domenica 18 agosto 2013

La rivoluzione d'Egitto. O la truffa europea. A seconda di come si guarda il mondo. - Sergio Di Cori Modigliani


Capire l’Egitto, oggi, per comprendere che cosa fare in Europa domani.
Lo vediamo ogni giorno sugli schermi della tivvù e lo leggiamo in rete: l’Egitto è in fiamme. E quella nazione si trova a un millimetro dall’esplosione di una sanguinosa guerra civile che, in tempi molto brevi e molto rapidi, si estenderebbe in tutta la zona del Mediterraneo, dal Marocco fino all’Asia Minore. Con un’alta probabilità di far esplodere di nuovo il conflitto israelo-palestinese, che questa volta coinvolgerebbe anche la Giordania, l’intervento militare della Russia, e senza alcun dubbio promuoverebbe, inevitabilmente, una nuova stagione di terrorismo sfrenato in tutta l’Europa. Italia in testa. Perché siamo un importante paese della Nato, perché siamo un paese fondamentale della Unione Europea, e perché, all’interno delle diverse fazioni in campo, ci sono anche diversi gruppi di fanatici armati di tutto punto che hanno come obiettivo strategico il centro del papato a Roma.
La situazione è, quindi, esplosiva.
Ma non è una novità. Neppure una sorpresa.
Proprio su questo blog, in un lontano post dell’ottobre 2012, cercavo di spiegare ai lettori quale fosse la vera posta in gioco nell’elezione di Obama, e quali evrebbero potuto essere le conseguenze, in termini finanziari, economici, politici, e infine militari, se in tutto il continente americano, dal Canada all’Antartide, fosse stata presa la decisione di mandare in pensione la stagione dell’iper-liberismo, dell’austerità economica, della finanza speculativa, della cinesizzazione del mercato del lavoro. Insomma, per dirla in soldoni, se l’idea socio-economica evocata da Keynes avesse finito per prevalere su quella aristocratico-elitaria imposta dai colossi della finanza multinazionale. Perché i proprietari delle banche non avrebbero mollato, perché i produttori e distributori di petrolio, carbone, fossili inquinanti, non avrebbero mollato; perché i controlloti dell’energia, delle sementi, del credito alle imprese, delle rendite passive elitarie, non avrebbero mollato. A costo di scatenare la guerra mondiale. Quella calda, anzi, quella bollente, tanto per capirsi.
Perché l’oligarchia aristocratica, quella storicamente battuta dalla grande rivoluzione francese (proprio quella) avrebbe tentato con ogni mezzo la definitiva rivincita storica per chiudere –questa volta per sempre- il grande progetto planetario nato dall’affermazione dei principii della Dichiarazione universale del 1789, quando aveva posto il primo mattone della vera e unica Europa pensabile: quella dei Diritti Civili, della primogenitura del concetto di cittadinanza, dell’uguaglianza e rispetto tra diversi, dell’abbattimento dei privilegi consolidati, della cancellazione delle rendite storiche per censo.
Perché sono due idee del mondo contrapposte e incompatibili.
Non  a caso da diversi anni –almeno trenta- siamo in guerra.
Una guerra diversa da quella solita, quella cosiddetta “calda” con i mitra, a sua volta diversa da quella cosiddetta “fredda” con le spie,  tramontata con il crollo del muro di Berlino nel 1989. Questa guerra io la definisco “la guerra esistenziale”: ossia l’attacco frontale delle oligarchie finanziarie contro l’idea della cittadinanza collettiva in ogni paese, in ogni nazione, in ogni Stato. Senza rispetto né compassione, come avviene sempre in ogni guerra che si rispetti.
Una guerra spietata, questa, di cui, in questi giorni stiamo assistendo ai primi –primissimi-  singulti tragici, con l’nevitabile scia di sangue e di morti innocenti.
Una guerra voluta, dichiarata, pianificata, progettata fin dalla fine degli anni’70, affermatasi con successo, in tutta la sua virulenza, agli inizi del nuovo millennio, dal varo dell’euro all’attentato delle torri di Manhattan; dalla guerra in Iraq alla crisi finanziaria del 2008; dai diktat della BCE agli ordini perentori del Fondo Monetario Internazionale.
La guerra esistenziale, secondo i loro pianificatori, non avrebbe trovato adeguata né preoccupante resistenza. Avevano già provveduto a costruire un occidente distratto e narcisista, totalmente deculturizzato, narcotizzato e imbelle, in modo tale da assicurarsi dovunque l’affermazione di un sistema di consociativismo complice tra apparenti opposizioni. Chiunque andasse al potere, destra o sinistrra che fosse, religiosi o laici, ciò che contava era il rispetto degli ordini delle elite finanziarie: pena la fame dei cittadini. Quella vera.
Ma in tempi mediatici, questo progetto si è dimostrato rozzamente infantile.
