giovedì 5 luglio 2018

Straordinario intervento al pancreas: 19enne salvato al Civile.


L'équipe medica degli Spedali Civili di Brescia - © www.giornaledibrescia.it

È stato eseguito con successo un auto-trapianto di isole del pancreas nel fegato di un giovane di 19 anni che, a seguito di un incidente in moto, aveva subito l'asportazione di alcune porzioni del pancreas. L'intervento è stato possibile grazie agli esperti degli Spedali Civili di Brescia e del Diabetes Research Institute dell'Ospedale San Raffaele di Milano, che hanno lavorato in squadra.
Tutto è iniziato quando il ragazzo, a causa dell'incidente, ha riportato una lacerazione del pancreas che ha reso necessaria l'asportazione per via laparoscopica di alcune porzioni dell'organo, dove si trovano buona parte delle cellule che producono insulina. «In casi come questo - dicono gli specialisti - il rischio di sviluppare il diabete poco tempo dopo l'intervento è pari al 10-20%. Nel lungo termine, però, la percentuale si alza fino al 50%, influenzando radicalmente la qualità di vita del paziente». Per scongiurare questo rischio gli esperti di Brescia hanno contattato quelli di Milano, e hanno inviato al San Raffaele le parti dell'organo asportate. I ricercatori milanesi hanno salvato le cellule che producono insulina, isolandole e purificandole in laboratorio.
L'infografica dell'intervento
L'infografica dell'intervento
Quindi le hanno reinviate a Brescia, dove i medici le hanno iniettate nel fegato del ragazzo. «Una volta immesse nel fegato - proseguono gli specialisti - le cellule attecchiscono nel giro di qualche settimana e riprendono la produzione di insulina, scongiurando il rischio di sviluppare il diabete. A distanza di tre settimane dal grave incidente il paziente è stato dimesso in eccellenti condizioni generali».
Fino ad ora, concludono, «sono stati descritti meno di dieci i casi al mondo in cui è stato utilizzato questo approccio. Inoltre l'asportazione del pancreas con tecnica mini-invasiva e la preparazione dei tessuti per il trapianto in un luogo diverso rispetto a quello del ricovero costituiscono una combinazione unica, che non si è mai verificata in nessuno dei casi finora descritti».

Non usate i bambini per far accettare l’immigrazione. - Israel Shamir



Quando sullo schermo vedo un bambino che piange, so che qualcuno sta cercando di approfittarsi di me. Lo stesso vale per qualsiasi richiamo ai miei istinti umani di base, che si tratti di una donna nuda o di un bambino morto. Un trucco così banale, invece di convincermi, mi provoca un rifiuto immediato. So che quel corpo voluttuoso non potrà mai essere mio anche se comprassi tutta la Coca Cola del negozio. La vista di bambini morti non mi convincerà a fare qualcosa contro il buon senso, perché so che è una manipolazione. In politica, voglio una discussione socratica, non una persuasione emotiva. Se non riesci a convincermi con le parole, non provare a farlo con le immagini. Spesso tuttavia ci provano e ci riescono.
Le parole possono essere piuttosto istigatorie, ma le immagini ancor di più. Per mandare a morire il fiore della gioventù inglese nelle trincee di Verdun, vennero usate le immagini di bruti tedeschi che bruciavano neonati belgi sulle proprie baionette; le foto di commissari ebrei che violentavano una bionda ariana spinsero i ragazzi tedeschi alla morte prematura sulle rive del fiume Volga. Non si possono mettere in discussione le immagini con le parole, dicendo che esiste un modo semplice per evitare la calamità: non iniziare la guerra, e il bruto tedesco dovrà soddisfare i suoi vaneggiamenti arrostendo una bratwurst; il commissario ebreo si limiterà ad abbonarsi a Playboy per vedere un corpo ariano.
Questo è il caso di #Trumpbabysnatcher. È straziante vedere foto di bambini piccoli dietro le sbarre. Esiste però un modo molto più semplice per evitare la separazione e l’incarcerazione: non attraversare il Rio Grande senza un visto.
