“All’inizio”, ci spiega Montezemolo uscendo dall’abitacolo pensato per i leader del Partito Democratico, avevamo pensato solo a una singola retromarcia velocissima. Poi però abbiamo deciso di offrire diverse possibilità di retrocessione in attesa del modello definitivo di Fiat Pd. No, è ancora troppo presto per parlarne”. Ma le indiscrezioni fioccano. Si parla di un veicolo semicubico come la Multipla primo tipo unito alla commovente assenza di prospettive della storica Duna con, di serie, cinque retromarce a trazione integrale e nessuna marcia avanti. Una bomba nel suo genere. “Di certo non riusciremo a replicare l’evento che oggi, con il lancio della Fiat Pd, siamo sicuri di aver realizzato”. Il presidente, fiero del suo gioiello fortemente voluto dal Gotha del Partito Democratico ci illustra il progetto e le caratteristiche tecniche. Consumi e sforzi di guida disumani con prestazionirisibilisonosololapuntadidiamantediunamacchina incapace di acquistare velocità anche in discesa. Nelle prove su stradalaquartaretromarciahasoddisfattoanchegliespertidella rivista "Quattoruotediscorta", appositamente convocati per testare il prototipo: registrata una decelerazione da zero a meno cento mai vista prima d’ora. Sulle nostre strade arriverà probabilmente, se arriverà, a fine legislatura ma intanto già si plaude all’utilità delle prove di crash test. Alcuni manichini, rimasti immobili al momento del violento impatto all’indietro, sono stati infatti adocchiati come futuri leader del Partito.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 11 aprile 2010
Auto-immobilismo - Roberto Corradi
“All’inizio”, ci spiega Montezemolo uscendo dall’abitacolo pensato per i leader del Partito Democratico, avevamo pensato solo a una singola retromarcia velocissima. Poi però abbiamo deciso di offrire diverse possibilità di retrocessione in attesa del modello definitivo di Fiat Pd. No, è ancora troppo presto per parlarne”. Ma le indiscrezioni fioccano. Si parla di un veicolo semicubico come la Multipla primo tipo unito alla commovente assenza di prospettive della storica Duna con, di serie, cinque retromarce a trazione integrale e nessuna marcia avanti. Una bomba nel suo genere. “Di certo non riusciremo a replicare l’evento che oggi, con il lancio della Fiat Pd, siamo sicuri di aver realizzato”. Il presidente, fiero del suo gioiello fortemente voluto dal Gotha del Partito Democratico ci illustra il progetto e le caratteristiche tecniche. Consumi e sforzi di guida disumani con prestazionirisibilisonosololapuntadidiamantediunamacchina incapace di acquistare velocità anche in discesa. Nelle prove su stradalaquartaretromarciahasoddisfattoanchegliespertidella rivista "Quattoruotediscorta", appositamente convocati per testare il prototipo: registrata una decelerazione da zero a meno cento mai vista prima d’ora. Sulle nostre strade arriverà probabilmente, se arriverà, a fine legislatura ma intanto già si plaude all’utilità delle prove di crash test. Alcuni manichini, rimasti immobili al momento del violento impatto all’indietro, sono stati infatti adocchiati come futuri leader del Partito.
La guerra ai bambini - Luca Telese
C’è qualcosa di grave,ed incredibile, nella sottovalutazione della guerra della Lega,e dei suoi emuli contro i bambini. E’in atto una crociata che non si vuole vedere, perché nessuno collega con un unico filo storie ed episodi che rimbalzano da un capo all’altro d’Italia. In alcuni casi, il centrosinistra si oppone, più o meno blandamente. In altri sostiene addirittura che i provvedimenti dovrebbero essere più severi. Raramente ci si rende conto che questo moderno razzismo dissimulato sotto i feticci del sorriso cortese e della buona amministrazione, non è un effetto collaterale più o meno indesiderato della guerra contro gli extracomunitari adulti. Ma quello pianificato di una guerra che ha come obiettivo principale proprio i bambini. I leghisti non lo nascondono. Ho chiesto a Mauro Borghezio perché:“I padri devono capire – mi ha risposto con sincerità – che se vengono a procreare qui da noi gli effetti ricadono sui loro figli”. La guerra ai bambini ha come obiettivo la segregazione, perché i minori sono quelli che fanno camminare sulle loro gambe l’integrazione.
