lunedì 3 novembre 2014

Orange Fiber: è il tessuto inventato da due siciliane utilizzando gli scarti delle arance.



Arance in caduta libera – Ph. Nettapi | Public domain

Loro sono due giovani catanesi, Adriana Santanocito ed Enrica Arena, e la loro “creatura” ha un nome che evoca più sensazioni gustative che non moderne seduzioni fashion. Eppure Orange Fiber non è una bevanda per vegani bensì un nuovo tipo di tessuto ricavato dagli avanzi e dai sottoprodotti dell’industria degli agrumi. Questo prodotto è nato nell’ambito di un progetto condotto in collaborazione con il dipartimento di Chimica dei materiali del Politecnico di Milano, città in cui le due giovani ideamakers hanno condiviso un appartamento per un certo periodo. Sia chiaro che la lampadina del genio non si è accesa in cucina durante una sessione di spremitura di agrumi bensì nell’ambito degli interessi professionali di Adriana Santocito che è esperta di nuovi materiali e tecnologie per la moda; la sua vocazione a sperimentare ha quindi contagiato anche la sua amica Enrica Arena che invece ha una laurea in Cooperazione internazionale.
Numerosi sono già i consensi mietuti a livello internazionale che hanno valso alle due siciliane il Premio Gaetano Marzotto – riconoscimento riservato a nuovi imprenditori e costruttori di futuro che siano in grado di far convivere innovazione, impresa e società – e uno sbarco negli ambienti finanziari della Grande Mela. Orange Fiber si è inoltre classificata tra le migliori startup italiane ai Macchianera Italian Awards, gli oscar della Rete italiana.
Il progetto Orange Fiber non esaurisce in Italia il suo raggio d’azione ma, partito dalla Sicilia dove vengono raccolti e trasformati gli scarti di agrumi, arriva in Spagna dove viene eseguita la filatura, per poi rientrare in Italia, a Como, dove viene realizzato il tessuto, che è un mix di fibra vegetale e seta. Come ultima sorpresa Orange Fiber mostra anche un coté salutista e sostenibile perchè mira a produrre  effetti benefici sulla pelle attraverso l’inserimento nelle fibre di microcapsule contenenti oli essenziali di agrumi e vitamina C a rilascio lento.

Liberi tutti! [intermezzo]


Caso Cucchi, nessun colpevole. Nel rispetto delle tradizioni.

Gli imputati per l’omicidio di Stefano Cucchi sono stati tutti assolti. E poi dicono che lo Stato non protegge.

Il verdetto di primo grado è stato ribaltato. E non vi dico lui nella tomba.

(La sentenza di primo grado è stata stravolta a tal punto che Stefano Cucchi ora è indagato per diffamazione)

Per la morte di Stefano Cucchi nessuno andrà in carcere. Sembra sia pericoloso.


[clicca sulle immagini per ingrandirle]

Tutti gli imputati sono stati assolti in appello. Per vederli beatificati dovremo attendere la Cassazione.

Né gli agenti né i medici sono stati giudicati colpevoli della morte di Stefano Cucchi. Provato col dietologo?

(Cucchi sarebbe morto per denutrizione. Come in un paese del terzo mondo)

I genitori di Cucchi: “Lo hanno ucciso di nuovo”. Tanto hanno visto che si può.

Ora si attendono le motivazioni della sentenza. Scherzo dai, non ce ne frega un cazzo.

(Per commentare la sentenza sarebbe opportuno ascoltare le motivazioni. Ma a Zelig manca una settimana)

Si riaccendono le polemiche per la foto in cui uno degli imputati mostra il dito medio. Di Cucchi.


Il cardine della sentenza Cucchi è l’insufficienza di prove. A ucciderlo fu l’improvvisazione.

Gli imputati: “Non auguriamo a nessuno di subire quello che abbiamo subito noi”. È tremendo sapere di essere stati assolti ingiustamente.

”La nostra unica colpa è quella di essere stati in servizio quel giorno”. Non avrei saputo dirlo meglio.

Giovanardi applaude la sentenza. Cosa vi aspettavate da una frase che inizia con “Giovanardi”?

Secondo Giovanardi “Cucchi doveva essere alimentato coattivamente”. Figurati se c’era una soluzione non violenta.

