sabato 30 aprile 2016

La grande spartizione della Libia: un bottino da almeno 130 miliardi. - Alberto Negri





Quando si incontreranno martedì al palazzo Ducale di Venezia, Matteo Renzi e François Hollande guardandosi negli occhi dovrebbero farsi una domanda: per quali ragioni facciamo la guerra in Libia?
La risposta più ovvia - il Califfato - è quella di comodo. La guerra di Libia è partita nel 2011 con un intervento francese, britannico e americano che con la fine di Gheddafi è diventato conflitto tra le tribù, le milizie e dentro l’Islam, che però è sempre rimasto una guerra di interessi geopolitici ed economici. L’esito non è stato l’avvento della democrazia ma è sintetizzato in un dato: la Libia era al primo posto in Africa nell’indice Onu dello sviluppo umano, adesso è uno stato fallito.
La guerra è in realtà un regolamento di conti e una spartizione della torta tra gli attori esterni e i due poli libici principali, Tripoli e Tobruk, che hanno due canali paralleli e concorrenti per l’export di petrolio.
Qui si possono liberare alcune delle più importanti risorse dell’Africa: il 38% del petrolio del continente, l’11% dei consumi europei. È un greggio di qualità, a basso costo, che fa gola alle compagnie in tempi di magra. In questo momento a estrarre barili e gas dalla Tripolitania è soltanto l’Eni: una posizione, conquistata manovrando tra fazioni e mercenari, che agli occhi dei nostri alleati deve finire e, se possibile, con il nostro contributo militare.
Per loro, anche se l’Italia ha perso in Libia 5 miliardi di commesse, stiamo già accantonando risorse per un contingente virtuale in barili di oro nero. Non è così naturalmente, ma “deve” essere così: per questo l’ambasciatore Usa azzarda a chiederci spudoratamente 5mila uomini. La dichiarazione di John Phillips, addolcita dalla promessa di un comando militare all’Italia, sottolinea la nostra irrilevanza.

La Libia è un bottino da 130 miliardi di dollari subito e tre-quattro volte tanto nel caso che un ipotetico Stato libico, magari confederale e diviso per zone di influenza, tornasse a esportare come ai tempi di Gheddafi. Sono stime che sommano la produzione di petrolio con le riserve della Banca centrale e del Fondo sovrano libico che sta a Londra dove ha studiato per anni il prigioniero di Zintane, Seif Islam, il figlio di Gheddafi, un tempo gradito ospite di Buckingham Palace al pari di tutti gli arabi che hanno il cuore nella Mezzaluna e il portafoglio nella City. 
Oltre alla Bp e alla Shell in Cirenaica - dove peraltro ci sono consorzi francesi, americani tedeschi e cinesi - gli inglesi hanno da difendere l’asset finanziario dei petrodollari.
Anche i russi, estromessi nel 2011 perché contrari ai bombardamenti, vogliono dire la loro: lo faranno attraverso l’Egitto del generale Al Sisi al quale vendono armi a tutto spiano insieme alla Francia. Al Sisi considera la Cirenaica una storica provincia egiziana, alla stregua di re Faruk che la reclamava nel 1943 a Churchill: «Non mi risulta», fu allora la secca risposta del premier britannico. Ma ce n’è per tutti gli appetiti: questo è il fascino tenebroso della guerra libica.

Il bottino libico, nell’unico piano esistente, deve tornare sui mercati, accompagnato da un sistema di sicurezza regionale che, ignorando Tunisia e Algeria, farà della Francia il guardiano del Sahel nel Fezzan, della Gran Bretagna quello della Cirenaica, tenendo a bada le ambizioni dell’Egitto, e dell’Italia quello della Tripolitania. 

Agli americani la supervisione strategica.