Quelli che imparano l’italiano nelle scuole, e poi lo insegnano ai loro genitori. Quelli che, rompendo con fatica le barriere del pregiudizio, costruiscono la nuova Italia multi culturale. Ecco perché non va sottovalutato il manuale nuovo cattivismo. E perché va combattuto.
da Il Fatto Quotidiano dell'11 aprile 2010
Per candidarsi 200mila euro - Enrico Fierro
Ma a tempestarlo di telefonate alla vigilia delle elezioni è Filippo Dinacci, avvocato napoletano e cugino omonimo dell'avvocato romano legale di Previti,Berlusconi e Bertolaso. L'avvocato Dinacci in quel periodo è consulente della società che Micciché, Dell'Utri e Massimo De Caro hanno messo in piedi per il business del petrolio e del gas in Venezuela. Ma il pallino della politica non lo abbandona mai, ha fondato con Armando Pizza la nuova Dc, ha partecipato allaquerelle sul simbolo. E ora, elezioni politiche del 2008, pretende un posto in Parlamento. “Mercoledì – dice Dinacci in una telefonata alle 3 del pomeriggio del 18 febbraio 2008 – vado a Roma per la candidatura in Forza Italia”. Micciché gli dice di stare tranquillo: “Per quanto riguarda Forza Italia se riusciamo a fare l'operazione del petrolio speriamo che vada, quindi non dico ricattare, ma insomma quasi”. Petrolio e politica, in ballo ci sono gli interessi di una grande società russa. “I rapporti con il russo – dice a Filippo Dinacci – sono di Marcello (Dell'Utri, ndr) perché Berlusconi ha dato a lui questo rapporto. Chiaro?”. Chiarissimo, ma l'avvocato napoletano vuole una candidatura, grazie alla mediazione di Micciché è riuscito ad avere un incontro con Dell'Utri.
Micciché: “Tu devi apprezzare la chiarezza con la quale ti ha parlato Marcello, poi ti spiegherò tutto e che tra l'altro praticamente da parte di chi eventualmente eccetera, si pensava che ti dava una candidatura e che dovevi pure pagare. Parliamoci chiaro”. “La verità – è la replica di Dinacci – è che ci sono candidature vergognose. E poi i soldi, ma è vero che volevano 200mila euro?”. “Forse c'è bisogno di una somma superiore”, risponde il faccendiere calabrese . Danaro per candidarsi nel partito di Berlusconi? I due ne parlano. Ma la candidatura di Dinacci non arriva, si perde tempo e l'avvocato napoletano perde la pazienza. Un giorno, il 18 marzo 2008, sbotta. “Ho detto a Dell'Utri tante cose riservate, Marcello è rimasto interdetto, perché gli ho parlato pure delle situazioni con dei flash di rapporti che il Cavaliere aveva e che tiene anche dall'altra parte del Continente”. Parla troppo, l'avvocato, e Micciché risponde a monosillabi. Ma Dinacci non si tiene: “Anch'io ho le mie carte che posso giocare, gli ho detto a Marcello che ho anche gli estremi da portare in Procura per quelle schifezze che hanno fatto per le candidature in lista, i signori Nicola Cosentino e Luigi Cesaro, gli ho detto pure questo, va bene?”.
Micciché non ne può più e invita Dinacci a calmarsi, cerca di interrompere la telefonata (il faccendiere è informato del fatto che il suo telefono è intercettato, è lo stesso Dinacci a chiedergli di verificare se i telefoni sono sotto controllo). L'avvocato Dinacci, però, non resiste: “Nelle liste elettorali sono entrate persone perché ci sono i casalesi. Ma che vuoi che ti dica? Che ci sono delle carte che stanno... ci stanno le carte in mano a certe persone che sono pronte ad andare in Procura... che cazzo vuoi che ti dica?”. Sono giorni durissimi, l'avvocato Dinacci è impegnato nella trattativa sul petrolio, con i russi che pongono difficoltà, e l'ansia per una candidatura che non arriva. Micciché tenta di convincerlo ad accettare un posto in lista a Genova, dove lui può manovrare un po' di voti dei portuali, ma l'avvocato vuole la Campania. Ipotesi che sfuma sempre più. E allora Dinacci ritelefona a Micciché, manca poco alle tre del pomeriggio del 6 aprile 2008, e gli prospetta una soluzione: “Ora devi essere tu a intercedere con lei (parlano di Barbara Contini, oggi deputata, ndr), io le ho prospettato anche la possibilità di inserirmi nell'impiantistica dei rifiuti perché dall'America hanno degli impianti altamente sicuri”. Poi i due passano a discutere di altro. L'avvocato chiede a Micciché: “Quello strumento è uno dei tanti perché sono a tagli da uno, oppure sono a più tagli? Comunque il totale complessivo riusciamo a coprirlo per quello che è l'esigenza, no?”. E Micciché: “Eh, almeno tre milioni, un casino quanto ne vuoi!” L'avvocato partenopeo: “Questo volevo sapere, va bene, perché verrebbero assegnati alla fondazione, giusto? Comunque io mi attivo subito, vediamo in pochi giorni di avere una risposta positiva”.
