domenica 14 dicembre 2014

Rosetta, l’acqua della Terra non viene dalle comete.

 (foto:  ESA/Rosetta/NAVCAM)
(foto:  ESA/Rosetta/NAVCAM)
L’acqua sulla Terra non proviene da comete come 67P/Churyumov-Gerasimenkosuperstar del 2014 dopo essere diventata, lo scorso 12 novembre, la prima cometa ad essere raggiunta da una sonda (Philae di Rosetta). A scartare l’ipotesi comete come portatrici dell’acqua sulla Terra è uno studio pubblicato su Science, che ha analizzato i dati raccolti dallo strumento Rosetta Orbiter Spectrometer for Ion and Neutral Analysis (Rosina) di Rosetta nei pressi della cometa 67P.
Per capire da dove arriva l’acqua sulla Terra gli scienziati sono soliti misurare il rapporto tra deuterio (un isotopo dell’idrogeno, che nel nucleo ospita anche un neutrone oltre ad un protone) e l‘idrogeno, andando alla ricerca nello Spazio di corpi celesti che abbiano un rapporto simile a quello osservato sul nostro pianeta, dove una piccola percentuale di acqua (circa 3 molecole su 10mila, ricorda Space.com) è costituita dalla cosiddetta acqua pesante (dove appunto uno dei due idrogeni della molecola H2O è rappresentato dal deuterio).
I corpi sotto osservazione e che gli astronomi considerano come possibili candidati ad aver trasportato acqua sulla Terra sono generalmente tre, ricordano dalla Nasa: gli asteroidi della fascia principale (dalle parti di Giove); le comete della nube di Oort (formatesi all’interno dell’orbita di Nettuno) e le comete della fascia di Kuiper (formatesi oltre l’orbita di Nettuno). L’acqua che bagna il nostro pianeta potrebbe, secondo le teorie più accreditate, essere stata trasportata da questi corpi circa 800 milioni dopo la sua formazione (avvenuta 4,6 miliardi di anni fa).
Le analisi effettuate da Rosetta hanno mostrato che almeno per la 67P (cometa della fascia di Kuiper) il rapporto tra deuterio e idrogeno osservato non è affatto simile a quello terrestre: in particolare è tre volte tanto quello che si trova negli oceani, ed è tra i più alti mai osservati nel Sistema solare. Tutto questo scarta l’ipotesi che comete come quella di Rosetta e Philae siano stati i veicoli dell’acqua sulla Terra. Ipotesi scartata già una trentina di anni fa, con le analisi discordanti compiute per la cometa di Halley (dalla nube di Oort), ma poi rinvigoritasi di recente con i dati – simili a quelli terrestri – compiuti sulla cometa Hartley 2 (dalla fascia di Kuiper).
I dati acquisiti dallo strumento Rosina – oltre a mostrare quanto diversa sia la composizione degli oggetti della fascia di Kuiper (forse non formatesi nella stessa regione del Sistema solare, spiegano gli esperti) – portano così a credere che gran parte dell’acqua sulla Terra arrivi dunque dagli asteroidi, come suggerito già in passato. Asteroidi che al tempo degli impatti che avrebbero portato l’acqua sulla Terra ne avrebbero contenuta molto di più, secondo gli studiosi. Anche infatti immaginando che diversi oggetti della fascia di Kuiper abbiano portato l’acqua sulla Terra, il contributo di oggetti come la 67P avrebbe reso il rapporto deuterio/idrogeno dell’acqua terrestre più alto di quello attuale.