Ai libici, divisi e frammentati, messi insieme in un finto governo di “non unità nazionale”, il piano non piacerà perché hanno fatto la guerra a Gheddafi e tra loro proprio per spartirsi la torta energetica senza elargire “cagnotte” agli stranieri e finire sotto tutela. 
E insieme ai litigi libici ci sono le trame delle potenze arabe e musulmane. Sono “i pompieri incendiari” che sponsorizzano le loro fazioni favorite: l’Egitto manovra il generale Khalifa Haftar, il Qatar seduce con dollari sonanti gli islamisti radicali a Tripoli, gli Emirati si sono comprati il precedente mediatore dell’Onu Bernardino Leòn per appoggiare Tobruk; senza contare la Turchia, che dalla Siria ha rispedito i jihadisti libici a fare la guerra santa nella Sirte.
La lotta al Califfato è solo un aspetto del conflitto, anzi l’Isis si è inserito proprio quando si infiammava la guerra per il petrolio. Ma gli interessi occidentali, mascherati da obiettivi comuni, sono divergenti dall’inizio quando il presidente francese Nicolas Sarkozy attaccò Gheddafi senza neppure farci una telefonata. Oggi sappiamo i retroscena. In una mail inviata a Hillary Clinton e datata 2 aprile 2011, il funzionario Sidney Blumenthal rivela che Gheddafi intendeva sostituire il Franco Cfa, utilizzato in 14 ex colonie, con un’altra moneta panafricana. Lo scopo era rendere l’Africa francese indipendente da Parigi: le ex colonie hanno il 65% delle riserve depositate a Parigi. Poi naturalmente c’era anche il petrolio della Cirenaica per la Total. È così che prepariamo la guerra: in compagnia di finti amici-concorrenti-rivali, esattamente come faceva la repubblica dei Dogi.

(di Alberto Negri con un’analisi di )

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-03-06/la-grande-spartizione-114530.shtml?uuid=ACe75oiC&refresh_ce=1

Le terribili verità nascoste sotto il velo dell'ipocrisia.
Esportiamo cinismo, non democrazia!

Sicilia, Renzi inaugura viadotto Himera. Ma è la carreggiata che non è mai crollata e fu “battezzata” la prima volta nel 1975. - Giuseppe Pipitone

Sicilia, Renzi inaugura viadotto Himera. Ma è la carreggiata che non è mai crollata e fu “battezzata” la prima volta nel 1975

Il premier riapre al traffico il viadotto sull'autostrada tra Catania e Palermo: è il tratto di strada mai franato e riaperto dopo i controlli di sicurezza. Il sindaco di Caltavuturo: "Dovremmo ricordargli che nel Patto per la Sicilia non c'è un euro per i dissesti della vallata dell'Himera che incombono sui piloni dell'autostrada". Il premier: "Non è un'inaugurazione, ma una riapertura".

