mercoledì 28 dicembre 2016

Bilancio Comune di Roma, il revisore che l’ha bocciato è a processo per bancarotta. - Andrea Palladino

Bilancio Comune di Roma, il revisore che l’ha bocciato è a processo per bancarotta


Marco Raponi, commercialista vicino al centrodestra, è membro dell'Oref, l'organismo che per la prima volta ha respinto i conti della Capitale, "firmati" dalla giunta Raggi. Ilfattoquotidiano.it è in grado di rivelare che lo stesso professionista è imputato per il crac del Latina calcio. Con accuse pesanti. Comprese quelle di aver fatto sparire documenti. La replica: "Processo in corso, non commento".

E’ membro del collegio che ha bocciato pochi giorni fa il bilancio del Comune di Roma, il primo dell’era Raggi, e allo stesso tempo è imputato per bancarotta fraudolenta, con l’accusa di aver “sottratto o distrutto” i verbali del collegio sindacale del Latina Calcio, con l’obiettivo di nascondere il crac in corso. Marco Raponi, commercialista di Cori (Latina) con la passione per la politica (di centrodestra), mai avrebbe immaginato un giorno di trovarsi con in mano un bilancio pubblico pesantissimo da valutare. La città di Cori che negli anni passati ha amministrato – appoggiato da una lista civica vicina all’epoca a Forza Italia e Alleanza nazionale – ha appena 11mila abitanti, e un bilancio che neanche sfiora quello del più piccolo municipio della capitale. Ma a volte è il caso che gioca curiosi scherzi: dallo scorso febbraio è uno dei tre revisori dei conti del Campidoglio, componente dell’Oref, l’organismo che poco prima di Natale ha bocciato il primo bilancio firmato dalla giunta Raggi. Nominato nel febbraio scorso dal commissario straordinario, attraverso una selezione basata sul sorteggio informatico, come raccontano i verbali di Roma capitale firmati dal prefetto Tronca.
Raponi nel curriculum pubblicato sul sito del Comune di Roma non ha inserito quella che lui definisce con un certo pudore “una situazione professionale”. Per la Procura di Latina è in realtà una pesante imputazione per l’ipotesi di bancarotta fraudolenta del vecchio Latina Calcio, fallito nel 2009. Le indagini condotte dal pubblico ministero Marco Giancristofaro portarono a individuare pesanti ipotesi di responsabilità per l’intero collegio sindacale della squadra di calcio (la cui attuale gestione nulla ha che vedere con il fallimento di sette anni fa), presieduto proprio da Raponi: “In concorso tra loro – scrive la Procura nel capo d’imputazione – sottraevano o distruggevano, allo scopo di crearsi ingiusto profitto e di recare pregiudizio ai creditori, il libro delle adunanze e delle deliberazioni del collegio sindacale”.
Non solo. Per i magistrati quel collegio di sindaci presieduto da Raponi avrebbe evitato di “richiedere l’intervento del Tribunale di Latina affinché venisse dichiarato il fallimento della As Latina spa, appena venuti a conoscenza dell’insolvenza”, evidente già nel 2006, tre anni prima del fallimento. In altre parole Raponi – per i magistrati di Latina – invece di vigilare sulla tenuta dei conti del Latina calcio avrebbe aiutato l’amministratore a far sparire le scritture contabili e i registri della società, non segnalando poi in tempo l’imminente crac. Il processo per la bancarotta fraudolenta iniziato da pochi mesi è ancora in corso: “Siamo nel primo dibattimento – spiega a ilfattoquotidiano.it Raponi – speriamo di uscirne fuori”. Una situazione che avrebbe magari consigliato di rinunciare all’incarico delicato di revisore dei conti del Comune di Roma? “C’è un processo in corso – risponde Raponi – non è opportuno commentare”.
Il destino giudiziario e la carriera di revisore dei conti di Marco Raponi sono legati a doppio filo con due nomi noti in provincia di Latina e di Roma, quello di Antonio Sciarretta, patron del Latina calcio tra il 2002 e il 2006 (anno horribilis, quando la squadra venne radiata dopo essersi vista respingere la domanda d’iscrizione al campionato), con velleità politiche nel centrodestra – area Alleanza nazionale – andate spesso a vuoto, e quello di Marcello Ilardi, imprenditore della sanità privata laziale morto tre anni fa. Sciarretta e Ilardi gestivano insieme la Life Hospital spa, società finita fallita nel 2008, dopo appena sette anni di attività, socio unico a sua volta del vecchio Latina calcio. Anche in questo caso il presidente del collegio sindacale era il commercialista Marco Raponi.
Il suo nome appare ancora oggi nelle visure di alcune società legate al gruppo Ilardi (gestite oggi dagli eredi), come la Clinica Madonna delle Grazie di Velletri. Sciarretta era l’amministratore delegato del Latina Calcio al momento del fallimento ed è il principale imputato nel processo per bancarotta fraudolenta. Nel suo caso la procura gli ha contestato anche la distrazione di alcuni beni della società di calcio: “Un automezzo Fiat Ducato, un respiratore, un elettrocardiografo, un trattorino, attrezzi da palestra, armadi e una stampante”, per un valore complessivo di circa 25mila euro. Nel processo dovrà rispondere – insieme al revisore contabile del Comune di Roma Marco Raponi – anche per la distruzione dei registri e di alcuni documenti contabili.

