domenica 21 aprile 2013

Funeral party. - Marco Travaglio.

Editoriale al vetriolo del vice direttore del Fatto quotidiano sul nuovo mandato al Capo dello Stato

"La scena supera la più allucinata fantasia dei maestri dell'horror, roba da far impallidire Stephen King e Dario Argento. 
Il cadavere putrefatto e maleodorante di un sistema marcio e schiacciato dal peso di cricche e mafie, tangenti e ricatti, si barrica nel sarcofago inchiodando il coperchio dall'interno per non far uscire la puzza e i vermi. 
Tenta la mission impossible di ricomporre la decomposizione. 
E sceglie un becchino a sua immagine e somiglianza: un presidente coetaneo di Mugabe, voltagabbana (fino all'altroieri giurava che mai si sarebbe ricandidato) e potenzialmente ricattabile (le telefonate con Mancino, anche quando verranno distrutte, saranno comunque note a poliziotti, magistrati, tecnici e soprattutto a Mancino), che da sempre lavora per l'inciucio (prima con Craxi, poi con B.) e finalmente l'ha ottenuto.
E con una votazione dal sapore vagamente mafioso (ogni scheda rigorosamente segnata e firmata, nella miglior tradizione corleonese)
Pur di non mandare al Quirinale un uomo onesto, progressista, libero, non ricattabile e non controllabile, il Pd che giurava agli elettori "mai al governo con B." va al governo con B., ufficializzando l'inciucio che dura sottobanco da vent'anni. 
Per non darla vinta ai 5Stelle, s'infila nelle fauci del Caimano e si condanna all'estinzione, regalando proprio a Grillo l'esclusiva del cambiamento e la bandiera di quel che resta della sinistra (con tanti saluti ai "rottamatori" più decrepiti di chi volevano rottamare). 
La cosa potrebbe non essere un dramma, se non fosse che trasforma la Repubblica italiana in una monarchia assoluta e la consegna a un governo di mummie, con i dieci saggi promossi ministri e il loro programma Ancien Régime a completare la Restaurazione. 
Viene in mente il ritorno dei codini nel 1815, dopo il Congresso di Vienna, con la differenza che qui non c'è stata rivoluzione né s'è visto un Napoleone. 
Ma il richiamo storico più appropriato è Weimar, con i vecchi partiti di centrosinistra che nel 1932 riconfermano il vecchio e rincoglionito generale von Hindenburg, 85 anni, spianando la strada a Hitler. Qui per fortuna non c'è alcun Hitler all'orizzonte. 
Però c'è B., che fino all'altroieri tremava dinanzi al Parlamento più antiberlusconiano del ventennio e ora si prepara a stravincere le prossime elezioni e salire al Colle appena Re Giorgio abdicherà. 
A meno che non resti abbarbicato al trono fino a 95 anni, imbalsamato e impagliato come certi autocrati, dagli iberici Salazar e Franco ai sovietici Andropov e Cernenko, tenuti in vita artificialmente con raffinate tecniche di ibernazione e ostesi in pubblico con marchingegni alle braccia per simulare un qualche stato motorio. 
Ieri, dall'unione dei necrofili di sinistra e del pedofilo di destra, è nato un regime ancor più plumbeo di quello berlusconiano e più blindato di quello montiano, perché è l'ultima trincea della banda larga che comanda e saccheggia l'Italia da decenni, prima della Caporetto finale. Prepariamoci al pensiero unico di stampa e tv, alla canzone mononota a reti ed edicole unificate. 
Ne abbiamo avuto i primi assaggi nelle dirette tv, con la staffetta dei signorini grandi firme che magnificavano l'estremo sacrificio dell'Uomo della Provvidenza e del Salvatore della Patria, con lavoretti di bocca e di lingua sulle prostate inerti e gli scroti inanimati delle solite cariatidi. 
Le famose pompe funebri. 
Ps. Da oggi Grillo ha una responsabilità infinitamente superiore a quella di ieri. Non è più solo il leader del suo movimento, ma il punto di riferimento di quei milioni di cittadini (di centrosinistra, ma non solo) che non si rassegnano al ritorno dei morti morenti e rappresentano un quarto del Parlamento. A costo di far violenza a se stesso, dovrà parlare a tutti con un linguaggio nuovo. Senza rinunciare a chiamare le cose col loro nome. Ma senza prestare il fianco alle provocazioni di un regime fondato sulla disperazione, quindi capace di tutto." 

Editoriale da Il Fatto Quotidiano di oggi 21 aprile 2013

Andrea Scanzi

Foto: Grazie Pd(l).

