martedì 7 gennaio 2014

Ricetta: pitta 'nchiusa calabrese.


Pitta nchiusa

  • DifficoltàDifficoltà:
    Facile
  •  
  • TempoTempo:
    1 h e 15 min 
  •  
  • PersonePersone:
    6
  •  
  • CalorieCalorie:
    400 kcal/Porz.
La pitta ‘nchiusa (o pitta ‘mpigliata) è un piatto calabrese, tradizionale per le festività natalizie soprattutto nelle province di Catanzaro e di Cosenza. Le numerose roselline in pasta sfoglia al vino bianco, sono farcite e addolcite con spezie, miele e frutta secca: un mix eccellente in grado di esaltare ogni sapore! La ricetta prevede una preparazione leggermente complessa e lunga ma non preoccupatevi, con i nostri suggerimenti tutto sarà molto più facile! Vediamo insieme come procedere.

Ingredienti

  • 1 bicchiere di olio d’olivo
  • 1 bicchiere di vino moscato
  • 2 uova
  • 500 gr di farina
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 1 pizzico di sale
  • 50 gr di pinoli
  • 100 gr di uva passa
  • 250 gr di miele
  • zucchero q.b.
  • un po’ di cannella
  • fichi secchi spezzettati

Preparazione

  1. Iniziate a preparare la pasta sfoglia: intiepidite il vino moscato e l’olio per poi versarli in una ciotola molto capiente. Aggiungete quindi le uova, un pizzico di sale e la farina. Cominciate a impastare il tutto con le mani aggiungendo, laddove necessario, un po’ di farina per facilitare la lavorazione. Il risultato deve essere un impasto compatto e omogeneo.
  2. Non appena avrete raggiunto un impasto compatto e omogeneo, unite il lievito, continuando a lavorare la pasta ancora per qualche minuto. Successivamente fatelo riposare per un’ora e mezzo in un posto caldo e non umido. Finito il tempo di riposo, dividete l’impasto totale in tre pezzi che vi serviranno per realizzare una sfoglia tonda e due quadrate.
  3. Procedete ora a creare il ripieno del vostro dolce. All’interno di un tegame unite i pinoli, l’uva passa, lo zucchero, i fichi secchi (precedentemente spezzettati) e il pizzico di cannella; mischiate utilizzando un cucchiaio e aggiungete il miele. Ponete tutto su fuoco molto lento e aggiungete un goccio di vino moscato, continuando a mescolare bene per amalgamare gli ingredienti tra loro.
  4. Ponete la sfoglia rotonda su una teglia della stessa forma (già unta e infarinata) e cospargetela con un po’ di zucchero, cannella e miele.Tagliate le due sfoglie quadrate in striscioline e stendete all’interno di ogni fascia, il ripieno creato in precedenza. Iniziate ora ad “arrotolare” le diverse strisce su loro stesse, come per creare delle rose. Ponete ogni singola rosa nella teglia avendo l’accortezza di aprire leggermente l’orlo superiore, per dare la forma dei petali.
  5. Infornate a 180 °C per circa un’ora. Se durante la cottura la pitta vi sembra un po’ asciutta aggiungete del miele, questo contribuirà ad ottenere il colore finale molto scuro. Servite ai vostri ospiti e non preoccupatevi di terminarla, la sua conservazione è abbastanza lunga.

Erba benedetta




Erba benedetta

L’erba benedetta, il cui nome scientifico è “Geum Urbanum” è una pianta molto diffusa in tutta Europa, anche in Italia. Oltre che col nome di “erba benedetta”, essa è conosciuta anche come “garofanaia”, “cariofillata” oppure “ambretta selvatica”, tutti nomi che rimandano a delle sue particolari caratteristiche. Appartenente al gruppo delle “Rosaceae”, l’erba benedetta è una pianta erbacea che si trova durante tutto l’anno, poiché resiste alle intemperie così come al caldo eccessivo. Si trova sia sulla costa, in prossimità di spiagge e mare, sia nell’entroterra, anche in collina e in montagna, fino però a un’altezza di 1600 metri. Si tratta di un’erba molto resistente che si sviluppa di frequente sulle strade, tra le crepe dei muri, nei boschi, sui marciapiedi delle città e tra la vegetazione: per quanto resistente al caldo, preferisce luoghi freschi ma umidi, dove prolifera creando a volte anche disagi poiché molto difficile da estirpare. Il fusto – molto ramificato e ricco di arbusti – ha un’altezza che varia dai quaranta ai sessanta centimetri; la maggior parte delle foglie sono piccole (misurano infatti pochi centimetri), mentre ve ne sono alcune più grandi che generalmente si trovano sulla sommità della pianta. Questa pianta erbacea presenta anche dei fiorellini gialli caratterizzati da un numero fisso di petali (cinque), e dei frutti di colore rosso scuro. La fioritura si verifica tra la fine della primavera e l’estate: è possibile infatti vedere i fiori dell’erba benedetta solo tra maggio e la metà di luglio. È molto diffusa nei giardini poiché richiede poche cure e in genere resiste alle intemperie, tuttavia è bene non lasciarla troppo a lungo esposta al sole cocente e garantirle una certa umidità, poiché non tollera il clima secco, particolarmente arido.