Una cerimonia con tanto di taglio di nastro per riaprire al traffico un viadotto già inaugurato nel lontano 1975. Sembra una boutade, invece è accaduto in Sicilia. Il premier Matteo Renzi è tornato sull’isola per incontrare i sindaci di Catania e Palermo, e ne ha approfittato per partecipare alla cerimonia di riapertura del viadotto Himera sull’autostrada 19 che collega le due principali città della Regione. Si tratta per caso del ponte che esattamente un anno fa era franato spezzando in due la Sicilia? Nossignore. Perché ad essere riaperta al traffico sarà solo la carreggiata parallela, quella cioè che da Catania va verso Palermo: non era stata colpita dalla frana di un anno fa, ma si era comunque deciso di chiuderla per motivi di sicurezza. In pratica i tecnici incaricati dall’Anas hanno verificato che la parte del viadotto risparmiata dal crollo non ha subito danni strutturali: dopo dodici mesi può dunque essere riaperta.
“Le indagini – spiegano dall’Anas – ed in particolare le prove di carico svolte nei giorni scorsi hanno dato indicazioni positive sulla statica dell’opera. Sono stati inoltre installati sistemi di monitoraggio sia per le strutture del viadotto che per la pendice interessata dal movimento franoso”. Dunque via all’inaugurazione bis del viadotto mai crollato, alla presenza del premier in persona, accompagnato per l’occasione dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e dal presidente di Anas Gianni Vittorio Armani.
E pazienza se la vita degli automobilisti siciliani non è poi cambiata molto: fino ad oggi chi deve recarsi da Palermo a Catania deve comunque uscire allo svincolo di Scillato, imboccare la bretella (aperta solo nell’autunno scorso, mentre nei sei mesi precedenti occorreva percorrere la disastrosa statale 626) e rientrare in autostrada all’altezza di Tremonzelli, in attesa che la carreggiata in direzione opposta venga quindi aperta al doppio senso di marcia (con le inevitabili code che allungheranno in ogni caso i tempi di percorrenza). La parte del ponte Himera franata nell’aprile del 2015, invece, è stata abbattuta nel dicembre scorso: secondo alcune stime i lavori di ricostruzione non termineranno prima del 2018, cioè a tre anni dal crollo e a due dalla inaugurazione bis del tratto parallelo. Ecco perché la cerimonia di riapertura del viadotto mai crollato non ha entusiasmato per nulla i cittadini dell’isola, scatenando al contrario un fiume di polemiche.
“Questa è la prova che quello che dicevamo da sempre era corretto: il tratto autostradale era agibile, ne andava testata subito la staticità, dopo aver abbattuto la carreggiata collassata. Chi ha sbagliato paghi e, soprattutto, risarcisca le imprese siciliane per gli enormi danni subiti inutilmente: ricordiamo inoltre che sul fronte frana, che ha causato tutto ciò, non è stato fatto praticamente nulla”, dicono i deputati del Movimento 5 Stelle all’Assemblea regionale siciliana, mentre persino Gianfranco Micciché, tornato a coordinare Forza Italia sull’isola, definisce l’inaugurazione del viadotto come “una bufala a danno dei siciliani da fare invidia al Totòtruffa che vende la fontana di Trevi”.
Un commento al vetriolo arriva pure da Domenico Giannopolo, sindaco di Caltavuturo, comune che era rimasto isolato dopo il crollo del viadotto autostradale. “Consiglierei a Faraone (Davide, sottosegretario all’Istruzione ndr) e Renzi di risparmiarci la cerimonia della riapertura della carreggiata del viadotto Himera, diversamente dovremmo ricordagli che è stata una quasi truffa la bretella e che nel Patto per la Sicilia che andrà a presentare al teatro Politeama non c’è un euro per i dissesti della vallata dell’Himera che incombono sui piloni dell’autostrada”, dice il primo cittadino. Il premier, intervenendo alla cerimonia di riapertura, ha risposto così alle voci critiche: “Ci sono state polemiche quando abbiamo detto che saremmo venuti qua per riaprire il viadotto. Che venite a fare? Non è una inaugurazione. Esatto non è una inaugurazione. La nostra priorità numero uno è quella di riaprire le strade che erano chiuse e fare manutenzione per evitare che crollino”.
E dire che la vigilia della trasferta siciliana di Renzi era stata caratterizzata anche da una sorta di giallo, tutto interno allo stato attuale delle infrastrutture dell’isola. Nella sua news di mercoledì 27 aprile, infatti, il premier scriveva: “Sabato pomeriggio, Sicilia: riapriamo una delle arterie a quattro corsie chiuse dopo i crolli degli scorsi mesi (ricordate gli impegni per rimettere a posto le strade in Sicilia?)”. Arterie a quattro corsie in Sicilia? Panico tra i vertici siciliani dell’Anas, che al sito meridionews.it ammettevano candidamente: “Che strada riapriremo? Stiamo cercando di capirlo anche noi”. “Dopo l’annuncio di Renzi è scattato una sorta di toto inaugurazione: sono così tante le strade chiuse in Sicilia che ci si interrogava su quale fosse l’inaugurazione annunciata dal premier”, era invece il commento sarcastico di Giancarlo Cancelleri, deputato del M5s. E in effetti, come documentato da Ilfattoquotidiano.it dopo il crollo del viadotto Himera, lo stato delle infrastrutture sull’isola somiglia sempre più ad una rete viaria da terzo mondo, tra illuminazioni assenti, manti stradali deformati, gallerie senza aereatori e una viabilità interna praticamente ferma al periodo dei Borbone. Poco male, però, perché Renzi si riferiva alla carreggiata del viadotto Himera, quella mai crollata e quindi pronta per essere riaperta. Dalla prima inaugurazione sono passati appena 41 anni: in pratica è coetanea del premier.