Ignazio Marino propone di intitolare una piazza a Stefano Cucchi. Sarebbe perfetta per farci manifestare i lavoratori.

Il comune di Roma intitolerà una strada a Cucchi. Così nessuno si lamenta delle buche.



Il sindacato di polizia: “Cucchi è morto in conseguenza di una vita dissoluta”. Consideriamolo un monito per Morgan.

Secondo il segretario Tonelli, Cucchi è morto a causa del suo stile di vita. Fosse stato sano sarebbe sopravvissuto al pestaggio.

“Se uno conduce una vita dissoluta ne paga le conseguenze”. A differenza di chi gliela toglie.

La sorella di Stefano Cucchi: “È il fallimento di uno Stato”. Nonostante tutto è riuscita a trovarci il lato positivo.

Michele Boldrin: “Giustizia di merda in un paese di merda”. Ora rischia una querela da parte della merda.

“Non si può accettare che lo Stato sia incapace di trovare i colpevoli”. Il problema non è mica trovarli.

Ilaria Cucchi: “Per fermarmi dovranno uccidermi”. Eh, ma così non si finisce più.

Intorno ai parenti di Stefano Cucchi si stringono i Sandri, gli Aldrovandi e gli Uva. Io al posto loro mi sparpaglierei.

La famiglia Cucchi: “Meritiamo giustizia”. Occhio, potrebbe far male.



* * *

Autori: sofino, batduccio, george clone, dan11, miguel mosè, luce so fusa, masss, xanax, misterdonnie, sosco, semola, goemon ishikawa, paniruro, lowerome, doctorc, pirata21 e pollo.

http://www.spinoza.it/2014/11/01/liberi-tutti-intermezzo/

La mappa del tesoro di Silvio: scoperti un miliardo e 277 mln. - Paolo Biondani

La mappa del tesoro di Silvio: scoperti un miliardo e 277 mln


E' il primato di Berlusconi rivelato in un libro inchiesta che ripercorre vent'anni di indagini sull'ex Cavaliere tra Milano, Bermuda, Bahamas, Stati Uniti, Svizzera, Hong Kong e San Marino.


MILANO - In Italia c'è abbondanza di evasori. Ma anche in questo campo Silvio Berlusconi non ha rivali. Dopo la condanna definitiva per frode fiscale, consacrata il primo agosto 2013 dalla Cassazione, ora è possibile fare un primo bilancio completo e documentato sui fondi neri scoperti in vent'anni d'indagini sul proprietario della Fininvest. Il conto finale è da primato: almeno un miliardo e 277 milioni di euro. Per guadagnare la stessa cifra un maresciallo della squadra anti-evasione della procura di Milano, che ha uno stipendio di 2 mila euro al mese se fa gli straordinari, dovrebbe lavorare per 53 mila e 208 anni.

Il forziere delle tangenti. 

Nel video-messaggio del 18 settembre Berlusconi si è proclamato "assolutamente innocente" e ha accusato la magistratura di averlo colpito con "una sentenza mostruosa e politica". La riprova del complotto sarebbe la presunta esiguità dell'evasione per cui è stato condannato: 7 milioni e 300 mila euro, nulla per un miliardario come lui. In realtà quella frode è l'unico pezzo di processo che è riuscito a sopravvivere alla legge ex Cirielli, approvata nel 2005 dai suoi parlamentari, che ha dimezzato i termini di prescrizione dei reati. Ma in tutti i gradi di giudizio le sentenze definiscono "colossale" la massa di denaro nero che si è riversata 
sulle società offshore gestite dal gruppo Fininvest e risultate "di proprietà personale di Berlusconi".

L'accusa ha dimostrato che i prezzi dichiarati al fisco per i film americani comprati da Fininvest e Mediaset venivano costantemente gonfiati, per portare soldi all'estero. La condanna definitiva quantifica in 368 milioni e 510 mila dollari il totale dei fondi neri creati, con i contratti truccati, nel solo quinquennio esaminato nel processo, che va dal 1994 al 1998. Di questa "sistematica frode fiscale", spiegano i giudici, Berlusconi è stato "l'ideatore, l'organizzatore e il beneficiario finale": i soldi finivano su conti offshore gestiti dai suoi tesorieri personali. E le stesse sentenze precisano che questa è solo una parte di un enorme patrimonio segreto accumulato "fin dagli Ottanta". 