Gli spacciatori di immagini sono disonesti, non gliene frega niente dei bambini: Madeleine Albright disse che valeva la pena uccidere mezzo milione di bambini iracheni. La Clinton ha scatenato l’inferno sui suoli libico e siriano, uccidendone ed espropriandone centinaia di migliaia. Tutti i presidenti degli Stati Uniti hanno abbracciato e baciato i governanti israeliani, che abitualmente detengono, torturano ed uccidono bambini palestinesi. I nostri amici nei media alternativi (Counterpunch ecc.) che si sono uniti a questi signori nell’agitare le foto dei bambini sono di mente debole o disonesti o pensano che tutto sia lecito pur di raggiungere il proprio obiettivo, cioè sbarazzarsi di Trump.
L’ottima Diana Johnstone ha scritto di recente che il problema dell’immigrazione divide la sinistra tedesca. Il problema spacca però l’intero mondo occidentale. Da un lato, chi crede in un mondo senza frontiere, nella libera circolazione delle persone. Sembra fantastico, finché poi non ti rendi conto che questo è un modo per distruggere la classe lavoratrice nativa, abolire lo stato sociale, rovinare le strutture sociali ed allo stesso tempo minare i paesi da cui la gente emigra; in pratica, distruggere il mondo come lo conosciamo. Dall’altro lato, chi vuole preservare il mondo in cui vive cerca di tenere alte le mura.
Contro la manipolazione, abbiamo bisogno di onestà e sincerità. Se pensi che l’immigrazione di massa ci riporterà ad un nuovo Medioevo, dillo. Se pensi che sarebbe meglio rimuovere i confini e scatenare nuove invasioni barbariche, dillo. Per favore, però, non mostrarci foto di bambini.
A livello personale, chi è a favore di frontiere aperte è sicuro che il proprio lavoro non verrà minacciato da alcun migrante; per loro, un nuovo arrivo messicano significa un nuovo ristorante o un nuovo contadino o costruttore o addetto alle pulizie, più economico di quello che avevano prima, non un concorrente per lavoro ed alloggio. Chi è più conservatore sa di essere vulnerabile, che i nuovi arrivi potrebbero togliergli il lavoro. In altre parole, i primi appartengono alle classi alte o sono i loro lacché, i secondi alle classi lavoratrici, spalleggiati da chi prova solidarietà nei loro confronti.
“Perché non dici che i primi provano compassione verso i rifugiati e gli immigrati?”, potreste chiedere. Perché fanno ciò che è nell’interesse delle classi superiori. Non provano empatia per la sofferenza dei palestinesi, e questa è la prova che mentono.
Vi ricordate l’immagine del povero bambino siriano annegato in riva al mare? Quella foto ha mosso un milione tra afgani, iracheni, zingari e persino alcuni siriani in Europa. È senza dubbio terribile, soprattutto il fatto che il padre del bambino abbia messo in pericolo le vite della propria famiglia senza una valida ragione. Aveva vissuto per alcuni anni nella prospera e sicura Turchia; preferiva il Canada; i canadesi gli hanno rifiutato il visto, così si è avventurato nel pericoloso Mediterraneo ed ha perso tutta la propria famiglia. Terribile; ma questa tragedia personale dovrebbe insegnare qualcosa: non solcare il mare su navi insicure. Meglio vivere in Turchia, come fanno 80 milioni di persone, che morire in mare.
Qualche giorno fa abbiamo visto palestinesi – uomini, donne e bambini – presi a fucilate da cecchini israeliani perché volevano lasciare il campo di concentramento di Gaza. Quelli che amano l’immigrazione hanno detto qualcosa? No, sanno che i loro organizzatori ebrei non approverebbero. E gli ebrei non erano affatto impressionati. “Fateli morire tutti”, hanno scritto sui social network. Gli ebrei, di norma, sono miopi ed eccellono nella parola. Ciò consente loro di rimanere impassibili davanti alle immagini, mentre dall’altro lato diffondono immagini di bambini per impressionare i Gentili.