Renzi contestato a Reggio Calabria: "Solo passerelle, serve lavoro". E lui: "Basta polemiche". - Lucio Musolino



Per l’inaugurazione del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, uno dei più prestigiosi d’Italia che ospita tra le tante opere i Bronzi di Riace, il premier Matteo Renzi ha preferito entrare dalla porta di servizio a causa di centinaia di lavoratori che hanno protestato. Dal presidio delle organizzazioni sindacali della Cgil e dell’Usb l’accusa rivolta a Renzi è stata chiara: “Questa terra non ha bisogno di passerelle ma di lavoro“. E ci sono stati momenti di tensione quando i contestatori hanno capito che Renzi non sarebbe passato dall’ingresso principale. “C’è la gente che sta morendo di fame e qui si fanno le inaugurazioni“, dicono i lavoratori che aggiungono: “È una vergogna: Stato italiano, Stato di merda. Questa terra non ha bisogno di passerelle ma di lavoro”. Intanto all’interno del Museo, durante il suo intervento, Renzi si è scagliato contro chi lo contesta: “Se vogliamo che non solo il Crotone torni in serie A, ma che lo faccia l’intera Calabria, dobbiamo prendere un impegno tutti insieme. Per i prossimi due anni – ha detto - mettiamo da parte le polemiche e lasciamole ai professionisti che vivono nel mondo dei no. Dico solo basta a chi racconta il Sud come un luogo dove va tutto male. A questi io dico di provare a dire per una volta sì”. Poi il premier ha firmato il Patto per la Calabria e per Reggio Calabria con il governatore Mario Oliverio e con il sindaco Giuseppe Falcomatà, ed ha incontrato alcuni rappresentanti sindacali.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/04/30/renzi-contestato-a-reggio-calabria-solo-passerelle-serve-lavoro-e-lui-basta-polemiche/514585/

Ma che fa? Sfotte chi non lavora? Definisce polemica il grido di dolore che lancia chi non ha lavoro?
Alla stessa stregua di un suo predecessore che, come lui, verrà menzionato nei libri di storia come persona sgradevole e dannosa, ripete l'inutile tiritera che la fiducia è la panacea di tutti i mali....

Gli antidolorifici naturali che funzionano meglio dell'aspirina. - Riccardo Lautizi


Corteccia di salice bianco.


