giovedì 10 agosto 2023

PILLOLA AOH1996: curerà tutti i TUMORI? Vediamo cosa sappiamo ad ora, i dettagli.

 

Potrebbe essere una delle più importanti novità sul campo della medicina. Dopo forse 20 anni di continue ricerche siamo quasi arrivati al traguardo, ovvero potremo avere una sola pillola per sconfiggere tutti i tumori.

Le aspettative sono molto alte dopo l’annuncio dei risultati promettenti del farmaco contro il cancro chiamato ‘AOH1996', pubblicati da un gruppo di oncologi ricercatori del City Hope di Los Angeles, sulla rivista Cell Chemical Biology.

Gli scienziati, così come riporta anche il Corriere della Sera, hanno sviluppato tale farmaco potenzialmente miracoloso in grado di distruggere il cancro ma, a differenza della chiemio, di lasciare intatte le altre cellule. La pillola si chiamerà AOH1996 proprio perché richiama le iniziali e la data di nascita di Anna Olivia Healy, una bambina morta nel 2005 a soli nove anni, per un cancro infantile. La dottoressa Linda Malkas, che ha guidato la ricerca, ha incontrato il padre di Anna poco prima che morisse ed è stata ispirata dalla storia. Al momento è stato testato in laboratorio su 70 diverse cellule tumorali ad iniziare dal seno, alla prostata, al cervello, alle ovaie e così via, ed è risultato efficace contro tutti.

Insomma, le aspettative della comunità scientifica sono altissime. Inutile dire che lo sono anche quelle di chi è malato di tumore e non trova beneficio in chemio o immunoterapie. Ma ovviamente ci vuole ancora tempo prima che possa debuttare sul mercato dei farmaci oncologici, almeno sei anni. Quello che più interessa ad oggi è che, oltre a spezzare i meccanismi di sviluppo delle cellule cancerogene, la pillola è in grado di ridurre gli effetti collaterali delle terapie di oggi, lasciando intatti gli altri tessuti.

Un disco in marmo di 2.500 anni fa è stato scoperto in Israele. - Angelo Petrone

Secondo gli archeologi, questo oggetto fungeva da amuleto per proteggere dal malocchio e dall’invidia e aiutava le navi da guerra e le navi mercantili a navigare.

Un disco di marmo a forma di occhio di 2.500 anni è stato trovato nel mare vicino alla spiaggia di Palmachim, in Israele, da un bagnino che stava facendo snorkeling. A renderlo noto sabato è il portale Arkeonews. Secondo gli specialisti, questo raro oggetto veniva utilizzato come amuleto contro il malocchio per le navi tra il V e il IV secolo a.C. Il disco è di marmo bianco e misura 20 centimetri di diametro. Uno dei suoi lati è piatto, ma l’altro è convesso e presenta una cavità centrale con tracce di vernice che formano due cerchi attorno al centro. In archeologia sono identificati con il motivo di un occhio, o ‘ophtalmoi‘ in greco. Tali dischi ornavano le prue di antiche navi da guerra e mercantili, e venivano fissati al legno con chiodi di piombo o di bronzo. “Attraverso disegni su ceramica, mosaici e monete antiche, oltre a fonti storiche del V secolo a.C., sappiamo che questo disegno era comune sulle prue delle navi e serviva a proteggere dal malocchio e dall’invidia, aiutava nella navigazione e fungeva da un paio di occhi che guardano avanti e avvertono del pericolo“, spiega Yaakov Sharvit, direttore dell’Unità di archeologia marina dell’Autorità israeliana per le antichità. L’esperto ha spiega, inoltre, che tali decorazioni sono ancora comuni sulle navi moderne in Portogallo, Malta, Grecia ed Estremo Oriente.