Gli israeliani sono divisi sui migranti africani: i ricchi ne vogliono di più, le classi lavoratrici li vogliono fuori. Il governo di Netanyahu è piuttosto populista e li ricaccia via, anche se i tipi alla Soros cercano di bloccare le deportazioni. I ricchi e gli operai, la sinistra e la destra ebraica sono tuttavia unanimi contro un’etnia: non vogliono permettere ai palestinesi nativi di vagare sulla propria terra. Gli ebrei sono anti-nativi per definizione; questo definisce il loro atteggiamento nei confronti della tratta di esseri umani.
La migrazione non è poi così diversa dal commercio degli schiavi del passato (tratta in cui gli ebrei eccellevano). Recentemente  è apparso un video che giunge dalla Libia: i soldati della Guardia Costiera frustano i migranti neri sui gommoni e li spingono in mare. Chi rimane nei campi viene venduto all’asta, le donne per sesso, gli uomini per il lavoro duro. Il video è apparso proprio quando la lotta a favore e contro il nuovo commercio di schiavi si è diffusa in tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Italia alla Germania.
La Libia è uno dei principali mercati nel commercio di schiavi. Un tempo era un paese relativamente prospero ed un blocco affidabile sulla strada dei migranti africani in Europa. Questi potevano trovare ed hanno trovato lavoro nella Libia di Gheddafi. Nel 2011, però, il paese è stato distrutto da Obama e dalla Clinton. Da allora, è diventato un paese povero ed in rovina, con una guerra civile che sta lentamente sobbollendo. La Libia ha petrolio, ma ora ha scoperto il commercio degli schiavi africani. Come nel 17° secolo, i neri africani ancora una volta rendono ricchi alcuni arabi ed europei.
Le milizie libiche guadagnano molti milioni di dollari in questo modo. Prendono soldi da ambo le parti – dagli africani che corrono in Europa in fuga dai propri paesi devastati, e dagli europei che pagano le milizie per fermare i rifugiati.
L’uomo immortalato nel video con una frusta tra le mani, il capo della brutale banda di schiavisti, è un ex ribelle contro il ‘dittatore sanguinario’ Muammar al-Gheddafi, amico della democrazia e dei valori europei, Abd al-Rahman al-Milad, un comandante della Guardia Costiera. Le barche, su cui manda gli africani in Europa, vengono comprate con denaro europeo. Duecento milioni di euro l’anno sono pagati da Bruxelles, ma gli schiavi portano un reddito molto superiore a questa cifra. Gli europei apprezzano Milad – un anno fa è stato invitato ad un corso di aggiornamento a Roma, dove ha trascorso un mese fruttuoso in un hotel di classe a spese dell’Unione Europea.
Il rivale di Milad, Al-Dabbashi, manda barche di notte dalle spiagge. I concorrenti rimuovono i motori dalle barche dei rivali e lasciano morire i rifugiati in mare. Il giro è enorme: un milione e mezzo di neri sono passati attraverso la Libia in viaggio verso l’Europa, migliaia sono morti lungo il percorso; la risorsa umana però non si è prosciugata. Altri militanti libici, che hanno liberato la propria patria dal sanguinario Gheddafi, operano nell’entroterra africano e guidano decine di migliaia di africani attraverso il Sahara verso la Libia, verso nuovi mercati di schiavi e verso l’Europa.
Le ONG europee raccolgono i gommoni con migranti inviati da Milad, li fanno salire a bordo e li sganciano in Europa, ottenendo un buon profitto. Questi “soccorritori” cooperano direttamente con Milad ed altri schiavisti, ricevono istruzioni esatte dai “mittenti” su dove raccogliere le barche e prendono una quota considerevole del profitto. Guadagnano sovvenzioni e donazioni dei compassionevoli europei, che non capiscono di essere manipolati dagli schiavisti.