Aspirina, ibuprofene e paracetamolo (tachipirina) sono molto usati per cercare di far passare il dolore ma hanno effetti collaterali anche gravi. Aumentano infatti il rischio di problematiche cardiache e circolatorie (tra cui ictus e infarto) e gastrointestinali, come sanguinamenti e perforazioni a livello gastrico e intestinale. Uno studio su 100.000 persone ha osservato che i consumatori di aspirina, rispetto a quelli che assumevano il placebo, registravano il 30% circa in più di probabilità di soffrire di un evento grave di tipo emorragico soprattutto a livello gastrointestinale.
Il Dott. Sreenivasa Seshasai del Centro Ricerche Scienze Cardiovascolari a San Giorgio, presso l’Università di Londra, ha dichiarato:
“Siamo stati in grado di dimostrare in maniera abbastanza convincente che, nelle persone sane di cuore o senza precedenti attacchi di ictus, l’uso regolare di aspirina può essere più dannoso che utile
Prima della diffusione della chimica, gli uomini conoscevano la natura ed usavano con efficacia i suoi doni. Ecco alcuni efficaci rimedi per far passare il dolore.
SALICE BIANCO: Contiene salicina, il predecessore dell’aspirina, che viene trasformata in acido salicilico nello stomaco. A livello gastrico non irrita lo stomaco a differenza del farmaco chimico, l’aspirina, ed è efficace per i dolori muscolari, infiammazioni e della febbreUSO: Si può godere dei benefici della corteccia di salice bianco utilizzandola in un tè. Basta far bollire 1-2 cucchiaini di corteccia essiccata in 250 gr di acqua, lasciar sobbollire per dieci minuti. Bere fino a tre tazze al giorno per i migliori risultati.Si può anche usare corteccia in capsule o in forma liquida. In questo caso il dosaggio dovrebbe essere prescritto da uno specialista qualificato.
Resina di Boswellia serrata
BOSWELLIA SERRATA: è una resina che si estrae dalla corteccia di una pianta che cresce in India. Grazie all’acido boswellico svolge una potente azione antinfiammatoria e analgesica su diverse patologie del sistema osteoarticolare. Questa azione si manifesta attraverso una riduzione del dolore e del gonfiore, e il miglioramento delle motilità delle articolazioni. Questo acido migliora la circolazione sanguigna nelle articolazioni e impedisce alle cellule infiammatorie di danneggiare i tessuti. E’ stato dimostrato inoltre che è utile per trattare il cancro alle ovaieUSO: Si può usare sia per via sistemica (compresse o tintura) sia come pomata. Il consiglio in caso di dolore e infiammazione è di 450-750 mg al giorno distribuito su 2-3 assunzioni giornaliere per 3-4 settimane. La tintura madre 30-40 gocce 2 volte al giorno lontano dai pasti.
Capsaicina del peperoncino
CAPSAICINA: è il principio attivo del peperoncino, spesso usato localmente nel trattare reumatismi, e dolore ai nervi, muscoli e articolazioni. E’ una sostanza in grado di attivare tutti i fattori di crescita delle cellule dello strato basale della cute. La capsaicina, essendo un ottimo stimolante cutaneo, è utile per contrastare la caduta dei capelli e stimolarne la crescitaUSO: Si trova in gel o pomate, da applicare 3-4 volte al giorno. Inizialmente può causare sensazioni urticanti e brucianti, che tipicamente spariscono con l’uso.
Uncaria tomentosa

UNCARIA TOMENTOSA: I curanderos peruviani la usano per cicatrizzare ferite, ulcerazioni,patologie degenerative, malattie e dolori gastrointestinali. Contiene un principio attivo che inibisce la produzione della prostaglandina, un mediatore che contribuisce all’infiammazione e al dolore. Ha proprietà antivirali, sia nell’assunzione per via interna che per uso esterno, dimostrate da studi clinici condotti su pazienti affetti da Herpes: nell’85% dei soggetti i sintomi sono cessati in 10 giorni. USO: La posologia varia da 250 a 1000 mg al giorno per via orale. Un sovradosaggio può avere effetti lassativi.
CURCUMA: il suo principio attivo, la curcumina, è un potente antidolorifico, capace di bloccare i mediatori dell’infiammazione e la sostanza P che trasmette i segnali dolorifici al cervello. Diverse ricerche dimostrano la sua efficacia nel controllo del dolore cronico dell’artrite reumatoide. Ha tantissime altre proprietà come disintossicanterigenera il cervelloripara il fegatoanticancro, ecc. USO: Nei casi dolore e infiammazione, la dose suggerita è di 400-600 mg di curcumina, assunti per via orale 3 volte al giorno.
Pianta di Belladonna
BELLADONNA (rimedio omeopatico): Può essere utilizzata anche come antinfiammatorio, in caso di mal di gola, di riniti allergiche, di congiuntiviti e di altri sintomi tipici dell’influenza e febbre. Efficace anche per il mal di testa pulsante e per il mal di denti. Riesce anche ad alleviare le mestruazioni dolorose, la gastrite e la stitichezza, il gonfiore e la coliteUSO: alla diluizione di 9CH, 3 granuli da 3 a 6 volte al giorno.
Nux vomica
NUX VOMICA (rimedio omeopatico): Indicato nei casi di mal di testa, emicrania, sciatalgia, reumatismi e anche mal di gola e raffreddoreUSO: alla 9Ch 5 granuli ogni ora. Quando i sintomi migliorano tre volte al dì.
Sono rimedi consolidati che offrono molti benefici. Usarli ci darà sollievo dal dolore ma non dobbiamo dimenticarci di indagare la causa del disturbo qualora persiste, che può essere di tipo alimentare, emotivo o dovuto allo stile di vita. Buon uso della natura.