Perché lo sviluppo di massa del web, dei social networks, di twitter, ha provocato un inatteso sistema di diffusione delle notizie, delle informazioni, che ha finito per provocare  insolite forme di aggregazione e di risveglio della coscienza collettiva responsabile, sempre meno faziosa, sempre meno schierata, sempre di più votata alla lotta oppositiva contro la dittatura della finanza nel nome dell’interesse di una comunità di liberi pensanti, autonomi e indipendent. E così, inatteso, a livello di massa, è apparso sul teatro della Storia un inedito soggetto politico: il libre citoyen
L’imposizione dittatoriale e univoca ai danni di tutti i popoli planetari  ha prodotto, quindi, le prime forme di ribellione, di contrapposizione, al di fuori dei meccanismi usuali, perché privo di rilevanza e identificazione ideologica. Una forma spontanea, dal punto di vista finanziario-mediatico spaventosamente povera e priva di ricchi mezzi, ma dotata di un livello di consapevolezza collettiva molto alto che ha cominciato a dare i propri frutti, da wikileaks a occupywallstreet, dal trionfo elettorale di M5s in Italia, all’irruzione sullo scenario internazionale dello strappo sudamericano, evidenziato dalle scelte del presidente ecuadoregno Rafael Correa, il quale non appena ha assunto il potere ha fatto arrestare l’oligarchia locale, ha protestato il proprio debito economico definendolo “immorale” e ha licenziato le multinazionali, nazionalizzando banche, istituti finanziari, lanciando un modello che ha fatto presa su un intero continente.
L’Europa e l’Africa settentrionale (che è una nostra colonia, tanto vale dire come stanno le cose) hanno fatto finta di niente, pensando di riuscire a metterci una toppa. L’importante consisteva nel riuscire a chiudere “la partita economica” e creare un mondo in cui l’economia pianificata delle nazioni fosse soggetta agli ordini della finanza internazionale speculativa. Tradotto in termini sociali, questa mossa presupponeva l’abbattimento della classe media, sia quella pensante intellettuale che quella operativa imprenditoriale, costruendo un nuovo ordine mondiale basato su un’idea dell’esistenza precedente al 1789: super ricchi privilegiati da una parte, una massa di bisognosi spaventati dall’altra.
Noi ci troviamo al centro di questa guerra.
Ci stiamo avvicinando all’occhio della tempesta.
Ciò che sta accadendo in Egitto, deve servirci a comprendere, incorporare e capire quali siano le vere forze in campo. Lo scontro in atto non è tra sciiti e sunniti, non è tra mussulmani e laici, non è tra civili e militari, tra salafiti e cristiani copti. Questo è ciò che vogliono farci credere, e questo è ciò che stanno cercando di far passare all’interno della società civile egiziana per metterli gli uni contro gli altri.
La posta in gioco è un’altra.
Tant’è vero che non c’è nessuna (ma davvero nessuna) differenza tra la politica di Mubarak, quella di Morsi e dei Fratelli Mussulmani, quella dei militari al potere, e quella dei laici. Ciascuna di queste fazioni, negli ultimi 5 anni, ha gestito il potere seguendo le stesse identiche modalità: la piatta accettazione dei dettami della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, facendo applicare in terra d’Egitto il varo di una serie di dispositivi finanziario-economici di natura restrittiva che ha distrutto il paese, affamando la popolazione. Oggi, alla tivvù, e sulla stampa italiana si ascoltano e si leggono anche colte e attendibili descrizioni delle diverse fazioni, dei nomi di gruppi distinti, manipolando lo sdegno dinanzi ai morti per le strade, senza spiegare come si vive in Egitto. Senza spiegare come hanno vissuto negli ultimi 5 anni e che cosa è accaduto. Non ci raccontano che in Egitto ci sono 90 milioni persone di cui, nel 2008, il 45% (pari a 40 milioni di persone) versavano in stato di “soglia al di sotto del limite della povertà” e nel febbraio del 2012 questa percentuale era arrivata al 59%, e nel giugno del 2013 aveva toccato la punta del 72%. Il laico Mubarak, il mussulmano Morsi, i generali attualmente al governo hanno rispettato gli ordini di scuderia, approfittando per accantonare miliardi di euro nei propri conti correnti nei paradisi fiscali. L’Unione Europea, dal 2008 a oggi (cioè soldi delle nostre tasse) ha versato circa 25 miliardi di euro secondo forme diverse per creare –così era sulla carta- un avanzato sistema di infrastrutture ferroviarie, di mezzi pubblici nelle grandi città, di scuole, di ospedali, di incentivi alle micro-imprese locali, soldi all’agricoltura per spingere gli egiziani a non emigrare, la creazione di un nuovo, gigantesco e poderoso avanzato sistema idrico-fognario urbano, una nuova rete elettrica sfruttando energie rinnovabili ed eco-sostenibili, il varo di un meccanismo di social welfare interno per creare imprese locali dando lavoro e abbattendo le conflittualità tra gruppi contrapposti. Niente di tutto ciò è stato fatto. NULLA. I nostri soldi, invece, con la totale acquiescenza di laici, mussulmani integralisti, riformatori non integralisti, militari, sono andati a finire nelle mani di consorzi di grandi studi di ingegneri e architetti europei legati a gigantesche multinazionali immobiliari, per creare spaventosi formicai di cemento, tirare su dei resort turistici, costruire porti per yacht da diporto privati, vendendo loro armi (l’Italia è in testa in Europa come principale fornitore) cemento, know how tecnologico, legato a interessi finanziari di gruppi europei mediatici e bancari, nel totale disprezzo sia dei dispositivi europei sia delle esigenze della cittadinanza. Abbiamo impoverito il paese, sapendo ciò che stavamo facendo, gettando milioni e milioni di persone nella disperazione esistenziale più assoluta, approfittando dell’avidità bulimica dei singoli governanti per  far passare delle leggi nazionali che hanno defiscalizzato gli oneri delle multinazionali (Eni e Finmeccanica in testa) ingozzando le banche locali di devastanti derivati speculativi finanziari che hanno spinto ai massimi la borsa valori locale. Ma hanno messo in ginocchio il paese, nel frattempo costretto (per propria scelta) a modificare tre volte la propria costituzione per immettere all’interno obblighi di rispetto di bilancio che hanno completamente devastato la già fragile struttura industriale ed economica del paese.