Segni di risveglio ai Campi Flegrei. Il vulcano più grande d'Europa preoccupa i ricercatori. - Elena Dusi

Segni di risveglio ai Campi Flegrei. Il vulcano più grande d'Europa preoccupa i ricercatori
Il sollevamento del suolo osservato dai satelliti (immagine Cnr Irea) 

"Dobbiamo monitorarlo meglio" esortano i ricercatori dell'Ingv, dopo uno studio scientifico che rivela segni di irrequietezza nella caldera abitata da 500mila persone. Il suolo si sta sollevando, le emissioni di gas aumentano, così come le temperature del sottosuolo. E il magma ha raggiunto la profondità di 3-4 chilometri.

I Campi Flegrei potrebbero raggiungere un punto critico. Il suolo si sta rigonfiando, il magma sta risalendo e le temperature interne aumentano. Si tratta ancora di valori minimi: nulla a che vedere con un’eruzione imminente. “Ma bisogna intensificare l’attività di sorveglianza” esorta l’Ingv (Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia) dopo la pubblicazione di un suo studio su Nature Communications.
 
La ricerca, coordinata da Giovanni Chiodini e condotta insieme alle università di Palermo, Roma Tre e Savoia in Francia, ha cercato di fissare il possibile “punto critico” oltre il quale la risalita del magma e dei suoi gas renderebbe instabile tutto il sistema. “Raggiunte le condizioni critiche – spiega Chiodini – il magma rilascia grandi quantità di vapore”. Risalendo verso la superficie, questo vapore bollente indebolisce le rocce, aprendo due possibili scenari. Il primo è l’eruzione, il secondo (quello opposto) è un aumento della viscosità del magma, e quindi la fine della sua risalita.
 
Resta dunque incerto cosa accadrà in uno dei supervulcani più pericolosi del mondo, che 39mila anni fa provocò l’eruzione più potente del pianeta negli ultimi 200mila anni, ricoprì delle sue ceneri l’Europa fino a Mosca, bloccò i raggi del Sole provocando un “inverno vulcanico” di due anni e secondo alcuni contribuì addirittura all’estinzione dei Neanderthal. Ma per le 500mila persone che vivono nel bel mezzo della caldera, i segni di irrequietezza non sono da prendere sotto gamba. Tanto che nel 2012 l’allerta è stata innalzata da verde a gialla (livello di attenzione). 

 Segni di risveglio ai Campi Flegrei. Il vulcano più grande d'Europa preoccupa i ricercatori
Il magma oggi è risalito a 3-4 chilometri dalla superficie (stessa profondità dell’ultima eruzione, detta del Monte Nuovo, nel 1538). Le analisi dei gas della solfatara di Pozzuoli dimostrano che le rocce intorno al serbatoio di magma si stanno scaldando e rilasciano sempre più vapore acqueo. “Il possibile avvicinarsi del magma alle condizioni di pressione critica – spiega ancora Chiodini – può spiegare l’attuale accelerazione delle deformazioni del suolo, il recente incremento delle scosse di terremoto e l’aumento dei gas più sensibili agli incrementi di temperatura”. 
Segni di risveglio ai Campi Flegrei. Il vulcano più grande d'Europa preoccupa i ricercatori
Solfatara a Pozzuoli 
Più che dal simbolico Vesuvio, è dunque dai Campi Flegrei che gli abitanti di Napoli e dintorni dovrebbero guardarsi. La forma di caldera anziché di montagna fa sembrare innocuo questo vulcano con un diametro di 12 chilometri, metà a terra e metà nel golfo di Pozzuoli, costellato da bocche eruttive, coni e fumarole. Ma se greci e romani collocavano qui (nell’Averno) la porta dell’inferno, una ragione probabilmente c’è. 
Nella storia, la caldera si è sempre alzata e abbassata, quasi avesse un respiro. Nel mercato romano di Pozzuoli alcune colonne sono incrostate da conchiglie, a dimostrazione che un tempo si trovavano sotto l’acqua. Dopo l’eruzione del Monte Nuovo, la caldera si è assestata sprofondando leggermente. E’ tornata ad alzarsi a partire dal 1950, fino all’eclatante bradisismo degli anni ’80. Tra il 1982 e il 1985 il suolo si sollevò di quasi due metri e uno sciame sismico provocò l’evacuazione degli abitanti di Pozzuoli. Dal 2005 il suolo si è rialzato di altri 40 centimetri, seguito millimetro per millimetro dai satelliti CosmoSkyMed, dall'Istituto Irea del Cnr che ne analizza i dati e dalle stazioni di monitoraggio dell'Ingv. Una sequenza di piccoli terremoti conferma che il gigante potrebbe aver voglia di risvegliarsi. Sarebbe come – dichiarò alla Reuters qualche anno fa Giuseppe De Natale, il direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv (il più antico centro di ricerche sui vulcani del mondo ) – come l’arrivo di un grande meteorite. Un’eventualità tanto rara quanto catastrofica”.