lunedì 4 novembre 2019

Arrestato il radicale Antonello Nicosia, ritenuto "messaggero dei boss mafiosi".

Nicosia

Assistente della deputata Occhionero (IV), secondo la Procura faceva da tramite fra capimafia in carcere e i clan. intercettato, insultava Falcone ed elogiava Messina Denaro. In manette anche il capomafia di Sciacca Accursio Dimino.


La Procura di Palermo ha fermato 4 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento. In carcere, tra gli altri, sono finiti il capomafia di Sciacca Accursio Dimino e Antonello Nicosia, membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani, per anni impegnato in battaglie per i diritti dei detenuti. Insieme a una parlamentare di cui si sarebbe detto collaboratore ha incontrato diversi boss detenuti. Secondo la Procura avrebbe fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all’esterno messaggi e ordini.

Intercettato, Nicosia insultava Giovanni Falcone e di Matteo Messina Denaro diceva: ”È il nostro premier”. 

L’audio choc: “Falcone vittima di un incidente sul lavoro”


La parlamentare al cui seguito Nicosia è entrato in istituti di pena di alta sicurezza è Giuseppina Occhionero, 41 anni, avvocato, molisana, eletta alle ultime elezioni politiche nelle liste di Leu e recentemente passata a Italia Viva, il partito di Matteo Renzi. La deputata non è al momento indagata, ma sarà sentita dai pm di Palermo come testimone. Sostenendo di essere collaboratore della donna, Nicosia poteva avere incontri con padrini mafiosi. Nelle conversazioni intercettate, l’esponente Radicale sottolineava il vantaggio di entrare negli istituti di pena insieme alla deputata in quanto questo genere di visite non erano soggette a permessi. Nicosia, secondo i magistrati, non si sarebbe limitato a fare da tramite tra i detenuti e le cosche, ma avrebbe gestito business in società col boss di Sciacca Dimino, con cui si incontrava abitualmente, fatto affari coi clan americani e riciclato denaro sporco.

Da alcune intercettazioni emergerebbero anche progetti di omicidi. L’inchiesta, condotta da Ros e Gico, è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara e Francesca Dessì.

Da Nicosia insulti a Falcone, Messina Denaro è “il nostro premier”. Insulti pesantissimi a Giovanni Falcone che, la cui morte viene definita “incidente sul lavoro” e che “da quando era andato al ministero della Giustizia più che il magistrato faceva il politico”. Un linguaggio volgare quello usato da Antonello Nicosia, intercettato per mesi dal Ros e dal Gico della Finanza. Sprezzanti i giudizi sul giudice ucciso dalla mafia a Capaci nel 1992. “All’aeroporto bisogna cambiare il nome... Non va bene Falcone e Borsellino... Perché dobbiamo arriminare (girare, ndr) sempre la stessa merda... Sono vittime di un incidente sul lavoro, no?”. Definiva inoltre il boss Matteo Messina Denaro “il nostro primo ministro”. Non sapendo di essere intercettato, Antonello Nicosia parlava così della Primula rossa di Cosa nostra. Al telefono discuteva animatamente del padrino di Castelvetrano. E invitava il suo interlocutore parlare con cautela di Messina Denaro. “Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)”, diceva.

Chi è Antonello Nicosia. Direttore dell’Osservatorio Internazionale dei diritti umani (Oidu), pedagogista, laureato in Scienze della Formazione multimediale con una tesi sul “Trattamento penitenziario, ascoltare e progettare per rieducare sorvegliare e rieducare, l’esperienza carcere”, Antonello Nicosia, originario di Sciacca, fermato oggi per associazione mafiosa insieme al boss di Sciacca Accursio Dimino, è stato eletto per due anni (2017-2018) come componente del Comitato Nazionale dei Radicali Italiani. Per i pm sarebbe vicino all’ala di Cosa nostra che fa riferimento al boss latitante Matteo Messina Denaro. Nel curriculum allegato al sito dell’Oidu elenca esperienze nella formazione professionale in particolare nella progettazione di corsi per svantaggiati sociali e disoccupati. Sempre nel curriculum si dice “assistente parlamentare” e “docente a contratto nella scuola pubblica come esperto nei corsi PON”. Nel 2011 è stato coordinatore del progetto “La Tavola Multiculturale” attività a favore della formazione e dell’integrazione degli immigrati. Nicosia indica tra i suoi titoli quello di ricercatore presso l’Invalsi, Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, e quello di insegnante di Storia della mafia nell’Università della California. Per i pm, oltre a portare all’esterno i messaggi dei mafiosi che incontrava durante le sue visite in carcere, avrebbe gestito gli affari del clan in America e riciclato denaro sporco.