da Il Fatto Quotidiano dell'11 aprile 2010
Noi italiani siamo cosi': 400 voti e ci montiamo la testa
In Italia basta raccattare 400 voti e si e' gia' pronti a trattare con il potere: chiedetelo ai grillini di Grottaferrata, pronti ad applaudire perfino gli emissari dello "Psiconano" a livello locale dopo aver sfanculato il loro capo a livello nazionale.
Quella che sembra una piccola vicenda di borgata e' indicativa di una cultura politica che pervade a tutto tondo anche i gruppi animati dalle migliori intenzioni: dall'alto della mia manciata di voti, mi vendo a chi offre di piu'.
Quando erano i socialisti a fare l'ago della bilancia, riuscivano almeno a mettersi in tasca qualche soldino o qualche assessorato: ma la candidata sindaco "a cinque stelle" Carla Pisani regala il suo appoggio al candidato PDL Sergio Conti portando in dote i suoi 432 voti in cambio di una vaga, indefinita e gratuita "condivisione programmatica e apertura al dialogo futuro".
Il tutto ha il sapore di un dispetto per punire l'altro candidato, Gabriele Mori, colpevole di non aver proposto ai grillini grottaferrosi "alcuna apertura di apparentamento". Un testo che sembra scritto di fretta e "di pancia" anche perche' in cima al manifesto la candidata dice che per l'imminente ballottaggio "verrebbe naturale dare per scontato il nostro astensionismo", piu' avanti smentisce Mori e chi pensa "che il nostro posizionamento sarebbe scontato verso il centro-sinistra", poi parla di "piena armonia" col candidato PDL, e infine tranquillizza i suoi seguaci dicendo che nelle urne "la liberta' di coscienza e' il primo dei nostri valori". Ci avete capito niente?
Ai nostri lettori decidere se questo manifesto (che abbiamo fotografato per voi in esclusiva mondiale) sia il frutto di un temporaneo stato confusionale, una indicazione di voto a destra nemmeno troppo velata, o piu' banalmente una colossale figura di merda.
Le voci incontrollate diffuse in queste ore raccontano di un contromanifesto diffuso da altri grillini per dissociarsi dalla loro candidata, che il manifesto sarebbe stato affisso dalla Pisani senza consultarsi con nessuno, che il marito della Pisani, tale Gianluca Mochi, avrebbe un passato da coordinatore di Forza Italia e nel 2009 si è candidato a Frascati nelle fila del PDL, che il consigliere comunale grillista Marco Giustini del Municipio Roma 16 sarebbe incazzato come una iena dopo aver appoggiato pubblicamente la Pisani "senza conoscerla, semplicemente in quanto candidata di una lista a cinque stelle", che il manifesto dice bufale perche' l'appoggio di Mori c'era eccome, che il candidato berluschino Conti sarebbe una vecchia volpe della prima repubblica con un pedigree di tutto rispetto: passato attraverso DC, UDC e PDL, da sempre schierato con il "partito dei costruttori", due mandati da sindaco a Grottaferrata di cui uno sarebbe durato appena due mesi.
Ma noi non ci lasciamo tentare dal gossip, e allora per restare nel merito delle questioni abbiamo rispolverato la "Carta di Firenze" del movimento di Grillo, che ha quella chiarezza che manca al manifesto della Pisani.
Votate, votate, votate, e diteci quali sono secondo voi i punti di "piena armonia" e la "condivisione programmatica" tra l'emissario locale di Papi e la custode dell'hotel a cinque stelle di Grottaferrata.
http://www.mamma.am/mamma/articoli/art_5758.html