Lo scontro che noi oggi vediamo non è una guerra tra laici e mussulmani.
E’ l’ennesima truffa gestita dai colossi della finanza e dalla cupola mediatica.
E’ l’insurrezione di decine di milioni di poveri disperati allo sbando, ben manipolati da chi li gestisce, li organizza, e li mette gli uni contro gli altri per impedire loro di identificare il loro vero e autentico nemico: il sistema finanziario internazionale che gestisce le multinazionali dell’energia, del petrolio, dei fossili inquinanti, del mercato immobiliare, del grande turismo di massa, nel più totale disprezzo delle esigenze e della vita delle popolazioni locali. Senza Legge, se non quella del puro business. Mubarak non ha  rispettato nessuna legge rubando ( a noi europei) circa 10 miliardi di euro. Morsi non è stato di meno. In poco più di un anno si è messo da parte circa 2 miliardi di euro, a condizione che non attuasse nessun cambiamento: ha rispettato il diktat. Non appena preso il potere, un mese fa, i militari hanno congelato i conti bancari dei Fratelli Mussulmani e si sono presi loro i soldi. Morsi rimarrà sotto sequestro finchè non avrà rivelato le password dei suoi conti correnti personali.
Le cose stanno così.
E’ inutile diffondere la retorica degli ipocriti.
La lezione da apprendere, per noi europei, consiste nel comprendere che ciò che accade oggi in Egitto accadrà domani in Tunisia, Lybia, Algeria, fino al Marocco e l’intera zona si infiammerà. Come in Europa, del resto. Con la differenza che da noi lo stile è diverso, la forma assume diverse sembianze, ma gli ordini sono sempre gli stessi. Perché la cabina di regia che emette gli ordini è sempre la stessa.
Il primo passo consiste nell’essere veri europei fino in fondo.
E’ necessario sottrarsi alla facile demagogia che spinge a sostenere le ragioni dei Fratelli Mussulmani o le ragioni dei laici civili o le ragioni dei militari.
Non va sostenuto nessuno.
Perché nessuno di questi ha mai rispettato le esigenze della collettività egiziana.
Essere europei vuol dire combattere per l’affermazione del diritto di tutti, di ogni etnia, di ogni ceto, di ogni credo religioso, per affermare come ruolo centrale della politica la fondazione del Dirittto Civile e della Legge, e il rispetto per l’esigenza della collettività perché la società appartiene alla cittadinanza.
Non siamo sudditi.
Il cancro non si trova a El Cairo o nell’ufficio di qualche gruppo terrorista.
Si trova a Francoforte e nella sede del Fondo Monetario Internazionale e nell’ufficio europeo di Ginevra della Banca Mondiale.
O ci rimbocchiamo le maniche per cambiare questa Europa, oppure, finiremo per fare la stessa fine degli egiziani. Non ci saranno poliziotti che ci spareranno addosso dai tetti. Da noi si fa in modo diverso. Siamo più sofisticati, dotati di subdola e raffinata ipocrisia secolare. Si fa in modo di rimbecillire la gente in modo tale che, alla fine, in piazza non scende nessuno, perché ci pensano i cicisbei che gestiscono i talk show televisivi ad ammansire le persone. E’ più indolore, meno sanguinolento e più efficace. Si uccidono le coscienze e si addormentano le persone; i più riottosi e restii finiranno comunque per suicidarsi o diventare emarginati, scomparendo nel nulla: basta non dar loro accesso al mercato della diffusione delle idee. Magari con la promessa ventilata di regalare a tutti un viaggio premio di una settimana in uno splendido resort sul Mar Rosso. Costruito ed arredato con gusto italiano, da scenografi italiani, architetti italiani, ingegneri italiani, finanziati da banche italiane. Per loro i mutui sono sempre disponibili.
Per aiutare l’Africa, dobbiamo andare prima a cambiare l’Europa a Bruxelles.
Oppure, sarà l’Africa che irromperà in Europa con tutta la sua violenza.