Nonostante il fatto che questi talismani fossero diffusi ai loro tempi, gli esempi reali sono molto difficili da trovare e fino ad oggi nel Mediterraneo sono stati scoperti solo quattro oggetti così antichi. Allo stesso tempo, le indagini archeologiche in questo territorio dimostrano che era un centro attivo di attività commerciali, come attestato dal numero di naufragi di navi mercantili.

https://www.scienzenotizie.it/2023/08/08/un-disco-in-marmo-di-2-500-anni-fa-e-stato-scoperto-in-israele-1871996?fbclid=IwAR1R_eMzzSKiCtLeaeXchBjib-cxef2a9w8iGuStUxXqhbZIkid86ehCHFY

Cuzco, Perù. - Palazzo dell'Arcivescovado.


I nostri avi possedevano tecnologie di gran lunga superiori alle nostre. Questi muri ne sono la dimostrazione: quello del centro è datato 30.000 anni ed ancora resiste, quelli laterali sono molto più recenti.

Palazzo dell'Arcivescovado



C'è chi suggerisce che le pietre venivano assemblate con l'intento di comporre delle figure; ad esempio, quella raffigurata sul portale dell'entrata del palazzo potrebbe rappresentare una chiave.
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Ora d’aria. - Marco Travaglio

 (Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano - 9-8-2023) – La legge Severino, che estendeva ai parlamentari condannati in via definitiva le regole di decadenza e incandidabilità già previste dal Testo unico degli enti locali del 1990 per gli amministratori locali e regionali, fu approvata da tutti i partiti nel dicembre del 2012. Erano gli ultimi respiri del governo Monti, l’ammucchiata inventata da Napolitano dopo la débacle del terzo tragico Berlusconi per impedire agli italiani di votare in massa per i 5Stelle, nati nel 2009 e favoriti dai sondaggi. Il calcolo di Re Giorgio rivelò tutta la sua miopia quando, scaduta la legislatura, si dovette votare per forza nel febbraio del 2013: infatti il M5S balzò da zero al 25.5%, alla pari del Pd. Ma due mesi prima la Casta ancora s’illudeva che bastasse scimmiottare gli odiati “grillini” per farli sparire. Così, siccome Grillo, dal VDay del 2007, mieteva consensi con la campagna Parlamento Pulito e i vaffa ai 21 deputati e senatori pregiudicati, i partiti finsero di convertirsi alla legalità stabilendo, con la Severino, che almeno i condannati definitivi a pene superiori a 2 anni restassero fuori dalle Camere, come già avveniva da 22 anni in Comuni, Province e Regioni. Votò Sì persino FI, senza sapere che il primo a farne le spese sarebbe stato B., condannato a 4 anni per frode fiscale ed espulso dal Senato nel 2013.

Dieci anni dopo, la Casta non s’è ancora riavuta dallo choc e, dopo avere smantellato o sventato quasi tutte le riforme targate 5Stelle (Rdc, Dl Dignità, Superbonus, Pnrr, taglio dei vitalizi, cashback e pezzi di Spazzacorrotti), si accinge a dare il colpo di grazia alla Severino. Anzi alla legge del ‘90 che questi somari confondono con quella del ‘12. Da anni il Pd chiede di abolire la decadenza di sindaci, presidenti di Regione e assessori arrestati o condannati in primo o secondo grado, lasciandola solo per i definitivi (come per i parlamentari). Ora il governo Meloni accontenta i dem, ma li mette pure in imbarazzo. Delle due l’una: o appoggiano per coerenza una controriforma della destra; o cambiano idea e difendono una norma che finora avversavano (come per l’abuso d’ufficio, che fino a ieri volevano abolire, e il Rdc, contro cui votarono nel 2018). Se la porcata passerà, resterà da risolvere un problemuccio applicativo, non per gli amministratori condannati in via provvisoria e a piede libero, ma per quelli arrestati in custodia cautelare: destino rarissimo per i parlamentari, quasi sempre salvati dalle Camere che negano l’autorizzazione alla cattura, ma piuttosto frequente per gli inquilini di Comuni e Regioni, sprovvisti di immunità. Se un sindaco o un presidente finisce in galera e non decade più dalla carica, la giunta dove la riunisce: nel parlatorio o nel cortile del penitenziario durante l’ora d’aria?