Le offshore per i figli.

Ora un libro-inchiesta di Paolo Biondani e Carlo Porcedda ("Il Cavaliere Nero", edito da Chiarelettere) ricostruisce come si è formato e in quali paradisi fiscali è stato nascosto l'intero tesoro nero di Silvio Berlusconi, pubblicando per la prima volta i documenti originali che comprovano le accuse.

Il processo Mediaset è nato da una costola delle indagini di Tangentopoli, che già negli anni Novanta avevano portato alla scoperta delle prime 64 società offshore del gruppo Fininvest, attive tra il 1989 e il 1994-95. La tesoreria centrale si chiamava All Iberian: un sistema di conti esteri "non ufficiali" che ha finanziato "operazioni riservate" per un totale di 1.550 miliardi di lire (775 milioni di euro). Un fiume di denaro nero utilizzato, tra l'altro, per pagare tangenti a politici come Bettino Craxi e per corrompere il giudice civile romano che ha regalato il gruppo Mondadori alla Fininvest. Per questo primo tesoro offshore il Cavaliere aveva ottenuto l'impunità, dopo le elezioni del 2001, grazie alla contestatissima legge che ha trasformato quel gigantesco falso in bilancio in una semplice contravvenzione a prescrizione ultra-rapida: le sentenze definitive però spiegano che Berlusconi "non può certo dirsi innocente".

Il processo Mediaset, quello che ha portato alla condanna finale, è partito dalla scoperta dei depistaggi organizzati per fermare Mani Pulite: documenti sottratti alle perquisizioni, conti svuotati per far sparire i soldi, fino alla corruzione del testimone chiave, l'avvocato inglese David Mills. L'obiettivo di tante manovre di "inquinamento probatorio", come le ha definite il pm Fabio De Pasquale, era nascondere le offshore personali di Berlusconi, tra cui spiccano le società Century One e Universal One: due forzieri esentasse con almeno 252 milioni di dollari. Le carte fatte sparire nel 1996, e ritrovate solo nel 2003-2004, riguardano anche la società Bridgestone, intestataria di uno yacht e di una villa da 12 milioni di dollari alle Bermuda: un regalo offshore di papà Silvio alla figlia Marina Berlusconi. Il Cavaliere, inoltre, controlla personalmente un sistema di conti alle Bahamas, che hanno ricevuto almeno 26 milioni di dollari fino al 1998, attraverso un grossista di carni di Montecarlo, trasformato in improbabile venditore di film. 

Non bastasse, c'è il nero italiano. Nella sentenza definitiva del processo per le tangenti alla Guardia di finanza, chiuso nel 2001, si legge che la Fininvest aveva notevolissime "disponibilità extra-bilancio" già negli anni Ottanta: almeno 65 milioni di euro. Un patrimonio nero così quantificato dagli stessi giudici della Cassazione che in quel caso avevano assolto il Cavaliere, spiegando che i manager della Fininvest avevano davvero corrotto 12 finanzieri tra cui un generale, ma lui poteva non saperlo.

Un altro tesoro nascosto è invece attualissimo. Nel processo Mediaset il ruolo di primattore spetta a Frank Agrama, imprenditore del cinema con base a Los Angeles, condannato a tre anni. La sentenza definitiva lo bolla come un "intermediario fittizio", che incassava il nero e lo spartiva segretamente con Berlusconi. Nel solo quinquennio 1994-98, le tv del Cavaliere hanno speso 200 milioni di dollari per acquistare film della Paramount attraverso quel fortunatissimo mediatore americano. Ma al colosso di Hollywood è arrivato soltanto un dollaro su tre. Ben 55 milioni li ha trattenuti Agrama "senza svolgere alcuna attività". E altri 80 milioni di dollari sono rispuntati sui conti delle solite offshore personali di Berlusconi.

Di tutti questi fondi neri, nessuna autorità italiana è mai riuscita a sequestrare un solo centesimo. La sentenza Mediaset ha condannato Berlusconi, per effetto della ex Cirielli, a risarcire solo 10 milioni di euro. Meno di un trentaseiesimo dei profitti accumulati con la frode fiscale di cui è stato riconosciuto colpevole.

(23 novembre 2013)