giovedì 9 maggio 2019

Sanità, Nas chiudono 52 studi medici e cliniche private: usavano farmaci scaduti e non avevano i titoli professionali.

Sanità, Nas chiudono 52 studi medici e cliniche private: usavano farmaci scaduti e non avevano i titoli professionali

Il monitoraggio è stato eseguito su scala nazionale con l’ispezione di 607 studi professionali medici, ambulatori e poliambulatori, che hanno determinato l’accertamento di irregolarità in 172 strutture.

Utilizzavano farmaci scaduti e esercitavano senza i titoli professionali necessari, talvolta anche in condizioni igienico-sanitarie non adeguate. Per questo motivo i carabinieri dei Nas hanno chiuso 52 studi medici e cliniche private e denunciato 22 medici e professionisti del settore sanitario nell’ambito dell’indagine annuale del Comando per la Tutela della Salute fatta d’intesa con il Ministro della Salute su un campione nazionale di 607 centri. Dall’inchiesta sono emersi anche illeciti per indebita erogazione di prestazioni di medicina estetica chiamate “PRP” plasma ricco di piastrine, effettuate illegalmente e senza autorizzazioni in dermatologia.

Il monitoraggio è stato eseguito su scala nazionale con l’ispezione di 607 studi professionali medici, ambulatori e poliambulatori, che hanno determinato l’accertamento di irregolarità in 172 strutture (pari al 28% degli obiettivi controllati). Complessivamente sono state contestate 341 violazioni penali e amministrative, con 77 medici e professionisti del settore sanitario sanzionati per infrazioni amministrative, per un ammontare di 193mila euro.
Durante le operazioni i Nas hanno sequestrato 1.915 confezioni di medicinali scaduti o defustellati e svariate apparecchiature e dispositivi medici non regolari, per un valore stimato in oltre 103mila euro. Infine, a causa di gravi irregolarità igieniche e strutturali, spesso associate all’assenza autorizzativa e abilitativa dello studio oggetto di accertamento, sono stati eseguiti provvedimenti di chiusura o sospensione dell’attività nei confronti di 52 strutture sanitarie, il cui valore economico ammonta a oltre 16 milioni di euro.

"DIÓGENES" (1882) del pittore JOHN WILLIAM WATERHOUSE, (1849-1917) Galería de arte de Nueva Gales del Sur, Sidney, Australia.

L'immagine può contenere: 2 persone, persone che sorridono, persone in piedi, cappello e spazio all'aperto"DIÓGENES" (1882) del pintor JOHN WILLIAM WATERHOUSE, (1849-1917) Galería de arte de Nueva Gales del Sur, Sidney, Australia.

Nella pittura di Waterhouse, Diogene, l'antico filosofo asceta che viveva in una vasca e portava una torcia alla ricerca di un uomo onesto, offre un sorprendente contrasto con le attraenti giovani donne e i loro fiori perfettamente luminosi. Secondo Angus Kramer, questo lavoro chiude il palco nella carriera di Waterhouse quando ha lavorato sotto l'influenza dell'esattezza archeologica di Lawrence Alma-Tadema.

Il dipinto storico di Waterhouse porta lo spettatore in una bella giornata primaverile o estiva nell'antica Grecia: il sole è spento e il cielo è limpido. Le persone si incontrano fuori in una sorta di evento sociale, il cui momento sembra del tutto idilliaco. Il trattamento del marmo e la fedele ricostruzione dell'architettura del tempio dorico sullo sfondo (la vasca di Diogene era secondo la tradizione presa dal Tempio della Madre degli Dei), anche gli ombrelloni di aspetto tipicamente giapponese, come i numerosi dettagli del Costumi, tutti sono stati eseguiti con grande cura.
Le tre donne attraenti a prima vista sembrano contente, e la casa d'acqua contrasta direttamente con il medesimo Diogene, anche se concentra le intenzioni della pittura.

Quasi tutto ciò che potrebbe essere diverso tra le donne e Diogene sembra essere così. Le donne sono allegre e indossano abiti luminosi e colorati, la cui lucentezza è enfatizzato ancora di più dalla luce del sole. Diogene, uno dei fondatori del cinismo filosofico, nel frattempo, rimane nelle ombre con un testo in mano, con un'espressione piuttosto cupa e con vestiti marrone piuttosto scuri. Le donne che si inchinano in avanti sembrano incuriosite da quest'uomo che sembra di cattivo umore e sembra che non apprezzi il clima favorevole e hanno iniziato ad avvicinarsi a lui. Il modo in cui l'interazione sarebbe potuta essere prodotta si lascia allo spettatore, ma Waterhouse ci porta a confrontare Diogene e tutto ciò che lui rappresenta, il cinismo e il bisogno di cambiamento, con le tre donne godendo allegramente di una bellissima giornata.

Fuente: thevictorianweb/cndlsc

Yangshun Cina, Collina della luna.

L'immagine può contenere: nuvola, cielo, spazio all'aperto e natura

L'immagine può contenere: nuvola, cielo, albero, pianta, montagna, spazio all'aperto e natura

L'immagine può contenere: notte, cielo, spazio all'aperto, natura e acqua

Domus Aurea, riemerge Sala della Sfinge. - Silvia Lambertucci


Creature acquatiche. ansa/ufficio stampa parco archeologico del Colosseo

ANSA anticipa scoperta. Russo "frutto del lavoro di tutela".

Pantere, centauri rampanti, persino una sfinge che svetta muta e solitaria. Sontuosa ed interamente decorata, torna alla luce, dopo duemila anni a Roma, una nuova sala della Domus Aurea neroniana. Scoperta eccezionale ed emozionante, anticipa l'ANSA, nella quale i tecnici si sono imbattuti mentre intervenivano per restaurare la volta di un ambiente contiguo.