Per diversi anni questa attività è fiorita senza ostacoli, fino a quando il popolo italiano si è stancato di accettare centinaia di migliaia di immigrati clandestini, ed ha eletto i “populisti”, una coalizione della conservatrice Lega Nord e del partito libertario M5S, di stampo più di sinistra e meridionale, che hanno chiuso il traffico. Matteo Salvini, il ministro dell’Interno, ha proibito ad una nave col suo carico di neri di entrare nei porti italiani, e, dopo diversi giorni di dispute, la nave Aquarius si è diretta verso la Spagna. Se gli italiani rimarranno fermi e punteranno i piedi, elimineranno la seconda parte dello schema del traffico, le navi delle “ONG umanitarie” che hanno reso possibile tutto il commercio degli schiavi.
Il governo spagnolo ha accettato l’Aquarius, assieme ad altre due barche che battevano bandiera olandese, alle quali gli insubordinati italiani avevano impedito di entrare nei propri porti. Macron si è schierato con Bruxelles, la Germania e la Spagna, ed ha promesso di accogliere i rifugiati dell’Aquarius. Anche in Germania sta però montando una rivolta: il ministro dell’Interno Horst Seehofer ha dato l’ordine di smettere di accettare i migranti illegali. La Merkel ovviamente non è d’accordo. Potrebbe cacciarlo, ma così facendo la coalizione crollerebbe.
L’Ungheria ha posto la lotta all’immigrazione al primo posto nella propria agenda. La divisione non è dunque tra sinistra o destra, ma tra chi vuole porre fine all’immigrazione clandestina e chi vuole sostituire la costosa e viziata popolazione europea con migranti senza pretese, obbedienti ed economici.
Esiste una correlazione tra l’atteggiamento nei confronti della migrazione e la Russia. Quelli per le frontiere aperte sono anti-russi, quelli pro-nativi sono piuttosto filo-russi. Non è una correlazione perfetta al 100%, dato che la Polonia è anti-russa ed anti-migrazione allo stesso tempo, ma di regola, nei social network, i russi appoggiano le forze anti-Soros in Europa, e quelle forze guardano alla nazionalista Mosca con speranza.
Il governo russo non intende interferire con il processo decisionale europeo (men che meno quello americano) in questo àmbito. La Russia non è particolarmente accogliente con i migranti, e, nonostante il suo coinvolgimento nella guerra siriana, il paese ha ricevuto pochissimi se non zero rifugiati siriani. L’opposizione a Putin, sia essa dal Partito Comunista o dai nazionalisti di Zhirinovsky, è fortemente anti-immigrazione, mentre il governo consente ai migranti dall’Asia centrale di entrare e lavorare. Da quando però il rublo si è deprezzato rispetto al dollaro, le ondate migratorie sono diminuite. Come sappiamo, infatti, in Russia, in Europa e negli Stati Uniti la migrazione è principalmente di tipo economico.
La soluzione sta nel compiere accordi con Africa, America Latina ed altri donatori di “capitale umano”. Dovrebbe esserci una legge che stabilisca una bilancia dei pagamenti positiva, inclusi transazioni finanziarie e rimborso del debito, tra questi paesi ed il prospero Occidente. Il denaro dovrebbe fluire in Africa, non dall’Africa, e questo porrebbe fine al traffico libico.
La migrazione di massa è un fenomeno odioso, che incoraggia la tratta di esseri umani ed il traffico di schiavi, aumenta i profitti dei contrabbandieri e rovina i paesi mittenti e destinatari. È bene fermarlo. E nessuna foto di bambini che piangono dovrebbe interferire con questa decisione.
Infatti, non è nè giusto e nè onesto usare i bambini per suscitare sensi di colpa. I sensi di colpa dovrebbero averli coloro i quali costringono la povera gente ad espatriare per vari motivi. 
Quanti bambini muoiono di fame ogni anno in varie parti del mondo per mancanza di cibo? Quanti bambini muoiono per malattie?Quanti bambini vengono uccisi dalle guerre scatenate per motivi di lucro?
Sarebbe il caso di soffermarsi a pensare per trovare una soluzione che eviti che esseri umani intraprendano i viaggi della disperazione durante i quali bambini innocenti muoiono annegati!
Se alcuni bambini muoiono annegati la colpa è solo di chi invadendo la loro terra per appropriarsi indebitamente di ciò che non è suo, li costringe a scappare dall'orrore e dalla fame che le guerre producono!