Gli usi dell’erba benedetta

L’erba benedetta viene utilizzata sia in cucina, per condire primi, secondi e piatti a base di pesce e carne, sia come rimedio medicamentoso in virtù delle sue notevoli proprietà curative. Della pianta si usano prevalentemente le foglie – “l’erba” vera e propria – e le radici, le quali per sapore, odore e aroma ricordano moltissimo i chiodi di garofano. Le foglie vanno raccolte col caldo, in estate, mentre le radici nel periodo che va da marzo agli inizi di giugno: dopo la raccolta, sia le une che le altre vanno lasciate essiccate al sole.

Le proprietà benefiche dell’erba benedetta

fiore Erba benedetta Sia le foglie che le radici di erba benedetta contengono sostante estremamente preziose per l’organismo come tannini, glucosidi e vari oli essenziali, le quali sono le principali depositarie delle proprietà benefiche di cui gode la pianta. Tuttavia la concentrazione più elevata del principio attivo si trova nelle radici, le quali sono molto usate nella fitoterapia, una branca di medicina “alternativa” che per curare patologie più o meno gravi si avvale dell’uso di piante, erbe e fiori dalle riconosciute proprietà medicamentose. Le foglie, invece, vengono usate soprattutto in cucina, come condimento. Tra le proprietà benefiche dell’erba benedetta vi è la capacità di regolare il flusso mestruale e quella di fermare possibili emorragie interne, soprattutto uterine. Della sua azione positiva risente anche l’apparato gastro-intestinale, che viene purificato. Non solo: l’erba benedetta aiuta anche a regolarizzare l’attività intestinale e la digestione, scongiurando problemi come stipsi o diarrea (quest’ultima, soprattutto, viene arginata grazie alle proprietà astringenti di cui gode l’erba benedetta). Quest’erba combatte inoltre l’inappetenza, favorendo il ripristino di un ciclo alimentare regolare.

Come utilizzare l’erba benedetta

Erba benedetta In cucina, le foglioline di erba benedetta, generalmente molto tenere, dal sapore delicato, possono essere usate per preparare o arricchire delle ottime insalate, oppure, lessate, possono essere consumate da sole come contorno di secondi a base di pesce o carne. Per quanto riguarda le radici, essendo molto simili per aroma e composizione ai fiori di garofano, l’uso che se ne fa in cucina è molto simile: in questo caso, infatti, l’era aromatica viene utilizzata prevalentemente come spezia, per insaporire le pietanze oppure alcune bevande alcoliche (soprattutto vini e liquori). L’erba benedetta può essere usata anche come tisana, per aiutare la regolarità intestinale; in questo senso, il suo uso è molto simile a quello della genziana, una pianta caratterizzata da effetti e proprietà molto simili. Per preparare una tisana a base si erba benedetta è sufficiente comprare della radice essiccata in erboristeria, tagliarla a pezzetti e unirla a dell’acqua bollente. Dopo averla lasciata in infusione per un quarto d’ora, si procede a filtrarla e si beve come una qualsiasi tisana. L’erba benedetta si presta anche a essere usata sotto forma di tintura madre e di decotto, usando sempre le radici. La tintura di erba benedetta viene preparata usando il vino come solvente: per questo motivo risulta piuttosto alcolica e infatti si consiglia di consumarla come un liquore vero e proprio, magari due volte al giorno, dopo pranzo e dopo cena. La gradazione consigliata non è altissima: il rapporto erba-vino, infatti, generalmente è di uno a venti, ossia cinque grammi di erba benedetta per cento millilitri di vino bianco oppure rosso, a seconda della preferenza.
http://www.giardinaggio.it/erboristeria/rimedi-naturali/erba-benedetta.asp