Metodo Supercazzola. - Marco Travaglio

Il Metodo Supercazzola, tutto chiacchiere e distintivo, non l’ha certo inventato Renzi: la cosiddetta seconda Repubblica è piena di annunciatori, promettitori, declamatori che a parole ci hanno salvati non una, ma cento volte, poi nei fatti ci han rovinati. Renzi l’ha solo affinato ed elevato alla massima potenza. 
Funziona a tappe. 
1. Scoppia uno scandalo o giunge una notizia negativa. 
2. Il piè veloce Matteo lancia subito un messaggio di segno opposto – via Twitter, Facebook, slide, conferenza stampa, Leopolda, video – per scacciare o declassare il precedente dai titoli di tg e giornali. 
3. La stampa più credulona del mondo abbocca compiacente e strombazza la reazione del premier oscurando l’azione che l’ha provocata: “svolta”, “stretta”, “giro di vite”, “linea dura”, “così cambierà”, “rivoluzione”, “subito”, “ora”, “scatta”, “spunta”. 
4. Le rare volte in cui la tradizione orale diventa scritta, e cioè il messaggio si traduce in testo di legge, tg e giornali ripetono paro paro i titoli già fatti sull’annuncio renziano. Chi legge si divide fra due possibili reazioni: 
“ah, allora era proprio vero, questo Renzi è un uomo di parola”, 
oppure “ah, credevo che la legge ci fosse già, vabbè comunque ora c’è”. Naturalmente la legge non c’è nemmeno ora: è solo un ddl che il governo lancia come un aeroplanino di carta nell’oceano delle aule parlamentari e va a marcire sui fondali senza lasciar traccia di sé. 
5. Al primo nuovo scandalo o fatto negativo, la maggioranza ripesca quel che resta dell’aeroplanino e annuncia che il ddl è in discussione e verrà presto approvato, anzi adesso, subito. I giornali riannunciano: è fatta. Intanto il Parlamento ha altro da fare (di solito qualche decreto o legge delega da approvare alla svelta con la fiducia: roba perlopiù inutile tipo le ferie dei giudici o dannoso come il Jobs Act), o comunque la maggioranza si spacca (di solito per le norme davvero utili o urgenti, tipo contro la corruzione e la mafia); segue bombardamento di emendamenti e il ddl torna sul binario morto. 
6. All’ennesimo nuovo scandalo o fatto negativo, confidando nella smemoratezza generale e nella complicità della stampa, Renzi riannuncia lo stesso annuncio già annunciato qualche mese prima, strappando gli stessi titoli nei tg e sui giornali, e riparte la rumba.

Risultato: zero, nessuna legge sulla Gazzetta Ufficiale. E, anche nel caso rarissimo in cui la legge venga approvata, dopo mesi o anni si scopre che: 
a) nessuno s’è curato di varare i decreti delegati o le norme attuative, dunque il provvedimento è rimasto lettera morta e nulla è cambiato; 
b) oppure la legge contiene un codicillo infilato all’ultimo momento che la rende inapplicabile o sortisce l’effetto opposto a quello annunciato (vedi legge Severino e voto di scambio).
Ora torna di gran moda l’anticorruzione.
Martedì: “Renzi: non lasceremo la Capitale ai ladri, chi sbaglia paga” (La Stampa).
Mercoledì: “Corruzione, pene più dure” (Corriere), “Stretta sui corrotti: carcere più duro e soldi restituiti”, “Il giro di vite di Renzi” (Repubblica).
Venerdì: “Ecco il piano anticorruzione: pene aumentate del 50% e prescrizione più lunga” (Repubblica), “Pene più alte e beni da restituire” (Corriere).
Sabato: “Corruzione, pene più dure. In cella anche chi patteggia”, “Sì alla stretta anticorruzione: pene più alte e beni confiscati. Il premier: ora processi veloci” (Repubblica), ”Stretta del governo sulla corruzione”, “Corruzione, così aumenta la pena” (Corriere), “La svolta di Renzi: ‘Pronto a mettere la fiducia’”, “Renzi: ‘Non daremo tregua’” (La Stampa).
Leggendo meglio, si scopre che gli ora e i “subito” sono balle: non è un decreto, è il solito ddl che non ha i numeri in Parlamento, perché Ncd e FI non lo voteranno mai e, se Renzi chiedesse aiuto ai 5Stelle, farebbero cadere il governo. Un’altra pera di droga ed estrogeni nelle vene esauste del Paese, aspettando che passi la nuttata. 
Come diceva Sabina Guzzanti ai tempi di un altro celebre supercazzolaro: “Il canale di Sicilia è pieno di auto di cittadini convinti che il Ponte sullo Stretto sia stato costruito”.
Il Fatto Quotidiano, 14 Dicembre 2014.

Cani randagi, Scicli snodo dei “viaggi della speranza”. Fa tutto “Mamma Chiara”. - Eri Garuti

Cani randagi, Scicli snodo dei “viaggi della speranza”. Fa tutto “Mamma Chiara”

Dalla cittadina del Ragusano passa la metà degli animali che dai canili siciliani partono verso il Nord. A far la parte del leone, la onlus della "staffettista" Chiara Notarsitefano, attaccata dagli animalisti per le condizioni di trasporto.