E’ una questione di scelte.
E di consapevolezza.

Guardian: 70 atomiche Usa custodite in Italia saranno adeguate per il lancio con gli F-35.

Guardian: 70 atomiche Usa custodite in Italia saranno adeguate per il lancio con gli F-35


A sorpresa rispetto agli impegni di Obama sul disarmo, il Pentagono stanzia 11 miliardi di dollari per interventi di 'ammodernamento' dei 200 ordigni B61 ospitati da basi Nato europee: 50 sono ad Aviano, 20 a Ghedi. L'operazione ruota intorno al controverso caccia-bombardiere di ultima generazione.

ROMA - Dagli Usa arriva un apparente voltafaccia rispetto agli impegni di Barack Obama verso il disarmo nucleare. Il Pentagono si appresta infatti a spendere 11 miliardi di dollari per ammodernare 200 ordigni nucleari tattici B61 allocati in Europa per trasformarli in "bombe atomiche intelligenti (teleguidate)" sganciabili dal controverso caccia di ultima generazione F-35, di cui si doterà anche l'Italia. E' quanto rivela il britannico Guardian.

Le B61 sono ordigni americani conservati negli arsenali Nato europei. Sono 'nascosti' in Belgio, Olanda, Germania, Turchia, ma anche in Italia sul cui territorio sono ancora presenti 90 di questi ordigni (70 secondo le ultimissime stime): 50 ad Aviano in Friuli e 40 (20) a Ghedi, in provincia di Brescia.

Si tratta di atomiche piuttosto antiquate, ma sempre armi di distruzione di massa, realizzate alla fine degli anni Sessanta: pesano fino 320 kg, sono lunghe 3,56 metri ed hanno un diametro di 33 cm. La loro potenza massima è di 340 chilotoni (oltre 30 volte la bomba di Hiroshima) ma quelle depositate in Europa, il modello B61 Mk12, si fermano a 50 chilotoni (un chilotone corrisponde alla potenza esplosiva di 1.000 tonnellate di tritolo).

Degli 11 miliardi di dollari stanziati, il Pentagono - che nel 2010 si era impegnato a ridurre il numero degli ordigni atomici e a non svilupparne di nuovi - ne spenderà 10 per prolungare la vita operativa delle B61 e uno per dotare ogni ordigno di alette di coda per trasformarle in bombe atomiche guidate. Alla fine le 200 nuove B61 saranno pronte tra il 2019 e il 2020 in tempo per essere usate dal discusso caccia-bombardiere 'invisibile' F-35.
Quello degli F-35 rappresenta il più ambizioso e costoso programma della storia militare non solo statunitense:2.443 aerei per 323 miliardi di dollari. L'Italia ha di recente confermato il proprio impegno all'acquisto, pur riducendo gli ordini a 90 esemplari.
In teoria un F-35 potrebbe penetrare indisturbato (perchè non rilevabile ai radar) lo spazio aereo di qualsiasi nazione e sganciare una di queste bombe atomiche tattiche. A quanto riferisce il Guardian, secondo l'amministrazione Obama, l'aggiunta delle alette di coda per rendere indirizzabili (Gbu) le B61 non rappresenta "un significativo cambiamento per cui non viola gli impegni del 2010".

La “guerra dei venti anni” di Silvio. Ecco quello che i media non dicono: tutte le leggi ad personam dal ’94 ad oggi !!

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Silvio Berlusconi è stato condannato. Il 9 settembre sapremo se decadrà dalla sua carica di Senatore. E’ d’obbligo in questo momento, però, ricordare tutte le leggi ad personam che si è costruito dal 1994 fino ad oggi, cioè nel periodo di tempo che lui stesso ha definito come “la guerra dei vent’anni”  (e di cui i media di dimenticano SEMPRE). La guerra alla magistratura e alla legalità, ovviamente. Quelli che andremo ad elencare sono i provvedimenti, raccolti da “Libertà e Giustizia”, di cui hanno giovato le sue aziende o lui direttamente. E il quadro che ne esce è tutt’altro che edificante. 


1994, DECRETO BIONDI - Si tratta di un provvedimento che fu approvato il 13 luglio 1994 dal governo Berlusconi I. Che prese il nome dell’allora ministro della Giustizia Alfredo Biondi. Nel testo di legge si vietava la custodia cautelare in carcere (trasformata negli arresti domiciliari) per i reati contro la Pubblica amministrazione e quelli finanziari, comprese la corruzione e la concussione. Avveniva mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanza confessano di essere stati corrotti da quattro società del gruppo Fininvest (Mediolanum, Videotime, Mondadori e Tele+) e sono pronte le richieste di arresto per i manager che hanno pagato le tangenti. Il decreto impedisce cioè di arrestare i responsabili e provoca la scarcerazione immediata di 2764 detenuti, dei quali 350 sono colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli (compresi la signora Pierr Poggiolini, l’ex ministro Francesco De Lorenzo e Antonino Cinà, il medico di Totò Riina).