Ha detto più cose di sinistra Beppe Grillo a Roma stamattina, nel suo discorso, che Bersani (e derivati) in tutta la sua vita. 
Come ha scritto oggi Travaglio: 
"Da oggi Grillo ha una responsabilità infinitamente superiore a quella di ieri. 
Non è più solo il leader del suo movimento, ma il punto di riferimento di quei milioni di cittadini (di centrosinistra, ma non solo) che non si rassegnano al ritorno dei morti morenti e rappresentano un quarto del Parlamento. 
A costo di far violenza a se stesso, dovrà parlare a tutti con un linguaggio nuovo. Senza rinunciare a chiamare le cose col loro nome. 
Ma senza prestare il fianco alle provocazioni di un regime fondato sulla disperazione, quindi capace di tutto". L'intervento e la conferenza stampa paiono andare in questa direzione. 
L'unica buona notizia di questi giorni terribili - terribili - per la democrazia italiana è la morte del Pd (che di per sé è nato morto). 
Ora si frantumerà tra bolliti (lettiani, franceschiniani, giovani vecchi turchi), renziani (i berlusconiani di quasi-sinistra, molto meno forti di quattro mesi fa) e Barca-Vendola-Civati-Marino eccetera (possibilmente con esiti migliori della tragicomica Rivoluzione Civile). 
Il bipolarismo reale, al momento, è Berlusconi versus Movimento 5 Stelle. 
Buona fortuna.

https://www.facebook.com/pages/Andrea-Scanzi/226105204072482

Siamo formiche.




Grillo è un fomentatore....dicono i mass-media.
Quali sono gli episodi che portano i mass-media ad affermare questa cosa?
Ho cercato nella memoria, ho cercato nella rete...nulla.
E' aggressivo a parole? E chi non lo sarebbe oggi con ciò a cui ci sottopongono?
Ma poi, è solo lui l'aggressivo? Ogni giorno ci tocca leggere o ascoltare affermazioni di inaudita violenza pronunciate da personaggi che "stallano" in politica da tempo immemorabile, ma nessuno ci fa caso, fino a farci pensare: vabbè, lo ha detto Tizio, lo ha detto Caio, li conosciamo...
Mai una parola di sdegno da parte dei giornali, dei tg, del Capo dello Stato.
Ma stanno attenti a tutto ciò che esce dalla bocca di Grillo, con l'autorizzazione ad utilizzare la "funzione della libera interpretazione".
Esecrabile.
La realtà, quella che vediamo noi che abbiamo aperto gli occhi, è che siamo entrati nell'era della peggiore dittatura e ce ne sentiamo imprigionati: impotenti, messi all'angolo, emarginati.
Il nostro parere, ciò che ci "permettono di esprimere" secondo una loro interpretazione di democrazia, non vale nulla e non c'è nulla di peggio che gridare senza essere ascoltati.
Quando non vengono riconosciuti i diritti ma solo i doveri non si può parlare di democrazia.
Quando ci "impongono" di esercitare un nostro diritto, quello del voto, e poi non ne tengono conto, non hanno fatto altro che annullarci, annichilirci, distruggerci psicologicamente.
Se non avessero bisogno di noi che produciamo ricchezza, probabilmente, ci ucciderebbero tutti.

Siamo formiche se non riusciamo a ribellarci e riprenderci la nostra dignità.


Cetta.

Napolitanobis, tira una brutta aria qua fuori. - Biagio Simonetta


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Non sono in grado di giudicare la rielezione di Giorgio Napolitano. Non sono un politologo, né un grande elettore. E le passioni coltivate – o forse le ossessioni – mi hanno portato a essere un fanatico di storie criminali, non di politica.
Però ho sperato veramente che il mio Paese potesse essere rappresentato da Stefano Rodotà. Ho voluto crederci. Illudermi, al di là dei partiti o dei movimento. E’ andata male, ma è stato bello. Perché l’Italia, quella delle piazze, ha dimostrato di avere ancora una coscienza civile. Ed è un gran risultato dopo un ventennio culturalmente devastante, in questo Paese messo in ginocchio dalla distruzione socio-culturale imposta dal berlusconismo.
Ora, da italiano, sono tremendamente preoccupato. Tira una brutta aria, qua fuori. La stessa aria che i partiti sembrano non percepire. Ogni giorno in Italia ci sono 2000 nuovi disoccupati. Giovani, ma anche cinquantenni. Italiani senza più sogni, persone che fino a ieri si nascondevano nella normalità dei giorni: il panettiere dove compravi il pane, l’impiegato che trovavi dietro allo sportello, il maestro di tennis che voleva che cambiassi impugnatura, il barista che ti serviva il cappuccino ogni mattina, l’estetista di tua moglie, quell’anziano signore che parcheggiava la sua auto sempre vicina alla tua, il pizzaiolo che era tornato dal Nord per vivere nella sua Calabria, il giornalista che incontravi la domenica allo stadio, il meccanico al quale portavi lo scooter di tuo figlio, il fruttivendolo che aveva sempre gli occhi gonfi perché la sveglia all’alba lo distruggeva. Sono loro i nuovi poveri. Siamo noi.
Dai sempre troppo pochi libri letti nella mia vita ho imparato che un popolo che ha fame è un popolo irrazionale. O forse tremendamente lucido. Tira una brutta aria qua fuori. Tira una brutta aria.
Buona fortuna Italia.