Tutte le strade portano a Scicli. Almeno per i cani siciliani. Animali prelevati dai canili di mezza regione transitano per la località del ragusano prima di ripartire verso il centro-nord della penisola. A Scicli si trova infatti il terreno dell’associazione «Mamma Chiara Animal Onlus», organizzazione di Chiara NotaristefanoIncurante delle polemiche sulla staffettista in questione, il 14 agosto il comune di Scicli le ha affidato la custodia e cura di 4 randagi a fronte di un rimborso di 350 euro a cane. Certo, il sindaco Franco Susino ha ben altro per la testa, visto che da luglio è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ma perché la signora Notaristefano da Monza ha scelto Scicli come sua seconda sede? Questa località fin dal 2009 (sull’onda dell’emozione per l’aggressione mortale a un bambino da parte di un gruppo di cani di proprietà ma descritti erroneamente come randagi) aveva avviato programmi per il trasferimento di cani verso il nord e l’estero. Ad occuparsene, tra gli altri, Letizia Trovato, dipendente Telecom e delegata ragusana della Fiba, l’associazione capeggiata dal lombardo Giancarlo Comazzi e la cui presidente onoraria è Letizia Moratti.
Letizia Trovato, che collabora strettamente con Notaristefano, ha anche coordinato fino al febbraio 2014 le attività dei volontari nelcanile di Modica, struttura creata dal comune nel 2008 e non ancora messa a norma. Poi la sua decisione di anticipare la data di partenza di 15 cani per il nord e la contemporanea sparizione di 8 cuccioli non microchippati (episodio controverso per il quale la rappresentante Fiba e altri animalisti si accusano a vicenda) hanno provocato contrasti insanabili in quella struttura. Modica paga in alcuni casi per il trasporto, in altri per il mantenimento degli animali nelle strutture fuori regione e ha stretto accordi prima con la Fiba, poi con l’Enpa di Bologna e recentemente con Ernesto Zagni.
Altro personaggio di Scicli è Maria Teresa Iurato, detta Resi, referente del sindaco per il randagismo, a titolo gratuito. Pur se impegnata per la sterilizzazione dei cani in loco, la signora Iurato sostiene anche la scelta di mandarli altrove. Lei stessa ne ha trasferiti decine, ricevendo rimborsi personalmente o a nome dell’associazione Vivagaia. Nel 2011, il comune di Scicli le ha versato 643,24 euro per il trasporto di 5 cani a Torino e in Francia e 1022,50 euro per altri 9 randagi diretti a Ponderano (Biella) e Grenoble. Nel 2012 Iurato ha ricevuto dallo stesso ente 2455,65 euro per 8 animali recapitati a Pordenone e 2811,72 euro per 17 cani consegnati a Torino. Senza contare che l’associazione Aida, di cui fa parte attualmente, ha stipulato convenzioni con molti comuni sia per lo spostamento di cani al nord o all’estero sia per la più ampia attività di gestione dei canili. “Ora sono impegnata in politica e non ho più tempo di occuparmi delle partenze di cani”, ci dice al telefono. “Continuo solo con le sterilizzazioni e le reimmissioni sul territorio.”
Il sodalizio di Resi Iurato con la Francia si è sviluppato grazie a Michela Jugovac, abitante a Trieste e con molteplici contatti oltralpe. Jugovac e i suoi amici hanno lanciato appelli su siti francesi in più occasioni per raccogliere fondi sul conto paypal di Iurato e finanziare i “viaggi della speranza”: circa 1500 euro la cifra richiesta e raccolta per ogni tragitto, ad esempio a fine 2013 e nel febbraio 2014 , senza precisare che l’Aida riceveva intanto 2809 euro dal comune di Scicli per spostamenti effettuati nello stesso periodo.
Candidamente Michela Jugovac annunciava però il 14 febbraio che il camion era stato fermato dalla polizia e che prima di ripartire bisognava trovarne uno a norma e pagare 2000 euro di multa. Da noi contattata, Jugovac non ha voluto rilasciarci dichiarazioni. Resi Iurato, invece, afferma: “Dire che quel viaggio è stato finanziato due volte è un po’ ridicolo. I comuni pagano in ritardo anche di 2 o 3 anni. Con tutte le spese che abbiamo avuto, ci abbiamo rimesso un fiume di soldi.”
Destinatarie dei meticci almeno 4 diverse associazioni francesi, come si evince sia dai messaggi di Jugovac su internet, sia dalle attuali registrazioni dei microchip in Francia. Ma in Italia quei microchip risultano intestati tutti a una sola delle sigle in questione: “Liberté sans frontières”, molto nota ed apprezzata nel suo paese. Alcuni sono stati probabilmente adottati, mentre Sara, Macchia e altri si trovano ancora sul sito del rifugio. E, come è normale in Francia, per la loro adozione è richiesto un contributo di 250 euro, visto che, diversamente da quanto previsto in Italia, le amministrazioni pubbliche non finanziano mantenimento, sterilizzazioni e vaccini e le associazioni si rivalgono sugli adottanti.
La fondatrice dell’associazione, Régine Gayet, da noi interpellata, ha spiegato che uno dei cani non si adattava alla convivenza con gli altri ospiti del suo rifugio ed è quindi stato mandato in una struttura della Spa (l’ente francese che si occupa dei randagi e che, a differenza dei canili italiani, può sopprimere gli animali 8 giorni dopo il loro arrivo). Non sappiamo se quel cane sia ancora vivo. Se avesse potuto scegliere, forse avrebbe preferito restare per la strada in Sicilia.