1994, LEGGE TREMONTI - Il decreto n.357 approvato dal Berlusconi I il 10 giugno 1994 detassa del 50% gli utili reinvestiti dalle imprese, purchè riguardino l’acquisto di “beni strumentali nuovi”. Il tutto per avvantaggiare la neonata società Mediaset (che contiene le tv Fininvest scorporate dal resto del gruppo in vista della quotazione in Borsa).  Con questa  legge furono risparmiati 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di diritti cinematografici per film d’annata: che non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono nuovi, ma vecchi. L’illegalità fu sanata  il 27 ottobre 1994 con una circolare “interpretativa” in cui si  , estendeva  il concetto di beni strumentali a quelli immateriali.
1997, LEGGE MACCANICO - La legge Mammì del 1994 viene dichiarata incostituzionale. Non si possono tenere più di due reti tv sull’analogico terrestre e Rete 4 dovrebbe passare sul satellite.Grazie però alla legge del ministro delle poste e delle telecomunicazioni Antonio Maccanico, in forza al Governo Prodi I l’ostacolo venne aggirato. Secondo questa legge gli editori di tv, come stabilito dalla Consulta, non potranno detenere più del 20% delle frequenze nazionali disponibili, dunque una rete Mediaset è di troppo. Ma a far rispettare il tetto dovrà provvedere la nuova Authority per le comunicazioni (Agcom), che potrà entrare in azione solo quando esisterà in Italia “un congruo sviluppo dell’utenza dei programmi televisivi via satellite o via cavo”.  E Rete 4 si salva in barba alla consulta.
1999, LEGGE D’ALEMA - L’Agcom si mette in opera solo nel 1998. Presenta il nuovo piano per le frequenze tv e bandisce la gara per rilasciare le 8 concessioni televisive nazionali. Rete 4 perde la concessione e la vince Europa 7Che fa il governo D’Alema? Concede un’abilitazione provvisoria a Mediaset per seguitare a trasmettere senza concessione e la tv di Francesco Di Stefano per dieci anni si vede negare le frequenze tv alle quali aveva diritto per legge.
1999, LEGGE PREVITI - Berlusconi e Cesare Previti erano imputati per corruzione nell’ambito dei processi Mondadori, Sme-Ariosto e Imi-Sir. Entrambi  vogliono liberarsi del gip milanese Alessandro Rossato, che ha firmato gli arresti dei magistrati corrotti e degli avvocati Fininvest Pacifico e Acampora e che ha pure disposto l’arresto di Previti (arresto bloccato dalla Camera, a maggioranza Ulivo). Rossato in veste di gup doveva svolgere le udienze preliminari dal 1999. Ed ecco che su proposta dell’avvocato Guido Calvi, legale di Massimo D’Alema, il centrosinistra approva una legge che rende incompatibile la figura del gip con quella del gup: il giudice che ha seguito le indagini preliminari non potrà più seguire l’udienza preliminare e dovrà passarla a un collega. Fu così le udienze preliminari Imi-Sir e Sme, già iniziate dinanzi a Rossato, proseguono sotto la sua gestione e si chiuderanno a fine anno con i rinvii a giudizio degli imputati. Invece quella per Mondadori, non ancora iniziata, passa subito a un altro giudice, Rosario Lupo, che proscioglie tutti gli imputati per insufficienza di prove. Su ricorso della Procura, la Corte d’appello li rinvierà a giudizio tutti, tranne uno: Silvio Berlusconi, dichiarato prescritto grazie alle attenuanti generiche.
2001, LEGGE ROGATORIA - Siamo nel 2001 quando Berlusconi torna ufficialmente al governo. Anche se grazie a Massimo D’Alema sembra che non sia mai uscito da Palazzo Chigi. Il suo  però è un ritorno in grande spolvero. Infatti non appena rientra fa subito approvare una legge che cancella le prove giunte dall’estero per rogatoria ai magistrati italiani. Comprese quelle che provano le corruzioni dei giudici romani da parte di Previti e company. Erano ormai mesi che si chiedeva al Tribunale di Milano di cestinare i bonifici bancari svizzeri a causa di errori di forma. Il tribunale ha sempre respinto le loro istanze che magicamente però diventano legge. E tutto questo avviene con la scusa di  ratificare la convenzione italo-svizzera del 1998 per la reciproca assistenza giudiziaria (dimenticata dal centrosinistra per tre anni).  E’ il 3 ottobre 2001  quando la Cdl vara la legge 367 che stabilisce l’inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudici stranieri che non siano “in originale” o “autenticati” con apposito timbro, che siano giunti via fax, o via mail o brevi manu o in fotocopia o con qualche vizio di forma.
2001, MANDATO DI CATTURA EUROPEO - Il Governo Berlusconi, unico in Europa, si rifiuta di ratificare il mandato di cattura europeo solo relativamente ai reati finanziariIl tutto per sfuggire all’arresto per l’inchiesta spagnola su Telecinco. L’Italia recepirà la norma nel 2004.