Gigi Proietti parla un napoletano inventato

Il governo non si tiri indietro su tasse “verdi” e virtuose. - Luisella Costamagna

Il governo non si tiri indietro su tasse “verdi” e virtuose.

Al netto del balletto quotidiano, insopportabile, di quello che entra e di quello che esce dalla manovra, dell’approccio un po’ democristiano di voler accontentare tutti – con tanti piccoli provvedimenti poco incisivi (tipo una rivalutazione delle pensioni che porterà in saccoccia ben 3 euro l’anno e manco per tutti i pensionati, da scialare…) – col rischio di non accontentare nessuno, e al netto del racconto strumentale su presunte stangate, il primo dato di fatto su cui bisogna insistere per difendersi dalla propaganda è che la Legge di Bilancio, che arriva in Parlamento la prossima settimana, toglie 26 miliardi di tasse pronte a scattare (23 solo di Iva) e ne mette 5. Toglie, non mette. Il secondo dato di fatto è che è ispirata a principi di coerenza ed equità, che il nostro Paese attendeva da tempo: intanto mantenere le promesse e le cose (buone) già fatte, perché la parola e le persone contano e non si può giocare sulla loro pelle (in questo senso vanno il sospirato disinnesco dell’aumento Iva nel 2020 e la conferma del Reddito di Cittadinanza, Quota 100 e Flat Tax sulle partite Iva); poi aiutare i lavoratori, prima delle imprese (taglio del cuneo fiscale, per rimpolpare buste paga tra le più basse d’Europa); aiutare le famiglie e i redditi più bassi (gratuità degli asili nido, abolizione del superticket, taglio delle detrazioni per redditi più alti, fondi per scuola e ricerca); tutelare l’ambiente e la salute, perché non ci si può riempire la bocca di peana per Greta e insieme ingolfarsi di zucchero, plastica e petrolio (Sugar Tax sulle bevande zuccherate, come hanno paesi civili come Francia, Danimarca, Irlanda, Regno Unito, la Norvegia addirittura dal 1922 e come impone il triste record italiano in Europa di bambini obesi o sovrappeso, uno su tre nella fascia 6-9 anni; Plastic Tax, come stanno facendo tutti i Paesi europei per adeguarsi alla direttiva Ue che, a partire dal 2021, metterà al bando prodotti di plastica monouso; bonus/malus per chi lascia/usa auto e scooter inquinanti); combattere seriamente l’evasione fiscale, abbassando la soglia sull’uso del contante e prevedendo premi per i contribuenti onesti e chi usa pagamenti tracciabili (cashback e lotteria degli scontrini) e punizioni per chi non usa il Pos (non prima di aver tagliato le commissioni delle banche) e per i grandi evasori (inasprimento delle pene e carcere per reati fiscali come dichiarazioni fraudolente), invece del classico ritornello nostrano dei premi per gli evasori (con condoni, scudi, voluntary disclosure, paci fiscali…).
Il terzo e ultimo dato di fatto è la retorica dominante che accompagna queste misure e che negli anni ha soffocato qualunque tentativo di cambiamento verso la civiltà nel nostro Paese: si ripete ossessivamente che è una “manovra delle tasse” di un “governo delle tasse”, che “si usano le imposte come strumento di indirizzo al Paese, persino per agevolare comportamenti virtuosi”, “una strada punitiva” e via a sostenere i soliti grumi di interesse, che sono “sul piede di guerra” e pretendono “una marcia indietro del governo”. E negli anni l’hanno sempre ottenuta, usando il ricatto del rifarsi sui cittadini.
Mi auguro che il governo, per una volta, dica basta e vada a avanti lo stesso. Anche con le tasse, ebbene sì. Se un principio è giusto, è giusto. Se un comportamento è virtuoso, è virtuoso. Punto. Gli imprenditori aumenteranno i prezzi dei prodotti? Prendiamocela con chi lo fa, tuteliamo i consumatori e le imprese serie, non smontiamo una rivoluzione possibile. In un Paese incancrenito come il nostro – lo sappiamo bene – non si riescono a cambiare le cose con le buone. Chi ci ha provato ha fallito. Per un ambiente, un lavoro, una società, un fisco, una vita e un futuro sostenibili, in Italia – ormai è chiaro – ci vogliono (anche) le cattive.