa scomunica sta nel ragionamento che ai piani alti dell’Istituto viene fatto apertamente da ieri mattina: “Perché non ci hanno mai multato per il Reddito di cittadinanza o la Cassa integrazione illecita? I controlli che facciamo sono gli stessi”.

Il documento. L’ampio documento del Garante si incunea in una quantità di cavilli e norme difficili da comprendere per i più. Addentrandosi nella sua decrittazione, senza abbandonarsi alla facile lettura del comunicato stampa, si capisce che a essere contestato è l’aver avviato verifiche e controlli prima che fossero chiari i requisiti con cui poi i bonus sarebbero stati erogati. Come se i parlamentari, i consiglieri comunali, regionali etc, avessero potuto mai beneficiare di un provvedimento come il bonus. In questo caso la puntualizzazione del diritto fa a pugni direttamente con la morale.

Quanto alla violazione della privacy più in generale, si ragiona all’Inps, dall’ente previdenziale non è mai uscito alcun nome. I nomi di deputati e consiglieri vari sono emersi in seguito alle loro auto-denunce.

Il Garante contesta all’Inps che “il trattamento dei dati personali è stato effettuato in una data anteriore a maggio 2020”. All’Inps si ritiene però di non essersi mossi impropriamente perché la convinzione che quei soggetti non avessero diritto, e quindi sottoposti a controllo, è stata ampiamente avallata dal ministero del Lavoro, ente vigilante sull’Istituto. La presidenza dell’Inps, infatti, vanta il parere emesso dal ministero del Lavoro, richiesto a settembre 2020 e consegnato il 2 dicembre a firma del responsabile dell’ufficio legislativo, Giuseppe Bronzini. Il parere è molto esplicito sull’inconsistenza di quel diritto per chi riceve un’indennità paragonabile a un reddito da lavoro dipendente e che, comunque, è iscritto a una gestione previdenziale, per quanto anomala come quella che regola i vitalizi parlamentari.

Nella sanzione comminata, poi, si parla anche di una “mancata valutazione dell’impatto sulla protezione dei dati”, ma le considerazioni interne all’Inps dicono che con il senno di poi si sarebbe fatto esattamente lo stesso: prendere dati esterni pubblici e confrontare i codici fiscali, unico modo per cercare di prevenire le frodi da parte di un ente che possiede ampie banche dati, ma non le ha tutte. Certamente, non ha i dati dei parlamentari che, come è noto, hanno un regime previdenziale basato sul vitalizio, gestito direttamente dalle Camere di appartenenza.

Il recupero dell’illecito Il punto più rilevante però è che ora rischia di fermarsi l’attività di recupero delle prestazioni indebite. Nel caso dei parlamentari si tratta di 2,5 milioni di euro, ma ci sono tutti gli altri casi, molto più onerosi e per i quali nessuna critica finora è stata mossa. I dirigenti dell’Inps hanno fatto sapere alla presidenza che ora vogliono delle garanzie prima di muoversi perché “non è possibile fare i controlli sulla base delle preferenze mediatiche del Garante” che si muove sui parlamentari, ma non ha mai contestato il modo in cui colpiscono gli indebiti sul Reddito di cittadinanza. Come se ci fossero “furbetti” di serie A e “furbetti” di serie B.

Infine, vale la pena svolgere anche una valutazione politica di questa decisione, perché nel comminare la sanzione, il Garante (pagina 13 della sua “sentenza”) compie un legame diretto tra il modo in cui l’Inps si è mossa e la divulgazione dei dati a ridosso del referendum del 20-21 settembre sul taglio dei parlamentari. Come se, si insinua, l’Inps avesse voluto dare rilevanza mediatica alla vicenda per influire sul voto.

Accusa che Tridico respinge in toto, ma che potrebbe dare vita a un altro leitmotiv dell’era Draghi: la rimozione dello stesso Tridico. Il presidente del Reddito di cittadinanza e dei controlli a tappeto, potrebbe mai resistere alla restaurazione?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/10/per-linps-e-il-via-libera-ai-furbastri-di-ogni-tipo/6128320/

L’acceleratore di vaccini. - Marco Travaglio


La fortuna di Conte fu che i giornaloni lo dipingevano come una tale pippa che poi, quando si scopriva che era bravino o almeno non ci portava all’apocalisse, la gente simpatizzava. Draghi invece viene esaltato come un tale fenomeno che, se poi si scopre che anche lui fa quel che può, la gente s’incazza e lo maledice. Prendete i vaccini. A gennaio l’Italia era prima in Europa. Poi Big Pharma iniziò a tagliare le dosi e finimmo alla pari degli altri. Con Draghi, giornali e tg hanno inaugurato la rubrica fissa “Draghi accelera”. Come se esistesse al mondo un politico che rallenta. Il guaio è che in Europa i vaccini arrivano col contagocce grazie ai furbi di Big Pharma e ai fessi di Bruxelles. Repubblica: “Task force del generale Figliuolo per accelerare”. Corriere: “Draghi sente Von der Leyen: ora accelerare sui vaccini”, “Draghi accelera sui vaccini”, “Vaccini, si accelera”, “Piano vaccinale, ora si accelera”, “Draghi: serve accelerare”, “Draghi: ‘Un’accelerazione’”. Stampa: “Piano vaccini, l’accelerazione del governo”. Giornale: “Draghi accelera sui vaccini”. Torna la prosa atletico-militaresca dei bei tempi di Monti e dell’Innominabile. Foglio: “Draghi sceglie la via muscolare”, “Tridente anti-Covid: Draghi tratterà con l’Europa, Figliuolo troverà i vaccini e Curcio li distribuirà”. Uno veni, uno vidi, il terzo vici.

A scandire ogni pagina, termini ginnico-futuristi: svolta, scatto, mossa, sprint, spinta, regìa, attacca, sferza, incalza, sveglia, strapazza, lancia, rilancia, batte i pugni, stop, alt, altolà, a tappeto, a raffica, di massa, pressing, spinta, subito, ora, cambiare piano/ passo/ marcia/ linea/ verso/ strategia. Sui contenuti, tutto e il suo contrario. Rep: “Vaccini porta a porta”, anzi “Iniezioni nei drive through dei tamponi”. Stampa: “I vaccini si fanno al drive-in”. Corriere: “Vaccini in stazioni e tende”. Per non parlare dei numeri. Rep: “2 milioni di vaccinati in più l’obiettivo immediato”, poi “Ad aprile arriveranno 30 milioni di fiale”. Giornale: “2 miliardi ai vaccini e 20 milioni di dosi tra aprile e giugno”. Verità: “Figliuolo vuol cambiare marcia: ‘Arrivano 7 milioni di dosi”. Corriere: “Entro giugno 60 milioni di dosi”, ma “su due binari”. Stampa: “In arrivo 13 milioni di fiale”, anzi “Immunità di gregge in 41 giorni” (non uno di meno né di più). Foglio: “20 milioni di vaccini in più a trimestre”. Messaggero: “14 milioni al mese”. Chi offre di più? Giornale: “Arriva il supergenerale. Piano d’emergenza: 200mila dosi al giorno”. Corriere: “Oltre 600mila dosi al giorno”. Rep: “Obiettivo 700mila iniezioni al giorno”, anzi no: “Il piano Draghi per salire a 200mila al giorno grazie a Johnson&Johnson”. Che ieri ci ha fatto il gesto dell’ombrello. Però si accelera. Brumbrum, roarrr, ratatatatà, perepé perepé

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/10/lacceleratore-di-vaccini/6128283/