2001, IL GOVERNO SPOSTA IL GIUDICE - Un provvedimento che arriva il 31 dicembre in piena distrazione dal CapodannoFu allora che il ministro della Giustizia Roberto Castelli su istanza dei difensori di Cesare Previti nega, contro ogni legge, la proroga in Tribunale al giudice Guido Brambilla che è membro del collegio che conduce il processo Sme- Ariosto. Il magistrato viene trasferito al tribunale di sorveglianze e i processi avviati devono ripartire da zero davanti a un nuovo collegio. E’ la Corte d’appello a evitare il tracollo rispedendo Brambilla in tribunale fino alla fine dell’anno.
2001, LA TASSA DI SUCCESSIONE - Il 28 giugno 2001 il governo Berlusconi abolisce la tassa di successione per i patrimoni superiori ai 350 milioni di lire.  Guarda caso il premier ha cinque figli e beni stimati in 25mila miliardi di lire.
2002, LA LEGGE SUL FALSO IN BILANCIO - Siamo al 2002 e Silvio Berlusconi ha cinque processi per falso in bilancio. Cosa si pensa di fare per evitare guai? La sua maggioranza già il 28 settembre 2001 pensa a come far approvare la legge delega numero 61 che chieda al governo la riforma dei reati societari.Che nel 2002 diventa realtà. Ecco le conseguenze dello scempio made in Berlusconi: pene abbassate da 5 a 4 anni per le società quotate e addirittura a 3 per le non quotate (prescrizione più breve, massimo 7 anni e mezzo per le quotate e 4 e mezzo per le non quotate; e niente più custodia cautelare né intercettazioni); rendono il falso per le non quotate perseguibile solo a querela del socio o del creditore; depenalizzano alcune fattispecie di reato (come il falso nel bilancio presentato alle banche); fissano amplissime soglie di non punibilità (per essere reato, il falso in bilancio dovrà superare il 5% del risultato d’esercizio, l’1% del patrimonio netto, il 10% delle valutazioni. Così tutti i processi al Cavaliere per falso in bilancio vengono cancellati.
2002, LEGGE CIRAMI - Spostare i processi a Brescia è una fissazione di Berlusconi e Previti. La prima richiesta arriva nel 2002. Già allora sostenevano che a Milano i giudici fossero prevenuti. Per farlo al meglio introducono il concetto di legittima suspicione.Che consiste nel traghettare i processi nei cosiddetti “porti delle nebbie” per motivi di ordine pubblico.  E’ la legge Cirami n. 248, approvata definitivamente il 5 novembre 2002. Ma nemmeno questa funziona: la Cassazione, nel gennaio 2003, respinge la richiesta di trasloco: il Tribunale di Milano è sereno e imparziale
2002, CONDONO FISCALE – La finanziaria 2003 varata nel dicembre 2002 contiene il condono tombale. Berlusconi sostiene che non ne farà uso ma tutto questo risulta essere falso. Mediaset ne approfitta per sanare le evasioni di 197 milioni di euro contestate dall’Agenzia delle entrate pagandone appena 35.  Berlusconi usa il condono per cancellare con appena 1800 euro. un’evasione di 301 miliardi di lire contestata dai pm di Milano.
2002, LEGGE SALVA MILAN - Con il decreto 282/ 2002 convertito in legge il 18 febbraio il governo Berlusconi ha consentito alle società di calcio , quasi tutte indebitatissime di ammortizzare sui bilanci del 2002. Il Milan così risparmia 242 milioni di euro.
2002, LEGGE FRATTINI – Il 28 febbraio 2002 la Casa della Libertà approva la legge Frattini sul conflitto di interessi: chi possiede aziende e va al governo, ma di quelle aziende è soltanto il “mero proprietario”, non è in conflitto d’interessi e non è costretto a cederle. Unica conseguenza per il premier è quella che deve lasciare la presidenza del Milan
2003, CONDONO - Col decreto 143 del 24 giugno 2003, presunta “interpretazione autentica” del condono, il governo ci infila anche coloro che hanno “concorso a commettere i reati”, anche se non hanno firmato la dichiarazione fraudolenta. Cioè il governo Berlusconi salva anche i 9 coimputati del premier, accusati nel processo Mediaset di averlo aiutato a evadere con fatture false o gonfiate.
2003, LODO MACCANICO SCHIFANI – Ancora una volta è il tema giustizia a farla da padrone. Mentre le sentenze Sme e Mondadori si avvicinano, su proposta del senatore della Margherita Antonio Maccanico il 18 giugno 2003 la Casa della Libertà approva la cosiddetta legge Schifani che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del senato, del Consiglio e della Corte costituzionale. I processi a Berlusconi si bloccano in attesa che la Consulta esamini le eccezioni di incostituzionalità sollevate dal Tribunale di Milano. Ripartono nel gennaio 2004, quando la Corte boccia la legge.
2003, LEGGE GASPARRI - Arriva nel 2003 la terza legge salva Rete 4 ed ha la firma del ministro delle telecomunicazioni Maurizio Gasparri. Rete 4 deve essere spenta e passare sul satellite. Sappiamo bene che non avvenne. Cosa si inventarono?  Rete4 può seguitare a trasmettere “ancorchè priva di titolo abilitativo”, cioè anche se non ha più la concessione dal 1999. Il tetto antitrust del 20% sul totale delle reti non va più calcolato sulle 10 emittenti nazionali, ma su 15 (compresa Telemarket). Dunque Mediaset può tenersi le sue tre tv.
