Dalla cittadina del Ragusano passa la metà degli animali che dai canili siciliani partono verso il Nord. A far la parte del leone, la onlus della "staffettista" Chiara Notarsitefano, attaccata dagli animalisti per le condizioni di trasporto.
Tutte le strade portano a Scicli. Almeno per i cani siciliani. Animali prelevati dai canili di mezza regione transitano per la località del ragusano prima di ripartire verso il centro-nord della penisola. A Scicli si trova infatti il terreno dell’associazione «Mamma Chiara Animal Onlus», organizzazione di Chiara Notaristefano. Incurante delle polemiche sulla staffettista in questione, il 14 agosto il comune di Scicli le ha affidato la custodia e cura di 4 randagi a fronte di un rimborso di 350 euro a cane. Certo, il sindaco Franco Susino ha ben altro per la testa, visto che da luglio è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Ma perché la signora Notaristefano da Monza ha scelto Scicli come sua seconda sede? Questa località fin dal 2009 (sull’onda dell’emozione per l’aggressione mortale a un bambino da parte di un gruppo di cani di proprietà ma descritti erroneamente come randagi) aveva avviato programmi per il trasferimento di cani verso il nord e l’estero. Ad occuparsene, tra gli altri, Letizia Trovato, dipendente Telecom e delegata ragusana della Fiba, l’associazione capeggiata dal lombardo Giancarlo Comazzi e la cui presidente onoraria è Letizia Moratti.
Letizia Trovato, che collabora strettamente con Notaristefano, ha anche coordinato fino al febbraio 2014 le attività dei volontari nelcanile di Modica, struttura creata dal comune nel 2008 e non ancora messa a norma. Poi la sua decisione di anticipare la data di partenza di 15 cani per il nord e la contemporanea sparizione di 8 cuccioli non microchippati (episodio controverso per il quale la rappresentante Fiba e altri animalisti si accusano a vicenda) hanno provocato contrasti insanabili in quella struttura. Modica paga in alcuni casi per il trasporto, in altri per il mantenimento degli animali nelle strutture fuori regione e ha stretto accordi prima con la Fiba, poi con l’Enpa di Bologna e recentemente con Ernesto Zagni.
Altro personaggio di Scicli è Maria Teresa Iurato, detta Resi, referente del sindaco per il randagismo, a titolo gratuito. Pur se impegnata per la sterilizzazione dei cani in loco, la signora Iurato sostiene anche la scelta di mandarli altrove. Lei stessa ne ha trasferiti decine, ricevendo rimborsi personalmente o a nome dell’associazione Vivagaia. Nel 2011, il comune di Scicli le ha versato 643,24 euro per il trasporto di 5 cani a Torino e in Francia e 1022,50 euro per altri 9 randagi diretti a Ponderano (Biella) e Grenoble. Nel 2012 Iurato ha ricevuto dallo stesso ente 2455,65 euro per 8 animali recapitati a Pordenone e 2811,72 euro per 17 cani consegnati a Torino. Senza contare che l’associazione Aida, di cui fa parte attualmente, ha stipulato convenzioni con molti comuni sia per lo spostamento di cani al nord o all’estero sia per la più ampia attività di gestione dei canili. “Ora sono impegnata in politica e non ho più tempo di occuparmi delle partenze di cani”, ci dice al telefono. “Continuo solo con le sterilizzazioni e le reimmissioni sul territorio.”
Il sodalizio di Resi Iurato con la Francia si è sviluppato grazie a Michela Jugovac, abitante a Trieste e con molteplici contatti oltralpe. Jugovac e i suoi amici hanno lanciato appelli su siti francesi in più occasioni per raccogliere fondi sul conto paypal di Iurato e finanziare i “viaggi della speranza”: circa 1500 euro la cifra richiesta e raccolta per ogni tragitto, ad esempio a fine 2013 e nel febbraio 2014 , senza precisare che l’Aida riceveva intanto 2809 euro dal comune di Scicli per spostamenti effettuati nello stesso periodo.
Candidamente Michela Jugovac annunciava però il 14 febbraio che il camion era stato fermato dalla polizia e che prima di ripartire bisognava trovarne uno a norma e pagare 2000 euro di multa. Da noi contattata, Jugovac non ha voluto rilasciarci dichiarazioni. Resi Iurato, invece, afferma: “Dire che quel viaggio è stato finanziato due volte è un po’ ridicolo. I comuni pagano in ritardo anche di 2 o 3 anni. Con tutte le spese che abbiamo avuto, ci abbiamo rimesso un fiume di soldi.”
Destinatarie dei meticci almeno 4 diverse associazioni francesi, come si evince sia dai messaggi di Jugovac su internet, sia dalle attuali registrazioni dei microchip in Francia. Ma in Italia quei microchip risultano intestati tutti a una sola delle sigle in questione: “Liberté sans frontières”, molto nota ed apprezzata nel suo paese. Alcuni sono stati probabilmente adottati, mentre Sara, Macchia e altri si trovano ancora sul sito del rifugio. E, come è normale in Francia, per la loro adozione è richiesto un contributo di 250 euro, visto che, diversamente da quanto previsto in Italia, le amministrazioni pubbliche non finanziano mantenimento, sterilizzazioni e vaccini e le associazioni si rivalgono sugli adottanti.
La fondatrice dell’associazione, Régine Gayet, da noi interpellata, ha spiegato che uno dei cani non si adattava alla convivenza con gli altri ospiti del suo rifugio ed è quindi stato mandato in una struttura della Spa (l’ente francese che si occupa dei randagi e che, a differenza dei canili italiani, può sopprimere gli animali 8 giorni dopo il loro arrivo). Non sappiamo se quel cane sia ancora vivo. Se avesse potuto scegliere, forse avrebbe preferito restare per la strada in Sicilia.
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