Figura armata con pantera. ansa/ufficio stampa parco archeologico del Colosseo


Centauro. ansa/ufficio stampa parco archeologico del Colosseo

"E' il frutto della nostra strategia puntata alla tutela e alla ricerca scientifica - spiega la direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo- rimasta nell'oscurità per quasi venti secoli, la Sala della Sfinge ci racconta le atmosfere degli anni del principato di Nerone". 
La scoperta, raccontano archeologi e restauratori, risale agli ultimi mesi del 2018, grazie ad un ponteggio montato per restaurare la volta della sala 72 della Domus Aurea, una delle 150 attualmente note dell'immensa dimora diffusa che l'imperatore si fece costruire nel 64 d.C dopo il grande incendio che aveva devastato Roma, con superbi padiglioni che si susseguivano senza soluzione di continuità, sul modello delle regge tolemaiche, da un colle all'altro della capitale dell'impero romano.

"Ci siamo imbattuti in una grande apertura posta proprio all'imposta nord della copertura della stanza", scrive nella sua relazione Alessandro D'Alessio, il funzionario responsabile della Domus Aurea. Le lampade che i tecnici avevano a portata di mano per illuminare i ponteggi hanno fatto il resto: "rischiarata dalle luci artificiali è apparsa d'un tratto l'intera volta a botte di una sala adiacente completamente affrescata".

Un tesoro che si è scelto di mettere subito in salvo, spiega ancora il tecnico, con un intervento che si è concluso agli inizi di quest'anno. Peccato che una larga parte della nuova sala, che ha la pianta rettangolare ed è chiusa da una volta a botte anch'essa fittamente decorata, sia ancora interrata, sepolta sotto quintali di terra su ordine degli architetti di Traiano ,che proprio qui, sopra la reggia dell'odiato Nerone, fece costruire un complesso termale. "Ma non è detto che debba rimanere così - spiega all'ANSA D'Alessio - ora che è stato concluso il lavoro di messa in sicurezza, valuteremo il da farsi. E' possibile anche che si decida di liberare dalla terra l'intera sala"

Quello che emerge al momento racconta però già molto di questa grande stanza, che anche ai tempi di Nerone doveva essere non molto illuminata e che per questo si decise di decorare con un fondo bianco sul quale risaltano eleganti figurine suddivise in riquadri bordati di rosso o di giallo oro. In un quadrato il dio Pan, in un altro un personaggio armato di spada, faretra e scudo che combatte con una pantera, in un altro la piccola sfinge, che svetta su un piedistallo. E poi creature acquatiche stilizzate, reali o fantastiche, accenni di architetture come andava all'epoca, ghirlande vegetali e rami con delicate foglioline verdi, gialle, rosse, festoni di fiori e frutta, uccellini in posa. Proprio questo tipo di decorazione, che si ritrova anche nella Domus di Colle Oppio e in altre sale e ambienti della Reggia neroniana come il Criptoportico 92, porta gli esperti ad attribuire la Sala della Sfinge alla cosiddetta Bottega A, operante tra il 65 ed il 68 d.C.  

http://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/arte/2019/05/08/domus-aurea-riemerge-sala-della-sfinge_1e6a50d5-48dc-4a6c-bba9-9bbd72d6f1a1.html

La corruzione è come la tosse. Se non la curi tossisci tutta la vita. - Antonello Caporale

La corruzione è come la tosse. Se non la curi tossisci tutta la vita

Un male endemico è una malattia cronica. Resta appiccicata nel corpo e spunta, ogni volta che le difese immunitarie si abbassano, con il suo malefico buongiorno. Ieri e oggi, e credo nelle giornate che seguiranno, troveremo un po’ ovunque racconti e foto di corruzioni e corrotti, presunti o reo confessi, indagati o solo ingaggiati, di gran mole o di piccolo taglio, del nord lombardo e del sud calabrese. Sono casi che a noi suonano come conferma, non tolgono e non aggiungono a quel che siamo e sappiamo. Tutto uguale a prima. Dov’è la sorpresa? Qual è la sorpresa?
E’ proprio questa indiscutibile e indolente osservazione a doverci fare paura. Perché questa resa al destino è musica per le orecchie di chi seleziona la classe dirigente.
Perché si fa più fatica a convincere una persona onesta e capace a impegnarsi nella gestione della cosa pubblica. Invece lo scaltro, il furbo (o peggio) è lì che sgomita, pronto a far sognare. Elettoralmente fa più audience il secondo che il primo, è prediletto dal popolo chi ha fatto fortuna, a prescindere da come essa si sia costruita. In campagna elettorale valgono le emozioni, le parole, ma di più le promesse. Lo scaltro, e fermiamoci a questo aggettivo, è più performante: giura di arrivare, perché conosce le persone giuste, non per niente è uomo di mondo, dove altri non potrebbero.
Nella naturale selezione dei vincitori e dei vinti i vizi hanno la meglio sulle virtù e per merito nostro non loro. Cosicchè tutto torna normale quando leggiamo, o ascoltiamo o vediamo incastrate in qualche microspia una o più bustarelle. E che sarà mai? Sarà, per dirla in soldoni, che la corruzione fa deragliare un sacco di soldi, e con essi una mole infinita di opportunità. La prima di esse: il lavoro. E la corruzione è consorella della evasione fiscale, perché è figlia di un sistema di controlli corrotto, e l’evasione è la tassa sui poveri da parte dei ricchi.
Ma i poveri, essendo più numerosi dei ricchi, potrebbero far valere nell’urna i loro diritti, e scegliere il diritto al posto del rovescio.
Però se ne scordano. Al più – dopo essere stati uccellati – bestemmiano.