2003, SALVA RETE 4 - Mancano due settimane allo spegnimento di Rete4. Alla vigilia di Natale, Berlusconi firma un decreto salva-Rete4 (n.352) che concede alla sua tv l’ennesima proroga semestrale, in attesa della nuova Gasparri.
2003, PLUSVALENZE ESENTASSE - E’ il 2003 quando Tremonti ha varato una riforma fiscale che detassa le plus valenze da partecipazione. La riforma viene subito utilizzata dal premier nell’aprile 2005 quando cede il 16,88% di Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 miliardi di euro, risparmiando 340 milioni di tasse.
2004, LEGGE GASPARRI 2 - La nuova legge approvata il 29 aprile 2004 è molto simile a quella bocciata dal Quirinale. Assicura che Rete 4 non sfora il tetto antitrust perché entro il 30 aprile 2004 il 50% degli italiani capteranno il segnale del digitale terrestre che garantirà loro centinaia di nuovi canali. Poi però si scopre che, a quella data, solo il 18% della popolazione riceve il segnale digitale. Ma poi l’Agcom dà un’interpretazione estensiva della norma: basta che in un certo luogo arrivi il segnale digitale di una sola emittente, per considerare quel luogo totalmente digitalizzato. Rete4 è salva, Europa 7 è ancora senza frequenze.
2004, DECODER DI STATO - Il tutto nasce per gonfiare l’area del digitale terrestre. La finanziaria per il 2005 varata nel dicembre 2004  prevede un contributo pubblico di 150 euro nel 2004 e di 70 nel 2005 per chi acquista il decoder per la nuova tecnologia televisiva. Fra i principali distributori di decoder c’è Paolo Berlusconi, fratello di Silvio titolare di Solaris (che commercializza decoder Amstrad). Anche nell’anno precedente c’è una nuova legge che per Mediaset si rivela un vero e proprio affarone. Mediaset trasmette partite di calcio a pagamento ma allo stesso tempo teme il mercato nero delle tessere taroccate. Il 15 gennaio 2003, il governo che ha depenalizzato il falso in bilancio porta fino a 3 anni con 30 milioni di multa la pena massima per smart card fasulle per le pay tv.
2004, AUTORIDUZIONE FISCALE - Nel 2003 Berlusconi risulta il 45esimo uomo più ricco del mondo con un patrimonio personale di 5,9 miliardi di dollari.  Nel 2005 balza al 25° posto con 12 miliardi. Così, quando a fine 2004 il suo governo abbassa le aliquote fiscali per i redditi dei più abbienti, “L’espresso” calcola che Berlusconi risparmierà 764.154 euro all’anno.
2004, VILLA ABUSIVA CON CONDONO - Mentre il 6 maggio 2004 la Nuova Sardegna svela gli abusi edilizia a Villa Certosa Berlusconi fa approvare due decreti.  Con il primo stabilisce l’approvazione del piano nazionale anti-terrorismo e contiene anche un piano (segretato) per la sicurezza di Villa La Certosa. Il secondo individua la residenza di Berlusconi in Sardegna come “sede alternativa di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio e per la continuità dell’azione di governo”. Ed estende il beneficio anche a tutte le altre residenze del premier e famiglia sparse per l’Italia. Così si bloccano le indagini sugli abusi edilizi nella sua villa in Costa Smeralda. E’ il 2008 quando il tribunale di Tempio Pausania chiude il procedimento per gli abusi edilizi perchè in gran parte condonati grazie a un decreto voluto dal mero proprietario della villa.
2005, AD MEDIOLANUM - Forza Italia nonostante l’opposizione del ministro del welfare Roberto Maroni ha imposto una serie di norme favorevoli alle compagnie assicurative nella riforma della previdenza integrativa. Fra le quali lo  spostamento di 14 miliardi di euro verso le assicurazioni a beneficio anche di Mediolanum, di proprietà di Berlusconi e Doris. Tra queste anche  lo slittamento della normativa al 2008 per assecondare gli interessi della potente lobby degli assicuratori (di cui Mediolanum è una delle capofila).
2005, AD MONDADORI 1 - E’ il 9 giugno 2005 quando il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti ha stipulato un accordo con le poste per il servizio Poste Scuola. A beneficiarne la Mondolibri Bol che per il 50% è posseduta da Arnoldo Mondadori Editore di cui è mero editore.
2005, AD MONDADORI 2 - E’ l’otto febbraio quando scatta l’operazione E book per cui il governo stanzia 3 milioni di euro. I ministri Moratti e Stanca affideranno la sperimentazione proprio a Mondadori e Ibm: la prima è di Berlusconi, la seconda ha avuto come vicepresidente Stanca fino al 2001.
2005, LEGGE EX CIRIELLI - Il 29 novembre 2005 la Casa della libertà vara la legge ex Cirielli. A che serve? A niente altro che a ridurre la prescrizione per gli incensutati e a trasformare la detenzione in arresti domiciliari per gli ultrasettantenni quindi ad hoc per Berlusconi e Previti.  La legge porta i reati prescritti da 100 a 150 mila all’anno, decima i capi di imputazione del processo Mediaset (la frode fiscale passa da 15 a 7 anni e mezzo) e annienta il processo Mills (la corruzione anche giudiziaria si prescrive non più in 15, ma in 10 anni).
2006, LEGGE PECORELLA - Salvato dalla prescrizione nel processo Sme, grazie alle attenuanti generiche, Berlusconi teme che in appello gli vengano revocate, con conseguente condanna. Per questo motivo il suo avvocato Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera, fa approvare la legge che abolisce l’appello, ma solo quando lo interpone il pm contro assoluzioni o prescrizioni. In caso di condanna in primo grado, invece, l’imputato potrà ancora appellare. Il presidente Ciampi respinge la Pecorella in quanto incostituzionale.
2006, SALVA DIRITTI TV - Siamo ai diritti del calcio. E’ qui che Forza Italia blocca il ddl appoggiato da tutti gli altri partiti di destra e di sinistra per modificare il sistema di vendita dei diritti tv del calcio. Tutto questo con la scusa di non penalizzare le società minori ma con un sistema tutto a vantaggio di Juventus, Milan e Inter.
2006, L’INDULTO - Era il luglio 2006 quando centrosinistra e centrodestra approvano l’indulto Mastella con il voto contrario di Idv, An, Lega, astenuto il Pdci. Si tratta di una norma che prevede  3 anni di sconto di pena a chi ha commesso reati prima del 2 maggio di quell’anno. Lo sconto vale anche per i reati contro la Pubblica amministrazione (che sul sovraffollamento della carceri non incidono per nulla), compresa la corruzione giudiziaria. Ne beneficia  Previti  che altrimenti resterebbe agli arresti domiciliari. Una nuova legge ad personam che regala anche al Cavaliere un “bonus” di tre anni da spendere nel caso in cui fosse condannato in via definitiva come è avvenuto ora per il processo Mediaset.
2008, LODO ALFANO - Siamo nel 2008 alla vigilia della sentenza nel processo Berlusconi Mills. Il pdl tornato al Governo e approva il lodo Alfano che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del Senato e del Consiglio. Soprattutto del Consiglio. Nell’ottobre 2009 la Consulta boccerà anche quello in quanto incostituzionale.
2008, PIU’ IVA PER SKY - Siamo al 28 novembre 2008 quando  il governo raddoppia l’Iva a Sky, la pay-tv di Rupert Murdoch, principale concorrente di Mediaset, portandola dal 10 al 20%. L’anno successivo nel 2009 sempre il Governo Berlusconi vara il decreto Romani che obbliga Sky a scendere entro il 2013 dal 18 al 12% di affollamento orario di spot.
2009, PIU’ AZIONI PROPRIE - Era nel 2009 quando il Governo aumentò dal 10 al 20% la quota di azioni proprie che ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La norma viene subito utilizzata dalla Finivest per aumentare il controllo su Mediaset.
2010, AD LISTAM - Le liste del Pdl sono state presentate fuori tempo massimo nella regione Lazio  e senza timbri di autenticazione a Milano. E’ così che il governo vara un decreto “interpretativo” che stravolge la legge elettorale, sanando ex post le illegalità commesse per costringere il Tar a riammetterle. Ma non si accorge che, nel Lazio, la legge elettorale è regionale e non può essere modificata da un decreto del governo centrale. Così il Tar ribadisce che la lista è fuorilegge, dunque esclusa.
2010, LEGITTIMO IMPEDIMENTO – Berlusconi non sapeva  più come bloccare i processi Mediaset e Mills, Per questo fa approvare il 10 marzo 2010 una legge che rende automatico il “legittimo impedimento” a comparire nelle udienze per sé stesso e per i suoi ministri, il tutto per una durata di 6 mesi, prorogabili fino a 18. Basterà una certificazione della Presidenza del Consiglio e i giudici dovranno fermarsi, senza poter controllare se l’impedimento sia effettivo e legittimo.
2011, LEGGE CONTRO VERONICA - Tua moglie ti lascia perché non sopporta più il tuo stile di vita? Ebbene pagano i suoi figli. Con una modifica della norma sulla quota legittima che regola la gestione delle eredità, inserita nel decreto sviluppo. La misura voluta da Berlusconi, e non ancora approvata, prevede, che la metà della quota di 2/3 destinata ai figli dovrà essere divisa in parti uguali e l’altra metà potrà invece essere destinata dal genitore a uno o più figli a scelta. L’obiettivo di Berlusconi è quello di evitare che, ripartendo in quote uguali le azioni Fininvest tra Barbara, Eleonora e Luigi, pargoli di Veronica, possano unirsi e mettere in minoranza Marina e Piersilvio i figli di primo letto considerati i prediletti di papà.